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Autore: TheSandPrincess    10/03/2013    13 recensioni
-Credo che ne dovreste parlare, sai?- disse Thalia, dopo qualche secondo di silenzio, osservando il soffitto.
-Parlarne?- chiesi, stupita. La rabbia non era sparita, era ancora nascosta da qualche parte, ma non avevo la forza di tirarla fuori. Improvvisamente, una dormita sembrava una prospettiva davvero allettante.
-Sì. Sai, quello che fanno tutte le coppie dopo aver litigato?- si voltò verso di me, puntellandosi su un gomito, mentre i capelli corti e scuri le ricadevano davanti agli occhi.
-Non ho voglia di 'parlarne'- decretai, seccata. Era vero, al momento non avevo nessuna voglia di parlare con quel Testa d'Alghe. Ma proprio nessuna. Zero. Nada.

[Percabeth ♥]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Three Months.'
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Eravamo nascosti dietro a una roccia, immobili. 
Percy teneva lo sguardo fisso sugli alberi che ci circondavano, e io facevo lo stesso, pronta a captare il minimo fruscio. Tutto taceva intorno a noi, e la bandiera blu ondeggiava lentamente alle nostre spalle, mossa dalla lieve brezza che veniva dal mare. 
Se fosse stato per me, non sarei mai rimasta a fare da guardia, ma Percy aveva deciso così, e non avevo voluto dare inizio a un'inutile discussione. Certo, stare ferma lì e perdermi tutto il divertimento mi dava un po' fastidio, ma la prima regola in battaglia è seguire gli ordini del proprio condottiero, e si dava il caso che quella sera fosse proprio la cabina di Poseidone a guidare la squadra blu. 
"Chissà perché poi Percy abbia avuto questa geniale trovata.." Pensai, scrutando attentamente i cespugli scuri di quel luogo tanto familiare. 
Fu allora che li vidi. Due membri della squadra rossa, probabilmente figli di Apollo, dato che entrambi erano armati di arco, che tenevano ben teso, con tanto di freccia incoccata, pronti a difendersi, mentre si aggiravano con circospezione tra gli alti alberi del bosco. Ci davano le spalle, quindi probabilmente non immaginavano nemmeno che la bandiera avversaria si trovasse a pochi passi da loro, ma erano pur sempre un pericolo. 
Diedi una gomitata a Percy, attirando la sua attenzione su quei due con un cenno del capo. Lui li osservò per un attimo, poi si chinò e sussurrò al mio orecchio:-Lasciamoli stare. Non sanno che siamo qui. Non sono una minaccia-
Quella decisamente non era la risposta che mi sarei aspettata. Soprattutto da un tipo come Percy, che non era certo un fifone. 
-Come non sono una minaccia?- chiesi, indignata -Basta che si girino, e poi ci saranno addosso. Dobbiamo metterli fuori gioco. Ora- Era una semplice questione di prudenza e buonsenso. Doti che a quel Testa d'Alghe mancavano indubbiamente. Feci per alzarmi dalla posizione scomoda in cui ero rannicchiata, per prendere alle spalle i due avversari, ma Percy mi tirò di nuovo giù con uno strattone. Lo guardai storto, come a chiedergli se si fosse bevuto il cervello. Sempre che ne avesse uno. 
Sentii la stizza farsi strada dentro di me, e non tentai neanche di contenerla, tanto sapevo che sarebbe stato inutile. 
-Lasciamoli in pace- ribadì, con voce ferma, senza allentare la presa sul mio braccio. Sì, il suo unico neurone era ufficialmente andato in vacanza. Oppure aveva deciso che da solo non poteva fare tutto quel lavoro, e si era spento di sua spontanea volontà. 
-Prendiamoli. Siamo in vantaggio, perché sprecare un'occasione del genere?- domandai, cercando di non far trapelare dalla mia voce tutta la frustrazione che mi stava crescendo nel petto. Possibile che non capisse? Che non si fidasse di me? Non era proprio il caso di mettersi a fare il pacifista durante Caccia alla Bandiera! 
-Lasciamoli in pace- ripeté, incontrando il mio sguardo. Per la prima volta da quando stavamo insieme, la vista di quegli occhi verdi così vicini al mio viso, anziché tranquillizzarmi, non fece altro che accrescere la furia che avevo dentro. 
-Attacchiamoli.- non m'importava più nulla del mio tono, che senza che me ne accorgessi era aumentato di volume. Come poteva contraddirmi in quel modo? Ero io la mente, non lui! 
-No- disse, reggendo il mio sguardo infuocato. Non sembrava avesse intenzione di cedere. Troppo impegnati in quel gioco di sguardi, nessuno dei due badava più ai due figli di Apollo. 
