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Autore: Marching_Killjoy    11/03/2013    7 recensioni
Hola!! ^_^
Nonostante il mega ritardo in tutte le mie altre storie sto postando una one-shot...si sono idiota -.-"
Questo è il mio primo tentativo di scrivere qualcosa di introspettivo e soprattutto è la mia prima SoMa (anche se forse si vede poco).
Questo piccolo racconto parla di una Maka che in un certo senso mi rispecchia in un periodo molto buio (ovviamente ho esagerato tutto per far diventare il racconto più drammatico) ed ero molto indecisa se pubblicarla o no ma ormai l'avevo scritta quindi perchè lasciarla lì??
Non è proprio un diario, ma il senso è quello.
Detto questo penso che il titolo dica tutto quindi buona lettura!!
Attenzione: personaggi probabilmente OOC!!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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DAL DIARIO DI UN’AUTOLESIONISTA
 
Ѯ
I'm so tired being here
Suppressed by all of my childish fears
 
These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
Ѯ

My Immortal, Evanescence
(ascoltatela mentre leggete)
 

 
Da quando ho sconfitto il Kishin nulla è più stato lo stesso, tutti sono cambiati, ma forse sono io, forse è colpa mia.
Mi liscio di nuovo un codino biondo cenere, mentre tengo lo sguardo fisso sul cielo grigio: è inverno eppure il freddo nemmeno lo sento, tutta colpa della mia anima che di quel freddo si nutre da anni.
Sento la campanella della Shibusen suonare la fine delle lezioni a cui, come al solito ormai, non partecipo più e abbasso la testa sentendo il collo scricchiolare per quella posizione troppo prolungata per guardare gli alunni che, piano piano, si incamminano verso casa, ridendo e scherzando con il proprio partner e gli amici….quanto vorrei essere con loro.
Loro che erano i miei amici, la mia squadra, la mia forza, il mio coraggio, loro che hanno vissuto con me milioni di avventure, loro che in un attimo mi hanno dimenticata.
Kid e Black*Star ci avevano messo pochissimo, dicevano che dopo la ricostruzione di Death City ero diventata insopportabile, ancora più stressata, bisbetica e un “bel” giorno decisero che non ero nemmeno più degna di parlare con loro.
Ogni volta che mi avvicinavo mi voltavano le spalle.
Liz ci mise un po’ di più a ripudiarmi, all’inizio dava ragione a me, mi sosteneva…poi cominciò a fregarsene.
Mi parlava ancora certo, ma solo per dirmi dei ragazzi che la rifiutavano, chiedermi consigli su tutto e di più: non che io ne sapessi qualcosa, forse voleva solo essere al centro dell’attenzione…ma io provavo troppe volte a dirle i miei problemi e anche lei si stancò, Patty ovviamente la seguì.
Tsubaki….oh con Tsubaki fu complicato, complicato perchè ancora non so il motivo della rottura della nostra amicizia.
Semplicemente un giorno se ne andò, silenziosamente come solo lei poteva essere, senza spiegazioni.
I miei “genitori” invece non li sentivo più da molto, la mamma non mi contattava più e mio “padre” era stato trasferito in un'altra zona.
Scesi dal muretto su cui ero appollaiata con un piccolo salto, mi alzai il cappuccio della felpa nera e informe con le maniche esageratamente lunghe e mi avviai anche io verso “casa”, fino a che non mi dovetti fermare, ancora fortunatamente nascosta dall’ombra delle fronde della quercia secolare che si trovava vicino alla scuola.
Spalancai gli occhi stanchi. Perché vederlo mi faceva ancora questo effetto?
Perché sei debole.
Quella vocina insistente…devi stare zitto!
Continuo a guardarlo mentre cammina con la solita orda di puttanelle al seguito, ghignando mentre con le sue splendide mani le palpeggia qua e là.
Lui che era la mia spalla su cui piangere, il mio primo amore, il mio migliore amico, il mio partner, Soul.
Lui è stato il primo ad abbandonarmi la fama doveva avergli dato alla testa.
Dopotutto ha sconfitto il Kishin.
IO l’ho sconfitto.
Ma come siamo egoisti, forse è per questo che se ne è andato.
No! Non mi sono mai vantata di quella vittoria, ho sempre dato il merito a tutta la squadra!
Eppure ora sei da sola. Perché?
Smettila! Non lo so! Non lo so!  
