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Autore: Allyn    12/03/2013    4 recensioni
Quando Yuki si risvegliò Zero dormiva ancora. Un braccio sotto il cuscino, l’altro abbandonato sul materasso spoglio, la mano aperta, in cerca di lei, anche nell’incoscienza del sonno...
Dal capitolo amore e sangue [...]Afferrò il viso di Zero con tutte e due le mani, baciandolo con foga, , per poi buttarlo con il suo peso a terra, leccargli piano il collo, e prendendosi ciò che ormai era suo di diritto.
Affondò i canini con molta meno gentilezza di quanto aveva fatto il ragazzo, bevendo avida, ancora assetata per quei mesi passati senza di lui.
“Sei diventata una vampira veramente brava, Yuki” Le mormorò il ragazzo osservandola, gli occhi chiusi, le labbra impegnate, il viso arrossato. Chiuse gli occhi anche lui, felice per quel gesto, per quel loro scambio d’amore, ma triste allo stesso tempo, nell’immaginarsi ancora umano, nellnell’immaginare lei, ancora umana. Cosa avrebbero fatto, insieme in quel bagno? Di certo la loro passione non sarebbe esplosa in un reciproco dissanguarsi, mordersi, bersi...si sarebbero consumati a vicenda in un altro modo, possedendosi nell’altro modo che conoscevano, l’unico che lo Zero umano avrebbe potuto condividere con la sua Yuki umana...
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaname Kuran, Un po' tutti, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15

Il suo segreto più dolce e forse il più imperdonabile

Il Re non si tolse la maschera, si limitò a camminare verso di loro, i capelli lisci a incorniciagli l’ovale del viso, gli occhi cremisi ardevano.

La musica continuò a invadere l’aria, nessuno si era accorto della sua presenza, solo Yuki e Zero, che ora lo fissavano incerti, avanzare piano.

Si fermò a pochi metri da loro, il mantello nero sulle spalle, un abito elegante sotto di questo.

“Mi concederebbe un ballo, principessa?” Sussurrò con quella voce che Yuki ormai non udiva da mesi.

Zero afferrò la ragazza per il braccio trattenendola, poi rivolse lo sguardo viola al purosangue.

La mano di lui ancora tesa ad afferrare l’aria.

Yuki si voltò e guardò il compagno, gli occhi color cioccolato ardevano anch’essi, desiderosi di un consenso.

“Lasciami...Zero” Disse piano. E lui eseguì i suoi ordini, la lasciò, con il cuore che gli esplodeva in petto, il sangue pronto a ribollirgli nelle vene.

La mano di Kaname strinse dolcemente quella inguantata di Yuki, per poi portarsela alla bocca e salutarla con un bacio.

Ballarono piano, sotto lo sguardo vigile dell’ex-umano.

“Stasera...Dovrò sporcarmi ancora una volta le mani...” La voce di Kaname le trapassò le orecchie come una coltellata.

Poi arrivarono le sue labbra, leggere, a sfiorarle il collo.

“Mi sei mancata...anche se il tuo profumo si mescola a quello di lui, è ancora così delizioso...Mia Yuki...o forse dovrei dire solamente Yuki” Sospirò tristemente.

La ragazza sentì lo stomaco svuotarsi, e il cuore desiderare di implodere, per il senso di colpa che l’affliggeva. Avrebbe voluto vedere quell’uomo, quell’amante, quel fratello, felice, anche senza di lei, avrebbe voluto vedere la tristezza abbandonare i suoi occhi cremisi, per esser sostituita dalla gioia, ma sapeva che questa, era strettamente legata a lei e alla sua presenza nella vita di quell’antico vampiro.

Volteggiarono lontano dagli occhi viola di Zero, Kain e Ruka li osservavano in disparte, le mani di lei strette al grembo dalla preoccupazione.

