Si ritrovò poi nel primo ambiente, il sole era calato ed un baccano distante l’ accompagnava attraverso un prato nericcio illuminato qua e là da voci e luci.
Incappò in R ed esultante si accorse che la sua innamorata non era con lui.
Parevano contenti di esser soli, certo lei lo era e la stessa ilarità mostrò lui a lei.
Correvano ed i loro animi si intrecciavano inseguendosi ma lui non la toccò mai.
Ad un certo punto le disse ‘Aspettami qui’ e si infilò fra due ringhiere piene di persone che ballavano sotto ad una musica che lei faticava ad udire.
Non voleva né andarsene né tantomeno entrare a sua volta per cercarlo o, stramberia, danzare lei stessa.
Rimase in quel punto finché le sembrò adeguato poi filò via e si nascose desolata dietro ad una casupola.
Un filo di malinconia l’ avvolse e la obbligò a rendersi conto della sua superfluità, tutto ciò che lei percepiva come nostalgia era in realtà per lui banale cortesia.
Aveva posto un' infinita gioia nei loro incontri, stabiliti dal caso e non dal fato.
Vide poi una costruzione in legno con molti scomparti, era perlopiù aperta e vi sentiva l’ aria circolare.
Desiderava entrarvi e si avvicinò ad una delle assi più esterne, da quella distanza riuscì a vedere che molte persone vi erano stese dentro a pancia in su e guadavano l’ asse sopra alla propria testa.
Si inginocchiò e sbirciò in una delle aperture più basse.
Lo sorprese a pancia in giù con le mani sotto al mento mentre guardava nella sua direzione.
Mise a sua volta le mani sotto il mento appoggiandosi all’ asse e si sedette raccogliendo le ginocchia al petto, si guardarono per molto tempo ed ogni insulsa assennatezza sfrecciò via.