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Autore: Saya_Zhao    25/09/2007    3 recensioni
cosa accadrebbe al figlio di un drago dorato e di un demone?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Tutti i personaggi della storia sono maggiorenni, i fatti o i personaggi descritti non sono esistiti o sono inesistenti”

 

 

 

*°*°*° SLAYERS NEXT GENERATION *°*°*°

 

*°*°*° CAPITOLO PRIMO *°*°*°

 

*°*°*° Lettera Per la Tempesta °*°*°

 

 

 

… *anf* … *anf* … *cought* … *anf* …

La ragazza correva. I lunghi capelli biondi le sfioravano il bel viso, pieno di sudore e stravolto dalla paura. Paura, certo, ma anche una sicurezza e concentrazione che non erano in molte persone. Fuggiva da qualcuno di estremamente potente, che poteva distruggere la vita in un solo attimo. Ma quale vita era importante? Certo, la sua, ma soprattutto quella del piccolo fagotto urlante che stringeva fra le braccia … non doveva cadere nelle mani del mazoku, o sarebbe stata la fine. La morte della sua adorata bambina.

- Fermati, drago dorato! - gridò divertita il demone. Scagliò un incantesimo sfiorando volutamente il drago, solo per innervosirlo. Ma lei continuò a correre, stringendo i denti. Ormai non ce la faceva quasi più …

La ragazza-drago svoltò di scatto, sorprendendo il demone dietro di lei. Ma il vantaggio durò poco: la parete rocciosa del monte frenò la corsa. provò alcuni potenti incantesimi, ma nulla scalfiva la pietra. Era fatta d’Orialchon!

- Finalmente sei in trappola. - esclamò la demone ridendo. Aveva lunghi capelli blu scuro e profondi occhi azzurri come il mare.

 - Dolphin deep sea. The Sea King. Quale onore. I mazoku non avevano niente di meglio?- esclamò la ragazza drago. La regina del mare sorrise e castò un incantesimo per rispondere all’insulto. Ma non colpì la ragazza.

- Philia Ul Copt. Sacerdotessa del dio drago di fuoco. Quel mazoku non aveva una scelta migliore? - La ragazza sorrise stancamente senza alcun commento. Quanti avevano già detto la stessa frase?

- Dammela. -

- Mai. -

- Allora temo non ci sia altra scelta. - disse Dolphin. - DOLPH SLASH! --

Philia impallidì, ma riuscì ad evitare tutte le micidiali sfere nere. - FLAME BREATH! -

Dolphin fu centrata in pieno. Per lungo tempo la sua figura venne immersa dalla luce, ma alla fine la mazoku ne uscì integra, anche se parecchio stanca. - DARK CLAW! - gridò il demone superiore.

- CHAOTIC DISINTEGRATE! - I due incantesimi si scontrarono annullandosi a vicenda. Philia era senza energie; era il terzo combattimento che affrontava e il più difficile. In più un lembo dell‘incantesimo della demone le aveva ferito la gamba.

- Questa gioco è durato fin troppo. Vai! - esclamò Dolphin lanciando un incantesimo. Un lungo filo nero avvolse Philia, che non fece in tempo a spostarsi. L’incantesimo strinse il corpo della ragazza fino al limite; il drago dorato non riusciva quasi più a respirare. Ma non lasciò cadere nemmeno in quel momento il fagotto che teneva in mano.

- Dammela! - gridò Dolphin.

Philia la guardò con disprezzo. Poi disse, boccheggiando: - M…mai!-

Dolphin scosse la testa. Un demone superiore non avrebbe mai capito un drago dorato, soprattutto se nel mezzo c’era un sentimento tanto opposto all’odio. - BLACK VISFRANK!- mormorò. La mano della regina del mare venne avvolta da un alone nero. - Salutami i tuoi amici draghi. - esclamò, trafiggendo il petto di Philia con la mano. La ragazza spalancò gli occhi per lo stupore; sputò sangue e si accasciò a terra stringendo la ferita che sanguinava copiosamente. Il suo sangue ricoprì tutto il terreno vicino a loro, ma non toccò il tesoro che la ragazza drago aveva difeso con la vita.

Il demone superiore sorrise guardando gli occhi del drago spegnersi. Per lei la morte di un avversario era come un dolce irrinunciabile. Ora restava soltanto il Traditore e il sudicio bambino del drago dorato.

Prese in mano il bambino, avvolto nelle fasce. Castò l’incantesimo necessario, ma all’ultimo si fermò. Il sacrificio di un bambino era una fonte di energia incredibile; solo, bisognava fissarlo negli occhi. Srotolò le fasce leccandosi le labbra. - Ma cosa … - esclamò infuriata. Il bambino non c’era! Era solo una stupida pietra che quello sciocco drago aveva stregato!

- Proteggila quanto vuoi, Traditore! Non la salverai dall’ira dei Demoni Superiori! - gridò in preda alla rabbia. Diede un calcio alla pietra e si teletrasportò in un altro luogo.

 

- AAAAAAAH! -

- Arashi*! Cosa succede? - Il padre della ragazza spalancò di colpo la porta, entrando nella stanza della figlia.

- Ho fatto un sogno, Xel. Un sogno orrendo … - sussurrò Arashi tremando. Il padre la abbracciò teneramente.

