Sleeping with ghosts
Importante: Tutto ciò che è descritto in questa storia è frutto della mia fantasia, ergo: non c’è niente (o
quasi) di reale. Tom e Bill
non mi appartengono affatto (no… Bill
non è ancora in mio possesso, ma è solo questione di tempo…). Questa storia
(anche volendo… non potrei quindi…) NON sarà twincest.
Visto che non voglio vedervi
affogare nelle lacrime… please, fazzoletti alla
mano, grazie!
CAPITOLO 5
-Heart-
****
Correre veloce. Sempre di più. Non fermarsi.
E andare sempre troppo veloce.
Troppo.
“Dammi un sorso”
Ridere. Strappare la birra dalle mani di Tom.
Ridere.
“Stai attento, eh…”
Certo.
“Certo”
Ridere.
Il trillo di una risata. E andare sempre
più veloce.
Schiacciare sull’acceleratore.
L’ebbrezza della velocità. L’ebbrezza dell’alcool in corpo.
Troppo alcool.
Troppo veloci.
Non fermarsi.
Due risate che si perdono nella notte. Due risate che si
rincorrono.
Il buio scorre. Ogni tanto uno sprazzo di luce. Ma
è sempre troppo veloce.
Tom...
La
luce.
Accecante.
Improvvisa. Bianca. Così chiara da far chiudere gli occhi.
Non
vedere.
Non
sentire.
Non
parlare.
Gridare.
Sentir gridare.
“BILL!”
Il buio.
La fine.
È il buio.
*
Noi.
Io e te.
Bill e Tom.
Saremo.
È un futuro. È un presente. È un passato.
Certe cose sono. Certe cose non cambiano mai.
Sempre.
Fino alla fine. E la fine sarà comunque
per sempre.
Insieme.
Io e te.
Bill e Tom.
Ci credi?
****
Aprì di scatto gli occhi.
Noi saremo sempre insieme.
Una promessa lontana. Una promessa che non riusciva a togliersi dalla mente.
Una lacrima gli attraversò la
guancia. Una lacrima solitaria.
Sola.
Come lui.
E adesso sapeva. Sapeva. E forse l’aveva
sempre saputo.
Chiuse gli occhi, cercando di
stabilizzare il respiro.
Bill e Tom.
Adesso lo sapeva.
Adesso tutto gli era chiaro.
Tom non era suo fratello.
Tom non era mai esistito nella sua vita.
Ma Tom c’era.
E lui non era Bill.
Bill non era mai esistito nella sua vita.
Ma Bill non c’era più.
Ora sapeva.
*
“Devo provarci…”
Sua madre scosse violentemente la
testa. “Non voglio sentire ragioni. Non provarci neanche. Tu da quel letto non
ti alzi!”
“Ma sto
bene!” protestò.
Sua madre roteò gli occhi. “No che
non stai bene! Non ho intenzione di lasciarti andare in giro per l’ospedale
alla ricerca di qualcuno che nemmeno esiste!”
Sentì le lacrime pungergli gli occhi.
Certo che esisteva. Certo che sì.
Lui non era pazzo. E
ora lo sapeva. Ora aveva davanti agli occhi tutto.
Ora sapeva, dannazione.
“Ti prego, mamma…”
“No!”
Sospirò. “Perché
non capisci…”
Sua madre scosse la testa. “Non
voglio che ti succeda qualcosa…”
Chiuse gli occhi.
Era una cosa troppo importante per lasciar perdere tutto. Non poteva
farlo, non se lo sarebbe mai perdonato.
Non sarebbe mai riuscito a cancellare
il senso di colpa.
Doveva farlo.
Doveva tentare. E
sua madre doveva riuscire a capire. C’era in ballo molto di più rispetto a ciò
che pensava lei…
Riaprì gli occhi. “Trovalo tu…”
mormorò. Sapeva che sua madre non avrebbe mai accettato una cosa del genere, ma
doveva almeno provarci.
“Non se ne parla… non ho intenzione
di vagare per l’ospedale alla ricerca di un fantasma… e anche se esistesse, non puoi sapere se sia effettivamente qui…”
“Lo so invece… ne sono sicuro…”
Sua madre lo guardò negli occhi. Per
un istante rimasero così, a fissarsi, alla ricerca di risposte che entrambi non
possedevano.
Alla fine la donna si arrese.
“E va bene… farò un,
e ripeto uno solo, giro dell’ospedale. Se lo trovo,
bene… altrimenti basta…”
Era già alla porta
quando la richiamò. “Mamma… si chiama Tom… e
ha i rasta e…” sospirò “… ha fatto un incidente in
macchina”
*
“Mi spiace signora,
non posso aiutarla…”
La donna sospirò. Aveva fatto un giro
veloce nell’ospedale. Aveva guardato in alcune camere. E aveva deciso di
chiedere informazioni alle infermiere… ma non sapendo
il cognome del ragazzo, era praticamente impossibile riuscire a rintracciarlo.
