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Autore: AlberoDiBanane    07/03/2013    4 recensioni
Mi avviai al bar, dove un ragazzo serviva da bere.
Ordinai i due drink e mi appoggiai al bancone, in attesa.
Avevo appena afferrato il martini, quando le luci cominciarono a mancare.
Prima a scatti, poi sparirono completamente e, poiché nell’edificio non erano presenti finestre, rimanemmo al buio.
Totalmente, spaventosamente al buio.
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E' una storia #nelena ma tengo più al fatto che guardiate com'è scritta la storia in sé che i personaggi che la popolano. Grazie a chi leggerà.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nick Jonas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sentii una leggera melodia provenire da sotto il cuscino.
Mi sollevai quel tanto che bastava per infilare una mano e afferrare il mio telefono.
Stoppai la sveglia e appoggiai l’iPhone sul comodino; recuperai il segnalibro che avevo abbandonato tra le pieghe del letto e chiusi il libro che stavo leggendo.
Aprii l’armadio, estraendone della biancheria pulita da indossare dopo la doccia, dopodiché mi fiondai in bagno.
Un’altra serata importante era arrivata; un altro evento cui partecipare e, magari, vincere un premio.
Esatto, non avevo la minima idea di dove dovessi andare.
Non prendetemi come una snob egocentrica, ma, quando mi avevano spiegato a cosa dovevo partecipare, avevo talmente tanti pensieri in testa, che me l’ero dimenticato pochi secondi dopo.
Lasciai che l’acqua tiepida lavasse via i miei pensieri, mi infilai nel mio accappatoio e ritornai in camera.
Accuratamente appeso su una gruccia, c’era il mio vestito. Un vestito costosissimo di qualche stilista famoso che avevo, o meglio, avevano scelto per me in occasione di quella serata.
Indossai l’intimo e afferrai l’abito.
Staccai il cartellino che recava scritto, con una calligrafia quasi incomprensibile, il mio nome: Selena M. Gomez.
Sospirai indossandolo e, prima di allacciare la cerniera, posta sul lato sinistro del busto, infilai il mio cellulare nella fascia del reggiseno.
Un piccolo trucchetto insegnatomi da mia madre, quando persino una misera pochette era troppo ingombrante.
Mi truccai come mi era stato consigliato, infilai le scarpe e attesi pazientemente l’arrivo della mia macchina.
 
 
 
Finii di aggiustarmi la cravatta, per poi passarmi una mano tra i capelli corti, che cominciavano a ricrescere.
Dovrei tagliarli, pensai.
Scesi al piano inferiore della casa, raggiungendo i miei fratelli.
–Il tempo passa, le persone cambiano, ma la tua ossessione per i capelli non avrà mai fine, vero Joseph?– chiesi scherzosamente a mio fratello, il quale si stava specchiando da chissà quanto con un pettine in mano.
Mi fece la linguaccia, come un bambino di cinque anni, e tornò al suo lavoro.
Più in là, una giovane donna in abito elegante stava sistemando la giacca di mio fratello più grande.
–Cos’ho fatto per meritare una cognata così bella?– chiesi, facendo fare una giravolta a Danielle.
–Cos’ho fatto per meritare un cognato così galante?– mi rispose lei.
–Ehi, frena, questa è mia moglie, Nicholas! Trovatene una tua– esclamò Kevin, fintamente indignato.
Scossi la testa divertito e mi sedetti sul comodo divano.
Cacciai l’iPhone dalla tasca e accedetti Twitter.
Dopo aver scorso velocemente la timeline, scrissi un breve messaggio:
“Notte importante questa : )”
Già, così importante che non sapevo neanche cosa fosse.
Sentii un clacson provenire dalla strada.
–La macchina è arrivata!– annunciò Joe.
Mi alzai silenziosamente e seguii gli altri fuori casa.
 
