Anime & Manga > Evangelion
Segui la storia  |       
Autore: Hastatus    11/03/2013    2 recensioni
Gabriel, l'Angelo dell'annunciazione, è giunto.
Sarà possibile 'vivere' ancora? Incrinare i gusci eretti intorno a sé?
Rei, sarà possibile?
Pochi capitoli, un finale personale, più...felice.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misato Katsuragi, Rei Ayanami, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Neo-Tokyo 4, Viale Principale, sette e trenta del mattino del 25 marzo.
 
“Oh, insomma, non vorrai mica tergiversare per tutto il tempo, no?”
 
“Non sto tergiversando, sto dicendo la verità”
 
“Oh, ma insomma!”
 
Asuka si voltò, un sopracciglio alzato e l’espressione sarcastica tipici di quando cercava di estorcere informazioni al prossimo prendendolo per sfinimento. Tuttavia, il suo avversario si stava rivelando più tenace del previsto, tanto che la ragazza si trovava costretta reiterare i propri attacchi.
 
“Ma è così difficile dirmelo senza tanti misteri?”
 
“Non posso risponderti, davvero” – ripeté Rei per la terza volta. “Essendone coinvolta in prima persona, non ho elementi per giudicare. Il tuo parere è più oggettivo del mio”
 
“Che razza di risposta è?”

Rei sapeva che Asuka la piantonava perché si sentiva frustrata dalle sue risposte; eppure, queste corrispondevano alla pura verità. Infatti, senza alcun dubbio le persone che osservavano dall’esterno quanto stava accadendo avevano un’idea più chiara a tal proposito, perché lei non ce l’aveva affatto. Si sentiva come se qualcuno le stesse gonfiando un palloncino nel petto, ma era complicato comprendere a quale emozione questa sensazione corrispondesse. Aveva dei sospetti, certo, ma a causa della sua inesperienza non poteva esserne certa. Era a un passo dal convincersi di avere una normale sfera emotiva, come Shinji le aveva detto, ma il tarlo del dubbio la attanagliava.
 
“Diamine!” – mugolò impulsivamente Asuka – “E’ una cosa talmente stupida da capire, chiunque ci riuscirebbe! Hai il fiato mozzo? Palpitazioni? Difficoltà di concentrazione?”
 
Rei tacque mentre continuavano a camminare. Asuka si agitava come un piccione spaventato.
 
“E’ una specie di fissazione? Hai un groppo allo stomaco?”
 
“Ho un…cosa?” – chiese Rei, voltandosi.
 
“Un groppo. Lo stomaco chiuso, leggero, che sbalza…non so spiegarlo, insomma, è istintivo! Ma se senti così, allora è quello!”
 
Rei la fissò aggrottando appena le sopracciglia. “Siamo arrivate a scuola” – disse. Asuka guaì per l’esasperazione.
 
Davanti al portone della scuola si trovava un allibito Shinji. Si sarebbe aspettato che verso di lui giungessero tutte le persone del mondo, ma tutto si sarebbe immaginato meno che vedere Rei e Asuka puntare nella sua direzione, e per di più discorrendo tra loro. Si sentì un po’ alienato.
 
Dal canto suo, Rei lo guardava mentre si avvicinava. Percepì chiaramente il suo cuore cominciare a battere più velocemente, più fortemente, e il calore propagarsi al resto del petto. Un tempo avrebbe temuto i sintomi di un attacco di tachicardia, ma ora comprese ciò che Asuka le stava spiegando fino a qualche minuto prima. Allora vivere era questo? Questi erano i segnali da decifrare per capire cosa cercare per essere felici? Non era una brutta sensazione, ma era ignota, e come tale un po’ la spaventava. Tuttavia Asuka, con la sua invadenza e dirompenza, era riuscita a farle comprendere qualcosa nel profondo…non  sarebbe mai riuscita a spiegarlo a parole, ma ne era cosciente e lo sentiva distintamente.
Ma cosa fare, come fare? In realtà qualcosa già aveva fatto, aveva in qualche modo già agito, ma non era stato un atto premeditato, non aveva avuto una preparazione razionale.
 
‘…non so spiegarlo, insomma, è istintivo!’
 