-Ti ricordo che qui la stratega sono io!- sbottai, stanca di quel suo impormi le sue decisioni, anche le più sconsiderate. Non mi andava per nulla a genio che dovesse comportarsi da capo, quando lo era solo quella sera e solo per quel gioco. Mi dava fastidio dover seguire ordini sciocchi. Tanto fastidio. 
-Ti ricordo che qui il capo sono io!- ribatté, alzando la voce a sua volta. Nel suo sguardo c'era qualcosa di simile a rabbia, mista a rancore e decisone. Non mi aveva mai guardato in quel modo, prima d'allora. 
Stavo per rispondergli, ma vidi con la coda dell'occhio un movimento rapidissimo alle sue spalle. E all'improvviso mi resi conto che avevamo servito la vittoria su un piatto d'argento alla squadra rossa. 
Percy seguì il mio sguardo attonito, e vide anche lui l'immagine che aveva bloccato a metà il mio pensiero. I due figli di Apollo reggevano, trionfanti, la bandiera azzurra. La nostra bandiera azzurra. 
Avevamo perso alla grande. 

-È stata tutta colpa sua!
Passeggiavo nervosamente per la mia cabina, in preda alla frustrazione più totale. Thalia, seduta sul letto, mi osservava senza dire nulla, probabilmente aspettando che mi calmassi, prima di intervenire. 
Saggia decisione, dato che se avesse provato a contraddirmi l'avrei probabilmente incenerita con lo sguardo. 
-E sai qual è il bello? Che non mi ha neanche chiesto scusa!- aggiunsi, quasi urlando, voltandomi verso la mia amica, che stava.. sbadigliando. Stava effettivamente sbadigliando. Proprio quando io avevo più bisogno di lei. Una serata coi fiocchi, insomma! Tra ragazzi snervanti e amiche distratte, si poteva proprio dire che fosse un capolavoro! 
-Grazie mille per la considerazione, Thals!- sbottai, fermandomi d'improvviso e guardandola con occhi di fiamma. Possibile che non ci fosse una sola persona in grado di capirmi, tra i sette miliardi di abitanti della terra?! 
-Eh?- si riscosse improvvisamente lei, guardandomi smarrita. Evidentemente, gli dei erano contro di me, quel giorno. 
-Dicevo che sarebbe carino essere ascoltata!- la rimbrottai, con un tono decisamente più alto del dovuto. Che situazione esasperante! 
-Scusa, ma ho viaggiato tutta oggi, e si è fatto tardi..- rispose lei, stropicciandosi gli occhi. Ora che la guerra era finita, infatti, pur essendo una Cacciatrice, Thalia cercava di tornare al Campo il più spesso possibile, per godersi un po' di tempo con me e Percy, che ogni fine settimana facevamo un salto a Long Island. Quindi quella sua stanchezza era più che comprensibile, anche se leggermente irritante. 
Non avevo neanche voglia di ribattere, sapendo che altrimenti ne sarebbe venuta fuori una discussione interminabile. E litigare con la mia migliore amica era decisamente l'ultima cosa di cui avevo bisogno, in quel momento. 
Sospirai profondamente, lasciandomi cadere sul letto accanto a lei, esausta. Tutto quel litigare mi aveva decisamente spossata. Se solo Percy non fosse stato così irrimediabilmente irritante! 
-Non vedo perché te la prendi tanto-commentò lei, calma. Troppo calma. Le lanciai uno sguardo ammonitore, come a consigliarle di non alimentare nuovamente la mia ira. 
-Ok, scusa- mi assecondò, mettendo le mani in alto, in segno di resa. Si lasciò cadere all'indietro, sprofondando nel materasso morbido. 
-Credo che ne dovreste parlare, sai?- disse, dopo qualche secondo di silenzio, osservando il soffitto. 
-Parlarne?- chiesi, stupita. La rabbia non era sparita, era ancora nascosta da qualche parte, ma non avevo la forza di tirarla fuori. Improvvisamente, una dormita sembrava una prospettiva davvero allettante. 
-Sì. Sai, quello che fanno tutte le coppie dopo aver litigato?- si voltò verso di me, puntellandosi su un gomito, mentre i capelli corti e scuri le ricadevano davanti agli occhi. 
-Non ho voglia di parlarne- decretai, seccata. Era vero, al momento non avevo nessuna voglia di parlare con quel Testa d'Alghe. Ma proprio nessuna. Zero. Nada. 