 
 
Appena arrivata, riconobbi subito Taylor in mezzo alla folla.
Mi salutò calorosamente, saltandomi quasi addosso, dopodiché mi condusse dalle altre nostre amiche.
Parlammo per circa mezzora, finché non sentii la gola secca.
–Ragazze, io vado a prendere da bere. Voi volete qualcosa?– dissi.
–Un martini, grazie– disse Taylor.
Le altre scossero la testa.
Mi avviai al bar, dove un ragazzo serviva da bere.
Ordinai i due drink e mi appoggiai al bancone, in attesa.
Avevo appena afferrato il martini, quando le luci cominciarono a mancare.
Prima a scatti, poi sparirono completamente e, poiché nell’edificio non erano presenti finestre, rimanemmo al buio.
Totalmente, spaventosamente al buio.
Il bicchiere mi scivolò di mano, cadendo rumorosamente sul banco, per poi rotolare e frantumarsi a terra.
–Calma, calma– disse qualcuno.
–Adesso ripristiniamo tutto, non muovetevi da dove...–
Un botto.
Una caduta.
–Bene, ORA non muovetevi da dove siete. Pian piano riusciremo ad avvicinarci all’uscita e arrivare al generatore. Voi non vi preoccupate–
Avanzai lentamente, seguendo il profilo del bancone, sperando invano di riuscire a raggiungere le mie amiche.
La mia mano incontro qualcosa di bagnato, probabilmente il martini che avevo rovesciato.
La ritrassi, girandomi mentre la asciugavo su un fianco, andando così a sbattere contro qualcuno.
–Oh, scusa! Ti ho fatto male?–
Riconobbi immediatamente quella voce.
–Nick?!– chiesi incredula.
Parve esitare un attimo.
–Selena!– esclamò lui, ugualmente basito.
Un passo di troppo, forse per la sorpresa, e fummo entrambi a terra.
La caduta fu abbastanza rumorosa, ma il vociare della gente ancora sotto shock coprì il rumore.
Sentii qualcosa pungermi la cassa toracica.
Il cellulare.
Slacciai di poco il vestito, giusto per sfilare il telefono dalla fascia.
Una volta recuperato, cominciai a gattonare con una mano sulla fronte, per evitare di farmi male, e, raggiunta la parete, mi alzai, illuminando lo schermo dell’iPhone.
L’uscita di sicurezza era a pochi centimetri da me.
–Selena? Dove sei?– sentii Nick chiamarmi.
L’illuminazione era bassa, e bastava solo per farmi vedere a una spanna da me.
In quell’oscurità, però, sembrò risaltare abbastanza, poiché pochi secondi dopo lo vidi a fianco a me.
Aprii la porta e lo trascinai dentro con me, chiudendomela silenziosamente alle spalle.
Non so perché lo feci, ma, a questo punto, non posso far altro che ringraziare il mio istinto.
Sbloccai il telefono e attivai la luce più potente.
Cominciai a camminare per il lungo corridoio che mi si presentava davanti.
–Dove stiamo andando?– chiese Nicholas, curioso.
–Fuori di qui– risposi semplicemente.
Non disse più niente.
Scendemmo una rampa di scale a chiocciola e imboccammo un altro corridoio; il tutto, illuminati solo dalla luce del mio cellulare.
Poi, finalmente, intravidi un bagliore verde che recava la scritta Exit.
Spalancai la pesante porta, mentre la luce esterna mi invadeva completamente.
Era ormai sera, ma la luce fuori era di gran lunga più accecante dell’oscurità all’interno, così tanto che mi costrinse a strizzare gli occhi per mettere a fuoco le immagini.
Eravamo in un parcheggio pieno di limousine e macchine imponenti.
Tutto completamente deserto.
–Cosa pensi di fare, ora?– chiese Nick.
–Non lo so– risposi –Un giro, ma non sarei resistita un attimo di più in mezzo a quel buio opprimente–
Mi affiancò, mentre cominciavo a camminare verso una meta imprecisa.
–Allora... hanno appena mandato al cinema il tuo nuovo film!– disse lui, per conversare.
–Già... E voi avete di nuovo cominciato a lavorare come band!–
–Già...–
Calò un silenzio imbarazzante.
–Wow, saranno anni che non parliamo e questo è il meglio che riesci a fare, Nick?– dissi.
–Non mi sembra tu abbia fatto di meglio–
Mi voltai a guardarlo.
La luce rossastra del cielo gli illuminava il viso, creando strani bagliori nei suoi occhi. I capelli erano leggermente più lunghi dell’ultima foto che aveva visto, segno che avevano cominciato a ricrescere. Un sorriso appena accennato sulle labbra.
–Non tagliarli più– dissi d’un tratto.
–Cosa?– chiese confuso.
–I capelli. Stai meglio con i ricci, ti caratterizzano–
–A me piace questo taglio–
–Le tue fans sarebbero d’accordo con me–
–Va bene, d’accordo, li lascerò crescere di più– si arrese.
Sorrisi soddisfatta e presi a guardare l’orizzonte.
Ormai avevamo abbandonato i dintorni del palazzo, e ci stavamo avvicinando a una spiaggia.
Mi sfilai i tacchi.
–Che stai facendo?– disse Nick, guardandomi.
–Una passeggiata sulla spiaggia–
Poggiai i piedi sulla sabbia fredda, rabbrividendo al contatto.
Lui mi imitò, seguendomi fino al bagnasciuga.
–Allora, Jonas, che hai fatto in tutto questo tempo, a parte giocare a ping pong con il mio ex?–
–Mh... ho scritto canzoni. Tu?–
–Anche–
Calò il silenzio.
–Non credi che dovremmo tornare?– disse.
–Non sentiranno di certo la mancanza di due persone in mezzo a tutta quella gente–
Esitai un attimo.
–A proposito, sai per caso a che evento stavamo partecipando?– chiesi.
–La verità? Non ne ho la minima idea–
Sorrisi.
Ecco una delle cose che avevamo in comune: la poca memoria.
 