- E’ solo un sogno. Cosa hai sognato? -

- Ho sognato una ragazza … cercava di salvare qualcosa, ma non c’è riuscita, perché la donna che la inseguiva l’ha uccisa … si chiamava … si chiamava … Xel, non lo ricordo! Ma aveva dei capelli biondi bellissimi! -

Il padre s’irrigidì e una lacrima gli solcò il volto. Ma si ricompose e esclamò, cercando di rassicurare la ragazza: - E’ stato solo un sogno … solo un sogno … ora torna a dormire-.

- Ma ho paura. Quando l’ha uccisa è stato … spaventoso … come se stesse uccidendo qualcuno che mi sta a cuore! Come se stesse uccidendo te! -

- Dormi, piccola … - mormorò Xellos. Mormorò un dolce incantesimo e piano piano Arashi si riaddormentò. Chiuse lentamente la porta della stanza per non fare rumore. Osservò per un attimo ancora il bel viso della figlia. Era così innocente … lontano da tutti i problemi demoniaci. Sospirò, cercando i cancellare l’immagine di Philia dalla mente. Era sicuro che fosse lei; non era la prima volta che Arashi sognava quell’attimo. Ma lui l’aveva sempre cancellato dalla memoria della ragazza … per lei era meglio così. Non poteva sopportare lo stesso dolore che Xellos si trascinava dentro da anni. Quel dolore che lo colpiva tutte le volte che pensava a Philia, il suo amore. Quando pensava ai suoi amici che lo avevano chiamato traditore solo perché aveva imparato ad amare. Quando ricordava il sorriso del suo drago dorato … e di quanto era stato impotente quando Dolphin l’aveva attaccata. Il dolore per la perdita di tutto ciò che amava … ma almeno Arashi era lì. Figlia di Philia, figlia sua. Figlia di demone e di drago dorato. Arashi … cioè “Tempesta”; quale altro nome per una bambina nata a causa del più grande guaio nato tra luce e oscurità?

Xel strinse con dolore il diadema che portava al collo, legato ad una corda dorata come un ciondolo. L’ultimo dono di una madre per la figlia che aveva abbandonato.

 

Il mattino dopo, Arashi non ricordava nulla.

Si stropicciò gli occhi e sbadigliò. Odiava andare a scuola, era così noioso. Tutto prevedibile e sicuro. Si vestì e osservò la propria immagine riflessa nello specchio con curiosità, proprio come ogni mattina. Era bella, Arashi, quasi quanto la madre. Portava i capelli biondi corti in un taglio sofisticato, che le incorniciava il viso affilato, dalla pelle morbida e chiara. Non era molto alta, ma era sottile e aggraziata. I tanti anni di scherma l’avevano modellata alla perfezione. Ma pochi sapevano quanta fatica c’era voluta! Pochi anni fa era rotonda come una palla da calcio.

Come vestirsi? Un altro dilemma. Il padre le regalava sempre vestiti strani e inusuali per l’epoca: lunghi mantelli caldi, pantaloni morbidi e larghi o vestiti ampi e decorati. Li teneva chiusi nell’armadio, per non offendere Xel, ma non li metteva mai. Non si sentiva a suo agio con quei vestiti … non le appartenevano. Non ancora. Infilò i pantaloni a pinocchietto, i suoi preferiti. Erano sgualciti e strappati nei punti giusti, senza risultare eccessivi. La cintura bianca la metteva sempre, in qualsiasi occasione. Scelse la maglietta che più le stava a cuore, quella comprata in un viaggio con papà a S.Francisco. Poi le sue immancabili All Stars, colorate e meravigliose, comprate a Los Angeles l’anno prima. E il cappello nero morbido da pittore, che aveva decorato con bottoni colorati. Non sapeva perché, ma oggi indossava solo cose che per lei avevano un significato speciale.

Si avvicinò allo specchio e mise il suo filo di matita abituale. I suoi occhi le piacevano da morire … erano viola; non il leggero violetto che colora qualche volta gli occhi azzurri, ma un viola intenso, come l’ametista.

- Arashi! -

- Arrivo! -

Che palle la scuola. L’aveva già detto?

 

- Ehi, Arashi! Come va oggi? -

- Bene grazie. - mormorò lei. Il saluto di Joji era un rituale. Ad Arashi non importava di Joji e a Joji non importava di lei. Ma perché rinunciare a un saluto fatto con gentilezza?

Salutò Fay e Karen e andò a sedersi al suo posto vicino alla finestra proprio mentre entrava il professore di matematica. Aveva un faccia stravolta, di una persona che non aveva dormito e per questo era molto irritabile. Arashi sospirò annoiata e si alzò in piedi per il saluto. Poi si ributtò sulla sedia, lasciando trasparire tutta la sua noia.

<< Ul Copt … alla lavagna. - ringhiò il professore.

Arashi sospirò e si alzò di nuovo. Eseguì l’equazione di terzo grado con facilità. Il viso del professore si contorse nell’incredulità più totale, per trasformarsi poi in irritazione. Le diede un’altra equazione, più difficile, ma lei risolse anche quella. Aveva ereditato la memoria e la capacità d’adattamento di suo padre; qualsiasi cosa il professore avesse chiesto, lei lo avrebbe fatto. Con molta probabilità.