Soul aveva sempre avuto molte corteggiatrici, ma appena dopo la grande battaglia cambiò improvvisamente Meister, poi la cambiò ancora, ancora e…ancora, ormai era una buki libera, faceva quello che voleva, non gli importava di ferirmi, aveva smesso di preoccuparsi di me da tempo ormai.
Aveva persino quasi smesso di tornare a casa: veniva ogni tanto per scroccare un pasto o dormire un paio d’ore per smaltire una sbronza, per poi andarsene di nuovo chissà dove, chissà da chi, senza salutare.
Mentre riflettevo non mi ero nemmeno accorta che avevo ripreso a camminare e che avevo raggiunto l’appartamento.
Salii i pochi gradini, tirai fuori la chiave dalla tasca e dopo averla rigirata un paio di volte entrai.
Mi fermai sulla soglia come ad aspettare che qualcuno mi dicesse ben tornata, ma sapevo che come al solito lui non c’era.
Accesi la luce a mi diressi subito in cucina.
Quanto sei debole…
Non ce la fai proprio a lascarmi in pace vero?
…avevi detto che avresti smesso…
Non ora.
…avevi detto che non avresti più sofferto per loro, per lui…
Infatti non lo faccio per quello.
Non mentire a te stessa.
Non sto mentendo.
Ah no? E allora perché lo fai sta volta? Sei annoiata? Non sai che altro fare?
Non deve importarti!
Con rabbia spalanco un cassetto e ne tiro fuori un coltello da cucina, quelli con la lama bella affilata, quelli che hanno la capacità di creare il vuoto totale.
Mi tiro su la manica sinistra scoprendo la pelle delle braccia e delle mani ormai martoriata da segni rossi e profondi, avvicino la lama in un punto dove le croste hanno cominciato a formarsi e lentamente incido di nuovo la pelle.
Finalmente il silenzio.
Non so perché lo faccio stavolta, forse di nuovo per lui, forse per solitudine o forse semplicemente per far tacere tutto, anche la mia voce interiore.
Butto la testa all’indietro con le lacrime che già cominciano a scorrere mentre la lama mi taglia ancora, questa volta con più forza: che sollievo, la pace.
Sento il sangue scendere lentamente dal braccio aumentando man mano che vado avanti a lacerare la carne, fissando con gli occhi appannati dal pianto il liquido ferruginoso e caldo per poi scivolare lentamente a terra e leccarmi leggermente le ferite.
Chiudo gli occhi e mollo il coltello sul pavimento, respiro lentamente per poi decidere di alzarmi e di andarmi a fare una doccia calda.
Mi tiro in piedi con molta fatica, la testa mi gira e mi devo sostenere al piano della cucina per non ricadere a terra.
Sto ferma un attimo per stabilizzarmi per poi riavviarmi verso il bagno.
Vi arrivo con molta fatica continuando a barcollare e mi richiudo la porta alle spalle.
Mi spoglio con lentezza buttando i vestiti per terra per poi girarmi verso lo specchio e osservarmi: il mio corpo non è cresciuto, è ancora quello di una bambina che Soul odiava tanto, poi mi guardo le braccia ricoperte di tagli e sangue scuro che fa contrasto con la pelle bianca.
Mi volto verso la doccia stanca di quella visione e vi entro.
Accendo l’acqua calda e subito sento le ferite bruciare come non mai e vedo il sangue colare nello scarico….infine la vedo: lì vicino ai bagnoschiuma una lametta da depilazione mi fissa invitante.
- No non posso, è arrugginita… - sussurro.
Ma che brava, che bella scusa che abbiamo oggi!
No! Non di nuovo tu!
Perché la pace non dura mai abbastanza?!
Vuoi di nuovo la pace? Sai cosa devi fare per ottenerla.
Ma non eri tu quello che voleva farmi smettere?!
L’inferno è nella tua testa…
Basta…smettila con queste stronzate!
Prendo la lametta con mano tremante tasto con i polpastrelli il verso della lama e mi preparo ad incidermi ancora.
Ma che fai? Non era arrugginita?
E taglio di nuovo, solo per farlo stare zitto.
DRIIIN
Sento il suono del campanello.
- Maka! Aprimi sono di fretta! -
Soul!
Spengo l’acqua e mi rivesto senza nemmeno asciugarmi e inzuppando tutto il pavimento e i vestiti, per poi correre alla porta, fare un bel respiro ed aprire.
Soul entra senza nemmeno guardarmi e si dirige in salotto.
- Preparami qualcosa da mangiare -
Mi dirigo in cucina senza protestare, tanto non servirebbe a niente, e vedendo il coltello ancora sporco di sangue mi ricordo che non ho ancora ripulito niente.
Per fortuna che lui non è venuto di qua…
Taci!
Lavo la lama sotto l’acqua del rubinetto e lo ripongo di nuovo nel cassetto per poi mettermi subito a passare una spugna bagnata sulla piccola pozzanghera di liquido cremisi che si era formata sul pavimento.
