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Autore: Shirokuro    10/03/2013    1 recensioni
Avete presente quei topic su ForumFree che consistono in continuare una storia? Noi ne abbiamo creato uno e ne è uscita fuori una storia romantica e senza senso logico, se non un po' forte.
Margherita non ci capisce niente e Marco muore, prima di tornare in vita!
Che pasticcio O.o
Genere: Azione, Demenziale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Con la partecipacione di ;Keiko';, .every!, Daniara, [...]Sophie[...] e di Sara.Touko.Love (me sisi)

Camminavo per una stradina buia. Era una notte fredda d'inverno, una normale notte di dicembre. Stavo andando a comprare un manga, quando incontrai un tipo che mi si avvicinò urtandomi per sbaglio. Era molto più grande di me.
Entrambi imbarazzati, ci scambiammo un mezzo sorriso di circostanza mentre qualche fiocco di neve stava cadendo dal cielo. Alzai lo sguardo e lo riabbassai subito dopo ma l'uomo era sparito...
Mi guardai attorno, ma non vidi nessuno. Feci spallucce e proseguì per la mia strada. Ad un tratto, sentì qualcosa che mi afferrò da dietro e mi trascinò in un vicoletto. Spaventata, provai ad urlare, ma la mia bocca fu prontamente tappata. Girai appena la testa e vidi una corda. Con questa, il tizio misterioso mi legò. Poi mi mise un sacchetto in testa e mi prese sulle spalle. Più spaventata di prima, iniziai a scalciare, ma questi mi buttò in un posto scomodo e buio, probabilmente un baule. Provai a slegarmi, ma il tipo mi aveva legato stretto e con i semplici denti o i piedi non potevo farcela. Poi sentì una vibrazione proveniente sotto di me. Se ero in un baule, probabilmente stava accendendo l'auto.
Iniziai a sbattere a destra e a sinistra, perché l'uomo andava veramente veloce. Ad un certo punto, sbattei contro il portellone. L'auto si era fermata. Sentii la portiera chiudersi e il baule aprirsi e qualcosa mi prese e mi buttò a terra come se fossi un sacco della spazzatura. Mi tolse la benda dagli occhi e vidi un uomo. Era abbastanza giovane, circa sulla trentina, ma aveva uno sguardo da pazzo, che mi fece sobbalzare. Era l'uomo di prima. Cercai di girare la testa da un'altra parte per non fissarlo, ma mi prese il viso tra le mani e lo scruto attentamente, come se fossi un cellulare nuovo e si tenta di scoprirne i funzionamenti più nascosti. Dopo un pò mi lasciò, stringeva forte tant'è che lascio un segno che sarebbe sparito, ma faceva male.
Compose un numero sul telefono e lo sentì parlare in una lingua strana, probabilmente bulgaro. Accennò un sorriso e poi riattaccò. Si girò a guardarmi e mi fece l'occhiolino, per poi mettermi sul sedile del retro dell'auto. Fece qualche metro e poi mi prese nuovamente, puntandomi una pistola alla tempia e facendomi entrare in un locale oscuro, bendata. Dopo di che mi disse di rimanere buona buona lì, finché non sarebbe ritornato. Mi lasciò da sola e se ne andò. Sentì l'auto accendersi e partire via, quindi iniziai a picchiare la porta e a gridare, ma nulla. Allora vidi una piccola finestrella, e cercai di arrampicarmi fino ad essa, ma appena la ragiunsi, setenziai che era troppo stretta e per di più era sbarrata. Quando mi accingevo per scendere l'uomo tornò con una giovane compagnia, ma che non distiguei bene: -Io... non è come può sembrare!- il mio rapitore venne e mi tirò per un braccio fino al giovane e, dopo aver schiarito un po' la vista, rimasi a bocca aperta riconoscendolo: era il ragazzo che m aveva venduto il manga!
Feci uno sguardo perplesso. Perché quei due mi avevano preso di mire? Perché una ragazzina sfigata come me? Poi, il primo si fece avanti e mi mise davanti alla faccia un giornalino. Lessi la scritta e feci una smorfia. Era lo stesso che avevo comprato poco prima. Perché mettermelo davanti alla faccia?
Li guardai.
-Chi siete voi? E perché mi state facendo vedere il mio manga?-
-Per farti rosicare!-
Dissi, e uno dei due iniziò a ridere giocherellando con la pistola.
-Ti conviene non dire niente, ok?- nel dirlo fermò la pistola e me la puntò addosso: -O prefereriresti vedere la tua testa con un buco in mezzo, piccolina?- il sangue mi gelò nelle vene: -No, io... io non dirò noente di male o fastidioso...- lo dissi tutto d'un fiato, come uno sforzo enorme. Deglutì.
