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Autore: Luxiwan    09/03/2013    0 recensioni
Dal testo:
"Ralph sedeva zitto negli ultimi sedili sul fondo, gli occhi semichiusi ad osservare noiosamente le strade e tutte le vie che venivano percorse lentamente dal bus mentre l’attenzione registrava tutt'altro che i dettagli di ciò che gli si parava davanti (…).
Elizabeth era sempre bellissima, anche quando qualcosa la coglieva di sorpresa ed i capelli le ricadevano disordinatamente davanti agli occhi, come la frenata brusca che quasi le aveva tolto l’equilibrio, prima che riuscisse a sedersi, facendola sbilanciare in avanti. (…)
Era in momenti simili in cui Ralph covava il orribile sospetto di esserne ancora innamorato.
“Lasciami, Ralph. Lasciami, che poi tutto andrà meglio.”
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un lungo viaggio. (arial)


Un lungo viaggio.
O di come Ralph ed Elizabeth si rincontrarono. 









Ralph sedeva stanco sul sedile mezzo rotto di un autobus che collegava il centro con la parte più periferica della città. Era una linea che raramente prendeva e non perché non gli fosse utile per raggiungere l’università o la libreria presso cui lavorava- le fermate di cui si componeva gli rimanevano, anzi, piuttosto comode-; al contrario, ciò che maggiormente lo faceva desistere era l’affidabilità e la frequenza di questo, ché erano più le volte in cui le corse saltavano o venivano magicamente deviate che quelle in cui il servizio veniva svolto regolarmente.
Non sapeva, quindi, perché avesse finito per salirci quel pomeriggio, forse perché il cielo, nel suo grigiore, non prometteva nulla di buono o forse perché le gambe ed i piedi avevano iniziato a dolergli fastidiosamente tanto lo aveva debilitato il lavoro la mattina. Eppure erano bastati pochi minuti per fargli rimpiangere la scelta, perché infondo- e lo sapeva- era sempre pericoloso prendere quella linea; era come se, varcata l’entrata, si ritrovasse poi a giocare con la sorte, perché quella era la linea che lei prendeva abitualmente, quella che la portava al lavoro e la riportava a casa, quella con cui amava spostarsi con le amiche e quella in cui l’aveva vista intrattenere chiacchiere con uomini distinti, di quelli che sapevano solamente di profumo costosissimo e dopobarba.
Ralph sedeva zitto negli ultimi sedili sul fondo, gli occhi semichiusi ad osservare noiosamente le strade e tutte le vie che venivano percorse lentamente dal bus mentre l’attenzione registrava tutt’altro che i dettagli di ciò che gli si parava davanti, mentre scivolava via, ai primi sedili, quelli che restavano proprio dietro il conducente, a cui davano le spalle, quelli su cui lei si era sorretta prima, quando l’autobus era ripartito bruscamente, e accomodata poi.
Elizabeth.
Elizabeth era sempre bellissima, anche quando qualcosa la coglieva di sorpresa ed i capelli le ricadevano disordinatamente davanti agli occhi, come la frenata brusca che quasi le aveva tolto l’equilibrio, prima che riuscisse a sedersi, facendola sbilanciare in avanti. Elizabeth era bella anche quando nulla, dei suoi gesti, era calcolato- nessuna compostezza, malizia o sensualità celati in essi; ed era ancora più bella perché non immaginava in alcun modo che da lì, a pochi metri di distanza, lo sguardo di Ralph la stava scrutando, occhiate veloci e fuggevoli che ne carezzavano la figura delicata ed elegante.
Elizabeth era bella e Ralph poteva sentirsela rivoltare addosso, quella bellezza che gli aveva sempre e da sempre scosso l’animo, che glielo aveva incendiato quando ancora dell’amore e del sesso non conosceva nulla, per carezzarglielo, poi, con la tenerezza di parole dolci e timidi baci.
Ralph aveva provato a concentrarsi su altro, ci aveva provato come se distogliere la concentrazione da lei fosse l'unico modo per rimanere integro, quando resistere e non crollare diventata l'unico bisogno in sua presenza. Aveva preso in mano il cellulare iniziando a scorrere tanto la rubrica quanto l’elenco dei messaggi
, senza cercare nulla in verità, abbandonando il tentativo solo dopo un paio di minuti, poi aveva iniziato ad agitarsi sul posto come se il sedile avesse preso improvvisamente fuoco bruciandogli la pelle, e aveva addirittura provato a sbracarsi su di esso in modo assai scomposto solo per tentare di coprire, con lo schienale del sedile che gli era di fronte, quella donna così dannatamente attraente da scombussolarlo ancora.
Ancora dopo anni, come se non fosse passato affatto tanto tempo da farlo quasi rabbrividire, come se non si fossero allontanati al punto da esser difficile persino incrociarne lo sguardo, come se non si fossero mai lasciati dicendosi addio.
Era in momenti simili in cui Ralph covava il orribile sospetto di esserne ancora innamorato- perché la voglia di baciarla tornava a galla violentemente e l’istinto di stringerla e di abbracciarla iniziava a farsi furente come forte e destabilizzante era la voglia di alzarsi e raggiungerla, di mettersi in ginocchio e sorriderle, di stringerle una mano e sorriderle ancora. E dirle che l’amava. Come se non fosse passato un giorno né un’ora dall’ultima volta in cui si erano baciati, dall’ultima notte in cui avevano fatto l’amore e si erano avvinghiati così dolcemente l’uno all’altro da desiderare solamente che la notte durasse in eterno. 
E dirle che l’amava, come non aveva mai amato nessun’altra, perché di donne, in vita sua, ne aveva avute poche, e ne aveva amate ancora di meno- mai tanto quanto aveva amato lei, come aveva amato Elizabeth. Perché con lei aveva condiviso le emozioni più belle e piacevoli, di quelle che scaldano il cuore e risanano l’anima, di quelle che strappano sorrisi e pompano nel cuore gioia e buon umore. Perché era stato con Elizabeth che aveva conosciuto l’amore.
Ma poi Elizabeth se ne era andata portandosi via tutta la speranza nell’amore eterno, la fede nelle promesse bisbigliate tra le lenzuola e in tutti i giuramenti stabiliti alla luce del sole. 
Elizabeth si era sposata e Ralph non era stato lo sposo. 
Non aveva avuto il coraggio, il giorno dello sposalizio, di vederla vestita di bianco quando a baciarla, sull’altare c’era un altro uomo.
Il suo legittimo uomo. 
E Ralph sapeva quanto Elizabeth non sfigurasse al suo fianco, quanto suo marito la valorizzasse rendendola ancora più bella quando la cingeva a sé in pubblico, quando le stringeva la mano o quando le rubava di sfuggiva un bacio inaspettato, tenero ed affettuoso come aveva fatto quando li aveva incrociati al centro commerciale e lei rideva allegra e lui la guardava con quegli occhi accesi che trasudavano solo amore, e tanta serenità.


