Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Sirene Chan    24/09/2007    1 recensioni
“Questo autunno l’esistenza di molte persone cambierà. La loro umanità muterà in una creatura mostruosa, assetata di vita, e per loro la pace sarà solo un ricordo lontano. Vagheranno nell’oscurità, alla ricerca del loro scopo: la vendetta.” Riuscirà Pan a resistere alla tentazione di vedere questo film?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Goten, Pan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il mio sogno

Monsters Avenue

 

- Ma papà! – strillò Pan, offesa.

- Mi dispiace, tesoro, ma sei ancora troppo piccola per quelle cose. – rispose Gohan, cercando di tranquillizzare la figlia.

- Ma ho già tredici anni! – gridò la ragazzina.

- Appunto, Pan. Sei troppo piccola! – ribadì lui.

Lei sbuffò, per poi uscire dalla stanza. Non sopportava essere trattata da bambina, quando ormai non lo era più.

Si diresse subito dalla madre, che stava cucinando con la nonna, per tentare un nuovo approccio.

Prima di attraversare la porta, indossò il miglior sorriso che aveva nel repertorio. Aveva letto da qualche parte che con i sorrisi si ottiene tutto, e voleva provare se erano solo fandonie o se avevano un fondo di verità.

Entrata, salutò. Si accorse che erano presenti anche Goten, Trunks e Bulma, probabilmente venuti per un caffè e per quattro chiacchiere.

Tutti ricambiarono il saluto cordiali, e Pan si diresse immediatamente dalla madre.

- Ehi, mamma, ho una cosa da chiederti. – disse, senza giri di parole.

- Dimmi, amore, parla pure. – disse Videl, dolce come sempre.

- C’è un film fantastico, al cinema! E vorrei andarlo a vedere. – spiegò semplicemente.

- Certo. Ma qual è il problema? Di solito non mi chiedi il permesso. – si insospettì la donna.

- Il film si chiama "Monsters Avenue". – disse, come se dopo aver sentito quel nome, il problema fosse ovvio per tutti.

Sentendo il titolo, i volti di Goten e Trunks si illuminarono.

- Ne abbiamo sentito parlare, dicono che sia fantastico! – esordì Goten.

– Anche noi volevamo andarlo a vedere il prima possibile! – finì Trunks.

- E cos’ha di speciale questo film? – chiese Bulma, incuriosita.

- Parla di una via che pullula di mostri. – descrisse Goten.

- E c’è un investigatore che, quando va a trovare la madre che abita in quella via, la trova strana. – continuò Trunks.

- Poi la madre cerca di rendere un mostro anche il figlio. – disse Goten.

- Ma lui riesce a scappare, e si tiene lontano da quella casa per un bel po’. – esclamò Trunks.

- Questo accade quando il protagonista ha vent’anni. – spiegò Goten.

- Quando si era appena trasferito, i mostri avevano iniziato a rendere cattivi tutti i residenti di quella via. – continuò Trunks.

- E lui si era salvato per poco. Questo è solo il prologo. Il film comincia quando… - iniziò Goten.

- …il protagonista trova il coraggio di tornare dalla madre. – finì Trunks.

- Non è fantastico? – esultò Pan.

A Videl però non occorse tutto il discorso, perché dopo la prima frase aveva già deciso quale sarebbe stata la sua risposta.

- Pan, è meglio di no. Non credo che sia un film adatto a te. – spiegò, cercando di essere il più gentile possibile.

- Ma mamma! – strepitò la ragazzina.

- Mi dispiace, ma non mi pare il caso che tu vada a vederlo. – disse ancora la madre.

Pan, appena scorse l’eventualità di sentirsi nuovamente rinfacciata la sua giovane età, uscì correndo dalla stanza.

Non piangeva, perché non era tipa da piangere per così poco, ma la rabbia le ribolliva in corpo.

In ogni attimo della giornata, c’era qualcuno che le ricordava che era troppo piccola per fare certe cose.

Era troppo piccola per vedere un film horror, era troppo piccola per bere un caffè, era troppo piccola per tutto! A questo punto si chiedeva come mai la lasciavano mangiare da sola, al posto di imboccarla.

Ma se c’era una cosa di cui era sicura, era che lei sarebbe andata a vedere quel film.

La sera, quando diede la buonanotte a tutti e si rinchiuse in camera, premeditò il piano.

Doveva inventarsi una scusa, un uscita con qualcuno, e sgattaiolare al cinema. Dopo essersi messa al letto, restò sveglia per un po’ a pensare, quando un leggero bussare la interruppe.