Le parole di Asuka le tornarono prepotentemente alla mente, come uno squillo di tromba. Rei pensava che agire in modo istintuale non fosse nella sua natura, ma la prova dei fatti dimostrava il contrario. In fondo era molto strano cominciare a scoprirsi come una persona… qualunque.
 
La campanella squillò, e Rei entrò nell’edificio mescolandosi in mezzo a tutti gli altri, mentre cominciava a piovigginare.
 
*
 
Quando uscirono dalla scuola, quel pomeriggio, quasi nessuno notò che Rei si trovava nel vivo di un viscerale esame interiore, ma solo a causa del temporale che si stava per scatenare. La ragazza scese le scale al solito modo, e cominciò a dirigersi verso casa come avrebbe fatto in qualunque altra circostanza, ma provava una tensione che mai aveva avuto eguali.  Un lampo squarciò il cielo plumbeo, e cominciò a diluviare.
Il suo sguardo fisso insospettì Shinji. Il ragazzo le si avvicinò mentre camminavano.
 
“Rei, va tutto…?”
 
Le parole gli morirono in gola, perché la ragazza improvvisamente scattò e prese a correre a perdifiato, schizzando acqua e fango a ogni falcata. Shinji rimase paralizzato dallo sconcerto, ma dopo pochi istanti reagì: partì a razzo, seguendola a ruota.
Ormai l’aveva quasi seminato, poiché non la vedeva più. Inzuppato fino al midollo, il ragazzo riuscì a capire dove si era diretta solo grazie a una serie di impronte fangose che mostravano che si era diretta verso una serie di capannoni poco distante dalla ex-base della Nerv. Shinji proseguì la corsa ed entrò senza indugi in quello dove si dirigevano le orme.
 
L’atmosfera cambiò di colpo. Dai boati dei tuoni e dallo scroscio della pioggia battente, Shinji entrò in un mondo silenzioso fatto di lamiere, tubi e un lieve gocciolio, dovuto all’acqua piovana che filtrava dal tetto.  I suoi passi rimbombavano nello stanzone in modo un po’ lugubre.
 
“Rei…?”
 
La sua voce diede eco, ma non ricevette alcuna risposta. Tuttavia, il suo sguardo cadde sul pavimento in cemento macchiato d’olio, e vide ancora delle impronte infangate muoversi verso una scala metallica che si infilava in uno stretto corridoio. Shinji prese quella via procedendo lentamente, seguendo quell’unica pista.
Oltrepassò un primo corridoio e un secondo, salendo sempre più in alto e udendo sempre più fortemente il battere della pioggia sul tetto in lamiera del capannone. Infine, salì un’ultima scala che arrivava esattamente sotto al tetto e, dopo un altro breve corridoio, rimase a bocca aperta.
 
Si trovava sul bordo, largo circa un paio di metri, di un enorme deposito. Il capannone doveva essere alto almeno venticinque metri, poiché nel deposito, montata su di una struttura metallica che poteva sembrare un enorme appendiabiti, si trovava l’armatura di un EVA. Bianca ed enorme, era arrugginita in molti punti e pregna d’umidità. Sembrava il relitto di una nave da guerra.
 
Mentre la osservava stupito, Shinji udì un rumore molto sommesso, che poteva sembrare l’inspirare di un naso tappato. Fece qualche passo in avanti verso il vuoto del silos e, di fianco a una serie di scatoloni, vide Rei. Era seduta con le mani attorno alle ginocchia e guardava davanti a sé; i suoi occhi erano umidi.
 
“Rei”
 
La ragazza non trasalì: l’aveva sentito arrivare. Tirò di nuovo su con il naso, lasciando gocciolare le lacrime sul pavimento. Shinji si sentì completamente inerme, non sapeva cosa fare.
 
“Scusa” – disse la ragazza, affondando il volto nell’incavo del proprio gomito –“scusa … ma è tutto talmente strano che mi confonde. Io … chi sono? Quale Rei sono? Con che sicurezza posso dire di essere cambiata? Il passato mi ritorna sempre agli occhi, ciò che mi è successo in precedenza mi limita e mi ricompare continuamente davanti, è una barriera incrollabile …!”
 
Shinji era impietrito.
 