Il ragazzo del manga parlò in rumeno. Lo sapevo bene, avevo parenti che lavoravano lì e lo avevo imparato. Forse non pensava che lo capissi: -Este ia? Fata care trebuia sa luam?- senza pensarci lo fermai: -E perché avreste dovuto prendermi?- e sentì di aver fatto un grandissimo errore: -Tu mi capisci?- l'uomo mi prese per il braccio: -Capisci il rumeno?- iniziai a singhiozzare: -Si... ih!-
Il ragazzo parlò: -Laso! Nu face nimic! Stie ce zic, si atuncea?- l'uomo strinse la presa: -Come? E allora? Come "sa cosa dico, non è niente"?- sentì la circolazione andare in vacanza: -Va bene: tu! Noi ne ducem, non ti diciamo dove, ma non fare niente!- annuì. Quando se ne andò pensai: “Che cretino: usa rumeno, italiano e bulgaro e crede che sia l'unico a parlare le lingue?”
Il venditore di manga si avvicinò e fece una risatina.
- Perché non ti togli quella giacca?- disse guardandomi dall'alto al basso. Deglutì e arrossì. Sotto la giacca avevo solo la canottiera. - N-non credo sia una buona id- Il tipo mi premette la pistola sulla tempia. - FALLO E BASTA! - E mi buttò in un angolo. Iniziai a togliermi la giacca, singhiozzando.
Una volta tolta la giacca cominciò a guardarmi il braccio: -Certo che ti è rimasto un bel livido...- guardo le mie scarpe: -Toglile.- rimasi ferma: -Non so, vuoi che te le tolga io?- mi squadrò: -Sono bagnate: ti buscherai un raffredore!-
Rimasi a bocca aperta: era gentile, al contrario di come si presentava! Rimasi in jeans. Poi tornò a sorridere in modo beffardo e si alzò. Sembrò come esserci ricordato di qualcosa.
-Il tempo dei giochi è finito!-
Ritornò in basso vicino a me. Tratenni il fiato in attesa di quello che voleva fare. Iniziò a baciarmi il collo, non so se avesse continuato a lungo dato che venne interotto dal rientro dell'uomo: -Avrai tempo per giocarci dopo, ora hai altro da fare!-
Il ragazzo si alzò e io ricominciai a singhiozzare. Mi guardò e poi mi sussurò in un orecchio spostandomi i capelli delicatemente: -Smettila di pignucolare, non sarei andato troppo oltre lo stesso...- e mi sorrise enigmatico...
Io intanto me ne stavo appartata appoggiata alla parete, singhiozzando. Poi mi si avvicinò e mi diede in mano una busta. -Indossa questi!- disse lanciandomela. Aprii la sacca e vidi una gonna e una maglietta scollata. -Perché devo indossare questa roba? Dissi pulendomi il naso. Il ragazzo di prima sogghignò e disse: -Lo scoprirai presto...adesso muoviti, mettiteli! Mi guardai attorno. -Q-qui? - dissi. -E muoviti! -Disse bruscamente l'uomo. Mi sbottonai i jeans, rimanendo in mutande e infilandomi velocemente la gonna. Mi misi la maglia sopra la canotta, ma il tipo fece no con il dito e mi disse di togliere tutto. Allora mi tolsi la canottiera e mi misi la maglietta addosso. -Bene.- disse uno dei due. -Ora sciogliti i capelli e vieni con me. -Disse aprendo la porta.
Il sangue mi si gelò di nuovo. Immaginavo quello che dovevo fare... Mi avvicinai verso la porta, ma il mio rapitore mi fermò; -Mettiti questa mentre usciamo. Quando saremo in auto potrai toglierla.- mi disse mentre mi porgeva una benda per gli occhi. Annuì.