La porta si aprì di uno spiraglio, e ne scoprì il viso di Goten.

- Pan, sei sveglia? – chiese, sussurrando.

- Certo, mica sono una poppante che si addormenta presto! – disse lei, irritata.

Goten sorrise, ed entrò nella camera, chiudendo la porta alle sue spalle.

- Io e Trunks abbiamo parlato, dopo quello che è successo questo pomeriggio, e ne abbiamo dedotto che se avessero impedito a noi di vedere quel film, saremmo andati a vederlo di nascosto. E visto che ti conosco, so che è quello che vuoi fare. Giusto? -

Pan annuì, sbuffando. Solo le bambine sono prevedibili.

- E ho pensato che andandoci da sola ti saresti spaventata troppo. -

- Io non mi spaventerei troppo! – disse lei, alzando leggermente la voce.

- Non urlare! – mormorò lui. - Comunque, io e Trunks siamo disposti ad accompagnarti, per bontà divina. Prendere o lasciare, piccola Pan. – disse lui, prendendola in giro. – Siamo in grado di fornirti un alibi perfetto. – confermò.

Pan ci pensò su un attimo: sarebbe stata in grado di andarci perfettamente da sola, ma forse con qualcuno vicino sarebbe stato meglio. E pensandoci su, se li avessero scoperti, la colpa sarebbe caduta su di loro, lasciandola illesa da eventuali punizioni.

- Accetto! – sorrise la ragazzina.

Goten sorrise a sua volta.

- Ma ricordati, piccola Pan: noi non siamo baby-sitter! – disse, e uscì dalla stanza chiudendo la porta prima di essere colpito dal peluche che Pan gli aveva lanciato.

Quest’ultima però era contenta della proposta dello zio.

La divertiva molto prenderlo in giro e litigarci, ma andare d’accordo forse era anche meglio

Il giorno dopo, appena alzata, andò subito a fare colazione.

In cucina trovò Chichi, la nonna, che sorrise alla nipotina.

- Ho sentito che oggi tu e Goten andate insieme a Trunks a fare una gita. – disse, dolce.

Pan annuì, pronta ad assecondare ogni idea dello zio.

- E dove andate? – chiese la nonna.

Presa alla sprovvista, Pan rispose la prima cosa che le veniva in mente.

- In biblioteca, e poi a fare un giro in città. – disse.

Chichi rimase molto colpita dalla risposta: ne Pan ne Goten amavano studiare.

- E che ci andate a fare in biblioteca? – chiese, stupita.

Pan rimase zitta un attimo, pensando ad una possibile risposta.

- Zio Goten vuole rimorchiare qualche ragazza. – disse. Stava per scoppiare a ridere, pensando a quanto quell’assurda risposta fosse reale per Goten, ma si trattenne perché se no l’alibi sarebbe crollato.

Proprio in quel momento, il giovane Son stava mettendo piede in cucina, ancora assonnato.

- Buongiorno. – mormorò, strofinandosi gli occhi.

La padellata che ricevette in testa però, non fece sembrare l’inizio della giornata tanto buono.

- Ma ti pare il caso disturbare le ragazze che studiano in biblioteca!? – strillò la madre al figlio.

Goten non capì al volo, ma appena vide il sorriso maligno sul volto della nipote, dietro la schiena di Chichi, comprese subito.

- Non so cosa ti abbia detto Pan, ma erano tutte fandonie! – si difese il ragazzo.

Chichi si calmò un attimo, poi si girò verso la ragazzina, il cui volto si fece improvvisamente serio.

- Nonna, alla fine Goten sa fare solo quello. – disse. – O mi sbaglio? -

La donna ci rifletté un attimo su, poi annuì guardando male il ragazzo.

- Non hai tutti i torti. – disse con voce minacciosa.

Goten non poté far altro che ridere imbarazzato, e lanciare una maledizione a Pan. Poi si sedette al tavolo, mordendo un pezzo di pane.

- Dato che andate in città – iniziò Chichi – mi potreste fare qualche commissione? – chiese.

Il ragazzo lanciò uno sguardo alla ragazzina, come per chiederle: "Perché, andiamo in città?"

Ma subito annuì, per non rischiare di essere picchiato un’altra volta.

- Cosa ti serve, mamma? – chiese, cordialmente.

Lei gli consegnò una lunga lista della spesa.

Perplesso, Goten se la mise in tasca.