“Tutto mi sconvolge, mi sento costantemente spaesata … riconosco le emozioni, ma non so come affrontarle, nemmeno quelle che gli altri considerano le più semplici! Come si può superare un abisso simile, con quali forze?” – e dopo aver detto questo, chinò la testa fra le braccia e scoppiò in singhiozzi.
 
“Guarda dietro di te”
 
Rei continuò a piangere. “Il mio passato…vedo continuamente il mio passato…”

“Non intendevo quello” – rispose Shinji – “Parlavo in senso letterale. Voltati”
 
Rei alzò lo sguardo verso il ragazzo. Lo guardò con incredulità, poi si voltò.
Si trovò faccia a faccia con se stessa. La lamiera di metallo arrugginita che si trovava dietro di lei aveva una porzione lucida grande abbastanza da riflettere il suo volto. I suoi occhi erano gonfi e acquosi.
 
“Quella sei tu, Rei” – disse Shinji, facendo qualche passo nella sua direzione. Era tesissimo. “Rei Ayanami è quella ragazza che vedi. Guarda i suoi occhi…non sono occhi rossi innaturali e inespressivi. Sono due begli occhi verdi – un po’ arrossati dalle lacrime, è vero – ma pur sempre verdi. Gli occhi sono sempre così misteriosi…penso che dicano un sacco di cose sulle persone. E i tuoi dicono che sei capace di provare emozioni, perché sono gonfi di lacrime, e che qualcosa dentro di te è cambiato nel verso giusto. Le tue parole, le parole che mi hai appena detto, sono la prova che ormai stai imparando a comunicarle al prossimo”
 
Rei continuava a guardare Shinji con le labbra schiuse per la sorpresa. Il ragazzo continuava ad avvicinarsi piano, visibilmente emozionato. Infine allargò le braccia, e le parole uscirono dalla sua gola con la potenza di una cascata.
 
“Lo supererai, Rei! Supererai questo estraniamento, e io ti aiuterò a farlo, fosse l’ultima delle mie azioni. Ma già adesso hai dimostrato di aver fatto un enorme passo in avanti, che io stesso non mi sarei aspettato! Non devi lasciarti abbattere dallo sconforto, perché non ce n’è motivo… È difficile, e lo sarà ancora, ma posso garantirti tutte le belle cose che verranno dopo ripagheranno di misura tutte queste fatiche! ”
 
Ormai Shinji era davanti a lei, e la guardava con espressione profondamente coinvolta. La ragazza si sentì improvvisamente inadeguata, china e con il naso che minacciava di colare da un momento all’altro. Ma le parole di Shinji erano state forti, forti abbastanza da convincerla: dopotutto, se anche lui era cambiato fino ad apprezzare il prossimo, perché lei non avrebbe dovuto farcela…? Ed era riuscito perfino ad apprezzare lei, per quanto , ne era conscia, fosse difficile.
 
Quando rialzò la testa, si trovò davanti la mano di Shinji. Il ragazzo gliela porgeva per invitarla ad alzarsi, e ora sorrideva. Rei afferrò le sue dita e si alzò. Prima che potesse anche solo capire cosa stava accadendo, in un attimo che le diede un tuffo al cuore il ragazzo l’aveva stretta a sé. Durò un istante; Shinji sembrò rendersi conto di quanto il suo gesto fosse stato impulsivo, e si staccò da Rei come se avesse preso una scossa elettrica. Per un attimo la guardò, poi spostò lo sguardo verso il pavimento alla sua sinistra, vistosamente imbarazzato.
 
La ragazza lo osservò per qualche momento. Da qualche parte, forse dai piedi, forse dallo stomaco o chissà da dove, era partito un impulso che le diceva di compiere un gesto. Cominciò a chiedersi se ne fosse il caso, ma riuscì a scacciare ogni giudizio e agì secondo quel segnale istintivo.
 
“Andiamo”
 
Shinji rialzò lo sguardo, e trovò davanti ai suoi occhi una Rei che gli sorrideva con affetto. Poi, la ragazza gli prese la mano: senza che la lasciasse  uscirono dal capannone, voltando le spalle all’enorme armatura decadente, allontanandosi sotto le ultime gocce di pioggia di un temporale che ormai si stava estinguendo.
 
*

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Evangelion / Vai alla pagina dell'autore: Hastatus