Ciao! :)
Mi scuso per eventuali errori...
L'idea mi è venuta questa mattina andando all'accademia, buttata giù solo poco fa.
E' da un po che non scrivo su EFP...
Quindi che dire? spero che vi piaccia.
Commentate se vi va :D
Buona serata ^__^

-Daph
        

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Santana

E fu li che la vidi.

Lei, quei suoi capelli biondi mossi dal vento leggero coperti da un cappuccio rosso.

Una mano ad accarezzare il tronco rugoso dell'albero al centro del giardino poco curato.

Quell'albero grigio che quasi chiedeva pietà soltanto al guardarlo da lontano, I rami stanchi che parevano voler toccare il cielo per inerzia.

Vidi come gli sguardi di molti altri studenti la raggiungevano come molti scuotevano la testa.

Ma quella ragazza non sembrava curarsi del resto e di come la gente osservava il lento scorrere del suo palmo sulla corteccia.

Mi parve di vederla sorridere, incurante delle beffe di altri a cui avrei voluto lanciare una occhiataccia, ma non lo feci.

E poi sorrise...come nessuno aveva mai fatto prima.

Fui costretta a fermare I miei passi sulla stradina lastricata per un secondo, pervasa da una sensazione mai provata prima.

Chissà se mi aveva vista?

Non potevo saperlo.

Cercai di riprendere controllo di me stessa facendo un passo , inconsapevolmente, verso di lei, ma questa si mosse leggera come trasportata dal vento dopo aver fatto un ultimo cenno all'alto guardiano vegetale..

Sembrava danzare, letteralmente.

Oltrepassò la stradina di ghiaia per poi arrivare in uno spiazzo erboso che costeggiava la strada normalmente trafficata, riprendendo a camminare in direzione degli alti edifici del dipartimento di Anatomia e Pittura.

Ed io la vidi allontanarsi senza poter fare nulla, incapace di riuscire a raggiungerla.

Avrei voluto dirle “ciao” anche se probabilmente non sarebbe stato molto nel mio stile.

Non sono una che parla molto sovente agli altri.

Mi faccio I cavoli miei insomma.

Miss “freddezza”, già.

Brittany

Era lì, mi osservava.

La vidi con la coda dell'occhio, avevo sentito parlare di lei.

I capelli neri sciolti sulle spalle e la carnagione ambrata.

Quegli occhi scuri e profondi che osservavano ogni cosa, compresa me.

Non era esattamente uno sguardo come quelli che mi riservano gli altri quando dico che credo nei folletti e cose così, no.

Non credo fosse uno sguardo malevolo, beh affascinato forse.

Come quando scopro che la mia riserva di caramelle preferita è ancora intatta dentro al mio nascondiglio segreto e che nessun orchetto ha scoperto la mia “tana”.

Sì, quello sguardo.

Nonostante la gente io continuo a salutare il signor “Grande Albero”.

Non mi importa assolutamente di cosa pensano gli altri, qualcuno deve poterlo rassicurare o si sente triste, cosa che sarei pure io se fossi un arbusto e mi piantassero in una città inquinata e piena di persone urlanti dal minimo rispetto.

Nessuno vuole essere triste, o sbaglio?

Beh un rapido sguardo all'orologio del dipartimento di storia dell'arte, appeso più in la, indica che oramai la lezione è quasi in procinto di iniziare.

Non credo che arrivare tardi sia una buona cosa, date le numerose figuracce.

Sorrisi, scuotendo appena la testa, senza nemmeno accorgermene, allontanandomi dalla stradina di ghiaia per inoltrarmi da brava selvaggia nell'erba dell'ultimo spiazzo senza riuscire a levarmi una strana sensazione di dosso.

Cercai di non dar peso a quella ragazza dallo sguardo magnetico, anche se sentivo la sua energia in qualche modo vicino alla mia.

Qualcosa mi attirava di lei, ma non avrei saputo dir cosa.

Forse avrei formulato la mia domanda alle fatine, forse avrebbero trovato una risposta.