- E vedi di non disturbare le ragazze, in biblioteca. – gli intimò la donna. Lui annuì, sconsolato.

Dopo un oretta, zio e nipote erano pronti per uscire.

- Controlla per bene Pan, Goten. – intimò Videl.

- State attenti a non rompere nulla. – consigliò Gohan.

- Fatemi le commissioni. – ordinò Chichi.

Dopo altre varie raccomandazioni, i due uscirono. Spiccando il volo, si avviarono verso la Capsule Corporation.

Arrivati, suonarono al campanello.

Aprì la porta Bra, salutando i due.

- Ciao, Trunks arriva subito. – disse, sorridendo. I due ringraziarono. – Accomodatevi! – strepitò la ragazza.

Pan e Goten si sedettero sul divano del salotto, ed aspettarono vari minuti. Dopo un po’ comparve Vegeta, che li guardò sbuffando.

- Ciao Vegeta! – salutarono cordiali i due Son, ma lui non rispose, allontanandosi.

Trunks arrivò poco dopo.

- Ehilà ragazzi! – salutò. – pronti per il picnic? – chiese, sapendo che la madre era a portata d’orecchio.

- Ehm… Certo! – esultò falsamente Goten.

Bulma comparve sulla soglia, tenendo un cestino in mano, che consegnò a Pan.

- Tieni. – disse sorridendole. – Dato che sei l’unica donna del gruppo, sei automaticamente il supervisore di questi due. – ed indicò i due ragazzi. - Ok? – chiese.

Pan annuì, sorridendo raggiante. Finalmente qualcuno le aveva dato delle responsabilità, al posto che trattarla da piccola.

Finalmente uscirono, e si alzarono in volo sulla soglia di casa.

Dall’alto del cielo, vedevano Bra e Bulma agitare le braccia, salutandoli.

- Credono che andiamo ad un picnic? – chiese Goten.

- Si… - sospirò Trunks. – E tua madre cosa crede? – chiese.

- Biblioteca, da quel che ho capito. – disse, guardando male Pan che volava in mezzo a loro.

- Biblioteca e giro in città. – spiegò candidamente la ragazzina.

- Dobbiamo anche fare qualche commissione. – sbuffò Goten.

Trunks sorrise.

- Il film inizia tra un quarto d’ora. – disse. – Possiamo andare con calma. Abbiamo tempo, prima dell’inizio. -

- Il tempo giusto per preparare la piccola Pan all’orrenda paura che le prenderà dopo il primo minuto di film. – la beffeggiò Goten.

- Non sono piccola! – strillò lei. – E vedrai che non prenderò paura. -

- Si, come no… - mormorò lo zio, scettico.

Arrivarono davanti al cinema, e presero i biglietti. Presero anche da bere e da mangiare, ed entrarono subito in sala.

Le luci si spensero dopo poco, e il film cominciò.

-----------------------------------------------------------

All’uscita, tutti gli spettatori erano elettrizzati. Anche Goten e Trunks lo erano, e non la finivano più di parlare delle parti più spaventose.

Invece Pan stava zitta. Era rimasta in silenzio per tutto il film, al contrario delle altre persone che urlavano ogni due per tre. Ma non era stata zitta per coraggio, bensì per paura. Doveva ammetterlo: quel film l’aveva terrorizzata. Si diceva che era stupida ad essere bloccata per un inutile lungometraggio, in fondo aveva del sangue sayan e nessuno di quei mostri avrebbe potuto farle del male. Ma ciò non la tranquillizzava per niente.

Le veniva da piangere al pensiero del suo terrore: allora era vero che era una bambina.

Ma si faceva forza, cercando di apparire il più naturale possibile.

Goten e Trunks continuavano a parlare, eccitati.

Poi lo zio si rivolse a Pan.

- Allora? Come va? – le chiese.

- Benissimo… - mormorò lei, ancora paralizzata.

- Sei stata brava, Pan! – si congratulò Trunks. – Non hai avuto paura, non hai nemmeno aperto bocca. -

Lei annuì, cercando di sorridere. Ma ciò che venne fuori sembrava più una smorfia, che un sorriso.

- D’ora in poi non ti tratterò più come una bambina, ok? – promise Goten.

Lei annuì ancora. Ormai era l’unica cosa che riusciva a fare.

Lo zio rimase sorpreso. Si aspettava di sentirsi rinfacciare il fatto che lei avesse ragione e lui torto, ma la nipote non sembrava ancora molto contenta.

