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Autore: martozza    25/09/2007    8 recensioni
Il suicidio del mio idolo, di Kurt Cobain. I suoi pensieri e i suoi gesti in quella fredda mattina prima di spararsi. Spero sia di vostro gradimento.
Genere: Malinconico, Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ore 7.00

Il ragazzo si svegliò. Accanto a lui, l' altra metà del letto era vuota...come sempre. Il ragazzo sospirò, portandosi una mano sugli occhi arrossati, stropicciandoseli
" Cazzo quanto brucia..." pensò il ragazzo. Era biondo, dagli gli occhi azzurri, il mento appuntito, coperto da ispida barba di 3 giorni. Quel ragazzo aveva 27 anni.
Il suo nome era noto a molti, era apparso più volte sui giornali, citato milioni di volte. Sopratutto quando aveva sciolto la band, famosa in tutto il mondo. I nirvana.
Kurt Donald Cobain si sedette tra le coperte bianche, passandosi una mano tra i capellli, sporchi. Ma non aveva voglia di lavarseli. Non aveva voglia di far nulla. Si ricordò poi della sua bambina. Corse in camera della piccola ma la culla era vuota.
-Dove cazzo è mia figlia?- si chiedese, portandosi le mani esili tra i capelli e stringendoli. Strizzò gli occhi arivando alla soluzione. La moglie sel era portata con se.
"Dannazione Curtney!" pensò l' uomo, tornando a sedersi sul letto, in quella casa deserta.
Prese una sigaretta l' accese e aspirò, il piacevole odore della nicotina lo pervase, e per un attimo Kurt divenne più tranquillo.
Pensava, il mitico cantante, dalla voce paragonata a molti altri cantanti famosi.
Pensava a quel successo che aveva mai voluto ma che lo aveva preso.
E alla spirale nera e cupa in cui era caduto.
Si alzò e si diresse verso il bagno. La casa era in disordine totale. Maglie, pantaloni, intimo e fogli erano sparsi per il corridoio. Entrò in bagno. Un odore acre lo colpì. Dopo un attimo di incertezza l' uomo si diresse prontamente verso la scatoletta dei medicinali. L' aprì. Al suo interno c' era la siringa, un sacchetto e un laccio.
Lo sguardo del cantante si incupì.
Era diventato schiavo di quella sostanza bianca, di quel nettare, quella carica di benessere del tutto artificiale. Si riempì la siringa e, dopo aver stretto il braccio con il laccio, inserì l' ago nella vena.
Finita l' operazione sorrise beato. l' effetto della felicità artificiale durava sempre meno, ma almeno i dolori allo stomaco diminuivano.
"Chissà dove cazzo sarà mia moglie" pensò il cantante, stropicciandosi nuovamente gli occhi. Andò in cucina. Erano le 7. Aprì la credenza. Nulla, vuota. Aprì anche il frigo, vuoto anche quello. Solo in fondo al congelatore c' era una scatoletta di cibo precotto.
Il suo preferito.
"Sarà scaduta..." pensò pessimista Kurt, fregandosene e aprendola. La riscaldò per poco e la mangiò ancora congelata.

ore 8

La sua bambina e sua moglie erano i suoi angeli. Lui le amava, ma le faceva soffrire....non poteva continuare così.
Gli venne in mente ''show must go on'' dei Queen, la voce di Freddie Mercury.
"No...lo spettacolo deve fermarsi..." pensò ironico Kurt gettando la scatola vuota per terra, questa raggiunse il mucchio di spazzatura sotto il tavolo. L' uomo tornò con passo stanco in bagno. Aprì il rubinetto. L' acqua gelida uscì dal tubo metallico. Bagnandosi una mano, Kurt se la passò successivamente sul viso. Si guardò allo specchio.
Era dimagrito nuovamente, i capelli più lunghi del solito, fino alle spalle, gli occhi gonfi e rossi.
Il cantante iniziò a cantare... era una vecchia canzone. Strano non gli tornava in mente da un po. Il suo sguardo cadde sulla scatola. Una smorfia di disgusto gli si dipinse in volto. Si guardò allo specchio.
Fu un momento di rabbia, dolore e frustrazione. Con un pugnò ruppe il vetro
"Sette anni di sfortuna Kurt" la voce della madre.
Aveva 5 anni e giocava con un  specchietto. Lo fece cadere e quello si frantumò.
" NO! Non la voglio la sfortuna!" aveva detto il piccolo, con i capelli ordinati, biondi e pettinati. Gli occhi allegri e lo sguardo vispo.
"Dov' è finito quello sguardo?" si chiese Kurt.
-DOVE????- gridò cadendo a carponi sul terreno.
No...lo spettacolo doveva concludersi.

ore 12

Si svegliò. Era sul divano. Come diavolo ci era finito? Si voltò, attorno a lui una miriade di sigarette spente ancora fumanti. Tentò di alzarsi ma barcollava e la testa gli doleva. Accanto a lui la chitarra. Da quanto tempo non suonava? Circa tre settimane.  S riaddormentò.

Si svegliò dopo 2 ore
prese in mano lo strumento, e suonò per l' ultima volta Smells like teen spirit.
Ricordò quando l' avevano suonata per inciderla nel disco. Finito di suonarla era riuscito solo a dire
-Wow...-
Sorrise amaramente in ricordo di quei giorni lontani.
Ma la mano sbagliò accordi, scivolava, la chitarra era diventata più pesante. Kurt la lasciò cadere. Prese un foglio e una penna.
E scrisse.
Scrisse un addio, addio alla musica, e infine un addio alle sue donne: Curtney e Frances.
Finito, posò la lettera in terra. Prese il fucile, nascosto tempo prima sotto il divano e guardò l' orologio

14

Erano le 14. Scrisse le ultime parole :Pace amore e empatia. Si infilò la canna del fucile in bocca.
Era fredda, disgustosamente fredda. Pensò che il proiettile gli avrebbe fatto esplodere la testa. Peccato, aveva speso tanti soldi nel curarla, ogni volta.
Posizionò l' indice tremante, pronto a schiacciare. Ma lo tolse subito. Era troppo teso.
Prese la scatola dei medicinali, e si ignettò una dose extra di eroina.
I suoi pensieri andarono alla sua bambina
"Ti prego Curtney crescila bene..." pensò, quasi in overdose infilandosi la canna del fucile in bocca.
"Addio Crhis, Dave...Curtney, Frences....addio a tutti, addio vita." una lacrima rigò il viso facendosi spazio tra la barba ispida. Cadde poi sul pavimento, accompagnata dallo sparo.

Per ironia della sorte il proiettile colpì l' osso, e la testa non esplose.
Tre giorni dopo fu trovato.
Se ne era andato così Kurt Cobain.
R.I.P Kurt Cobain morto il 4\5\94.
  
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