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Autore: Ambra    11/07/2003    4 recensioni
Si può incontrere e perdere il vero amore da bambini?E se il nostro animo non fosse quello di un bambino?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il respiro della natura

Autore: Ambra

Il mio nome è Federico e questa è la mia storia, la storia del mio primo amore nato grazie alla natura e ai delicati fiori di glicine.

Era una giornata calma, troppo calma.Una di quelle giornate che ti ricordi così, senza un motivo particolare, semplicemente perché non accade nulla che possa anche solo lontanamente soddisfare la naturale voglia di avventura degli adolescenti;ma questo è un bene.Ogni tanto io e i miei due amici captiamo qualche discorso tra "adulti" qui all'osteria e "EBREO" è la parola più ricorrente, sussurrata con voce flebile e, spesso, intimorita.Ma siamo nel 1945 e questa parola ha un significato tanto più spregevole quanto più viene pronunciata dai soldati nazisti, dai "difensori della tranquillità"come li chiamano qui in campagna.Capita sovente che, a casa, mio padre inveisca contro questi figli di Davide, senza un reale motivo, ed è in quei momenti che penso agli amici ebrei che avevo nella mia scuola e che, da un giorno all'altro, sono spariti nel nulla.Erano bravissime persone,ragazzi in gamba, simpatici ed onesti e così mi viene da pensare al fatto che probabilmente mio padre non l'ha nemmeno mai visto, un ebreo.
Un frammento di ricordo si fa strada nella mia mente, scalzando i pensieri sempre più prepotentemente per poi sparire nel nulla, infrangendosi nella mia mente come un'onda su uno scoglio.E' difficile, tremendamente difficile;un mese fa ero andato a trovare mia zia, una delle mie zie, che abita in città e mentre ero in visita da lei… non mi ricordo esattamente…so solo che ci fu un'esplosione e che mi risvegliai in ospedale, mia zia non la vidi più.Non piansi per lei,del resto come potevo piangere la morte di qualcuno di cui non mi ricordavo neppure il nome?E da allora cerco faticosamente di ricordare quante più cose posso della mia vita ma riesco solo a delineare un probabile schizzo del carattere di persone che dovrei conoscere da quando sono nato.
Il frammneto ritorna a farsi strada nella mia testa ma, questa volta, al frammento ne aggiungo un altro ed una storia comincia a prendere forma nella mia mente.
C'era una ragazza nella mia scuola, un vero angelo;aveva la mia età e frequentavamo la stessa classe ed ogni volta che la guardavo il mio unico pensiero coerente era rivolto alla sua straordinaria bellezza.E i suoi occhi! I suoi bellissimi occhi verdi erano la luce più luminosa che avessi mai visto ma, negli ultimi tempi, mi rattristavo sempre guardandoli e leggendovi un'infinita e silenziosa tristezza.Parlavamo spesso e una volta mi confessò che quando era con me i suoi problemi sembravano sparire,non ci pensava più;mi ricordo che allora provai una gran gioia come ora provo una grande tristezza.Un giorno la invitai ad uscire con me, era la prima volta che invitavo una ragazza ad uscire, e, sotto un bellissimo glicine in fiore, la baciai per la prima volta.L'aria frizzantina della primavera sferzava i nostri volti e faceva ondeggiare dolcemente i rami del glicine e cadere i suoi fiori violetti;le campanule sembravano tintinnare ogniqualvolta un passerotto vi si posava sopra e le gocce di rugiada sembravano brillare al caldo tepore primaverile come preziosissimi diamanti.Sembrava il mondo delle fate che da piccolo avevo tanto adorato e che ora esploravo in compania della più bella fata che avessi mai avuto occasione di vedere.
Quando guardai nuovamente il suo viso lei mi sorrise, un bellissimo sorriso, ed il mio mondo si fermò in quell'istante.La presi per mano e la portai con me nel bosco;ci sedemmo ai piedi di una grande quercia, i suoi rami erano così fitti da impedire al sole di trapelare e illuminare il tuo dolce viso.Si guardava attorno in preda ad una febbrile eccitazione, ogni cosa era per lei nuova e al tempo stesso straordinaria;trovò fantastici gli scoiattoli, le nocciole, le campanule e perfino le radici della quercia, che sporgevano leggermente dal terreno.Fu in quella stupenda cornicie che me lo disse:era ebrea.Ricordo che rimasi immobile e muto per un tempo che dovette parerle infinito perché mi riscossi solo quando la sentii dire -Così pensi anche tu che questa sia una colpa, vero?Non ti interesso più ora che sai chi sono!-Stava per andarsene ma io la bloccai e le spiegai che a me non importava se era ebrea o cristiana, l'avrei amata in ogni caso.
In futuro mi capitò varie volte di andare a casa sua e di vedere la sua bellissima famiglia, erano davvero molto uniti.Suo padre era un uomo sulla quarantina con i capelli appena leggermente brizzolati e due profondissimi occhi color nocciola e sua madre era una bella donna di circa trentasette anni con gli occhi verdi e i capelli castano chiaro, si chiamavano Claudio e Linda.Aveva due fratellini più piccoli, due vere pesti sempre pronte a correre distruggendo tutto quello che si avvicinava al loro "campo di azione",due angioletti biondi con gli ochhi chiari.Un giorno, con l'autunno ormai alle porte, mi dirigevo verso casa sua tagliando per il bosco;mi fermai per un po' osservando le foglie multicolori che con il sole sembravano produrre sfumature rossaste con venature gialle e marroni sui tronchi degli alberi.Gli animali erano in fermento per raccogliere le provviste necessarie e in tutto il bosco aleggiava un non so che di tristezza, una bellissima tristezza.Continuai a camminare accompagnato dal cinguettio dei passerotti e dallo squittio degli scoiattoli finchè non arrivai a casa sua, ma la trovai deserta.
L'aspettai a lungo ma non vidi né lei né un qualsiasi membro della sua famiglia così decisi di tornare a casa.Una flebile vocina nella mia mente cercò di avvisarmi, di dirmi qualcosa ma forse allora ero ancora ottimista e credevo nella bontà degli esseri umani,di tutti gli esseri umani,per ascoltarla;così la ignorai.Ma quella voce si faceva sentire sempre più forte con il passare dei giorni fino a che non ebbi la conferma che quella voce non si sbagliava.
Ero a scuola,il banco vicino a me era vuoto,io aspettavo lei…quando sentii il suono della campanella che annunciava la ricreazione uscii dall'aula con una lentezza quasi esasperante e per caso incappai in uno dei soliti discorsi tra insegnanti,stavo per andarmene quando sentii la conferma ai miei peggiori incubi:Viola era sparita nel nulla.In quel momento il mio cuore si spezzò e mi sembrò quasi di averne sentito il rumore,simile a quello di un bicchiere di cristallo caduto in terra.

