Il mio sogno

Ti guardo da lontano, come sono sempre stata costretta a fare. Ti osservo con ammirazione, mentre noto ogni singolo particolare del tuo volto; riesco a vedere anche cose che gli altri non riescono a percepire. Forse dettagli che neanche tu riesci a cogliere.

La tua bocca si increspa in un sorriso, ma nonostante questo la tua fronte continua a restare corrugata. Cerchi di apparire felice, quando nel tuo animo la malinconia ti oscura. Parli agitando le braccia, accompagnando il discorso con ampi gesti delle mani. La tua bocca sputa parole che preferirebbe tenere per se.

Chissà di cosa stai parlando…

Non sento la tua voce, e questo mi devasta dentro: i tuoi discorsi sono la mia melodia preferita. Starei ore ad ascoltarti. Ma è terribile quando non posso farlo, come ora: è come essere ad un concerto, ma non riuscire a sentire la musica per cui sei andato lì.

Mi accontento di ammirarti, mentre ridi per qualcosa che ha detto la persona con cui stai dialogando. La tua risata riempie l’aria, e giunge fino alle mie orecchie. Mi immergo nelle tue risa, ma appena prima che io possa cogliere qualsiasi sfumatura, sei già tornato serio. Lievemente delusa, torno a guardarti.

Mi sento una ladra. Me ne sto rannicchiata e nascosta, e assorbo tutto quello che riesco a prendere di te.

Mi darebbero della pazza, se le persone sapessero che cosa faccio ogni santo giorno quando vieni a casa nostra. Fortunatamente nessuno mi ha ancora scoperto, e posso godere della tua favolosa visione per un po’ di tempo.

Ti passi una mano tra i capelli, nel tentativo di metterli a posto. Io tremo, pensando a quanto bene ti voglio. A quanto amore provo per te. Ma perché non te ne accorgi? Io ti sono sempre stata vicina, anche se in modo silenzioso. Sono sempre stata al tuo fianco, pronta ad aiutarti nei momenti di sconforto. Sono sempre rimasta allegra, per tirarti su di morale. Sono sempre stata innamorata di te, incondizionatamente.

Ma io so perché non lo capisci.

Perché ho dodici anni meno di te, e mi reputi ancora una bambina. Perché sono la sorella del tuo migliore amico.

Ed è così che mi reputi: una marmocchia petulante che ti ronza sempre intorno quando sei in compagnia di mio fratello.

Sorridi, e sei dannatamente stupendo. Mi sporgo un attimo da dietro il muro, e noto che finalmente la fronte è liscia, e che ogni dispiacere si è allontanato da te. E probabilmente il sentimento negativo che poco fa ti stava assillando sta cercando di insinuarsi al mio interno.

Mi sporgo di un centimetro di troppo, e cado allo scoperto. Ora sono seduta a terra, e tu mi stai guardando confuso e sorpreso. Mi sento una stupida, quando penso che potresti aver capito cosa stavo facendo. Ma, a dispetto delle occhiatacce che mi lancia mio fratello, tu sorridi. Per me.

- Ciao, Bra! – mi saluti, allegro.

Io ricambio il sorriso debolmente. Poi mi alzo, e mi allontano. Ti do un ultima occhiata, prima di avviarmi verso la mia stanza: mi stai guardando sereno, e in quel preciso attimo capisco. Capisco che il tuo cuore è troppo lontano dal mio, e che mi è impossibile raggiungerti; resterai per sempre il mio sogno chiuso a chiave nel cassetto. E l’unico a possedere la chiave sei tu.

Ti amo, Goten…