-Invece dovresti- ribadì Thalia, alzandosi con uno sbadiglio -Le parole possono risolvere un sacco di cose-
Io affondai la testa nel cuscino, rispondendo solo con un grugnito. Non mi andava. Punto. E non avrei cambiato idea tanto facilmente. 
-E va bene, fai come vuoi!- sbuffò, avviandosi verso la porta della cabina -Ma ricordati che i litigi andrebbero sempre affrontati!- mi ammonì, come se lei, che aveva rinunciato a una vita sentimentale in cambio dell'immortalità, la sapesse molto lunga in fatto di ragazzi. 
E con quello, uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo. In fondo, la delicatezza non era mai stata il suo forte. 

Sarà che la notte porta davvero consiglio, come spesso dicono, ma quando mi svegliai, la mattina seguente, la rabbia era sparita. Al suo posto c'era solo un sacco di tristezza, per la litigata idiota della sera precedente, insieme a tanta tanta paura. Paura che il nostro rapporto si fosse seriamente incrinato, che per quel bisticcio senza né capo né coda avessi perso la persona che amavo di più al mondo. 
Mi ripetei mille volte che ero stata davvero stupida, rendendomi finalmente conto di quanto avesse avuto ragione Thalia: me l'ero presa troppo per una sciocchezza, come una bimba capricciosa. 
Davvero un comportamento maturo, soprattutto per i miei standard. 
Chissà se mia madre fosse contenta che avessimo litigato. In fondo, a lei Percy non era mai piaciuto, e non ne aveva certo fatto un mistero. 
Sospirai, chiudendo la porta della cabina alle mie spalle. 
"Senti, Percy, mi dispiace per ieri sera.." Cominciai, preparando tutto un discorso di scuse nella mia bella testolina, mentre mi avviavo verso la mensa. Non sapevo se sarebbe bastato per rimettere tutto a posto, ma almeno potevo tentare. Anzi, dovevo tentare. E se non ci fossi riuscita.. Meglio non prendere neanche in considerazione quella possibilità. 
Sarei andata da lui e gli avrei detto tutto, mi sarei scusata, avrei fatto in modo di rimediare al guaio che avevo combinato. Potevo farcela. 
Tanti buoni propositi, tutti apparentemente semplici da mantenere. Sì, ce la potevo fare. In fondo, ero o non ero una figlia di Atena? 
Ero davvero decisa a portare a termine quello che mi ero messa in testa, come sempre. Peccato che, quando lo vidi seduto da solo, come al solito, al suo tavolo, mi mancò il coraggio. 
Sentivo gli occhi di tutti su di me, come se si aspettassero che corressi a baciare Percy, o qualcosa del genere. Inutile dirlo, a nessuno era sfuggita la nostra litigata, e i figli di Afrodite mi guardavano con occhi supplichevoli, come a chiedermi di fare qualcosa per rimettere insieme la loro 'coppia del secolo'
Io però non ce la facevo. Non potevo iniziare un discorso del genere con addosso gli occhi di tutti. 
Semplicemente non potevo. Il problema era che non volevo neanche lasciar cadere quel litigio nel vuoto, senza rifletterci su, senza cercare di capirne i motivi con lui. Perché, che lo volessi ammettere o meno, avevo davvero bisogno di lui. Ne avevo sempre avuto, fin dal primo momento, e ora più che mai. Dovevo trovare una soluzione, e in fretta, per di più. 
Con uno sforzo disumano, riuscii a muovere un passo, poi un altro. Ripresi a camminare, pur sentendo tutti quegli occhi che mi seguivano, aspettando con ansia una mia qualsiasi mossa. Non immaginavano che molto probabilmente li avrei delusi. 
Puntai automaticamente verso il tavolo della cabina 6, muovendomi quasi come un automa. Senza neanche rendermene conto, presi la rotta che, facendo lo slalom tra i vari tavoli, mi avrebbe fatto passare anche accanto a quello di Poseidone. Colpo di fortuna? Semplice istinto? O abitudine? Non m'importava granché, in quel momento. Anche perché i miei neuroni avevano finalmente deciso di mettersi al lavoro, fornendo al mio problema una soluzione che, stranamente, non era neanche troppo irrealizzabile. 
Era stato davvero un bene che non mi fossi legata i capelli, quella mattina, altrimenti non avrei saputo come mettere in atto la mia idea. Evidentemente, dopo il tiro mancino che mi aveva giocato il giorno precedente, Tiche aveva deciso di rimediare, dandomi un aiutino. 
Tirai fuori l'elastico nero che portavo sempre con me e, casualmente, mi cadde dalle mani proprio mentre passavo accanto a Percy. Mi chinai a raccoglierlo ma, come avevo sperato, quel Testa d'Alghe fu più veloce di me. 