 
 
I raggi caldi del sole, che filtravano dalla finestra, mi risvegliarono dolcemente.
Guardai la mia camera.
Poteva quasi sembrare quella di una normale ragazza americana, se non fosse stato per il disco di platino appeso in bella vista su una parete.
In quel momento, però, mi sentivo come tale.
Un sabato libero, calmo, senza impegni, che poteva benissimo essere sprecato oziando sul divano con un pacco di patatine, o persino con un giro al centro commerciale qua vicino.
Le mie previsioni andarono in fumo, non appena la vibrazione del telefono mi avvisò dell’arrivo di un messaggio.
 
Ti va di andare a fare un giro oggi??  Nick.
 
Non ero affatto sorpresa.
Era ormai la quinta volta, in due mesi, che me lo chiedeva.
E ogni volta io, prontamente, accettavo.
Scrissi una veloce risposta, dicendo di incontrarci davanti allo Starbucks vicino a casa mia - dove ci incontravamo sempre - alle undici in punto.
Volai in bagno per una doccia veloce.
Una volta finita, mi vestii, molto semplicemente, presi soldi e telefono e uscii di casa.
 
 
 
Arrivai all’appuntamento trafelato.
Ero in ritardo, di dieci minuti, eppure di Selena nessuna traccia.
Ecco una cosa in cui nessuno di noi era mai stato bravo: la puntualità.
Entrai nel bar e mi avvicinai al bancone, ordinando uno dei dolci che troneggiavano dentro la vetrinetta.
Pagai e uscii, sedendomi su una panchina lì vicino.
Pochi istanti dopo vidi una ragazza in pantaloncini e t-shirt correre verso di me.
–Nick! Scusami! Scusami, scusami, scusami! Ma per strada ho incontrato una vecchia amica di mamma che mi ha tenuta impegnata per dieci minuti buoni. Poi una bambina stava piangendo perché le era caduto il gelato e ho dovuto farmi una foto con lei, e...–
–Calma, Selena! Non sono qui da molto– la interruppi.
Sembrò calmarsi, lasciandosi cadere con poca grazia sulla panchina, nel tentativo di recuperare il fiato.
–Piuttosto, guarda qua!– dissi, sventolandole la busta con i dolci davanti al naso.
Gli occhi le si illuminarono, intuendo dal profumo cosa conteneva.
Mi strappò letteralmente il sacchetto dalle mani, infilandoci dento una mano ed estraendone il contenuto.
–Muffin al cioccolato!– esclamò, infilandosene uno intero in bocca.
La guardai, ridendo leggermente per i suoi modi infantili.
–Mh, io fi amo Jonaf!–
Abbassai lo sguardo, sentendomi avvampare.
 
 
 
