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Autore: xpaulassmile    10/03/2013    1 recensioni
Kimberly soffrì, Kimberly dette tutto allo studio, non credeva più nell'amore, credeva solo in se stessa e nel suo migliore amico. Era innamorata dell'amore, ma non delle persone, soltanto di lui, soltanto lui faceva stare bene Kimberly, soltanto quell'amore fraterno le faceva credere che il per sempre esistesse e per nulla al mondo l'avrebbe lasciato andare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo camminando sotto la pioggia, in quel momento non m'interessava se sarei arrivata a casa come uno straccio da spremere. Avevo troppi pensieri per la testa, non era stata affatto una settimana facile, speravo davvero che passasse velocemente, iniziai già a preparare gli argomenti che dovevo svolgere per l'esame della maturità, anche se su questa cosa non avevo mai problemi, sono sempre andata molto bene a scuola, mi piaceva definirmi un'intellettuale, anche se per gli altri ero semplicemente una secchiona, ma comunque ho sempre pensato al dovere e al sentirmi realizzata. “Kim sei davvero sicura di credere nell'amore?” “Mi pare ovvio Juss!” Risposi con tono sicuro. “Non credo.” Ribatté sopra l'affermazione che feci. Camminando non feci altro che pensare a ciò che mi disse un'ora prima il mio migliore amico, non ero una persona brava ad esternare i miei sentimenti, solo Justin, scoprì come riuscire a farsi dimostrare quanto fosse importante per me, secondo chi non mi conosceva del tutto io non avevo sentimenti, ero indifferente a tutto e che l'unica mia priorità fosse lo studio, ma non era affatto vero.
Sono stata già innamorata, ma sono stata anche ingannata, tradita e per chi più ne ha più ne metta, semplicemente non volevo ricascarci. Non volevo essere la solita ragazza che faceva la vittima solo per essere compiaciuta, era la verità. Arrivai fuori casa mia come uno straccio, ma infondo fui io a cercarmelo. Dopo essermi tolta le scarpe corsi su per le scale che mi dirigevano per la mia camera, non volevo che mia madre mi vedesse, ma una voce urlò dalla cucina.
“Signorina! Si faccia vedere!.” Non risposi al rimprovero di mia madre, ma insistette.
“Signorina Aston, le consiglio di venire subito qui!” Disse urlando con un tono piuttosto arrabbiato.
“No, mamma ho da fare, devo studiare scienze umane, vado in camera.” Stavo cercando di essere convincente nel tono di voce che usai mentre dalla mia bocca uscirono quelle parole.
“Non permetterti più di tornare a casa così, perché giuro che la prossima volta rimani fuori.”
“Va bene mamma, adesso vado in camera, non disturbarmi devo studiare!” Salì in camera ancora tutta bagnata, quando sentì vibrare il cellulare.
Da Justin:
“Non dimenticarti del compito di domani, mi raccomando, mi serve il tuo aiuto in geometria.”
A Justin:
“Va bene, vieni per l'ora di cena a casa mia, ceniamo qui e poi facciamo geometria.”
Da Justin:
“Ok, a dopo, grazie mille.”
Dopo questa serie di messaggi iniziai a riempire la vasca da bagno. Una volta riempita mi tolsi tutti gli indumenti bagnati che indossavo e m'immersi in quell'acqua così calda da riempire la stanza di vapore. Quella domanda di Justin mi martellava la mente, perché non capiva che ero stanca dell'amore? Chiusi gli occhi per un po' quando non mi accorsi che stavo quasi per addormentarmi, mi alzai velocemente e mi avvolsi l'accappatoio per il mio corpo ancora bagnato, presi la spazzola e iniziai a pettinare i miei lunghi capelli biondi, mi guardai allo specchio e vidi che i miei occhi verdi si scurirono con i riflessi delle nuvole che si travedevano tra la mia finestra della camera, camminando verso l'armadio cercai con lo sguardo il mio cellulare, lo intravidi sul comodino e premetti un tasto per controllare l'orario, erano le 19:30, avevo un'ora per finire di prepararmi e svolgere i compiti assegnati per il giorno successivo, lasciando geometria per svolgerla con Justin, mi diressi all'armadio aprendo le ante con una certa noia, presi una maglia larga grigia che mi arrivava fino alle ginocchia, mi abbassai e presi dei collant neri, mi diressi di nuovo in bagno per asciugarmi i capelli.
“Mamma Justin cena qui da noi.”
Urlai dalla mia stanza, ma lei non rispose anche se sicuramente accennò un sorriso, dato che per lei, lui era come un figlio, quel figlio che non ha avuto, dopo che papà l'aveva lasciata da sola a sedici anni quando aspettava me lei non ha voluto più conoscere nessuno, nonostante io glielo ripetevo molte volte, però se devo essere sincera, il fatto che avesse le attenzioni solo per me, con mio padre non avevo un bel rapporto, lo chiamavo papà solo perché mia madre così volle, non immagina quanto disprezzo possa provare per quell'uomo.
Bussarono alla porta, scesi velocemente le scale quando dal vetro della porta, ricoperto solo da una tenda ricoperta di piccoli fiori, vidi il viso di Justin, i suoi capelli così chiari, gli occhi color miele che anche al buio brillavano, non si vedevano molto bene, ma conoscendolo sapevo fosse lui. A metà scalinata mia madre mi superò dalla cucina ed aprì lei.
“Salve signora Aston, Kim le ha avvisato che avrei cenato con voi?” Disse timidamente.
Era strano che si vergognasse ancora di mia madre dopo dieci anni di conoscenza, lei era tutto tranne che una persona chiusa in se stessa, era pensabile dopo quello che passò mia madre con mio padre. Ma nonostante tutto lei aveva sempre un sorriso radioso sulle labbra.
“Justin, quante volte ancora devo ripeterti che mi chiamo Rachel? E poi sai che puoi darmi del tu, ricorda che per me sei come un secondo figlio e su, non c'è bisogno di avvisare, puoi venire ogni volta che vorrai.” Disse e dopodiché sorrise dolcemente.
Io ero di sopra, una volta che mia madre aprì lei io salì su per riordinare un po' la stanza.
“Kimberly vieni la cena è pronta.” Sentì mia madre pronunciare queste parole dalla sala pranzo e scesi correndo, la corsa era anche causata dalla fame che avevo.
L'odore del cibo si sentiva per le scale, fin quando non entrai nella stanza dove vi erano seduti mamma e Justin, la cena fu piacevole ed una volta finito, io e Justin andammo in camera mia, mentre salimmo Justin mise le mani sui miei fianchi e salimmo le scale come un trenino, ma era normale fare questo per noi, e a mia madre non infastidiva questo comportamento perché sapeva che tra noi c'era un'amicizia fraterna. Arrivammo nella stanza, Justin tolse le mani dai miei fianchi così da poter prendere il libro di geometria e così feci io.
Dopo due ore intense di studio ci appoggiammo un po' sul letto e senza rendercene conto ci addormentammo in un abbraccio che comprendeva me accovacciata e lui dietro di me che mi teneva in un grande abbraccio, e così restammo per tutta la notte, mi sentì protetta per tutta la notte, nelle braccia di un angelo, nelle braccia del mio migliore amico.


Salve, questa è la mia prima FF, e sono davvero emozionata nel pubblicarla, spero vi possa piacere, nel caso ci fossero errori, chiedo umilmente scusa in anticipo, l'ho riletta varie volte ma sembra arcorgesene dopo degli errori (:, sono nuova, e non sono ancora abituata a questo, perdonatemi! Un bacio, Titta.
   
 
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