“Non avverrà, questa notte...il culmine del mio dolore esploderà domani, dolce Yuki, e quest’anima dannata troverà la sua strada...mi accompagnerai, in questo viaggio, vero?” Mormorò sadico, mentre le dita magre le sfioravano il viso in una carezza quasi impalpabile.

“Ti ho amata come la speranza...Mia cara” Le sue labbra fredde si posarono su quelle di lei in un bacio muto.

“Puoi...essere felice Kaname, rinuncia a questa follia” La ragazza lo strinse a sé.

“Anche adesso...non posso sentire il tuo abbraccio” Si allontanò lui.

Un grido irruppe dai piani superiori.

“Devo andare...ma presto ci rivedremo...per l’ultima volta” La figura di Kaname sparì nella notte in una nuvola di sangue, mentre la folla di vampiri si agitava per il grido di qualche secondo prima.

Yuki rimase ad osservare il punto in cui Kaname l’aveva salutata, poco dopo Zero la scosse per le spalle.

“Mentre ballavate, il sanguepuro è stato ucciso...” L’avvertì Zero,

“Si deve essere sdoppiato...uno dei due ha commesso l’omicidio” Imprecò Hanabusa livido.

“Mentre ballavate, vi ha distratto...” Continuò.

“Fin dove ti spingerai, Kaname...” Mormorò Yuki inginocchiandosi per terra, gli occhi colmi di lacrime rabbiose, una mano a stringersi il ventre.

“Yuki...cosa ti ha detto?” Le chiese Zero scuotendola.

“Niente...” Rispose lei sedendosi sul grande letto della camera d’albergo dove alloggiavano.

“Non mentirmi” La rimproverò il ragazzo facendosi più vicino.

“Domani...la fornace sarà pronta, Kaname me lo ha confermato...” Piangeva a dirotto, stringendosi nella camicia da notte.

“Lo fermerò, fosse l’ultima cosa al mondo...” Si disse Yuki rimandando alla mente i momenti felici della sua infanzia, quegli attimi privi di dolore e di follia.

“Domani all’alba partiremo, so dove il Re attende silenzioso il ritorno della regina che lo tradì...” Sussurrò piano.

“E se fosse una trappola, se volesse solamente ucciderti? Non ci hai pensato, Yuki?”

“Se anche fosse così, andrei lo stesso...non dovresti seguirmi...sai?” Disse con gli occhi lucidi.

Ma Zero la zittì con un bacio.

La ragazza rispose a quel dolce ritrovarsi con foga, per un attimo il cuore le sembrò stranamente pesante, mentre le pulsava nel petto, per quell’attimo che le parve eterno si sentì come doveva essersi sentita Rose la sua ultima notte con Kaname. Percorse con le labbra il collo candido di Zero, lasciando scie umide con la piccola lingua. Era assetata di lui, del suo sangue, del suo inebriante odore.

Lo morse, come ormai era sua abitudine e sua gioia, bevve i suoi sentimenti con avidità, penetrando la carne con i canini, odiando con i pensieri la loro razza maledetta.

Zero la sdraiò sul materasso, le baciò la fronte, il mento liscio, dove un rivolo di sangue colava giù dalle labbra rosse, le sfilò la camicia da notte a forza di carezze e di piccoli morsi, su quella pelle che poi leccava piano. Si fece strada tra il suo seno ora più rotondo, più pieno, e poi su quel ventre che lei si coprì con le mani per poi prendere il viso del ragazzo tra le mani e portarlo verso il suo, rosso di desiderio.

Lo spogliò frenetica, abbassandogli i pantaloni di quella tuta di fortuna con la quale avrebbe dormito, lo cercò velocemente, guidandolo verso di sé, allargando un poco le gambe per avvinghiarle alla schiena di lui.

“Ti amo Zero...” Ansimò mentre si spingeva contro il ragazzo unendosi al suo corpo, le mani strette al bacino di lui, che la guardò stupito e appagato per il calore che lo avvolse.

