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Autore: InuYuriLove99    10/03/2013    4 recensioni
In una notte di tempesta una misteriosa ragazza giunge di fronte alla casa di Sophia, sedentaria scrittrice di origini greche.
Mossa a acompassione Sophia deciderà di aiutare quella ragazza, inconsapevole di ciò che questa decisione porterà con sè.
Per questa ragazza sconosciuta Sophia riuscirà a mettere a repentaglio la sua comoda vita e ad imbarcarsi in un viaggio attraverso il Mar Egeo in un passato fatto di battaglie sanguinose, complotti e divinità malvagie verso la patria delle sue antenate: L'Isola di Lesbo?
Saffo
Sono l'aura che avvolge il tuo cuore,
quando hai bisogno di calore.
Sono l'acqua scrosciante e pura,
che delle tue labbra placa l'arsura.
Sono la linfa di zucchero e miele,
che addolcisce l'amaro del fiele.
Sono il ricordo di tutto ciò che è stato,
simulacro vivente di un glorioso passato.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Sovrannaturale
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Capitolo 1 

Il vento scuoteva fragoroso gli alberi, ululava, in  quella notte di tempesta.
Una donna  si muoveva inferma in quella bufera.
Il vento le sferzava il volto, gli occhi semichiusi, il vestito e la camicia di forza , rotti in più punti , sporchi e completamente fradici.
Tremava , il vento divenne  più forte e lei dovette fermarsi.
Non si vedeva nulla di quella strada , era del tutto buia, a parte una luce , in lontananza. Una luce fioca e intermittente.
La donna continuò a camminare, a  passo infermo  verso quella luce.
Il vento ululava, i vetri delle finestre sbattevano .
Carte, foglie secche rifiuti erano alzati da terra dalla furia del vento.
Arrivò a quella luce, si fermò un attimo e alzò lo sguardo.
Era un lampione, anche lui colpito dalla tempesta, manteneva il suo compito. Illuminava, seppur fiocamente  il cammino di chi vi passava fianco.
La donna riabbasso la testa, si girò e cerco di fare ancora qualche passo sulle gambe tremanti e stringendosi forte le braccia, come per paura che il vento le portasse via.
Ma  una  raffica più forte delle altre la fece scivolare. Lei cadde sul suolo bagnato, cadde supina.
Mosse una mano, sbatte le palpebre cercando di mettere a fuoco qualcosa in quella tempesta. Poi sfinita richiuse gli occhi e rilascio ricadere la mano.
Non si mosse più, mentre la natura  infuriava nel suo peggiore abito.
 



 


