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Autore: Hamulas    10/03/2013    3 recensioni
“Mostrami la tua magia...” “Ne siete sicuro? Credevo vi facesse paura” “La gente della città potrà anche avere paura della magia, ma non io. Un principe non ha paura di nulla”. Merlino ha da poco scoperto di essere un mago in una città dove la magia è temuta e guardata con disprezzo. Ma non gli importa, poiché Artù è con lui. - Merlin/Arthur AU
Genere: Angst, Dark, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mostrami la tua magia...

“Mostrami la tua magia...” Esclama Artù, la voce roca ed affannata.

Si lascia cadere nell'erba fresca mentre cerca di riprendere fiato dopo la lunga corsa su per la collina. Merlino gli è seduto di fianco, i suoi capelli sono incollati alla fronte dal sudore mentre la luce del sole che tramonta disegna lunghe ombre sul suo volto. È il dodicesimo compleanno di Artù ed egli è scappato dall'opprimente sfarzo della festa organizzata in suo onore, trascinando con sé il suo fedele amico e compagno di svago.

“Ne siete sicuro?” Risponde il ragazzino dai capelli neri. “Credevo vi facesse paura”

Artù scuote la testa, portando lo sguardo verso le mura di Camelot e rotolando più vicino all'amico. “La gente della città potrà anche avere paura della magia, ma non io. So che non sei pericoloso. E poi sono il principe e un principe non ha paura di nulla”

Merlino sposta lo sguardo su di lui, incerto. Ha da poco scoperto di essere un mago, in una città dove la magia è temuta e guardata con disprezzo. Eppure sa che Artù non lo vede come qualcuno da temere, sa che manterrà il segreto e che potrà sempre contare su di lui.

Il moro chiude i palmi a guscio e mormora qualche parola, mentre una farfalla blu gli esce dalle mani. È la sua magia preferita.

Artù ride, guardando il piccolo animale che leggero vola sopra i loro volti, per poi scomparire lentamente. “Forza, Merlino. Puoi fare di meglio. Mostrami qualcosa degno di un principe”.

Merlino lo guarda di sbieco mentre un mezzo sorriso gli increspa le labbra. Una farfalla non può impressionare il grande Artù; egli ha bisogno di grandezza e di pericolo, non di piccole e delicate magie.

“Asino” Esclama il moro, e mentre lo dice fa comparire un enorme drago di fuoco, simbolo della famiglia Pendragon. Artù lo osserva con ammirazione e riverenza, gli occhi illuminati dai riflessi delle fiamme e dall'eccitazione.

“È bellissimo. Il migliore regalo di compleanno che abbia ricevuto”.

Merlino fa scomparire il drago e sorride, mentre una punta di orgoglio gli tocca il cuore. Artù non è solito esprimere apprezzamento verso di lui. Dopotutto è solo il suo servo e tale rimarrà finché al biondo principe farà piacere.

Voci improvvise raggiungono le loro orecchie, voci appartenenti ai servi del re, mandati a cercare e rimproverare Artù per la sua fuga.

“Mi sa che il divertimento è finito, Merlino” Esclama il biondo, sbuffando e tirandosi in piedi. Il mago gli è subito accanto a ripulirgli i vestiti dall'erba e dalle foglie. I servi arrivano stanchi e arrabbiati e subito portano via il principe, ricordandogli i suoi doveri e lasciando l'umile servo da solo sulla collina. Ma a Merlino non importa, poiché poco prima di scomparire dentro alle mura Artù si volta e gli lancia un ultimo sorriso.
 


“Mostraci la tua magia!” Esclama Artù, mentre posa un braccio attorno alla sua regina.

È il banchetto in onore delle nozze reali ed il Re vuole allietare Ginevra ed i cavalieri mostrando le doti del suo mago di corte. Merlino si alza dalla sua sedia e raggiunge il centro della sala. Gli occhi di tutti i commensali sono puntati su di lui ed egli si sente a disagio: nessuno eccetto Artù ha mai apprezzato i doni del mago da quando egli ne ha fatto pubblico sfoggio dopo la morte del re Uther.