Mi legai e mi dirigerono all'esterno, caminammo un po' e arrivammo all'auto. Mi fecero sedere e mi slegarono. Ero sul sedile posteriore insieme al venditore e a guidare c'era il mio rapitore, che parlò: -D'ora in poi io sarò Valica e lui sarà Marco, e tu?- deglutì: -Margherita...-
Partimmo. Marco si avvicinò e mi sussurò: -Tranquilla, non avere paura!- io strinsi le spalle: -Io non ho paura...-
-Non ci scommetterei!-
Iniziò a giocherellare con i miei capelli: -Dimmi, Margherita, quanti anni hai?- iniziai a sudare freddo, che pervetito: -15...-
Ma proprio quando iniziò ad avvicinarsi e a toccare un po' troppo, sentimmo un boato pazzesco. L'auto si fermò di botto e l'uomo alla guida si giròs per vedere cosa stava succedendo:- Che cacchio era quel rumore?!!- Poi un qualcosa balzò sul parabrezza, spaccandolo. Urlai dalla paura e vidi che quel tizio tirò a se l'uomo alla guida. L'altro iniziò a sparare verso lo strano tipo. Io mi misi le mani fra i capelli, piangendo. Cosa stava succedendo? Mi avvicinai al finestrino e vidi un ragazzo dagli occhi verdi estrarre con uno strano aggeggio un qualcosa di incredibilmente luminoso dall'uomo, facendolo cadere a terra, morto. Poi si avvicinò all'auto e fece lo stesso anche con l'altro. Io ero terrorizzata. Avrebbe fatto lo stesso anche con me?
Provai ad urlare, ma Marco mi tappò la bocca: -Zitta, se ti sentono siamo tutti morti. Ora abbassati, se ne andranno presto.- delicatamente mi portò in basso, fin sotto il livello dei sedili: -Resta ferma e non emettere un fiato!- annuì con la testa, quasi meccanicamente.
Mi prese le caviglie e distese le mi gambe lungo il "pavimento", fino a farmi stare perfettamente supina. Poi lui si appogiò su di me, in modo da poter guardare fuori dal finestrino. Sussurai: -Chi sono?- mi fissò: -Eh? Ah... non lo so bene, sembra siano tipo dei "punitori"...-
-Come quando a scuola viene il bidello a punirti da parte della prof.- rise leggermente: -Sì, un po' così...- poi si rifece serio: -Stanno pattugliando la zona più lontana, se non trovano testimoni se ne andranno...-
-Ma non potrebbero tornare per noi?-
-No, ci avrebbero preso insieme a Valica... Zitta e ferma, stanno venendo...- rimasi immobile per una decina di minuti, Marco si addormentò: -Marco... Marco... Svegliati...-
-Sì? Che c'è Margherita?- forse ce ne sno andati, puoi controllare?- annuì: -Sì, ce ne sono andati. Ma sarà più prudente stare qui fino a domani mattina...- sorrisi, nella sua voce non c'era più la perversione di prima, o la crudeltà.
-Auzi...- gli dissi in lingua madre.
-Da?- fu la risposta, quasi dissinteressata.
-Credi che potremmo mai diventare amici?- lui arrossì.
-Può darsi...-
Ci addormentammo e la mattina dopo ci dirigemmo verso casa mia, dopo aver recuperato i miei vestiti nel covo in periferia: -Margherita, mi dispiace per ieri sera...-
-Se hai imparato la lezione mi basta!-
-Tieni: sono i tuoi braccialetti: sono rimasti nell'auto...-
-E tu prendi questo!- gli dissi porgendogli un foglio: -Rimaniamo in contatto, neodiciottenne...-
-E tu come..?-
-Segreto!-
Certo, a casa mia madre avrebbe potuto spronarmi a denunciarlo, ma ora avevamo un problema più grande: se quei "punitori" scoprono che io e lui siamo testimoni...
Arrivata a casa mi feci una doccia fredda. Quel ragazzo lì, Marco, era cambiato in 10 minuti la sera prima. Cos'avrà visto in me? Gli stavo forse simpatica? Bah, e chi lo sa... fatto sta che quando uscii di casa mi ritrovai lo strano tipo che aveva fatto fuori l'uomo alla guida, sulle scale. Andai avanti come se nulla fosse, ma mi prese per un braccio.
- Chi sei?-
Mi liberai scrollando la spalla.
- Chi sei tu, piuttosto!-
Quello prese un qualcosa dalla tasca e mi avvicinò il volto ad essa.
- Lo vedi questo qui? - disse mostrandomi la foto di Marco.
- Se non mi dici chi sei non lo rivedrai mai più!-
Deglutì. In fondo non lo conoscevo neanche, ma non potevo fargli fare del male.
- Non do chi sia e ora lasciami!-
- Non mentire! Dimmi chi sei e per chi lavori!-
- Ma io non lavoro per nessuno!-
- Allora cosa ci facevi con quei fue ieri sera?!-
Spalancai gli occhi. Allora ci avevano visti!