L’assurdità più grande, però, Ralph l’aveva scoperta a poco a poco, con lo scorrere dei mesi e con l’accrescersi di quello che inizialmente si era presentato solo come un lieve e trascurabile senso di disagio: Elizabeth continuava ad esser , in fondo al suo cuore, nonostante tutti gli sforzi di cancellarla, nonostante tutti i tentativi di dimenticarla o semplicemente sostituirla, ma lei non demordeva come non si arrendeva mai una volta che si fosse stabilita uno scopo da raggiungere- era così testarda, splendidamente determinata che se ne era stupito lo stesso Ralph in passato, di tutta quella forza di volontà e fermezza. 
Elizabeth era lì
, assieme al loro primo bacio- al primo bacio di lui, quando Ralph aveva sedici anni e lei appena ventisette-, con la loro prima notte d’amore, quando Ralph, ormai diciottenne, aveva trascorso la serata a casa di Elizabeth con la scusa di fermarsi a dormire a casa di un amico, con i loro baci, e le carezze, e la dolcezza. 
Ma poi Elizabeth se ne era andata.
E Ralph era sempre troppo giovane per poterla fermare, sempre troppo immaturo ed infantile. 
Quegli undici anni- o quasi una vita come sottolineava, esagerando, sempre lei- pesavano sulle spalle di entrambi, soprattutto per Elizabeth che di sembrare una sorella, accanto al proprio fidanzato, non ne aveva mai avuta intenzione. 
“Non capisci, Ralph?! Sembro tua sorella quando camminiamo insieme! Tua sorella!” 
Per qualche inspiegabile motivo, Elizabeth si era sempre molto curata- forse troppo, avrebbe realizzato poi Ralph- dell’effetto che facessero loro due insieme ad occhi esterni, e non che non fosse importante ma il modo in cui lei se ne preoccupava aveva da subito irritato Ralph, che a diciotto anni del giudizio degli altri se ne era sempre fregato. Solo che ad Elizabeth tutto quello faceva male ed il dolore non si era spento fino a quando, con un bacio leggero sulle labbra, gli aveva detto di lasciarla. 
Non glielo aveva chiesto ma, con un secondo bacio a fior di labbra, glielo aveva imposto. 
“Lasciami, Ralph. Lasciami, che poi tutto andrà meglio.”
Ma molto meglio per Ralph non era andata, perché tutte le altre non erano mai abbastanza differenti da Elizabeth o lo erano fin troppo da rimanere estranee anche se stringeva loro le mani o ne baciava le labbra e stare con queste gli spezzava il cuore, molto di più di quanto già non lo fosse.
Quale era stato il problema?
Forse l’altezza, l’intelligenza, la maturità, il sentimento, l’amore?
No.
Elizabeth non gli aveva dato il tempo di crescere. 

