Vaso di vetro verde. Un mondo di smeraldo e di luce.
Brillano con discrezione i pendagli del lampadario.
I mobili antichi e polverosi borbottano fra loro vecchie storie.
Un dipinto alla parete, ricordo di un incubo confuso e triste.
Ma per piangere bisognerebbe accendere il fuoco nel camino, nascondere il viso in una rossa coperta di lana, e lasciare che la pioggia continui a cadere contro gli scuri sbarrati.
Tazzine e bicchieri si chiedono vagamente se esista qualcos’altro fuori dal buio della credenza.
Stanze vuote, che nessuno più percorre da anni, e poi scale, e altre scale… La soffitta sembra chiamarti con voce allettante di sirena.
Cianfrusaglie buttate alla rinfusa, vecchie abatjour, ridicole sedie da giardino, abiti d’altri tempi, splendide bambole di cartapesta…
I ragni guardano con aria di sufficienza l’importuno visitatore, poi riprendono a tessere le loro tele.
Nel grande baule, foto ingiallite, libri di scuola, una piccola trottola di legno, un bottone.
Tutto ciò che rimane dell’oggi sono ricordi e sogni, e il ricordo di sogni ormai volati via, nel vento.