La notte si calò come un velo mistico su ogni cosa,avvolgendo con i suoi dolci abbracci perfino i più piccoli degli steli d'erba che esistendevano a perdita d'occhio davanti a lei, solleticandole le piante dei piedi,riempiendole il corpo di un dolce tremolio. La pelle diafana era liscia e maledettamente morbida,lattea e perfetta in ogni suo milimetro,in ogni suo dettaglio. Il corpo della creatura seguiva giuste linee,a partire da quella del collo,fine e aggraziato fino a quella dei fianchi leggeri e delicati,ma sinuosi e forti. Le gambe erano ben designate e regolari. Lunghi capelli dorati,come raggi di sole cocente le si riggettavano sulla schiena come una cascata impetuosa. Più in là,nella sommità del capo si ergevano come un vezzo della natura, due buffe orecchie di cane,piccole,ma vigili e attente,pronte a farla scattare al minimo segno di pericolo.
Le mani erano gettate lungo i fanchi accompagnate dalle braccia che le seguivano fedeli,le dita affusolate venivano abbellite maggiormente da affilati artigli.
Portava addosso,come una seconda pelle, un abito dai colori vivaci, non era altro che un semplice Kimono: virava nella parte superiore al rosso e al giallo,in una tonalità che spiccava,spezzato succevamente da una classica scollatura a "v",le si attorcigliava alla vita come le spire di un serpente e finiva elegamente fin sopra le caviglie.

Una forte ventata si alzò trasportando con sé odori mescolati tra loro,formando varie fragranze che si mise ad analizzare con fare esperto,scartando quelle di cui non avvertiva sopraggiungere traccie di sangue e morte. Il suo sguardo era assorto e i lineamenti estramamente irrigiditi. Le sopracciglie storcevano il viso in un'espressione illegibile. La bocca carnosa e rosea si lasciava scappare ragionamenti muti,che solo lei era capace di udire e comprendere.
I nervi iniziavano a surriscaldarsi e la pazienza cominciava a venire meno.
Niente. Niente adore acre di sangue e disperazione che sappia di lui. Si è come sperduto nel nulla,scomparso definitivamente. Mosse i piedi in una direzione a caso,lasciando che l'elegante corpo la guidasse verso un meta a lei imprecisa.
-Quando ti senti sola e dispersa,lasciati andare alle manovre del tuo essere,saresti in grado di trovare la strada anche in questo modo e tu lo sai.- la voce del padre le risuovana nelle orecchie come se fosse lì, accanto alla fanciulla,pronto a sostenerla in qualsiasi momento,pronto ad intercettarla e recuperarla in caso di una caduta pericolosa.

Sospirò pesantemente,mentre sentiva gli occhi inumidirsi per le lacrime incombenti. Strinse i pugni e dirignò i denti,scoprendo minute zanne pungenti come il peggior pungiglione. Si impose di non lasciarsi andare al vortice del pianto. Sapeva che era inutile.
Alzò lo sguardo e osservò meglio le fronte degli alberi che accartocciavano tra di loro,in un abbraccio che non aveva apparentemente significato,ma che le riscaldò il cuore,lasciandola scoperta. Le sembrò perfino che quei rami,a ben vedere,si allungassero verso di lei,per confortarla,darle coraggio,mandare avanti quel che era rimasto. La sua fiamma avvampò,vivida,magnifica e fiera: la determinazione.
Non si sarebbe persa d'animo,non lo faceva sopratutto per se stessa,ma per il domani,per assicurarsi che avrebbe sempre potuto contare su se stessa.
Piccole goccie d'aria,se ne accorse solo adesso,erano imperneate di miasma. Il veleno,il suo veleno. La tossina di quell'odiato.
Promise che la loro resa dei conti non era finita..anzi,era appena cominciata.
E questo..Kayko,lo sapeva.