- Stai bene? – le chiese, lievemente preoccupato.

Ma lei scoppiò in una risata, che sembrava quasi vera.

- Si, zietto! Ora non mi potrai più chiamare bambina! – si sforzò di dire, fingendo allegria.

Lui si rilassò, riconoscendo il lato spaccone della nipote.

- Lo ammetto, ti ho sottovalutata. Non ti chiamerò più piccola Pan, visto che non lo meriti più. – disse, alzando le mani in gesto di resa.

Trunks rise, concordando.

Invece Pan non disse altro, riuscendo a mala pena a camminare quando Goten intimò i due ad andare a fare le spese della nonna.

- Dobbiamo mangiare anche questo! – disse Trunks, indicando il cestino che sua madre aveva accuratamente preparato.

Goten iniziò subito, afferrando un panino e azzannandolo.

- Vuoi favorire? – chiese il Brief a Pan, avvicinandole le cibarie. Lei disse di no, gentilmente. Avevo lo stomaco scombussolato dalla paura, non poteva mangiare, avrebbe ributtato tutto fuori, o addirittura non sarebbe riuscita ad inghiottire.

Non dando troppo peso alla cosa, Trunks iniziò a mangiare insieme all’amico, dirigendosi verso la prima panchina che avrebbero incontrato.

Si sedettero, e per vari minuti l’unico rumore udibile fu il lavoro che facevano le mascelle dei due sayan. Poi Pan si alzò, voltandosi verso i ragazzi.

- Che ne dite di fare le commissioni? – chiese. Non ce la faceva a stare ferma, la paura che le scorreva in corpo la scuoteva. Loro annuirono, trovando un ottima idea la proposta della ragazzina.

Si avviarono verso il primo negozio di alimentari che c’era, e comprarono tutte le cibarie richieste dalla nonna. Poi furono pronti per il ritorno a casa.

Goten le si avvicinò, affiancandosi.

- Sicura di stare bene? – le chiese, con un velo d’ansia. – Sei un po’ pallida… -

Lei lo guardò male, riuscendo quasi ad apparire la Pan di sempre.

- Assolutamente. – disse, decisa. – Sto benone. – confermò.

Lui annuì cauto, non credendo completamente alle parole della nipote. Ma lasciò scorrere: d’altro canto, era lei che aveva insistito per andare a vedere quel film.

Si avviarono verso una zona appartata della città, per prendere il volo verso casa. La ragazzina non riusciva a volare con sicurezza, e oscillava leggermente. Ma decise di ignorarlo, restando comunque un po’ dietro ai due ragazzi.

Una volta arrivati a casa di Trunks, lo salutarono sulla porta.

- Allora…- disse Goten. – E’ stato proprio un buon picnic! – disse, il che era vero: i manicaretti di Bulma erano deliziosi.

Il Brief rise, per poi salutare i due e rientrare a casa con in mano il cestino vuoto.

Goten e Pan si alzarono nuovamente in volo, con le borse della spesa per la nonna. Lei continuava ad oscillare, ma lui non sembrava farci caso.

Scuotendo il capo, la ragazzina riuscì a darsi più lucidità.

Con uno scatto, superò lo zio, arrivando in pochi secondi a casa sua. Atterrata, aprì la porta. Si diresse in cucina, e dentro non vi trovò nessuno. Posò la borsa sul tavolo, e corse in camera sua. Voleva stare sola il prima possibile, per poter rilassarsi. Eppure, quando si trovò distesa sul suo letto, le ombre tra i mobili la spaventavano. Chiuse gli occhi, cercando di pensare ad altro: ma nella sua mente, orde di mostri cercavano di afferrarla. Perciò li aprì, cercando di non chiuderli più.

Dopo un po’, qualcuno bussò alla sua porta. Lei rispose, lasciando entrare Goten. Il ragazzo le si avvicinò, ancora preoccupato.

- Mamma ti sta cercando. – le disse. – Non ti ha visto, e si è preoccupata. -

"Senti chi parla…" pensò Pan, che vedeva la fronte dello zio aggrottata, con espressione interrogativa e ansiosa.

- Sto bene. – ribadì lei, alzandosi e dirigendosi in cucina. Una volta lì, trovò la nonna che le sorrise.

- Com’è andato il giro? – le chiese, e lei con un cenno fece capire che era andato bene.

- Goten si è comportato bene? – chiese furtiva Chichi, e Pan rise.

