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Autore: LadyMaria    10/03/2013    2 recensioni
La scena si svolge sempre all'interno della corte inglese al tempo in cui Enrico padroneggiava in maniera dispotica sull'Inghilterra.
Dopo la morte di Caterina d'Aragona, la grande regina, l'ambasciatore Chapuys veglia sul futuro della di lei figlia, Mary Tudor.
Ma quanto dovere vi è celato nella sua opera di intermediario e quanto profondo e sincero affetto nutre nei confronti della ragazza?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla morte di Caterina d’Aragona tutto il regno venne sconvolto dalla perdita della sua eccelsa figura.
Sebbene il corso degli eventi l’avessero marcata fino alla fine, sia spiritualmente che fisicamente, Chapuys ricordava esattamente come il suo sguardo e il suo spirito fossero stati forti fino all’ultimo respiro che la poveretta riuscì ad esalare.
Le aveva, dapprima indirettamente e poi palesemente, promesso di vegliare sulla figlia Mary e lo aveva fatto per molti anni con la più infinita delle  devozioni.
Inizialmente si trattò di un dovere, politico-religioso-etico, ma a mano a mano che il tempo passava il povero ambasciatore si ritrovò immerso nella grande mole di lavoro con una tenacia che mai aveva avuto prima, probabilmente col chiaro scopo di favorire la giovane principessa Mary in qualsiasi situazione.
La scrupolosità della propria opera mal celava un evidente e tacito interesse nei confronti della ragazza.
E come non avrebbe potuto? D’altronde Lady Mary era diventata una ragazza desiderabile e desiderata da tutti i gentiluomini della corte, benché lei non avesse mai incoraggiato le attenzioni di nessuno di loro.
Lo stupiva il semplice fatto che, ogni volta che la vedeva, rimaneva completamente incantato e soggiogato dalla sua amabile figura: quegli occhi chiari incastonati in quel fine e delicato volto di donna risaltavano maggiormente quando Mary sorrideva e increspava le labbra in un repentino moto di infinita dolcezza. Tanto più era bella tanto più era pura nell’anima. Per un cattolico come Chapuys quel secondo aspetto era fondamentale, e chissà che non fosse stato proprio questo a farlo innamorare così profondamente di lei?
Ovviamente erano tutte fantasie gettate al vento. Eustace era un uomo troppo d’onore per pensare di dichiararle il proprio amore.
Sperava, e temeva al contempo, che il re l’avrebbe presto data in sposa ad un nobile principe dato che Mary, la sua Mary, s’era più volte lamentata di non “essere nata per essere felice” e più volte Chapuys l’aveva dissuasa e convinta dell’esatto contrario.
Nonostante tutto ciò gli fosse costato e gli costasse eternamente caro, pensarla felice tra le braccia di un altro uomo, s’era ripromesso che le avrebbe dedicato ogni singolo minuto della propria esistenza. Se vi fosse stato un modo per renderla finalmente “libera” e felice, lui l’avrebbe senz’altro trovato. A qualsiasi prezzo, a qualsiasi condizione, a qualsiasi modo.
E in una mattina come tante altre Eustace si trovava a corte aspettando che il re si degnasse di riceverlo.
Portava delle importanti notizie da parte dell’imperatore, più che altro “leziose” parole atte a calmare l’animo irrequieto del re Enrico e salvaguardare così il proprio paese.
Mentre attendeva nella grande sala centrale in compagnia dell’ambasciatore francese ecco che venne annunciata:

“Lady Mary” e tutti i nobili e gentildonne presenti si inchinarono prontamente al passaggio della giovane. Anche Chapuys, portando una mano all’altezza del petto e l’altra dietro la schiena, si prostrò umilmente di fronte alla sua leggiadra figura.

“Eccellenze…” mormorò Lady Mary fermandosi proprio davanti ai due ambasciatori, anche se palesemente sorrideva maggiormente a Chapuys.
I due si inchinarono di nuovo e solo quando la ragazza fece loro presente che un inchino bastava e avanzava, tornarono ad assumere le loro naturali posture.
Discorrendo del più e del meno passarono qualche istante ancora a discorrere tra loro, fino a quando l’ambasciatore francese non venne informato da uno dei valletti del re di essere atteso proprio da quest’ultimo.
Congedandosi dalla principessa la lasciò in compagnia dell’ambasciatore dell’imperatore affrettandosi in direzione della sala del trono.
Una volta che furono, finalmente, soli Mary si avvicinò maggiormente ad Eustace domandandogli:

“Come state? Sono passati parecchi giorni dall’ultima volta che siete venuto qui a corte”.