Mi guardai un’ultima volta allo specchio, prima di raggiungere i miei fratelli in macchina.
Occupai uno dei sedili posteriori, accanto a Joe.
–Allora, credi che ci sarà anche Selena a questa cena di beneficienza?– chiese quest’ultimo.
–Cosa c’entra Selena, ora?–
–Credi che non sappia che vi frequentate ancora?–
–Ma che dici?! Usciamo solo come amici!–
–Uh, guardalo che parte sulla difensiva!– intervenne Kevin.
Lo fulminai con lo sguardo.
–Tu pensa a guidare– lo rimproverai, scatenando le risate di tutti.
Incrociai le braccia al petto, imbronciato, e sprofondai nel sedile.
Il viaggio non durò a lungo, ma abbastanza da permettere a Joe di lanciarmi occhiatine maliziose ogni due per tre.
Ringraziai mentalmente Dio quando arrivammo a destinazione.
Scesi dall’auto e mi avviai velocemente all’interno del locale che era stato prenotato per quella sera.
Passai in rassegna tutti i volti delle persone presenti, finché non incontrai il suo.
Il suo esile corpo era fasciato da un corto vestito azzurro. Gli occhi erano leggermente truccati, con un filo di eyeliner e del mascara.
Era seduta a fianco a Taylor, che, a giudicare dalle risa, aveva appena raccontato una battuta.
I posti di fronte a lei erano liberi; non esitai un attimo di più.
–Buonasera, signore!– esclamai, prendendo posto.
–Ciao, Nick!– mi salutò Selena, mentre l’amica mi rivolgeva un sorriso.
–Anche voi qui?–
–Perché? Manca forse qualcuno?– mi rispose, alludendo al numero spropositato di persone.
Non mi sfuggì la rapidità con cui Taylor voltò il capo, non appena Joe prese posto a fianco a me, ma non gli diedi troppa importanza.
Cominciammo a parlare del più e del meno, a mano a mano che i pasti ci venivano serviti.
A volte si aggiungeva anche Taylor, quando Joe era intento a mangiare o parlava con Kevin.
A un certo punto, una delle amiche di Selena cominciò a raccontare qualcosa a cui lei sembrò molto interessata.
Mi soffermai a guardare le sue labbra.
Morbide, all’apparenza. Voluminose di natura e luminose grazie al rossetto, di un rosso acceso.
Il modo in cui si curvavano dolcemente in un sorriso, quando veniva accennato qualcosa di divertente; il modo in cui, di tanto in tanto, ci passava sopra la lingua, per ammorbidirle.
Quando riacquistai il senso della realtà, Joe mi stava fissando con un sorriso malizioso stampato in faccia.
“Ti piace” mimò con le labbra.
Scossi la testa, alzando gli occhi al cielo, e provocando così una sua leggera risata.
 
 
 
Sbadigliai rumorosamente, passando una mano tra i capelli, che avevano raggiunto la lunghezza che le fans tanto amano.
La festa sarebbe iniziata nel giro di due ore, e io ero ancora in tuta sul mio letto.
Che cosa avrebbe pensato Selena, se non mi avesse visto alla sua festa di compleanno?
In quel momento non mi importava più di tanto.
Mi stavo cacciando in una situazione più grande di me, e me ne ero reso conto pochi giorni prima.
Stavo navigando sul web, quando mi era capitato sotto agli occhi un articolo di un giornale di gossip.
“Selena Gomez e Justin Bieber: appuntamento! Di nuovo insieme?” diceva il titolo.
Avevo letto, fino a dove la mia pazienza era riuscita a sostenermi; dopodiché avevo chiuso il computer con uno scatto.
Un amico non dovrebbe reagire così, no?
Eppure come si potevano spiegare tutta quella rabbia, quella frustrazione e quella voglia di piangere che mi avevano attanagliato?
Non si poteva, perché non era un comportamento da amico.
Lascia perdere, finirà come l’ultima volta, mi disse una vocina, dentro di me.
Ma io non voglio che finisca così, pensai.
Deve finire, non è il tuo tipo.
Non voglio...
Lei non è Miley!
Già, non lo è... perché lei è Selena, la mia Selena!
–Mia e di nessun altro– mormorai.
Mi alzai di scatto dal letto e mi fiondai in bagno.
 
