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Autore: Fede_Wanderer    12/03/2013    3 recensioni
“Rumpelstiltskin?”
Una familiare risata folle esplose nella sala e Cora, chiudendo la porta alle sue spalle con un rapido cenno del capo, si avviò verso l’angolo dove il suo mentore filava oro in solitudine.
“Bentornata, dearie. Hai una macchia di sangue sull’abito.”

[SPOILER sulla 2x16; Rumpelstiltskin/young!Cora; what-if!]
Genere: Dark, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Fandom: Once Upon A Time
Titolo: Kings and Thieves
Personaggi / Pairing: Rumpelstiltskin/young!Cora
Avvertimenti: what if…, spoiler!, one-shot, accenni vaghi di ssssessoeviuuuulenza
Rating: Arancione
Genere: Dark, Erotico
Note: Nulla da dichiarare; sì, adoro il Rumbelle, sì, ho amato la telefonata e sì, Cora non è il twu luv di Rumple, ma chissenefrega, perchè sono creepy, rispecchiano il trope dell’allievo/maestro, se Cora fosse scappata con lui sarebbero stati pazzeschi (da cui l’idea per questa storia) e risvegliano il lato dark del telefilm, quindi ben vengano – consideriamolo un guilty pleasure ship.
Per favore, tentate di leggere le battute di Rumple con il tono di Carlyle, perché già farlo parlare in italiano è un abominio di per sè… Il titolo e il sottotitolo appartengono a Dust and Gold degli Arrows to Athens.

Kings and Thieves
~ and all I see is kings and thieves while all I own is just dust and gold

“Rumpelstiltskin?”
Una familiare risata folle esplose nella sala e Cora, chiudendo la porta alle sue spalle con un rapido cenno del capo, si avviò verso l’angolo dove il suo mentore filava oro in solitudine.
“Bentornata, dearie. Hai una macchia di sangue sull’abito.”
Cora sorrise ed alzò le spalle. “Incidenti del mestiere.” Gli tese una mano, lasciando che lui depositasse sottili fili d’oro puro sulle sue dita; nonostante avesse imparato ormai da tempo a crearlo ella stessa, osservare Rumpelstiltskin al lavoro era sempre inebriante.
“Hai trovato le guardie del re?” le chiese all’improvviso lui, gesticolando, con tono solo apparentemente noncurante.
“Oh, sì. Avevi ragione, non hanno smesso di cercarmi da quando sono fuggita – è naturale, suppongo”, ghignò lei, soddisfatta. “Non capita tutti i giorni di trovare il proprio sovrano morto ed il suo cuore sbriciolato.”
“E le hai fatte inchinare ai tuoi piedi?” Questa volta, innegabilmente, la sua voce lasciava trasparire una febbrile curiosità. Cora si sedette al suo fianco.
“Ho fatto molto di più”, sussurrò. “Ho fatto cadere la prima guardia ai miei piedi e le ho fatto piegare il collo in segno di devozione fino a quando non si è spezzato con un suono assordante e ho lasciato che il sangue schizzasse sui corpi immobilizzati dei suoi compagni. Ho ammirato il loro orrore. Mi sono nutrita del loro orrore.”
Cora fece una pausa, spiando Rumpelstiltskin, incerta se essere più orgogliosa di se stessa o dell’ammirazione e dell’approvazione che scorgeva nei suoi occhi.
“Ho colpito allo stomaco la seconda guardia con un coltello visibile solo a me. L’ho attraversato da parte a parte. Ho sentito le sue ossa scricchiolare e rompersi, ed il coltello ero io e mi bastava muovere la mano, a miglia di distanza da lui, per sentire le sue viscere toccarmi le dita.”
Lasciò cadere l’oro a terra ed abbassò lo sguardo.
“Ho ucciso la terza guardia lasciando che venisse lentamente schiacciata da un carro. Lentamente. L’ho guardato negli occhi e gli ho insegnato che di questo è capace la figlia del mugnaio.”
Rumpelstiltskin esplose nuovamente nella sua indecifrabile risata. “Brava ragazza. Ma hai commesso un errore.”
Il sorriso si spense sul volto di Cora, che si girò di scatto verso di lui. “Ovvero?” domandò, altera.
“Ah, dearie, ti sei chiamata figlia del mugnaio. Non pensavo di dover essere io a ricordarti che ora sei una regina.”
Cora si rilassò istantaneamente e la paura d’essere umiliata scomparve. “Regina di un castello creato sulle macerie, in un angolo di foresta rubato a qualche re – sì, non potrei desiderare di più. Dopotutto”, mormorò, piegandosi in avanti per baciarlo, “sono la tua regina.”
“Per un attimo”, gli rivelò poi, “ho temuto di sentirmi dire che ho esagerato in crudeltà. Ma… posso ancora uccidere come voglio chi tenta di fermarci, sì?”
Dearie, certo che sì”, affermò lui, con tono quasi infastidito. “L’hai detto anche tu, sei la mia regina. E per essere tale, be’, mettere a frutto i miei insegnamenti… innalzarti su chi tenta di schiacciarti… rendere questo il nostro privato regno d’oro e polvere… è il minimo.”
Questa volta fu lui a chinarsi per baciarla – fu un bacio appena accennato, fin troppo delicato per due mostri come loro. Rumpelstiltskin si distaccò da lei in un istante, per scrutare il fuoco dell’ambizione, dell’orgoglio, dell’attrazione negli occhi di Cora. Voleva essere sedotta. Non aveva paura della sua pelle marcia come non aveva paura della magia nera, non giudicava l’Oscuro perché non giudicava se stessa e l’amava perché lo capiva.
E Rumpelstiltskin non aveva mai conosciuto nessuno che fosse così simile a lui.
Le pose le mani sulle spalle e scese a baciarle il collo, mentre le accarezzava la schiena come dovesse evocare il più oscuro degli incantesimi; la sentì tremare sotto il suo tocco.
La magia si creava dall’odio, le aveva detto – dalla rabbia, dalla sete di sangue; stringendola tra le braccia, così pronta a cedergli la sua intera esistenza e splendida nel suo vestito rubato a qualche nobildonna, si domandava quale immenso potere sarebbe nato da un amore così immediato e così bruciante.
Le sfiorò i fianchi e poi i seni, e lei si strinse a lui un po’ di più per potergli mormorare all’orecchio: “In questo momento, farei sottomettere a me ognuno di quegli spocchiosi principi. Ordinerei loro di compiacermi. Ma non te.”
Si lasciò andare tra le sue braccia finchè lui non la rese sua.
Al di fuori del loro castello, un cielo color rosso sangue illuminava l’improvvisato e già temuto regno dell’Oscuro e della povera, umiliata, distruttiva figlia del mugnaio.
   
 
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