 

Xellos entrò nel suo ufficio. Quella piccola stanzetta era veramente troppo stretta per lui, che non si sentiva a suo agio nemmeno nell’appartamento dove abitava. Un bilocale a due posti … tsé … era abituato a ben altro … un castello sulla Wolf Pack Island era decisamente meglio. Sospirò, sedendosi alla sua scrivania e accendendo il portatile. Non doveva pensare al master, ne all’universo parallelo dove era cresciuto. O i rimpianti sarebbero riaffiorati.

- Ma porca … - imprecò, quando il computer si bloccò per l’ennesima volta. Gli diede un colpo deciso,sperando che ripartisse. Niente da fare. Era decisamente tentato a distruggere quell’apparecchio infernale. Un bel dragon slave, e tutto finiva lì. Ma doveva controllarsi.

Diamine, Xel … non sei Lina! Tu sei calmo, intelligente e misterioso …

Riprovò la password. Niente. Il codice binario? Nemmeno. Aveva impiegato mesi per imparare tutti quei codici strapieni di numeri, ma alla fine a cosa era servito? Il computer si bloccava lo stesso. Xellos sospettava che la macchinetta percepisse la sua aura demoniaca e si bloccasse apposta tutte le volte.

- Evvvaii! - esultò, quando il computer ripartì, finalmente. Aveva usato un pizzico di magia, d’accordo, ma il fine giustificava i mezzi. ^^

 

Dopo il professore di matematica arrivò quello di storia, decisamente più allegro. E poi, quella d’italiano, che trascinava Ogni parola come se pesasse 9 quintali. Alloooooraaaa raaagaaaazziiii coommmmeee vaaaa? Ogggi veeerrriiiiificaaaa!

Ma si credeva divertente? Ci faceva o ci era?

L’ora di ricreazione arrivò come un’ancora di salvezza. Due ore d’italiano, cristo santo! Due! Qualsiasi comune mortale sarebbe deceduto in quattro secondi e mezzo.

- Arashi-chaan!- una voce stridula, insistente. Ma non detestabile. Chi altri poteva essere?

- Ciao, Misato-chan. - rispose Arashi, finalmente contenta di vedere una faccia amica. In contrasto con la voce acuta, il modo di vestire e la personalità di Misato Ono erano incredibili: i capelli con una ciocca colorata, gli abiti sgargianti e vistosi con la classe tipica di Misato.

- Come vaaa? ^.^ -

- Perché questo tono? -

- Indovina chi è venuta a trovarmi oggi? -

- Non lo so … -

- Indovina chi rimarrà a casa mia per tutta la settimana? -

- Chi? >>

- Sakura-san! -

- S … Sakura? - Oddio, Arashi se la ricordava. Non era antipatica, e nemmeno noiosa. Era semplicemente irritante. Ma Misato l’adorava … come poteva odiare sua cugina?

- SiSì … e indovina chi è venuto con lei? -

- N … non sa … saprei …- balbettò Arashi. Sapeva bene chi poteva essere l‘unico che avrebbe accettato di accompagnare quella peste, ma il solo pensarci la faceva arrossire.

- Viene anche Shinichi-kuun! -

L’aveva detto. Shin era qui!!

 

- E finisca prima delle tre! >> gridò la capoufficio, una donna O D I O S A.

Xell grugnì un sì in risposta, lanciando una smorfia in direzione della donna non appena lei lasciò l’ufficio. Il ticchettio dei tasti iniziò senza interrompersi mai. I calcoli erano davvero difficili e noiosi, ma doveva farli. O sarebbe stata la fine dell’azienda. Xel ripensò all’odioso capo e si augurò con tutto il cuore che almeno lei affondasse. Le maledizioni dei demoni sono dure a morire.

 

- Ma non possiamo uscire prima delle tre da scuola! - esclamò contrariata Arashi.

- Non possiamo? - ripeté Misato con gli occhi che le brillavano.

- No, Misato. Non possiamo marinare la scuola! -

(volevo usare bruciare ma m sembrava trpp bresciano XD Nd Aut)

- Sempre attenta ai dettagli? Ma lo vuoi vedere Shinichi si o no? -

- Sì, ma… resta una settimana, no?-

- No. Lui parte stasera. >>

- Coooosaaa? O.O -

- SiSì.-

- Allora andiamo ^.^ -

 

- Signor Ul Copt. - gridò il capo. Uffaaaa… pensò Xel. Che cosa vuole ancora?

- Si sieda. - Xel obbedì, riluttante. Era pur sempre un demone! Stare agli ordini di un semplice essere umano non era tra le sue prerogative migliori.

- Come va il lavoro? -

- Bene. -

- Ottimo. Volevo solo dirle che se lo finirà entro le tre, la autorizzo ad uscire prima dall’ufficio. Buona giornata. >> disse alzandosi e uscendo. Xel la seguì con lo sguardo, visibilmente sorpreso. Dopotutto non si meritava la maledizione di un demone.

 

- Shiiiin-kuuuun! - gridò Misato, entrando in casa. Arashi era subito dietro di lei, rossa fino ai capelli e con il respiro irregolare e nervoso. Si tolse le scarpe entrò in casa dell’amica mormorando un cortese permesso alla madre di Misato. La donna sorrise e indicò la stanza di sopra, scandendo le parole SHIN E’ SU. Arashi diventò ancora più rossa, ma salì le scale cercando di evitare lo sguardo divertito della signora.