Molti lo temono, alcuni lo evitano. Artù pare non rendersi nemmeno conto di come l'atmosfera si sia raggelata nella sala: il suo sguardo è fisso solo su Merlino.

Il mago fa un leggero inchino, pensando a quale incantesimo possa emozionare di più il suo re ed amico. Non gli importa degli altri; gli altri non hanno mai cercato di conoscerlo. 

Le mani del moro si muovono nell'aria, mentre egli pensa alla piccola farfalla azzurra. Scarta subito l'idea. Grandezza, valore. Deve rendere Artù orgoglioso.

Nel salone si alternano luci e colori, grandi animali che sputano fuoco. Fuoco che si tramuta in fiori delicati che si posano vicino ai piatti delle dame. Il drago rosso rimane per tutto il tempo nell'aria, come ad osservare e giudicare la magia di Merlino, finché anch'esso scompare e si tramuta in una rosa scarlatta che il mago dona alla regina.

Artù lo sta ancora fissando, gli occhi gli brillano di gioia mentre si volta verso Ginevra per assicurarsi che anche lei si sia divertita. E se negli sguardi degli altri uomini ancora vi è quell'ombra di diffidenza e paura a Merlino non importa, poiché come quando erano bambini, il re si è voltato verso di lui e gli ha lanciato il suo più bel sorriso.
 


“Mostrami la tua magia, Merlino” Esclama Artù.

Questa volta è un ordine, non una richiesta. Le voci girano, la gente mormora ed Artù è stanco di tutto questo, esige la verità.

Il mago esita, passando lo sguardo dal re al cristallo che ha nelle mani. Quello che deve mostrargli gli sconvolgerà la vita e metterà a repentaglio il regno. Lui lo sa, lui lo ha visto.

Tradimento. Dolore. Poi il buio. Le visioni non vanno oltre, non rivelano molto del futuro di Camelot, solo sensazioni ed immagini confuse.

Artù lo guarda, negli occhi determinazione ed impazienza e Merlino annuisce, glielo deve.

Nel cristallo i corpi di Lancillotto e Ginevra si muovono all'unisono, mentre compiono l'atto del tradimento per l'ennesima volta.

Artù rimane immobile, lo sguardo fisso davanti a sé mentre il mago si allontana ed appoggia il cristallo di fianco al letto. Il silenzio è pesante ed assordante e nessuno dei due osa romperlo. Le parole non servono a niente. Non quando uno dei più fidati cavalieri di Camelot ha tradito il suo re; non quando la regina ha dato il suo cuore e condiviso il letto con un altro uomo.

Ma Merlino è lì, come sempre da quando per la prima volta Artù ha posato gli occhi su di lui e ha chiesto che divenisse il suo servo. Egli è li, ed è il solo al quale Artù possa mostrare la sua debolezza, le sue lacrime. Il mago è pronto ad asciugarle una ad una mentre gli si avvicina e lo stringe in un forte abbraccio che Artù non ricambia. Ma va bene così, a Merlino non importa; perchè mentre si accasciano a terra, il re si abbandona nelle sue braccia come mai aveva osato fare con qualcun altro.
 


“Volete che vi mostri la mia magia?” La voce di Merlino è poco più di un sussurro.

È rinchiuso nelle sue camera ormai da giorni, incapace di reagire; soffocato dagli eventi. Se prima la gente lo guardava con diffidenza, ora lo sommerge d'odio. Sono lontani i tempi in cui poteva mostrare le sue capacità alla luce del giorno. Ora le esercita celato, quando Artù glielo chiede o quando è troppo arrabbiato per riuscire a contenere tutto quel potere.

Le visite del biondo sono rade e quando avvengono devono essere tenute segrete. Nessuno vuole che il loro re si avvicini ad un mago. Non dopo quello che è successo. Dopo il tradimento di Ginevra e Lancillotto gli eventi sono capitolati. Artù li ha cacciati, quando per legge meritavano la morte. Egli non ha potuto condannarli, è troppo buono, troppo onesto.