Alla fine, più Ralph sbirciava Elizabeth- Elizabeth che si acconciava i capelli, Elizabeth che prendeva il cellulare e chiamava il marito scusandosi del ritardo, Elizabeth che sorrideva e si specchiava sistemandosi il trucco- e più comprendeva quanto distanti fossero adesso, quanto le loro strade si fossero divise e quanto avessero preso ad abitare su mondi diversi. 
Diversi e sconosciutissimi.
Così Ralph aveva delicatamente gettato il capo all’indietro e chiuso gli occhi: era inutile continuare ad osservarla e a stupirsi di come gli anni parevano non invecchiare minimamente la sua pelle o di come gli occhi le brillassero chiacchierando al telefono; ed era inutile cercare di ricordare quante volte, anni prima, avesse anche lui preso regolarmente quella linea solo per vederla sorridere e strapparle una risata quando lo stress le appesantiva la vita ed anneriva l’umore e non necessitava, quindi, di altro che di una sorpresa e di un gesto dolce e delicato, romantico.
Ralph chiuse gli occhi ed iniziò a perdersi tra i commenti e le battute dei passeggeri, seguendo un filo immaginario tutto suo mentre si concentrava su questa o quella discussione, senza che alcuna di esse fosse ascoltata abbastanza a lungo da assumere un senso.
Infondo era quello che desiderava Ralph, che tutto di quel viaggio e di quell’incontro non avesse senso. O che lo perdesse, nel caso.
Lasciò andare un sospiro e, quando riaprì gli occhi al suono della fermata prenotata, la guardò scendere allo stesso modo in cui si guarda uno sconosciuto imboccare una strada diversa dalla propria, con freddezza. 
Con distacco. 
Come se Elizabeth, tempo indietro, non avesse rappresentato una parte fondamentale del suo mondo. 
La guardò scendere ed avviarsi velocemente a casa e non poté far altro che pensare che Elizabeth era di nuovo uscita dalla sua vita. 
Questa volta, però, definitivamente.










Note dell'autrice (o breve spazio per i ringraziamenti):
Non voglio dilungarmi troppo, ma credo che a questo punto sia importante che vengano fatti dei ringraziamenti. 
Ringraziamenti ad A., che mi ha sempre sostenuta e incoraggiata e mi rendo conto di quanto sembri una frase fatta, ma senza il suo supporto davvero non avrei mai avuto la forza di pubblicare nulla, come ho fatto per molto tempo. E quindi la dedica viene da sé. 
E ringraziamenti a Herm che ha letto e commentato questa storia prima di tutti, e mi ha dato consigli preziosi.
E ringraziamenti a chi ha letto e magari ha apprezzato anche una sola riga di questa storia.
Grazie<3

   
 
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