- ARASHI-SAN! >> Gridò Sakura, correndo ad abbracciarla.

- Ouch… ciao Sakura-Chan… come stai? -

- Bene, grazie, Sempai. -

- Da quando sono Sempai? O.O -

- Da quando ho scoperto che meravigliosa persona sei.- rispose facendole l’occhiolino.

- M… Misato-chan!!! - esclamò Arashi arrossendo ancora.

- Io non ho detto proprio nulla! -

Arashi non le ascoltò più. Sul letto di Misato era disteso Shin. Stava leggendo un libro, apparentemente senza dare ascolto alle chiacchiere delle ragazze. Il corpo alto e magro avvolto nell’uniforme scolastica nera spiccava sulle lenzuola biache. I lunghi capelli neri era sparpagliati sul cuscino, incorniciando il bel viso del ragazzo. Arashi sentì il respiro mancargli quando lo vide.

- Arashi-chan! - esclamò, poggiando il libro. Gli occhi verdi come l’erba del ragazzo si spostarono su Arashi, osservandola da capo a piedi. Sbagliava, o le era sembrato sorpreso di vederla?

- Mi sei mancata, Arashi-chan - disse, abbracciandola. Quando le mani del ragazzo l’avvolsero il viso di Arashi divenne rosso come un pomodoro. Ma rispose all’abbraccio.

- Anche tu, Shin-san. -

- Ancora con questo san? Ti ho detto tante volte di chiamarmi Shin-kun! Mi fa sentire meno vecchio.-

- Ma hai solo due anni in più di me! -

- Lo so, ma per molti sono troppi. - sussurrò guardandola a fondo. Arashi arrossì ancora di più. Sarebbe svenuta, lo sentiva.

- Lo sai che sei molto carina, oggi? - si complimentò Shin, accarezzandola una guancia. (passiamo oltre alla reazione di Arashi nd Aut XD)

- OOOH! Shinichi! Oggi sei molto diretto, vedo. - disse la signora Ono entrando nella stanza. -Volete qualcosa da bere? Vi porto un te’? -

- si grazie mammina adorata! - gridò Misato.

- Con te faccio i conti dopo. - esclamò la signora sorridendo.

- Perché?? O.O -

- Hai saltato scuola, No? ^^ -

- Mammaaaaa! Era per una buona causa >.< -

- Sarà… Vieni giù ad aiutarmi. Anche tu, Sakura. -

 

Finalmente ho finito! Esultò Xel. Prese la sua roba e si avviò sulla strada di casa. Erano le due e mezza. La giornata si prospettava magnifica, ma Xel sentiva un nodo d’angoscia che gli stringeva la gola. Il suo istinto di demone gli diceva che di lì a poco sarebbe successo qualcosa. Ma cosa?

 

 

- Arashi! Stai tremando! - mormorò Sin a bassa voce. -Hai freddo? -

- No, sto bene… sono solo …-

- Nervosa? -

- Come lo sai? - chiese lei.

- Tutte le volte che mi vedi ti comporti così. Prima pensavo che fossi timida, ma ormai ci conosciamo da molto tempo e non so più cosa pensare … ti senti a disagio con me? -

(che stupidotto questo XDXD nd Aut)

- No… è che … - mormorò Arashi, arrossendo ancora. Che dire?

Shin sorrise e si avvicinò ancora di più. Ormai i visi dei due ragazzi era alla distanza di un respiro. Arashi aveva paura, ma non osava ritrarsi. Non voleva offendere Shin… e poi era così bello stare accanto a lui … vedere quelle pozze di smeraldo così vicine la rendeva più calma. Espirò, accorgendosi di aver trattenuto il respiro per tutto quel tempo. Shin sorrise, abbracciandola stretta.

- Ecco, così. Rilassata…-

- Shin, io … -

- Shh… - sussurrò lui, cullandola. Il profumo del ragazzo inebriò Arashi. Sapeva di fresco… era davvero buono. Non lo avrebbe mai scordato. Appoggiò la testa contro il petto del ragazzo. Il cuore di lui batteva forte, instancabile, quasi correndo come le pulsazioni che scuotevano quello di Arashi. La ragazza si sorprese e alzò il viso, incontrando quello di Shin. Era così bello … gli occhi erano magnetici e non riusciva più a staccare lo sguardo. I capelli neri che accarezzavano il viso di Shin erano bellissimi … quanta invidia … avrebbe voluto essere parte di loro per toccare sempre il viso del ragazzo …

Erano vicinissimi; Shin alzò la testa di Arashi lentamente, avvicinandola ancora di più. I nani si sfiorarono con un movimento dolce e tenero. Shinichi appoggiò le labbra sul quelle di Arashi, aspettando. La ragazza era nervosa e il cuore le batteva a mille. Ma, quando sentì le labbra di lui posarsi, si rilassò e ogni pensiero scomparve. Piano dischiuse le labbra, lasciando che la lingua di lui entrasse nella sua bocca …

 

ARASHI!

 

- AH! - Gridò Arashi, tappandosi le orecchie per il male.

- Ho fatto… qualcosa di male? - chiese Shin preoccupato.