Nel restituirmi l'elastico incontrò il mio sguardo. Fu un attimo. Ora o mai più. 
-Dobbiamo parlare. Dopo colazione, nella mia cabina- sussurrai, prima di alzarmi e proseguire verso il tavolo di Atena. Sentivo il suo sguardo che mi seguiva, ma non mi girai. Speravo solo che avesse capito. Perché per quanto io lo potessi amare, restava pur sempre un Testa d'Alghe. 
E così, dopo aver trangugiato quello che avevo identificato come un cappuccino, lasciai subito il tavolo di Atena, dicendo che avevo delle faccende importantissime da sbrigare. Forse i miei fratelli pensarono che mi riferissi a qualcosa di attinente all’architettura, e al compito che mi era stato affidato di ricostruire l’Olimpo, ma i miei progetti erano molto differenti. Avevo in programma una lunga chiacchierata di riconciliazione con un certo figlio di Poseidone dagli occhi verde mare e i capelli neri, che era riuscito a mettermi in crisi più di una volta. 
In fondo, fare pace non poteva essere poi così difficile, no? Anche se significava ammettere di aver sbagliato. E quella non era una cosa che ammettevo facilmente. Ma quella volta era proprio vero, e me ne rendevo conto io per prima. 
Entrai nella cabina, chiudendomi la porta alle spalle in modo non proprio delicato. Non ero dell’umore adatto per badare a non sbattere una porta. Non che fossi nuovamente arrabbiata, sia chiaro! Ero solo mortalmente angosciata da due piccole grandi domande che non sembravano avere alcuna intenzione di lasciarmi un briciolo di serenità. Continuavo a chiedermi se Percy sarebbe venuto, e se saremmo riusciti poi a risolvere tutto. Perché non posso negare che ci fosse ancora una fastidiosa vocina nella mia testa che continuava a ripetermi che lui non sarebbe venuto o che, anche nel caso che si fosse presentato, saremmo usciti da quella chiacchierata ancora più distanti di prima. 
Per quanto io le intimassi di tapparsi il becco, quella nenia irritante continuava a rimbombarmi nel cervello, contribuendo solo a far crescere la mia ansia. 
Ma certo che verrà!” tentai di rassicurarmi, con scarsi risultati “E filerà tutto liscio: faremo pace, mannaggia al diavoletto e compagnia bella, e vivremo per sempre felici e contenti. In fondo, Afrodite è dalla nostra parte, no?” 
Certo che era dalla nostra parte. Lo era stata sin dall’inizio. E allora perché aveva permesso che litigassimo? 
STOP!” mi imposi. Basta pensieri, basta domande, basta dubbi, basta tutto. Era arrivato il momento di mettere il cervello in modalità standby, anche perché altrimenti si sarebbe fuso molto presto. 
Per una volta nella vita mi stavo effettivamente imponendo l’inattività celebrale. Forse era vero che 
Percy mi stava portando sulla cattiva strada.. 
-Annabeth?- chiamò una voce da fuori la porta della cabina. “A parlare del diavolo, spuntano le corna” mi dissi, riconoscendola all’istante, mentre un sorriso mi si dipingeva sul volto. Era venuto! 
-Arrivo!- risposi io, andando verso l’uscio. 
Mi fermai con la mano sulla maniglia di ferro, per prendere un bel respiro. Potevo farcela, mi dissi. 
Girai il pomello e mi ritrovai di fronte a qualcosa che non mi sarei mai aspettata di vedere. Non in quel momento, almeno. 
Percy mi fissava, ritto davanti a me, come pronto a schivare uno schiaffo o qualcosa del genere. E quella non era neanche la parte strana! Perché quello che mi aveva lasciato senza parole era la vista dell’elmo in Bronzo Celestiale che proteggeva la testa del figlio di Poseidone, che mi guardava sospettoso. 
Che aveva intenzione di farci, con quell’elmo? Insomma, era una semplice chiacchierata, no? 
Incrociai il suo sguardo, e il flusso dei miei pensieri si interruppe definitivamente. Mi persi in quegli occhi verdi, come mio solito, e tutti i miei buoni propositi andarono a farsi benedire. Dannazione. 
Col cervello completamente in panne, agii d'istinto, senza neanche rendermi conto di quello che stavo facendo: mi ritrovai con le labbra premute sulle sue e le mani intrecciate dietro al suo collo. Lui rimase spiazzato per una frazione di secondo, a causa del mio benvenuto inaspettato, ma si riscosse prontamente, avvicinandosi a me con sicurezza. 