“Yuki...”La richiamò piano, con un sussurro all’orecchio, mentre i suoi movimenti si facevano man mano più sostenuti.

Si chiese cos’era, quel suo cercarlo disperatamente, quel suo averlo fatto suo senza neanche spogliarlo completamente, come era solita fare...Aveva realmente così paura?

Con l’aiuto di quelle mani esili, tremanti di piacere lasciò cadere la maglia a terra, i pantaloni gli scivolarono al di sotto delle ginocchia, ma li ignorò completamente, quando la lingua di lei trovò il suo petto, il suo collo, la sua bocca.

“Mordimi ora...” Sospirò, mentre con il bacino lo invitava a muoversi, ad amarla con più ardore.

Zero eseguì quell’ordine, e il sangue di lei gli fluì in bocca caldo, buono, come le sensazioni che stavano provando i loro corpi allacciati

Mostri e umani allo stesso tempo, mentre quei due diversi piaceri si mischiavano ed esplodevano in sospiri.

Yuki inarcò la schiena e ricadde sulle lenzuola come un filo d’erba appesantito dalla rugiada.

Un sorriso dolce ondeggiava sul suo viso rosso di piacere, mentre le sue dita si appropriavano dei capelli argentei di Zero, che umidi di sudore gli sporcavano la fronte come fili luminosi.

“Ti amo...” Le disse accoccolandosi sul suo petto. Lei annuì, con quel sorriso ancora sul volto rilassato, un sorriso gentile, quasi materno su quel corpo ormai di donna.

Il ragazzo si addormentò così, tra le braccia dell’unica donna che avrebbe mai potuto amare, amica d’infanzia, amore illecito durante l’adolescenza, unico desiderio di ogni notte oscura, passata a tormentarsi nella sua stanza, unica salvezza.

 

Quando si svegliò Yuki non c’era più, al suo posto un lenzuolo stropicciato, l’odore del loro amore consumato.

La paura gli attanagliò lo stomaco, rivisse mentalmente gli ultimi momenti, il loro prendersi disperatamente, quel sonno agitato, le mani di lei che lo sfioravano durante la notte appena passata.

Avrebbe dovuto immaginarlo, Yuki non avrebbe mai permesso al fratello di ferirlo. Era andata da sola, testarda come era sempre stata, preferiva esser l’unica a morire, piuttosto che veder perire anche lui.

“Stupida, dannatissima Yuki” Imprecò, le lacrime agli occhi.

Cercò di immaginare quale fosse il luogo dove Kaname la attendeva silenzioso e letale, ma non gli venne a mente niente, se non le parole della ragazza la sera precedente.

“So dove il Re attende silenzioso il ritorno della regina che lo tradì...” Ripeté piano, più volte come una filastrocca impazzita.

“La villa dei Kuran, il palazzo del Re...” Mormorò.

Si infilò gli abiti, carico la Bloody Rose e corse fuori dall’albergo in un istante.

La villa era bella come sempre, ma sembrava più antica, quasi sola, con quel giardino dall’erba troppo cresciuta, e i cespugli incolti. Yuki oltrepassò la soglia di quella che un tempo aveva chiamato casa, e condiviso anni prima con i suoi veri genitori, e poi con quel fratello che aveva vissuto silenziosamente come un amante.

Gli stivali zuppi di pioggia risuonarono sul pavimento di marmo, lasciarono impronte umide che si mischiarono alla polvere.

In pochi mesi quel luogo sembrava come morto, ammuffito, senza le loro presenze a riempirlo.

Il Re la attendeva, seduto sul suo trono, nella stanza più remota del palazzo.

Scese ai piani inferiori, per entrare in quella che da sempre era stata la stanza dei ricordi dolorosi, le quattro mura che contenevano il sarcofago dove per secoli aveva riposato il capostipite dei Kuran, in attesa del risveglio.