I rivoltosi hanno cominciato a biasimare il re, a chiamarlo debole, ad insinuare che non può imporre delle leggi e poi ignorarle a suo piacere.

Ed in tale momento di caos e divisione è arrivata Morgana, la strega. Ha fatto battaglia, ha distrutto villaggi con la sua magia e la gente che già temeva queste doti ha richiesto che venissero bandite. Nessuno ricordava come la magia di Merlino avesse salvato più volte il regno dagli invasori. E così il mago ha cominciato a nascondersi per evitare le persone, per evitare i loro sguardi e gli oggetti che gli venivano lanciati contro.

“Volete che vi mostri la mia magia?” Ripete adesso da sotto le coperte. Scomparso è il sorriso che poteva illuminare la giornata di chi lo riceveva.

“No, Merlino. Voglio che tu te ne vada.”

Il mago alza lo sguardo, nei suoi occhi c'è un misto di rabbia e di sconcerto, ma soprattutto incredulità. Artù legge quello sguardo.

“Mi dispiace. Il popolo ha paura e vuole che tu venga rinchiuso in cella. Le guardie stanno per venirti a prendere. Vattene prima che arrivino.”

Artù esce dalla stanza, tirando con se il moro. In lontananza il rumore metallico delle armature indica l'avvicinarsi dei cavalieri.

“Va', ora!” Esclama Artù.

Merlino lo guarda per qualche secondo, lacrime amare gli rigano il volto mentre saluta il suo re con un “addio” e corre via da Camelot. Ma ad Artù non importa, perchè se anche Merlino sta uscendo dalla sua vita, egli sa dentro di sé che un giorno lo rivedrà.
 


“Mostrami la tua magia” Esclama Artù, tossendo sangue.

Merlino è al suo fianco, un palmo premuto sulla ferita aperta causata dalla spada di Mordred. Non più più salvarlo, è arrivato troppo tardi. Eppure non riesce ad accettare questa idea.

“Artù, non parlate e risparmiate le forze.”

Artù scuote la testa. “È troppo tardi.” Esclama. Sa anche lui che non c'è nulla da fare. Ma è felice; Merlino è finalmente tornato da lui.

Il mago è in panico mentre pesanti lacrime gli rigano il volto e gli annebbiano la vista. Se solo fosse stato più rapido. Se solo si fosse occupato prima di Morgana, sarebbe arrivato in tempo per salvare l'unica persona che aveva davvero contato nella sua vita. La battaglia contro la strega ed i rivoltosi è ormai conclusa e la pace finalmente può tornare tra le mura di Camelot. Eppure cos'è Camelot senza il suo re?

Il mago cerca di fermare il sangue, di togliere il frammento di spada conficcato nel corpo del biondo ma non ha successo. I suoi sforzi sono vani.

“Merlino....guardami”

Il mago sposta lo sguardo, di riflesso. Come se le parole di Artù fossero per lui un incantesimo.

“Fammi vedere di nuovo quella magia, Merlino. Quella che mi hai mostrato quando fuggimmo dal mio compleanno”

Merlino aggrotta la fronte perché non riesce a ricordare, come può pensare ora ad un passato così distante e remoto? Poi gli torna in mente: il grande drago e lo sguardo ammaliato di Artù che per la prima volta lo riempie di orgoglio. Il mago annuisce mentre la bestia di fuoco prende forma nell'aria. Artù scuote appena la testa.

“No... Non questa. L'altra. Mostrami la tua magia preferita”

E Merlino sorride tra le lacrime.

La piccola farfalla blu svolazza tra i loro volti mentre Merlino posa la propria fronte su quella di un corpo ormai immobile e privo di vita.

Dietro di sé sente il familiare rumore del metallo. Una lama vibra nell'aria. Una lama appartenete a quei soldati che anni prima lo avevano guardato con paura, con odio e che avevano separato lui e Artù.

Ma a Merlino non importa.

Perché presto rivedrà di nuovo il sorriso del suo re.

   
 
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