-Scusa - mormorai, guardandolo negli occhi, la fronte appoggiata contro la sua - Scusa, scusa, scusa-
Le mie mani scivolarono sul suo petto, e sentii il suo cuore che batteva veloce.
Lui sorrise, e scosse la testa, cingendomi la vita con le braccia. 
-Sono io a dovermi scusare - disse, prima che le nostre labbra si incontrassero di nuovo. Non c'era bisogno di altre spiegazioni: in quel momento le parole non servivano a nulla. A nessuno dei due importava davvero di chi fosse la colpa, o del perché avessimo litigato. Avevamo litigato, vero, ma adesso era già tutto risolto, quindi a che scopo continuare a parlarne? Quello che contava era essere di nuovo insieme. 
Senza che neanche me ne rendessi conto, ci ritrovammo entrambi nella cabina, la porta chiusa alle nostre spalle grazie a un calcio di Percy (certo che ne aveva prese tante, quella povera porta, in soli due giorni). Una fastidiosa vocina venne a ricordarmi che il fatto che fossimo soli andava contro le regole del Campo, ma la feci tacere immediatamente. Non era proprio il caso che la mia coscienza venisse a importunarmi, in quel momento. 
Quando le mie mani, al posto dei suoi capelli perennemente arruffati, trovarono il metallo freddo dell'elmo, mi staccai da lui, guardandolo con aria interrogativa, l'ombra di un sorriso sulle labbra:-A cosa devo l'elmo?-
Lui arrossì di colpo, allontanandosi un po' da me, mentre cercava con le dita la chiusura dell'indumento in metallo.
-Uhm.. – biascicò lui, mentre si sfilava quello scomodo copricapo – Sai, ho.. Io.. Insomma.. Avevo paura che.. Mi volessi uccidere..- si giustificò, senza riuscire a guardarmi in faccia.
Giuro sullo Stige che tentai di non scoppiare a ridere, ma non riuscii proprio a trattenermi.
-Avevi paura che ti avrei ucciso?- chiesi, sorpresa. Insomma, era pur sempre lui il ragazzo tra noi due! Anche se andava detto che l’avevo battuto più di una volta nei combattimenti corpo a corpo..
-Si!- replicò lui, probabilmente irritato dal mio scoppio di risa – Sai, non è che litighiamo tutti i giorni, e conoscendoti..-
Sorrisi, togliendogli l’elmo dalle mani, e scuotendo lievemente la testa: possibile che mi temesse tanto?
-Sai che ti dico, Testa d’Alghe? – chiesi, posando il copricapo sulla scrivania e allacciando le mani dietro al suo collo – Che hai fatto proprio bene –
Lui mi guardò con aria interrogativa, quasi spaventato, probabilmente si stava chiedendo se avessi improvvisamente cambiato idea e avessi deciso di pestarlo a sangue.
-In fondo, sappiamo entrambi che la più abile in battaglia tra noi due sono io- sorrisi, sfottente.
Lui sollevò un sopracciglio, ironico:- Non penso proprio, Sapientona – rispose.
Aprii la bocca per ribattere, ma lui non me ne diede il tempo, interrompendomi con un bacio. Non l’avrei mai ammesso, ma amavo quelle brusche interruzioni come poche altre cose.





















Yaw.

Alors! Rieccomi qui con una nuova shot sulla coppia più dolciosa del fandom :3
Devo ammettere che mi è piaciuto troppo farli litigare! Ma mi ci sono anche un po' spaccata la testa, perchè doveva essere qualcosa che facesse incavolare Annabeth, ma che allo stesso tempo non fosse irrimediabile! Quindi.. E' tutta colpa di Caccia alla Bandiera (e si, mi sono presa la libertà di cambiare le regole e di far guidare una delle due squadre dalla cabina di Poseidone v.v)! So che Thalia molto probabilmente non potrebbe mai presentarsi al Campo Mezzosangue ogni week-end, e lo stesso vale per Percy e Annabeth, ma una lite fuori dal Campo sarebbe stata meno sensata, e poi mi serviva qualcuno che facesse da "coscienza" della nostra figlia di Atena preferita (chi meglio della piccola Thals?).
In fondo, tutte le coppie prima o poi litigano, e siccome sto ancora delirando a causa del finale di Mark of Athena (Riordan non può farlo finire così! Semplicemente non può! Ma non ha pensato a tutte le conseguenze?!), avevo bisogno di scrivere di Testa d'Alghe e Sapientona insieme e felici.
Fatemi sapere che ne pensate, magari con una recensione (anche negativa va benissimo, la critica costruttiva è sempre utile)!
Alla prossima! :D

-TheSandPrincess-
  
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