- No… - mormorò lei in preda al male e all’angoscia di aver rovinato il più bel momento della sua vita. -No, tu … non …-

 

Arashi!!

Fuoco. Fuoco, ovunque. Una chioma viola che giaceva a terra, confondendosi con le fiamme. Due occhi ametista che la guardavano preoccupati ed imploranti e uno strano bastone magico disteso poco più in là, la sagoma di una donna bellissima, dai capelli corti, che sollevava prepotentemente il corpo di Xel ...

 

- Scusami, Shin-kun, scusa! Devo andare! >> disse Arashi afferrandole sue cose e precipitandosi fuori.

- Ma Arashi! -

- Scusa! Mio papà … incendio … sta male …>> ma ormai era già fuori dalla porta, correndo verso la sua casa.

 

- Papà!! - girdò tra le lacrime quando vide il piccolo appartamento avvolto dalle fiamme. -Papà!- Si buttò, cercando di entrare, ma due mani forti la fermarono.

- Signorina, ma che fa? E’ pericoloso! - le urlò il poliziotto.

- C’è mio padre lì dentro! -

- Non puoi fare più niente. Se c’è qualcuno dentro è già morto, mi dispiace.-

- NO! - Gridò. E un attimo dopo, scomparve.

 

Ma cosa è successo? Un attimo prima il poliziotto la teneva saldamente, impedendole di compiere qualcosa di avventato. Un attimo dopo era lì … tra le fiamme.

- Papà! - gridò. Le fiamme erano altissime, ma non sembravano naturali. Sembravano alimentate da qualcosa … o da qualcuno. Sentì qualcosa scricchiolare sopra di lei. Alzò la testa, appena in tempo: una grande asse stava crollando. Arashi si accucciò a terra, spaventata, ma qualcosa frenò la caduta del legno. Alzò ancora lo sguardo, intimorita. Una strana donna stava tenendo sollevata l’asse senza che il fuoco la scottasse. E il sorriso di lei era spaventoso … e inquietante.

- Tu sei la Tempesta? - chiese ridendo.

Arashi spalancò gli occhi per lo stupore. Pochi sapevano il significato del suo nome …

- Sono io. -

Il sorriso della donna si allargò ancora di più. Lanciò l’asse e mormorò qualcosa, facendo apparire una barriera scura che le protesse dalle alte fiamme. - Io sono la Grande Bestia. -

Arashi la guardò terrorizzata. Lo sguardo divertito della donna le metteva paura e sentiva che intorno a lei aleggiava uno strano e fortissimo potere. Chi era?

- Arashi! - gridò Xellos, entrando di colpo nella barriera scura.

- Oooh, ora riesci ad entrare nella barriera del tuo master, Xel? -

Xel non la sentì. Lo sforzo gli era costato caro. Tossiva e sputava sangue, ma si era rialzato comunque sulle gambe tremanti per proteggere la figlia. Alzò il bastone e attivò un potente incantesimo di difesa.

- Non la toccherai! - ringhiò rabbioso - non le farai del male! -

La donna ridacchiò. - Vuoi sfidarmi, Xel? Vuoi sfidare il tuo master? -

-Se è per proteggere Arashi, ucciderò anche te, Zelas. - Zelas sorrise e scosse la testa. Schioccò le dita e una palla di fuoco gigantesca le comparve fra le mani. Xel impallidì ma respinse l’attacco con il bastone. Ma Zelas attaccò ancora, senza lasciargli tregua. Un incantesimo oscuro trapassò la fragile barriera del demone, dirigendosi verso Arashi. Ma Xel la protesse con il suo corpo, accusando il colpo in pieno e volando tre metri più in là.

- Papà!- esclamò correndo accanto a lui.

- Così non va, Xel. - ridacchiò la donna -se proteggi lei non salverai te stesso. Eri il demone più meravigliosamente individualista, come ti sei ridotto? Tutta colpa dell’Amore? - disse quasi sputando sull’ultima parola.

Xel tossì - S … sai, Ma … master … Mi fai … p … pena …-

- Uh? Ti faccio pena? -

- Sì, per … perché tu … tu non sai co … cosa è l’amore … -

Zelas creò un’altra palla di fuoco, lanciandola contro il demone che non la evitò. I suoi vestiti e la sua pelle erano coperti di bruciature, il viso e le ferite del corpo grondavano di sangue. Ma gli occhi violetti del demone era più vivi che mai, ed erano tornati ad avvolgere Arashi con una barriera protettiva. Zelas scagliò un altro incantesimo ma la barriera di Xel difese i due e restituì colpo al mittente, cogliendola di sorpresa.

- Arashi … -

- Papà! Non parlare! Starai peggio … vedrai che andrà tutto bene … vivrai - gridò lei fra le lacrime.

Xel scosse la testa sorridendo. - Non andrà bene. Ormai sono allo stremo … -

- Papà! -

- Arashi! Ascolta. Non abbiamo tempo. - disse, tappandogli la bocca. - Questo mondo non è più sicuro. Non lo sarà nessun altro e tanto meno quello in cui stai per tornare. Ma è casa tua … solo lì potrai scegliere la tua strada e continuare a vivere … solo lì potrai decidere il tuo destino … -

- Ma cosa stai dicendo, papà? -

- Prendi … prendi questa lettera. Quando arriverai a Saillune, chiedi di Lina Inverse. Lei dovrebbe abitare ancora lì. Aprila solo quando sarai a casa sua! Solo allora sarai al sicuro, per un po’. -

- Chi è questa Lina Inverse? -

- Prendi il mio bastone e questo diadema. -

- Papà! Non ti voglio lasciare! - gridò lei.