- Ieri sono stata rapita da quei due. Mi sono trovata lì pier caso...-
Si rabbuiò: -Certo...- fece per ragionare: -Ti avverto: la sera, con passare il tempo con lui, non sarebbe un bene per nessuno... Dimmi il tuo nome, come minimo...-
-Mar... ta.-
-Perfetto. Ah! Margherita, attenta agli estranei, sorridergli non serve per sorpassarli-
Così dicendo si concedò.
Ormai fuori era buio, ma potevo uscire, il mio intento non era andare da Marco. Camminai verso il negozio di fumetti, per comprare un altro manga. Quello dell'altra volta era rimasto nel covo in periferia.
Entrai nel negozio e vidi Marco e lui vide me.
Fece segno di avvicinarmi, io camminai svelta: -Ciao Margherita!-
-Ciao un corno, mi devi sbrigare, potrebbero vederci...- si rintristì: -Tranquillo, ma ti spiego poi con un SMS...- annuì, poi disse: -Volevo ridarti il manga, l'ho ritrovato raccatando le mie cose.-
Lo ringraziai e me ne andai di fretta, ma prima di andarmene mi fermò: -Sei libera sabato sera?- sera... che guaio... Sospirai senza rispondere.
Preso il cellulare e gli inviai un SMS in cui spiegavo la situazione e raccontavo dell'uomo.
La sua risposta fu un semplice “:-(”
Subito dopo mi inviò: “Devo parlarti: venerdì pomeriggio ci possiamo incontrare ai giardinetti?”
Affermativo!
Arrivò in fretta venerdì pomeriggio e la prima cosa a cui pensai era di andare subito ai giardinetti. Presi la mia borsa, il cellulare e corsi subito fuori casa. Mentre andavo verso di essi, pensavo al perché continuavo a star dietro a sto ragazzo, manco lo conoscessi da una vita. Arrivata, lo vidi seduto su una panchina e mi sedetti accanto a lui.
- Ciao! -dissi.
- Hey Margherita!-
- Allora, cosa c'é di tanto importante da dirmi?-
Prese fiato e tirò fuori dalla tasca una busta con delle foto dentro.
- Ci stanno spiando. - disse mostrandomene una.
- Dobbiamo andare via da qui. Da questa città intendo...-
- Ma scherzi?! Io ti conosco appena! Perché mai dovrei andarmene perché sei nei casini?!-
- Perché ora nei casini ci sei anche te!-
Io? Come c'ero anch' io? Io non avevo nulla da nascondere, perché mai ero nei casini?
- Credono che tu sia la boss di un gruppo di spacciatori...-
- Che??-
- Hai sentito bene! Senti, il gruppo che era in lotta con il "tuo" gruppo sta cercando in tutti i modi di fare fuori la capa di quest’ultimo.-
- E perché mai dovrebbero pensare che sia io?-
- Perché quella là ti assomiglia in una maniera assurda! Sembrate due gocce d'acqua! E per non farsi ammazzare, ha incaricato me e l'altro uomo di rapirti e fatti travestire da lei, così che credessero che era lei veramente! Se non fosse per il neo sul mento e l'età, sareste la stessa persona.-
- Ma allora...io sono in pericolo!-
- Appunto per questo te ne devi andare!-
- Ma allora perché se ha incaricato te, non mi hai portata a quelli dell'altro gruppo?-
-É troppo lungo da raccontar...-
Marco non finì la frase che un proiettile gli trafisse la testa. Rimasi ferma e immobile, ma quando mi voltai, vidi lo stesso ragazzo che aveva ucciso l'altro uomo. Sta volta decisi di seguirlo.
...
Ma ero immobilizzata, stava andandosene, fino a quando non mi arrivò dietro le spalle: -Ti avevo avvertita...-
-Non è sera!- fece un cenno con la testa verso il sole: -È il crepuscolo...-
Per l'ennesima volta cominciai a piangere. Solo ora capivo perché lo seguivo: me ne ero infatuata.
-Spero che smetterai di spaccia...- gli tirai un pugno: -Ci spiavate solo di vista, le nostre discussioni non vi interessavano! Se ci avreste ascoltato, sapreste che io non centro niente!-
-Stai zitta!- a tentoni prese la pistola.
-Un'altra parola e sparo!-
-Non puoi!- a gridare era un uomo vestito in modo identico. Esultante a modo suo.
-L'abbiamo presa! Margherita è dietro le sbarre!- lui spalancò gli occhi e io mi accatastai vicino al corpo freddo di Marco: -È tutta colpa mia...- anche se ero sollevata: -È tutto finito.-
Passarono giorni e Marco restava nella mia testa: era stato un bastardo all'inizio, ma in cinque minuti era cambiato. A volte piangevo.