Aprì l’enorme porta di legno scuro, che cigolò sotto le sue dita esili.

Artemis sembrava farsi più pesante ad ogni suo passo, come una condanna letale appesa alla sua gamba.

Si fece forza, stringendosi il ventre con una mano, poi entrò.

Bello e terrificante come un dio vendicativo. Sedeva sul coperchio di quello che era stato il suo giaciglio di pietra per forse un millennio o più, il Re impazzito.

Le sorrise, e i canini spuntarono oltre le labbra disegnate e perfette. Era pallido, la pelle del volto le parve antica, polverosa come quella stanza.

I capelli gli cadevano sugli occhi cremisi in rivoli di seta disordinati.

“Fratello” Lo salutò lei, chiudendo la porta alle sue spalle.

Lui la fissò in silenzio, un sorriso triste, il suo, sorriso triste a dipingere una maschera di dolore sul bel volto.

“Ti ordino di interrompere questa follia...” Mormorò avanzando verso di lui.

Ma Kaname non rispose, si limitò a sfiorare con le dita affusolate il coperchio della bara di pietra, con malinconia nostalgica.

“Rido, non avrebbe mai dovuto svegliarmi dal mio sonno...un’eternità di buio mi avrebbe protetto da tanto dolore...” Annunciò serio.

“Tu...puoi essere felice...anche senza di me” Gli spiegò Yuki.

“E come?” Chiese innocentemente lui, alzando lo sguardo, l’espressione perplessa e stupita, alla ragazza ricordò un bambino sinceramente curioso.

“Tante persone ti amano, e ti hanno amato...io stessa ti amo come un fratello...Ruka, Hanabusa...ti amano e morirebbero per te...ferma questa follia” Quasi gridò, la voce ora rotta dal pianto.

“Oh, Ruka...l’ho usata, quando era una ragazza sai? Perché non potevo avere il tuo sangue...” Bisbigliò duramente.

“E anche dopo, quando avresti potuto essere mia, quando avevi giurato che non mi avresti mai abbandonato...dopo che in silenzio per mesi, ho fatto finta di non vedere le ferite che l’altro infliggeva sul tuo bel collo, neanche allora sei stata mia...” Continuò addolorato.

“Che senso ha...adesso...vivere? Rose, tu capiresti?” Domandò fissando l’arma di Yuki.

“Rose...non vorreb...” La ragazza fu interrotta dallo sguardo truce di lui.

“Dov’è?” Domandò.

La ragazza tremò, nel ricordare il volto di Zero, il bacio che gli aveva dato a fior di labbra per non svegliarlo mentre con una carezza da vampiro permetteva alla sua mente di riposare quelle ore in più che le avrebbero dato il tempo di fuggire senza di lui.

“Sono venuta da sola...” Disse titubante.

“Oh no...non sei da sola, mia dolce Yuki” Pronunciò quelle parole con un tono che alla ragazza parve stranamente gentile.

“Dimmi...Dove credi che sia, il padre del bambino che porti in grembo?” Sentenziò a voce altissima.

Il suo segreto più dolce e forse il più imperdonabile, svelato duramente, come la più grave delle colpe.

Yuki pianse, poggiando le mani su quel piccolo ventre di giorno in giorno sempre più rotondo.

 

 

Angolino dell’autore folle:

Siii un piccolo Zerino!! Come reagirà Kaname, cosa accadrà? Dov’è finito Zero, il neopapà? Ahaha Kaien adorerebbe un nipotino! Il prossimo probabilmente sarà il capitolo finale...Spero che questa storia vi sia piaciuta, e che non vi abbia annoiato con l’andar del tempo, spero anche che il finale che verrà non vi deluda e che un minimo vi trasmetta una qualche emozione di ogni genere J

Aspetto ansiosa i vostri commenti.

Un bacio a tutti voi!

Allyn, emozionata per il finale che dovrà scrivere e che ha già in testa

   
 
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