Prendo un piatto pronto in freezer e lo metto nel microonde, non ha senso cucinare.
Quando sento il “ ding ” del cronometro appoggio il piatto sul tavolo e prendo posate e bicchiere.
- Soul è pronto! - dico sedendomi dalla parte opposta del tavolo.
Lui arriva dopo pochi secondi con il suo solito passo strascicato e si siede di fronte a me.
- Attento il piatto scotta -
Ma guardati: sembri una madre che cerca di riguadagnarsi l’amore del figlio.
Ma non ho tempo di ascoltarla questa volta, continuo a fissarlo….non me lo ricordavo così bello.
- Perché mi fissi? - mi riprendo dai miei pensieri e noto che mi sta guardando piuttosto scocciato.
Dalla sorpresa faccio un piccolo scatto con le braccia e la manica larga della felpa di arrotola un po’.
- Mh? E quelli cosa sono? - dice mentre smette di mangiare e fissa confuso i pochi tagli lasciati scoperti.
Li ricopro in tutta fretta.
- Ehm…no niente, Blair mi ha graffiato -
Dare la colpa al gatto: un classico
- Blair? E’ da un po’ che non la vedo, devo ricordarmi di “andarla a trovare” -
Come al solito basta nominare una ragazza e lui si dimentica perfino della salute della sua meister.
Ma tu non sei più la sua meister, stupida.
Già. È vero.
Incredibile per una volta mi ascolti!
Sto zitta per tutto il resto del tempo in cui sento la forchetta grattare contro il piatto e tengo lo sguardo basso.
- Bene ho finito ora me ne vado, forse torno stasera -
Ma lo so che non è vero. So che stasera non tornerà.
Aspetto che si alzi e di sentire il solito sbattere della porta.
- Non mi ha nemmeno salutato… - sussurro mentre mi alzo dalla sedia.
E anche se ti avesse salutato? Avrebbe cambiato qualcosa?
Hai ragione.
Come mai tutto questo consenso?
Vado verso il cassetto dei coltelli.
Ancora?! È la terza volta oggi!
Ne prendo uno con il manico nero e la lama in ceramica.
Ma infondo capisco, devi essere stanca.
Mi siedo per terra.
Il dolore è insopportabile vero? Il dolore della tua anima…
Appoggio la lama sulla pelle, questa volta precisamente sul polso, lì dove le vene violacee risaltano.
…è molto meglio il dolore corporeo.
Le lacrime cominciano a scendere, ma è un pianto così silenzioso che…forse non è il mio.
Certo che non sei tu, è la tua anima che piange. Sta cadendo a pezzi, poverina.
Sono debole, lo sono sempre stata e il mondo non ha bisogno di me. Probabilmente se non ci fossi stata il Kishin l’avrebbe sconfitto Soul, io non servo a nulla.
E allora che aspetti? Fallo.
Stringo gli occhi e digrigno i denti, la lama scorre e il bianco della ceramica si tinge di rosso acceso.
Butto lontano il coltello, come scottata.
- Ora taci?! –
Silenzio…alla fine era questo che volevi.
Sento la testa che piano piano si sgombra, il braccio comincia a formicolare e mi sento svuotare.
Non sento alcun dolore e la mia anima non piange più.
Quindi è questa la vera pace? È questo che si prova mentre si muore?
Ho sonno, gli occhi mi si chiudono da soli.
Mi sono sempre chiesta se qualcuno avrebbe pianto per me alla mia morte e mi sono anche sempre risposta che almeno Soul e Tsubaki l’avrebbero fatto…mi fa paura non esserne più sicura, soprattutto in questo momento.
Adesso mi sento davvero sfinita, le orecchie mi ronzano eppure sento un rumore, qualcosa che sbatte.
- Mhskyl -
Non riesco a capire, è come se avessi delle interferenze nel cervello.
- Mahust –
Ancora non capisco.
- Maka! –
Soul? È davvero la tua voce?
La mia schiena non appoggia più al mobile della cucina, mi stai sostenendo o sto volando via?
Vedo le chiavi della tua moto sul pavimento immerse nel mio sangue: quindi sei tornato per quelle…anche in punto di morte mi illudi.
- Maka, rispondimi! Che cazzo hai fatto?! –
A queste parole non posso non accennare un sorriso, non si è mai davvero accorto di niente.
Poi eccolo il momento, sento il cuore affaticato, pesante, sempre più lento e la mente totalmente sgombra.
E mentre i miei occhi si chiudono totalmente non posso fare a meno di pensare al perché non l’ho fatto prima, forse perché non ne ho mai avuto il coraggio…già il coraggio, non penso che la mamma intendesse questo.
Be’, ora poco importa.
La follia mi ha sconfitto, dopo tutto.
 