La villa era gremita di gente.
Chi chiacchierava, chi ballava, c’era persino chi faceva un bagno in piscina.
Mi feci largo tra la gente alla ricerca della festeggiata, quando una voce mi richiamò.
–Nick, sei venuto!–
Mi girai per abbracciare Selena.
–Ormai avevo perso le speranze– disse.
–Oh, lo sai che la puntualità non è il mio forte...–
Mi sorrise.
–Selena, ascolta, dovrei...–
–Oh, vieni che tagliamo la torta!– mi interruppe.
Afferrò la mia mano, trascinandomi verso un grosso tavolo accerchiato da un gruppo di persone.
Al centro campeggiava una grossa torta al cioccolato con delle candeline che formavano il numero ventuno.
Selena si mise proprio di fronte alla torta, quando tutti iniziarono a cantarle “Happy Birthday To You”.
Flash, applausi, urla erano tutto quello che riuscivo a percepire.
Quando l’atmosfera si calmò provai ad avvicinarmi a Selena, la quale venne subito catturata da Taylor, che la portò a ballare.
Sbuffai, appoggiandomi contro un muro.
I minuti passavano, e di Selena neanche l’ombra.
Dovevo chiederle io di ballare, mi ritrovai a pensare.
Esasperato, mi infilai in mezzo alla gente che ondeggiava a ritmo.
Una volta individuato il mio bersaglio, mi avvicinai.
–Posso rubartela un attimo?– chiesi a Taylor.
Lei annui vigorosamente, senza darmi troppa attenzione.
L’alcool le stava già facendo il suo effetto.
Feci fare una piroetta a Selena, scatenando le sue risa.
–Selena, dovrei parlarti...– le urlai, per sovrastare la musica.
Mi guardò.
–...in privato– aggiunsi.
Il suo sorriso sparì.
–Certo, seguimi– mi disse, trascinandomi verso il retro della casa.
Là nessuno aveva ancora fatto irruzione e la musica giungeva ovattata.
–Ecco, dimmi pure– mi disse.
–Sì, ehm... non è una cosa facile da dire...–
–Nick, è tutto a posto?–
Potevo leggere la preoccupazione nei suoi occhi.
–Ecco, io...–
Presi un respiro profondo.
–Io non ce la faccio più a tenermi tutto dentro. Sono giorni che ci penso, che penso a te, a noi. Non passa giorno in cui non voglia abbracciarti, tenerti stretta a me, per sempre. Perché sai che c’è? Credo di amarti. Sì, credo di amarti. Avrei dovuto capirlo quando, quel giorno di quattro mesi fa, durante quel blackout, persi un battito sentendo la tua voce. Avrei dovuto capirlo quando dissi di amarmi, per quei semplici muffin al cioccolato, e le farfalle avevano cominciato a svolazzare nel mio stomaco. Avrei dovuto capirlo quando, a quella cena, mi ero soffermato un attimo di troppo sulle tue labbra, desiderando solo di unirle con le mie per l’eternità. Avrei dovuto capirlo tanto tempo fa, ma l’ho capito solo adesso. Per cui...–
Mi inginocchiai, i suoi occhi si sbarrarono.
–Lo so che siamo troppo giovani per sposarci, per questo ti chiedo semplicemente: Selena Marie Gomez, vuoi essere ufficialmente la mia fidanzata?–
Non rispose.
Rimase immobile, lo sguardo perso nel vuoto.
Mi alzai, fino a guardarla in faccia.
–Selena? Selena!– la richiamai.
Scosse la testa, come a risvegliarsi da un sogno.
–Certo che lo voglio, Nick!– urlò, per poi saltarmi in braccio.
La abbraccia stretta, per paura che potesse scappare, per paura che quel momento di euforia potesse svanire nel nulla.
Uno scroscio di applausi mi riportò alla realtà.
Mi girai di scatto, trovando un gruppo di persone intente a fissarci.
Riuscii a distinguere Taylor, Demi, la madre di Selena, e perfino i miei fratelli e Miley.
Ma non mi importava.
In quel momento ero felice.
Felice perché finalmente avevo trovato colei che rappresentava la mia dolce metà.
Ringraziai mentalmente l’impianto elettrico di quell’edificio di Los Angeles.
Era partito tutto da quello.
Tutto a causa di un blackout.
 
 
 


 

Salve gente!
Come stat- *schiva un pomodoro*
Ok, manteniamo la calma.
Lo so che fa schifo.
Probabilmente la maggior parte delle Jonas Fans su EFP è Niley shipper.
Ma cosa ci posso fare io se mi sono innamorata dei Nelena?
Non metto in dubbio che Nick abbia amato di più Miley, ma non ci posso fare niente; il mio cuore va ai Nelena.
Detto questo, vorrei dire che
tengo molto che guardiate come la storia è scritta.
Credo mi importi di più com’è scritta che dei personaggi, siccome da grande vorrei diventare scrittrice.

Ma questo a voi non interessa, giusto?
Be’, spero che, Nelenators o non, possiate apprezzare questa storia.
Fatemi sapere cosa ne pensate,
accetto tutte le critiche.
Grazie e arrivederci.
PUF!
*sparisce*

  
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