Sentii i miei amici chiamarmi,avevo le lacrime agli occhi e nell'ultima ora ero stato assente, impegnato nei miei ricordi;li guardai quasi stranito,li salutai frettolosamente e,presa la mia bicicletta,pedalai finchè non arrivai al glicine.
Era in fiore,il colore violetto di nquei fiori era un incanto e il suo profumo uno dei più inebrianti che avessi mai respirato;scorsi uno scoiattolino ai piedi di quel grande albero e diversi nidi sui suoi rami.Il terreno che circondava la pianta era un manto violetto-azzurrino e mi sembrava quasi di profanare quel luogo sedendomi sopra quei fiori.
E fu in quel luogo che aveva ospitato il nostro primo bacio che piansi tutte le mie lacrime, ripensando al mio sorridente angelo.Ricordo che per tornare a casa ripercorsi la stessa strada di allora,passando per il bosco;com'era diverso quel bosco adesso!I rami degli alberi traboccavano di verde e sembrava fosse impossibile vedere il cielo, questo mi faceva ancora più male perché mi sembrava che la natura cercasse in ogni modo di ricordarmi quello che per un po' di tempo avevo dimenticato grazie al mio incidente.
Mi chiusi in un mutismo assoluto,nessuno riusciva a capire come mi sentivo,forse perché nessuno sapeva di questa storia.Sentivo crearsi il vuoto intorno a me e l'unica cosa che mi dava un po' di solievo era passare il mio tempo circondato dalla natura del bosco.Se chiudevo gli occhi mi sembrava di sentire il cuore di Viola battere e sentivo il suo respiro,il respiro del bosco,che mi cullava dolcemente nella mia solitudine.
La cercai appena compii diciotto anni;ero disperato e non sapevo da dove iniziare ma provai a cercare il suo nome tra quelli dei deportati nei campi di concentramento.Il fatto di non essere un suo parente era un grosso impedimento e le ricerche non proseguivano anche se io non mi davo per vinto.La mia speranza si affievolì a poco a poco,di giorno in giorno,di mese in mese,di anno in anno;dopo quasi vent'anni sospesi per sempre le mie ricerche e,con la morte nel cuore,cominciai a pensare al peggio.


E' passato così tanto da allora!Sono ancora all'osteria ma adesso sono solo;il 2002 mi ha visto compiere settantatre anni e ha visto andarsene uno dei miei più cari amici.
Io non ho una famiglia,non mi sono mai sposato e non ho mai sentito il bisogno di farlo,forse perché Viola ha sempre continuato ad essere una parte di me o forse perché non ho mai incontrato la persona giusta.Le mie esperienze mi hanno reso cinico e mi hanno impedito di guardare con ottimismo al futuro e di farmi nuovi amici e questo non ha fatto che aumentare la mia incredibile solitudine.
Sono diventato uno scrittore e ho più volte denunciato le barbarie commesse durante il regime nazista anche se non ho mai parlato della mia esperienza diretta, ancora adesso per me il ricordo è troppo doloroso e la ferita è ancora aperta e sanguinante.Ero giovane quando la conobbi ma,dopotutto,c'è un età per incontrare e perdere il vero amore?Io non credo così come non credo che esista un tempo per tutti noi in cui abbandonare i nostri inconsistenti sogni di bambini e addentrarci verso la nostra vita da adulti.
Ho sempre pensato a quello che sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente,ma ho sempre concluso che è un pensiero inutile perché non lo saprò mai.Quel glicine è ormai diventato meta fissa delle mie passeggiate e ha ispirato molti miei scritti come una poesia che ho dedicato alla mia Viola

UN SUONO

Ho sentito un suono
una nota
un lamento,
ho sentito un suono,
speranza confusa
rimbalzante tra le macerie,
ho sentito un suono,
nascosta felicità
nel mare del pianto che mi circonda;
sono felice perché ora
ho sentito un suono

NOTA PERSONALE
Allora,la poesia è davvero la mia e tutti i personaggi sono di mia proprietà.
Ho inviato anche un'altra fan fiction su Capitan Tsubasa e mi sono scordata di dire che,ovviamente i personaggi non sono di mia proprietà! Comunque rinnovo l'invito a scrivermi e a commentare le mie schifezze.
Baci Ambra,Selene o Sele-chan

  
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