Avrebbe voluto dire che erano passati diversi giorni da quando Eustace le aveva reso visita, ma preferì tacere. Era già abbastanza difficile ammettere con se stessa che l’assenza dell’uomo avesse gravato sulla propria quotidianità in una maniera che Mary non si sarebbe mai immaginata. Figurarsi parlarne apertamente con lui in persona! Impensabile, davvero!

“Molto bene, vi ringrazio” mentì lui rispondendole in maniera pacata.

Sì perché ogni volta che si ritrovava gli occhi di lei troppo vicini ai propri il cuore cominciava a battere in maniera sempre più ritmata. Era così da anni, e ancora non s’era affatto abituato a quella dolce e tormentata reazione che la semplice vicinanza con lei era capace di dargli.
Nella sua lunga vita Eustace Chapuys non s’era mai innamorato di nessuna donna. Troppo era impegnato a portare a termine i propri doveri di ambasciatore per conto del tanto ammirato imperatore, che s’era arreso nel condurre una vita prettamente politica e religiosa.
Eppure nelle sue infinite visite a Lady Mary c’era sempre qualcosa di più. Non lo faceva per dovere, com’era logico aspettarsi che fosse, poiché voleva badare a lei, sentiva il bisogno di proteggerla per quanto fosse riuscito a fare coi poveri mezzi a propria disposizione.
Mary ignorava i grandi conflitti interiori che il pover’uomo stava combattendo da diversi anni a quella parte, soprattutto perché lei stessa si ritrovava a doverne combattere di analoghi anche se da un tempo molto minore rispetto a quello di Eustace.
L’uno bramava e aspettava sempre con ansia la vicinanza dell’altro. Anche se era una vicinanza di facciata perché non avevano mai osato scambiarsi una piccola carezza nemmeno lasciata sul dorso di una mano, o un abbraccio o, ancor peggio, un bacio. Il loro non era un amore carnale, all’attuale stato delle cose era puramente ideale. Ma per quanto ideale fosse nessuno dei due riusciva più a fingere che l’altro non rappresentasse qualcosa di più di “una semplice pupilla” o di un povero “ambasciatore”.
Vi era tra loro quella comprensione immediata grazie ad un semplice sguardo che qualsiasi essere umano sperava di trovare in un altro.
Peccato che i doveri politici e religiosi di entrambi opponevano un grandissimo freno affinché quell’amore puramente ideale potesse trasformarsi col tempo e diventare qualcosa di infinitamente più puro e reale.
Perché dunque scandalizzarsi di fronte ad un tale profondo ed intenso affetto?
Che Chapuys avesse lavorato sempre per Mary è assolutamente indubbio, che in qualche modo la loro fosse stata una vera, ma tacita storia d’amore anche.
Se avessero trovato meno impedimenti alla loro unione sarebbe stato giusti condannarli?
Avrebbero potuto, delle persone esterne, giudicare malamente la condotta di entrambi? Vedere in Mary una sorta di meretrice ed ingrata e sciocca ragazza e in Chapuys un vecchio approfittatore dedito soltanto ad una ignobile scalata sociale?




[Mi piace pensare, spesso e volentieri, che il telefilm Tudors termini col ritiro di Eustace e di Mary in Spagna. Insieme, felici e contenti lontani dagli sfarzi della corte inglese e pure di quella spagnola.
Mi piace pensare che nella realtà dei fatti dietro tutto il lavoro che Eustace Chapuys ha svolto a favore di Mary Tudor celasse proprio questo: un profondo ed eterno riconoscimento per lei. Probabilmente è stato l’unico a provare per lei una qualsivoglia specie di ammirazione e, perché no, di amore. E se tutto questo fosse vero non mi sentirei di biasimare né l’una né l’altro. Quando si parla di sentimenti è sempre facile giudicare, ma troppo difficile comprendere.]
  
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