---
Passò un anno da quello strano incontro, e iniziavo a dimenticarmi di Marco. In fondo era solo una cotta finita male.
Un venerdì mattina, anzi, quel venerdì mattina, stavo per andare a scuola quando vidi qualcuno che era uguale a lui. Mi fermai in mezzo alla strada a fissarlo e quello mi sorrise. Strofinai gli occhi e quando li riaprí, era sparito. Entrai in classe e fino all'intervallo pensavo a quel che era successo la mattina. Chi era quel ragazzo? Questa domanda mi rimbombava in testa per tutta la mattina, fino a che non lo rividi nella mensa scolastica.
Ero... Sconvolta! Mi sporsi verso Anna, una schizzata per i ragazzi, li conosceva tutti: -Per caso sai chi è quello?- e gli indicai il ragazzo. Aguzzò la vista: -Chi?-
-Quello vicino a Giuseppe del terzo anno.- dissi girata verso Anna, per non farmi notare.
-Guarda che non c'è nessuno!-
Mi girai per non impazzire. Il ragazzo non lo vidi più nemmeno io. “Devo avere le traviccole, in fondo Marco non c'è più...”
Durante la lezione di arte ci toccò il disegno libero. Modestia a parte, sono particolarmente brava in arte. La prof. ci disse: -Dovete fare silenzio, ho del lavoro da svolgere, il tema del disegno libero di oggi è... un ricordo.-
Presi matita, gomma e temperino, mi bastava. Passai tutte e due le ore di arte, ma alla fine ce la feci: l'idea iniziale era quando assistei al concerto di Giorgia, ma modifica dopo modifica non credevo ai miei occhi. Era Marco con me vicino. La mattina è stata un brutto colpo. Sentii che qualcuno mi toccava la spalla: -Brava!- la sua voce mi parve un'illusione: svenni di colpo.
Mi risvegliai in infermieria, con una borsa di ghiaccio sulla fronte. Quando aprì gli occhi, vidi la.prof di arte equalche mia compagna che sorridevano. Mi alzai di botto e mi tolsi la borsa col ghiaccio dalla fronte. - Scusate, io devo andare...-
- Ma dove vuoi and...- la prof non finì la frase che io ero già fuori dall'edificio.
Guardai in strada e vidi Marco. Ne ero sicura, era lui. Mi avvicinai, ma quando potevo già quasi sfiorarlo, un tir mi passò davanti. Urlai, ma quando riguardai la posizione dov'era Marco, non c'era più niente.
Cosa mi succedeva? Non ci capivo più niente. Non piangevo da mesi, ma quella volta scoppiai: le lacrime mi rigavano le guance e mi inginniochiai sul marciapiede, in mezzo alle persona che mi fissavano.
La prof. mi raggiunse: -Signorina, se non rientra subito potrebbe essere sospesa!- annuì e mi rialzai, cercando di soffocare le lacrime: -Tesoro, che hai?- mi chiese con la sua solita indole dolce: -Io, io... non ce la faccio prof.! Rientriamo piuttosto...-
La prof. convocò i miei per una riunione sul mio comportamento, così rimasi sola a casa.
Passò mezz'ora e continuavo a fissare io disegno di arte: come ci sono arrivata? Un'infatuazione, no? E allora perché?
-Ciao!- di nuovo, ma 'sta non svenni: -M-Marco?-
-Ce ne hai messo!-
-Come fai ad essere qui?-
-La finestra era aperta!- la finestra? Mi girai, lo vidi: non ci credevo. Gli toccai prima il petto, poi la faccia, ma non la testa.
-Io... MARCO!- lo abbracciai!
-Come hai fatto ad entrare in classe?-
-Ah! Ho chiesto al bidello e poi sono stato cacciato in malo modo...-
-E il tir?-
-Correre non fa male a nessuno!- lo fissai.
-MA TU ERI MORTO!!!- sorrise un po' come per dire "in effetti..."
-Spiegami tutto!- prese un respiro.
-Ti... ti ricordi che a Valica hanno tirato fuori una palla luminosa?- annuì.
-Era energia vitale, per tenere in vita. I servizi segreti hanno fatto vari esperimenti, dopo avermi ucciso per niente, hanno testato su di me.-
-Quindi funziona?- poi gli fissai la testa e deglutì. Mi alzai dal divani e gliela controllai: niente buchi.
Presi il suo viso tra le mani r lo baciai. Era la prima volta che mi innamorai di qualcuno. , poi di uno che aveva tentato di stuprarmi...sa, ma l'importante ora era che lui era lì con me, VIVO.
   
 
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