Xle sorrise e le accarezzò il viso, togliendole le lacrime. - Devi vivere, Arashi. Anche tua madre lo vorrebbe. Non lasciare che il nostro sacrificio sia vano … -

- Papà! -

Xel socchiuse gli occhi, trattenendo una smorfia di dolore. Con la mano destra manteneva attiva la barriera che li proteggeva da Zelas, mentre con la sinistra castava un incantesimo particolarmente potente. Sotto i piedi di Arashi si formò un’eclissi luminosa; la ragazza sentì i piedi sprofondare nel varco creato dal padre. Si sentiva confusa e stanca, con gli occhi doloranti per il pianto. Afferrò il bastone del padre mentre sentiva una strattonata alle caviglie che la trascinò ancora più giù. Era immersa con tutto il corpo. Guardò il padre un’ultima volta, così concentrato nel creare l’incantesimo che avrebbe salvato almeno lei.  - Papà! - gridò, tendendo la mano verso di lui. Ma ormai l’incantesimo era stato completato e Arashi cadde nel vuoto.

 

- Uffa, Xellos … mi hai tolto tutto il divertimento trasportandola nel nostro universo. Adesso Dynast si arrabbierà. -

Xellos sorrise. Perfino muovere le labbra gli procurò un dolore lancinante. Le forze lo avevano completamente abbandonato e ora lui giaceva a terra inerme, grondante di sangue. Zelas lo guardò con pietà.

- Grazie … - sussurrò Xel con le ultime energie.

- Per cosa? - esclamò sorpresa Zelas.

- Perché tu non mi chiami “Traditore” … - e spirò.

 

Era caduta in quel vortice strano, che sembrava non avere fine. L’aveva circondata una sorta di dimensione azzurrognola che assorbiva ogni suono, perfino il grido incessante che usciva dalla sua gola spaventata. Alla fine, quando sentì il respiro mancare e i polmoni chiedere aria, su di lei era comparso il cielo, arrossato dal sole che tramontava. Si era sentita avvolta dall’aria fresca come non mai … e in quell’attimo era stata felice … ma le lacrime le avevano ribagnato il viso, e lei era tornata nello stato d’incoscienza e dolore in cui vegetava prima.

Stava trapassando le nuvole più basse. L’atterraggio era imminente … ma Arashi non faceva nulla per salvarsi, ne per arrestare la caduta. I suoi occhi erano spenti, diretti in un luogo per lei ormai irraggiungibile. Quando fu in prossimità della terra, il bastone di Xel si attivò automaticamente per difendere la vita del nuovo padrone. Creò una barriera magica che attutì l’impatto. Si formò una voragine gigantesca e un rumore assordante spaventò gli animali e gli uomini che vivevano in quei luoghi.

Arashi era sdraiata a terra. Non aveva la forza di alzarsi. Stringeva il bastone con tutte le forze che aveva; era l’unico oggetto che le rimaneva di suo padre. Le sue ultime parole erano state per lei il colpo di grazia. Devi vivere, Arashi. Anche tua madre lo vorrebbe. Non lasciare che il nostro sacrificio sia vano…

Ma lei non ce la faceva, non ancora. Il dolore e l’odio che provava verso se stessa non si erano ancora placati. Si odiava di non essere stata abbastanza forte da salvare suo padre; si odiava perché era fuggita lasciandolo al suo destino. Si odiava perché era stata la causa della morte dei suoi genitori.

Così restò lì, sdraiata a terra, fra la polvere, senza muovere un dito. Stringeva stretto a sé il bastone e il medaglione che Xel gli aveva donato in punto di morte. Respirava piano, silenziosamente. Sembrava che fosse morta. I suoi occhi erano spenti, privi di qualsiasi emozione se non profondo dolore. Grandi lacrime gli rigavano il volto, bagnandole il colle, inzuppandogli la maglietta. Il sole era offuscato dalla coltre umida che velava i suoi occhi e ogni rumore era ovattato. Non sentiva più nemmeno il vento freddo della sera che le soffiava implacabile sulla pelle, facendola rabbrividire di freddo. Era come un vegetale, viveva ma non sembrava nemmeno in grado di respirare. E, quando un ombra passò su di lei, osservandola curiosa, non si mosse. Non reagì nemmeno quando l’ombra la prese in braccio, trascinandola lontano da quel posto, portandola nella sua dimora.

 

- Mamma, dici che è viva? -      

-Vuoi stare un po’ zitta, Yuzuriha**? Si sta svegliando. -

Arashi aprì gli occhi. Era su un letto morbido, forse troppo, imbottito di paglia e piume d’oca. Sopra di e li vedeva indistinte le sagome di tre teste … tutte e tre chinate su di lei con aria preoccupata. Si stropicciò gli occhi, chiedendosi quanto tempo aveva dormito. Osservò i tre strani personaggi; le due donne avevano la stessa indomabile chioma rosso-fuoco, ma nello sguardo di una c’era una potenza e una decisione … anche strafottenza, se vogliamo dire … pari a nessun altro. La guardava con sguardo attento e preoccupato. L’uomo biondo invece sembrava non capire una parola di ciò che stava succedendo.