… e in fondo
lei non era neppure così assorta dalla ricerca per sprecare tutto il suo tempo.
Non credeva a ciò che le aveva raccontato suo figlio.
Era qualcosa di assurdo.
Qualcosa che capita nei film, forse. Non nella vita
reale.
Si guardò intorno per un’ultima
volta, ma niente. Non vide nessun ragazzo con i rasta.
Si era già rimessa in cammino, quando
la sua attenzione venne catturata dal discorso da una
coppia, poco distante da dove si trovava.
“Non vuole tornare a casa…”
Si fermò un momento ad osservare il
profilo dolce di una donna. Aveva gli occhi arrossati dal pianto.
“Tom è forte, Simone…” le rispose
l’uomo davanti a lei.
Tom.
Tom.
Fu sicura di aver perso un battito
nel sentire quel nome.
Tom.
“Lo so, ma… è da solo… capisci no?”
le lacrime avevano iniziato a scendere sul viso della donna, Simone. “Dice che non vuole lasciarlo, che… non vuole tornare. E io non so cosa fare, Gordon…”
Tom.
Riusciva a pensare solo a quello.
Forse suo figlio aveva ragione.
Forse… esisteva realmente tutto
quello che le aveva raccontato.
“Scusatemi” cercò di richiamare
l’attenzione dell’uomo e della donna davanti a lei. “Noi non… non ci
conosciamo, e magari quello che sto per dirvi sarà
assurdo, ma… ho bisogno di parlarvi…”
*
Sua madre spingeva la carrozzina con
passo svelto. Forse voleva porre fine a tutto quello alla svelta.
Lui si sentiva male.
Come se stesse
per morire da un momento all’altro.
Non era più sicuro di
volerlo. Non era più sicuro di essere abbastanza forte
per reggere qualcosa del genere. Con che coraggio poteva presentarsi davanti a
lui?
Non era colpa sua. Lo sapeva.
Ma qualcosa più forte della sua mente gli urlava che, per quel
ragazzo, Tom, lui avrebbe rappresentato solo un
motivo in più per odiare il mondo.
“Questa è la stanza”
Fece cenno a sua madre di lasciarlo
andare da solo.
Quella era una cosa che solo lui
poteva fare. Solo lui.
Da solo.
Passò davanti ad un uomo e una donna,
che lo guardavano apprensivi, e poi entrò.
E fu incredibile vedere come era somigliante ai suoi ricordi. Come
era… lui, semplicemente.
Tom.
Il Tom che aveva sognato, invocato e urlato da quando si era
svegliato.
Tom.
Il fratello di colui
che gli aveva salvato la vita. E aveva
sacrificato la propria.
*
“Tom?”
Occhi uguali ai ricordi. Uguali.
Nocciola, leggermente a mandorla. Ma arrossati.
“Chi sei?”
Anche la voce era uguale. Identica. La conosceva perfettamente. Come se non avesse fatto altro che ascoltarla per tutta la vita.
“Tu non mi conosci…
mi chiamo Karl…”
Occhi dubbiosi. Incerti.
Dio, si sentiva veramente male…
“… io sono…” respirò a fondo,
cercando di farsi forza “… credo di essere quello che
ha ricevuto il cuore di tua fratello…”
Tom sgranò gli occhi.
E fu il silenzio.
Il silenzio più brutto di tutta la
sua vita.
Si sentiva perforato da quegli occhi.
Si sentiva come se da un momento all’altro Tom avesse
dovuto leggere la sua condanna a morte.
E poi vide quegli occhi cambiare. Da spaventati diventare pieni di
rabbia. E lucidi. Pieni di lacrime.
“Che cosa
vuoi?”
La sua voce era fredda. E spaventata. E ferita. Era così tanto tutto insieme, che pensò di non poter sopportare
tutto quel peso su di sé.
“Nulla… non voglio niente da te… ma” si morsicò il labbro inferiore “… non so come, e non
so perché… e non so neppure se tutto questo è vero… ma è come se avessi in me i
ricordi di tuo fratello…”
Tom non distolse lo sguardo continuò a
fissarlo, incurante delle lacrime lungo le sue guance. Incurante di tutto. Tranne lui. Sembrava volesse leggergli dentro, come a voler testare la veridicità delle sue affermazioni.
“Bill…” mormorò alla fine, quasi senza accorgersi.
E in quel momento capì di aver sentito quel nome in
tutti i suoi sogni. Bill. Quel nome
che non riusciva a ricollegare, inizialmente. Quel
nome che sembrava sempre lontano. Sfocato. Così diverso da quel ‘Tom’ che gli rimbombava in testa.
“Io… mi dispiace…”
Non riuscì a reggere lo sguardo di
quel ragazzo. Il cuore di suo fratello ora batteva dentro di lui. Lui era vivo
grazie a quel cuore. Mentre Bill
era morto a causa sua.
