9 Ottobre
 
La pioggia batte frenetica contro i vetri.
 Assomiglia ai passi di Linda, il cui ticchettio in corridoio mi ricorda una melodia incalzante, come quelle che sono solito comporre. Percepisco una sensazione fresca che sarebbe piacevole in un afoso pomeriggio estivo ma che oggi mi fa rabbrividire. Mi allontano con un sospiro dalla finestra fredda alla quale ho appoggiato la tempia. Incrocio le mani sul petto, in cerca di quel calore che neppure il mio corpo riesce a darmi. Lancio un’ultima occhiata alle strade di Liverpool, deserte eccetto che per un’anziana signora, il cui lungo cappotto pare voler imitare le peripezie del vento che infuria. Sorrido, per nulla divertito. Rivolgo lo sguardo alla mia camera da letto dove sono rinchiuso ormai da ore con la scusa della stesura di un nuovo pezzo. Ho bisogno di un po’ di tempo per pensare, un lusso che difficilmente una persona come me può permettersi. Mi accorgo presto però che la riflessione non è l’attività a cui mi abbandono, bensì il ricordo. Un ricordo felice di un periodo altrettanto sereno della mia vita che era stato catturato da numerose fotografie con le quali ho deciso di ornare la mia tappezzeria, altrimenti seria e triste. Lascio scorrere lo sguardo su tutte quelle immagini riconoscendo il volto serio di George, quello solare di Richard e il mio, spesso arricchito da smorfie di ogni genere. Mi piaceva scherzare. Piaceva anche a Lui. Lo dimostrano quelle istantanee , nelle quali non dimenticava di offrire un sorriso a chi Lo ammirasse. Guardo le stampe delle copertine dei nostri vecchi CD, ricordando con quanta passione e divertimento avevamo affrontato quell’avventura. Ricordo gli scherzi in sala registrazione, le confidenze nei camerini alle quali Lui prendeva parte con sarcasmo. Ricordo le parole dolci che spendeva per Yoko e i Suoi occhi che mi scrutavano attenti quando parlavo di Linda.  Non mi manca soltanto il Suo essere amico, il Suo fare cordiale e giocoso. Mi manca la Sua risata, quella voce melodiosa ed elegante, il Suo modo di curvare il capo sulla chitarra durante la prova di un pezzo. Immagino nitidamente i Suoi lunghi capelli scivolare verso le corde e sfiorare le Sue labbra semiaperte in una posa concentrata. Sobbalzo a quel ricordo così vivido.
Sfioro con gli occhi le altre foto che popolano il muro. Sorrido ripensando a tutto quello che io e quei piccoli “scarafaggi” avevamo combinato in gioventù. Il ricordo è uno dei pochi motivi per i quali possa sorridere ancora.
Mi volto nuovamente verso la finestra. La signora anziana e il suo cappotto non hanno lasciato tracce del loro passaggio se non alcune impronte nel fango. Penso che anche Lui ha impresso in me un segno della Sua esistenza, terminata troppo presto. Un segno indelebile fatto di ricordi e realtà ormai passate.
Alzo gli occhi al cielo di Liverpool, grigio come il mio umore.
In questo pomeriggio freddo del 9 Ottobre rivolgo il mio pensiero ad un angelo che spero possa sentirmi.
Tanti auguri, John.