- Come stai, piccola? - chiese la rossa con una dolcezza che Arashi non si sarebbe mai immaginata.

- Io… io … bene … - balbettò. - Dove sono? -

- Sei a casa nostra, che domande. - intervenne il biondo, credendo di aver detto chissà cosa.

- Sta’ un po’ zitto, tu! - gridò la rossa mentre una vena gli pulsava impaziente sulla fronte.

Improvvisamente Arashi si ricordò di suo padre, della promessa, della lettera, di tutto. Anche della lotta nella sua casa e del viaggio “dimensionale”. Sentì ancora una volta le lacrime e gridò, con voce roca:

- Vi prego, devo trovare immediatamente Lina Inverse! -

La rossa tornò a fissarla con aria truce. - Cosa vuoi dalla grande maga Lina Inverse? - chiese.

- Io … io non lo so … mio papà mi ha detto di trovarla una volta tornata nel suo mondo … mi disse di trovare Saillune, dove viveva Lina Inverse e … di chiedere la sua protezione … - Arashi non riuscì più a controllare i singhiozzi e tacé.

- Chi è tuo padre? - volle sapere la rossa, questa volta con più gentilezza.

- Si … si chiama Xellos. Xellos Ul Copt. -

La rossa rimase impietrita, sentendo quel nome. Si strinse il cuore, come se si fosse fermato improvvisamente. Guardò la ragazza con occhi velati dalle lacrime e pieni di dolore. - Xel … - mormorò.

- Chi è Xellos Ul Copt? - chiese il biondo.

- MA ALLORA SEI FESSO PER DAVVERO! - gridò furibonda la rossa, mollando un pugno incredibile sotto il mento del povero uomo.

 

Arashi guardò Lina mentre serviva il te’. Scoprire che la maga che doveva trovare era lei, l’aveva messa un po’ in soggezione. Sembrava innocua, ma quando voleva era scatenata. Si arrabbiava spesso, soprattutto con Gourry, il marito, che pareva cascare sempre dalle nuvole. In qualche modo quei due si completavano a vicenda. Quando le aveva rivelato la sua identità, Arashi l’aveva fissata per mezz’ora. Era piccola, bassa e dal seno piatto (come osiiii!! NdLina). L’avanzare dell’età si notava solo da qualche ruga sulle tempie e attorno agli occhi, ma per il resto sembrava giovane come non mai. I capelli rossi erano come un faro in mezzo all’oceano, con qualche accenno argentato, mentre gli occhi castani brillavano di vita. Sul volto aveva sempre stampato un sorriso perfido e intelligente, eppure, in qualche modo, Arashi sentiva di potersi fidare di lei. Percepiva attorno alla maga una potenza incredibile mista a un temperamento combattivo. Ma sincero …

- Sei sicura di volerla leggere in mia presenza? - chiese Lina, indicando la lettera.

- S … sì. - disse Arashi -Non credo d poter comprendere tutto ciò che è scritto qua dentro … ho bisogno di aiuto. Voglio leggerla tutta, anche se può farmi molto male. >>

Lina annuì. -Avevo intuito che eri speciale, quando Yuzuriha ti ha portata a casa dicendo che eri caduta dal cielo. LON, all’inizio pensavo che stesse diventando scema come suo padre, visto che è una spadaccina abile quanto lui. Ma quando ho visto i tuoi occhi viola mi hai ricordato qualcuno … -

-Conoscevi bene mio padre? -

- Beh, non posso dire di conoscerlo a fondo. Non eravamo nemmeno amici. Abbiamo condiviso molte avventure spericolate … lui era così ambiguo e misterioso. Credo che sia cambiato veramente solo quando ha sposato Philia. -

- Perché dici questo? -

-Leggi la lettera … Non posso spiegarti se non sai i principi. Sarebbe più difficile che dirlo a Gourry. -..- -

Arashi annuì e strappò la busta. La lettera era lunga e piene di parole. Arashi toccò la carta ingiallitala tempo, ricordando ancora il volto del padre. Ma sta volta si impose di non piangere e lesse ad alta voce:

 

Bambina,

Se stai leggendo questa lettera vuol dire che io sono morto.

Ti voglio bene, piccola. La decisione che ho preso è sofferta, ma non piangere per me.

L’ho fatto per proteggere ciò che avevo di più caro.

La dimensione dove sei cresciuta non è la nostra terra, piccola.

Lo sentivi, vero? Non ti sentivi diversa da tutti coloro che ti stavano attorno?

Non sentivi un dolore amaro in fondo al cuore?

Sai cos’era? Era la nostalgia. La nostalgia della tua terra.

Sapevo che un giorno saresti dovuta tornare. Eppure ho cercato di trascinarti via lo stesso,

Sacrificando me stesso e colei che amavo più della mia vita.

Perdonami, Arashi. Perdonami. La colpa è solo mia.

Il mondo dove ti trovi adesso è basato su leggi millenarie,

Su poteri incredibili e su magie che non puoi immaginare.