Era tutto ingiusto.
Tom strinse gli occhi in due fessure. “Perché
dovrebbe dispiacerti? Tu sei vivo…”
La rabbia nella sua voce lo fece
rabbrividire.
Forse aveva sbagliato tutto.
Forse avrebbe dovuto portare quel
segreto con lui.
Forse non avrebbe dovuto incontrarlo.
“… non mi dispiace essere vivo” ammise “… ma so… sento, il legame che c’era tra voi… che c’è
tra voi…”
“Vattene”
Sgranò gli occhi. Tom
non lo guardava più. Si era messo ad osservare fuori dalla
finestra.
“Ho detto di andar via…”
Senza dire altro, fece come gli era
stato chiesto.
*
Forse aveva sbagliato tutto.
Ma proprio tutto.
****
Ebbene sì, dopo un po’ di ritardo arriva anche questo e il mistero
si risolve finalmente. *me
corre a nascondersi dal lancio di pomodori*.
Per la cronaca, il libro a cui facevo riferimento per scrivere questa storia è “Niente di vero tranne gli occhi” del mio
amatissimo Giorgio Faletti. *_* (io amo quell’uomo).
Sì. So che forse non vi aspettavate qualcosa del genere. So che è
triste. So che sono una bastarda… ma spero comunque
che questa storia vi sia piaciuta. Anche se no, non è
ancora finita. Ma l’ultimo capitolo sarà il l’ultimo,
questo è certo.
Grazie a tutti coloro che hanno messo
questa storia tra i preferiti (32!! °_° OMG). E grazie
a chi ha recensito lo scorso capitolo…
Seven13: beh spero di non averti
deluso allora! ^_^ grazie mille per i complimenti!
Judeau: l’arcano è
stato svelato. *me ha paura ora*.
Ehm… dimmi cosa ne pensi di questo capitolo perché ho abbastanza paura di
beccarmi un sacco di insulti XD. Ma
va beh, come si dice: io scrivo, io decido. Come al
solito grazie, sei sempre gentilissimo *_* Ah, volevo chiederti se potevo
mandarti un’email, dove ti chiederò una cosa… niente
di particolare, solo se ti andrà di leggere una mia storia non pubblicabile QUI
su EFP… ^_- Un bacio!
Castalia: eh l’ora
fatidica è arrivata. Sono pronta per gli insulti… XD No, spero comunque che ti sia piaciuto… lo spero tanto accidenti ç_ç
CowGirlSara: mi sa che ti ho
fatto incazzare XD ma l’ispirazione e la storia è sempre stata quella… e sono una che prosegue per la sua
strada anche se agli altri non piace. Spero comunque
che tu la possa apprezzare. Grazie per i complimenti!
Lassurdoinpersona: non mi
hai detto come secondo te finiva, quindi non so se ti
aspettavi qualcosa del genere. Spero comunque che ti
sia piaciuto! Il finale arriverà con il prossimo capitolo, ma ormai il mistero è risolto. Grazie per il commento!
mY LadY oF
SoRRoW: carissima! Ehm…
Bill non ha propriamente subito un trapianto, come
puoi notare XD. Spero che non mi ucciderai per questo! ç_ç
spero che comunque ti sia piaciuto e grazie come al
solito perché sei sempre gentilissima! Un bacione!!
Giul_ssj: mi sa che
questo capitolo avrà l’effetto di far scoppiare a piangere un po’ tutti… spero
che ti piaccia, comunque!
Carillon: ti ringrazio tanto per il
commento… ma come vedi le cose erano diverse da ciò che sembravano.
Spero di non averti deluso!!! Grazie mille!
MissZombie: la tua
recensione era bellissima *.* Grazie mille ç_ç Non so se mi vorrete ancora così bene dopo aver letto questo
capitolo, però… spero di sì! ^_^ Un bacione!
Mary: grazie!!!
Fly: sono contenta che tra la
miriade di storie presenti su questo sito tu abbia scelto questa. *.* E sono
contenta che ti sia piaciuta così tanto. Grazie per i
complimenti, grazie sul serio, mi hanno fatto veramente un immenso piacere!
Piska: che idea avevi? sono curiosa! E non importa
del ritardo, figurati!! ^_- grazie mille come sempre,
sei gentilissima ç_ç *me commossa*.
Grazie.
FrancescaKaulitz: … spero tu non
mi voglia morta… ma ho la netta sensazione che sarà
così… XD
Kaulitz angel: i chiarimenti sono arrivati, come vedi. Ehm sì, lo ammetto,
nonostante io adori Bill gli faccio sempre subire le
pene dell’inferno. -_- Non so perché, però! °_° Grazie
del commento!
Ok. Sono viva. Ma credo non ancora per
molto… quindi scappo…
Che ne dite, mi fate sapere se questo capitolo vi è piaciuto?
Ci sentiamo col prossimo, che sarà l’ultimo… ebbene sì ç_ç