La notte prima c’era stato davvero un brutto acquazzone.
Ma per fortuna  ora era passato.
Quella mattina rimanevano solo delle nuvole grigiastre e l’odore della pioggia, il meteo che  Sofia  preferiva .
Appena sveglia era già di buon umore. Scese dal letto dalle canide lenzuola, e  si mise al piede le sue comode ciabatte  viola, si alzò e si diresse nel bagno.
Tutti i muri erano coperti di mattonelle azzurre  e anche la vasca, il water e il bidè erano dello stesso colore.
Sofia si avvicinò al lavandino di vetro, si lavò la faccia, si pulì le orecchie e poi cominciò a pettinarsi i lunghi capelli marrone scuro che le arrivavano fino alla vita.
C’aveva messo anni a farli diventare così lunghi ed ora li curava con tutte le premure.
Dopo aver  finito li lego in una coda medio alta e si guardò al grande specchio davanti a lei.
Aveva un viso ovale , la  pelle rosa pallido, due occhi di un marrone scuro , piccoli non troppo ravvicinati.
Un   po’  grande. Si tocco la piccola gobba che aveva appena prima della radice del naso. Non era molto accentuata ma era una delle cose che odiava del suo viso.
La bocca era piccola e rosa.
Si diede un ultima occhiata e poi andò a cambiarsi.
Aprì l’armadio che aveva di fronte al letto, di legno laccato completamente lisco.
Prese un vestito completamente nero, dalle maniche  lunghe e il collo alto, arrivava  un po’ sotto il ginocchio e scendeva dritto accentuando soltanto un po’ la curva dei seni e dei fianchi, ma non era nemmeno troppo aderente, era interamente di lana, era molto magra  quindi il vestito le stava bene.
Prese anche delle calze color carne.
Le poche amiche che aveva le dicevano sempre che si vestiva come una vecchietta  ultra novantenne e che a ventuno anni non ci si vestiva così.
Ma a lei jeans stretti, Pantacollant, magliette firmate e super scollate non le piacevano, certo ammetteva di essere l’unica ragazza all’università ad indossare vestiti di quel tipo, camice di flanella e pantaloni larghi di velluto.
Dopo essersi vestita si preparò un thè, e accese il computer.
Doveva finire almeno un altro capitolo del suo racconto.
Di mestiere faceva la scrittrice, aveva pubblicato il suo primo romanzo quando aveva sedici anni con l’aiuto dei suoi genitori.
Aveva avuto un discreto successo, ma per la sua età e contando che era il suo primo libro poteva dirsi che se l’era cavata più che egregiamente.
La cosa che più amava dello scrivere a parte le lettere dei fan e il poter dare sfogo alla sua creatività era il poter stare a casa. Lei non amava affatto viaggiare o semplicemente spostarsi, contando che la maggior parte degli acquisti che faceva erano online.
Fece partire la scheda di Microsoft in cui c’era il suo racconto dal titolo “La vita sull’altra sponda” e si sedette.
Guardò per un attimo compiaciuta lo schermo, quella storia era una di quelle che le era venuta meglio.
Raccontava delle vicende di quattro ragazzi.
Il titolo era retorico, infatti la vicenda narrava della vita di questi quattro ragazzi, due maschi e due femmine alle prese  con  i problemi derivanti dalle loro scelte.
infatti questi ragazzi sono omosessuali, e per questo non vengono accettati dalle proprie famiglie, dai loro amici e dalla società.
Quello era un argomento che le stava molto a cuore, visto che anche lei era  omosessuale dichiarata.
Per fortuna i suoi genitori e i suoi amici non l’avevano presa male e avevano continuato a volerle bene.
Stava per incominciare a scrivere quando si ricordò che il postino quel giorno avrebbe dovuto portarle dei libri che aveva ordinato.
Si alzò, prese il suo thè e si diresse verso la porta.
La aprì e scese le scale fino ad arrivare al pianerottolo.
Si accorse di essersi svegliata presto quando notò che la luce del sole era fioca e che nessuno era ancora sceso, né a pulire né controllare la posta.
No era da lei svegliarsi così presto ma la sera prima era andata a dormire prima delle otto, quindi era normale che si fosse svegliata a quell’ora.
Sospirò e tirò fuori dalla tasca del giubbino verde che aveva messo per scendere, e aprì la cassetta della posta.
Con sua grande delusione non era ancora  arrivato niente.
Richiuse la cassetta e stava per andarsene quando notò, fuori dal portone  di  vetro, una figura accasciata a terra.
Curiosa si avvicinò e scoprì che era una persona.
Veloce aprì il portone e si avvicinò per vedere come stava.
Era una donna, notò subito Sofia. Accasciata supina con il viso estremamente pallido.
Le toccò , era gelida.
“Ehi, stai bene?!” chiese Sofia scuotendola preoccupata.
Ovviamente non ottenne risposta.
La donna era completamente bagnata, dalla testa ai piedi e i suoi vestiti quasi del tutto stracciati.
Decise allora di chiamare il 118, fece  per prendere il telefono ma si accorse di non averlo in tasca.
“Ah già l’ho lasciato da Veronica!” Dissè a bassa voce sbattendosi una mano sulla fronte.
Poi tornò a guardare la ragazza,sospirò e la prese per le spalle girandola.
Non poteva far altro che portarla in casa sua, cercò di farla alzare il più possibile e mettendosi un suo braccio  dietro al collo la trascinò fino all’ascensore . Con il quale salì fino al suo appartamento.
Aprì con non poca fatica la porta e la portò nel suo studio, facendola distendere sul divanetto.
Cerco una coperta con la quale coprirla e poi  si diresse al telefono fissò che aveva in cucina.
Alzò la cornetta digitò il numero e aspetto, ma si accorse subito che il telefono non funzionava.
Probabilmente il temporale aveva fatto saltare le linee telefoniche.
Imprecò tra sé e sé.
Pese un bel respirò e tornò nello studio, la ragazza adesso aveva preso un po’ di colorito ma Sofia decise ugualmente di darle un'altra coperta.
Si sedette accanto a lei aspettando una qualche reazione, visto che per tutto quel tempo la ragazza era stata completamente immobile.
Finalmente la ragazza, si mosse. Ebbe un brivido e poi si sistemò da sola la coperta, stringendosi  ad essa.
Sofia sorrise, felice che quella donna stesse bene, e mentre ella dormiva rimase a fissarla chiedendosi chi fosse.
Era un po’ più alta di lei, aveva dei corti capelli neri, tagliati quasi a caschetto ma molto scombinati e bagnati.
I vestiti che portava erano completamente fradici e stracciati ma Sofia potè notare i resti di una camicia di forza o qualcosa di simile sulla mani e sulle braccia.
‘Probabilmente è stata colta dalla tempesta…’ pensò Sofia toccandole una guancia.
La ragazza, aveva un viso molto magro, quasi deperito.
Le labbra screpolate e delle profonde occhiaie .
Sofia le sfiorò con cautela i capelli, la ragazza si mosse nel sonno prendendole e stringendole la mano.
Sofia arrossì, e si chiese ancora una volta chi fosse quella ragazza.

 

   
 
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