 

Your voice it chesed away all the sanaty in me.
 

 
 

 
  
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTRICE PSICOPATICA
Be’ non c’è molto da dire su questa minuscola e malata one-shot…se non che è abbastanza deprimente o almeno lo è stato scriverla O.o
Comunque come ho detto nella descrizione questa Maka mi rispecchia QUASI del tutto in un mio periodo buio…ok MOLTO buio, direi.
Il titolo parla di un diario, ma io intendo semplicemente che è scritta tutta sui pensieri di Maka, infatti come avrete notato i dialoghi sono pochissimi, anche se c’è molto dibattito tra lei e la sua parte contagiata dalla follia che la confonde.
Poi…poi bo non so che altro dire O.o
Spero che vi piaccia, che sia degna di una piccola recensione o critica, soprattutto per sapere la vostra opinione sull’argomento.
Ah, si una cosa: è nata come one-shot ma volevo chiedervi se secondo voi dovrei farci una storia a più capitoli perché io proprio non saprei >_>
Bene ora dovrei aver finito U_U
Ringrazio tutti in anticipo.
Alla prossima!! (con qualcosa di meno deprimente, si spera)
Kiss
Bye byeeee
 
Lady Cresselia
 
 
 
P.S. per quelli che seguono le mie altre storie: mi dispiace ma ho avuto dei problemi e tantissimi impegni quindi gli aggiornamenti sono in mega ritardo, ma rimedierò il prima possibile, sorry!!

   
 
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