- Non tanto. – rispose, cercando di mettere nei guai lo zio. Ma quella volta non le dava la soddisfazione di sempre.

Chichi fece una faccia furiosa, pronta a dare due scappellotti al figlio minore. Pan tornò in camera sua. Passò tutto il pomeriggio chiusa là dentro, ed uscì solo per l’ora di cena, dopo aver racimolato il coraggio che aveva in corpo.

Si preparò per la notte, dando un bacio a tutti i familiari. Quando fu sola in camera, si distese a pancia in su sul letto. Le mani si strinsero intorno al bordo del lenzuolo, mentre stringendo i denti Pan cercava di darsi un contegno. Chiuse gli occhi, ignorando tutti i morti viventi che la assalivano. Era esausta, e voleva solo dormire.

Si svegliò con la fronte fradicia: stava urlando. Annaspando, sbarrò gli occhi, per cercare di scorgere qualcosa nel buio profondo che la circondava. Ma una mano le si posò sulla spalla.

Stava per urlare un'altra volta, quando un'altra mano le coprì la bocca. Con il terrore sopra alle stelle, stava per lanciare un onda energetica, quando il viso di colui che l’aveva bloccata si fece vedere.

- Goten? – sussurrò lei, madida di sudore. Lui annuì, guardandola negli occhi. La pallida luna illuminava a malapena il letto, e così anche il volto del giovane. – Che ci fai qui? – gli chiese, anche se in quel momento era la cosa meno importante.

- Stavi urlando nel sonno, sono venuto per vedere come stavi. – spiegò. – E tra un po’ arriveranno anche tua mamma e tuo papà. – avvisò, inarcando un sopracciglio.

Lei assunse un espressione mortificata: avrebbero scoperto il loro piccolo segreto? D’un tratto la porta si aprì. Sulla soglia, i visi di Gohan e Videl guardavano dentro preoccupati.

La donna corse verso sua figlia, prendendole il viso tra le mani.

- Cosa succede, tesoro? Hai fatto un brutto sogno? – le chiese premurosa. Fortunatamente non aveva ancora collegato l’incubo al film.

Lei annuì, e anche Gohan si avvicinò alla figlia. Si chinò, per essere all’altezza del suo viso. Le carezzò la fronte, asciugandola del sudore. Poi le fece un buffetto sulla guancia, sorridendole dolce.

Goten si allontanò un po’ dal letto, sorridendo nel vedere quella bellissima famiglia riunita. Ma qualcosa rovinò la scena.

- Mamma, papà, sono andata a vedere quel film. – ammise la ragazzina. – Mi dispiace, avevate ragione. Mi sono spaventata, e ho fatto quell’incubo. – disse, abbassando il volto pieno di colpe e di vergogna. – Posso dormire con voi, questa notte? – chiese. Aveva assolutamente bisogno di compagnia.

Videl e Gohan sorrisero.

- Avevamo immaginato che l’avresti visto lo stesso, e con Goten soprattutto. – disse la madre, guardando scherzosamente male il giovane. – Per questo, stanotte dormirai con lui. -

Pan e Goten rimasero a bocca aperta: dormire l’uno con l’altra? MAI!

- Non fate storie, nessuno dei due. – intimò Gohan, sorridendo per la malignità della punizione. – Anzi, consideratevi fortunati, che vi puniamo solo con una cosa del genere. Potevamo essere molto più cattivi. -

I due coniugi si alzarono, salutando i giovani. Poi se ne andarono, chiudendo la porta alle loro spalle.

Goten si avvicinò al letto, ancora sconvolto. Invece Pan, anche se era contraria a quella soluzione, era contenta di avere qualcuno vicino.

Lui si sedette sul letto della ragazzina, e si sdraiò al suo fianco. Lei guardava lui, e lui guardava il soffitto. Poi la osservò.

- Niente scherzi, ok? Voglio dormire in pace. – la avvertì. Lei fu costretta a lasciare perdere le sue idee per disturbare il sonno dello zio.

- Buona notte, zietto. – disse lei, sorridendo per la prima volta serena.

Lui ricambiò il sorriso.

- Buona notte, piccola Pan… -

 

 

Salve, sono Sirene Chan.

Ho scritto questa fan fiction perché in fin dei conti, anche se lei continua a dire di no, Pan è ancora piccola per certe cose, come ad esempio per un film horror. O almeno, io la penso così. Spero sia piaciuta, nonostante sia solo una breve one-shot. Grazie per averla letta!

Sirene Chan

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Sirene Chan