Quello è l’universo del dio demone Shabranidgo e del dio drago Cephied.

Quello è il mondo creato da LON, Lord Of Nightmares.

E’ governato dagli umani, ma nell’ombra due gruppi rivali combatto una guerra che dura ormai da millenni, fin dall’epoca della creazione. Da quando siamo nati, non facciamo altro che combatterci, perché questo è il volere di LON, il demone dorato.

I draghi dorati, sono il bene, la luce, la vita.

I Mazoku sono l’oscurità, il male, la morte.

Io, sono un demone.

Tua madre era un drago.

 

- Era? Vuol dire che è morta? - esclamò Arashi, incredula. - CREDEVO SE NE FOSSE ANDATA! -

- Non piangere, piccola. Vai avanti. -

 

Abbiamo lottato a lungo, da rivali, odiandoci a vicenda.

Ma, alla fine, non so neanche io come,

Il mio piccolo drago dorato ha fatto breccia, costringendo anche un demone come me a provare l’amore.

Credevo di morire, perché per i demoni non c’è niente di più letale.

E invece, sono vivo. Ed ho amato. Sono cambiato, non sono più al servizio di Shabranigdo.

I poteri li ho ancora, ma nessun mazoku può darmi più ordini. Libero, ma condannato, perché un demone che prova l’amore è per tutti i suoi simili un Traditore.

Eppure sono felice di aver scelto tua madre, perché sei nata tu, bambina mia.

Sai perché tu sei la Tempesta?

Perché quando nascesti, una vera e propria bufera si scatenò sui Draghi dorati e sui Mazoku.

Tu hai il sangue nero di Ruby Eye Sahbranigdo

E quello dorato di Cephied, il Dragon Lord.

Sei nata dal’unione dei loro poteri, sei la figlia dell’amore impossibile.

E per loro, per entrambi, sei un pericolo.

Il tuo potere è paragonabile a quello di LON in persona, perché riunisce in un solo individuo la forza del bene e quella del male. L’elemento di congiunzione non è l’odio, ma l’amore. Per questo i due poteri si sono uniti così bene. Sei unica, tesoro. E sei in pericolo.

Entrambe le fazioni cercheranno di eliminarti o di trascinarti dalla loro parte;

Tu non devi cedere a nessuna di loro, piccola, perché sarebbe la fine.

La libertà che desideravamo per te morirebbe in quell’istante.

Devi fuggire da loro. Stagli il più lontano possibile.

Devi capire te stessa per scegliere il tuo destino.

Non cedere alle loro esigenze. Perché la parte che sceglierai sarà la vincitrice, in eterno.

Non so qual è il futuro che ti attende, Arashi.

Vorrei saperlo, per aiutarti.

Ma non posso.

Perdonami.

Vorrei essere lì. Vorrei starti vicino. Ma … non posso.

Ti voglio bene.

Sei il tesoro più grande che la vita mi ha dato …

Ti augurò tutto la felicità, Arashi.

Sarà difficile, ma devi resistere.

Fallo per me e tua madre.

Vivi libera, come avremmo voluto essere noi.

Sii libera di amare …

 

Arashi la rilesse, ancora. La terza volta, grandi lacrime le offuscarono viso, impedendole di continuare. Mamma e papà erano morti. Lei era in pericolo. Ma era sola, questo era ciò che più la spaventava. Sola, unica. Che differenza faceva?

- Arashi … - mormorò Lina, appoggiando una mano sulla spalla della ragazza.

- LASCIAMI STARE! - gridò lei, sparendo nel nulla.

Lina sospirò. Non era andata lontano, perché un mago alle prime armi non era in grado di allontanarsi troppo. Forse era in un’altra stanza, magari in giardino, ma non di più. Raccolse la lettera e la rilesse ancora, ricordando in una volta tutte le avventure passate con quei due che continuavano a litigare. Sorrise, sapendo che quando si erano sposati erano le due persone che si amavano di più.

Mormorò un incantesimo, che rivelò un ultima frase nascosta dal Mazoku. Era rivolta a lei.

 

P.S. Lina, ricordi la nostra promessa? E’ giunta l’ora di mantenerla.

 

- Certo che la ricordo, Xellos. Insegnerò tutto ciò che so ad Arashi. -

 

*°*°* fine primo capitolo *°*°*

 

* Arashi significa “Tempesta”

 

** Yuzuriha … questo invece vuol dire “Spada Che Protegge”  bello, vero?^^

 

Scusate, stra mega fan di Xellos… lo so che avreste preferito che vivesse. Ma io sono una tragediografa d natura >.< Questa FanFic mi è venuta in mente durante le pallose ore di diritto … il Diritto concilia la fantasia … forse perché una strega ci fa da insegnante XDXDXD

 

Uhm… e poi … fatemi pensare … ah, sì^^ scusate, lo so i miei nomi non sono proprio in stile Slayers. Infatti non credo che troveremo mai una “Arashi” o una “Yuzuriha” nel mondo di Hajime Kanzaka! … altri fan noteranno che i nomi dei figli sono tutti presi da X (CLAMP) … ^^ scusate, non ho saputo resistere … i significato dei nomi mi piaceva troppo …

 

Dite che è un po’ troppo drammatica? Boh … Stile mio, non Hajime Kanzaka …
  
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