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Autore: Aniel_    12/03/2013    4 recensioni
«Mi hai drogato!»
Balthazar inclinò il capo e sorrise. «È meno orribile di quello che sembra.»
«Mi-hai-drogato!» scandì, nuovamente, alzando il tono di voce.
Il sorriso si raggelò sulle labbra dell'altro, che lo guardò con un po' di confusione stampata sul viso. «Andiamo Dean, se non ridi sembra una cattiveria.»

{Life is Good 'verse}
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balthazar, Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'LIFE IS GOOD'
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Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel, Balthazar
Rating: SAFE
Genere: commedia, introspettivo, romantico
Warning: slash, AU, Life is Good 'verse
Words: 1974 (fiumidiparole)
Note: scritta per la settima settimana del COWT-3 di maridichallenge sul prompt "viaggio"
Disclaimer: Non mi appartiene nessuno e bla bla bla. Avete capito.


Balthazar Airlines
 

«Cosa ne pensi delle Hawaii?» domandò Castiel, sfogliando l'ennesimo depliant.
Dean alzò il busto e poggiò il mento sul bracciolo del divano, osservando l'altro immerso in decine e decine di opuscoli colorati, accovacciato con lr gambe incrociate su una delle sedie accostate al tavolo della cucina.
«Uhm... sopravvalutate?» azzardò, aspettando che le rughette d'espressione appena sopra il naso del compagno sparissero spontaneamente. Generalmente era un buon segno, significava che non avrebbe insistito.
«Dici?»
Dean annuì, energicamente. «Dico.»
Castiel sbuffò contrariato e fece dei foglietti plastificati un aeroplano colorato che planò fino al cestino dell'immondizia, rimbalzandovi contro e finendo sul pavimento.
«Senti» tentò l'attore, issandosi in piedi e raggiungendolo. «Cosa ne dici di un bel bagno, una scopata e filiamo al giapponese? Oppure prima la scopata, poi il bagno e poi il giapponese? Oppure niente giapponese... sai che ti dico? Dimentica anche il bagno! Andiamo.» lo spronò e fece per tirarlo su ma l'altro si ammosciò contro il tavolo, poggiando la guancia sul centrotavola ricamato, regalo di sua madre.
«Tenerife?» domandò, supplichevole, sventolandogli davanti agli occhi un nuovo depliant. Ma dov'è che li prendeva esattamente? Aveva trovato un secondo lavoro in un'agenzia di viaggi o cosa?
«È vulcanica.» osservò, come se un aggettivo buttato lì per caso fosse abbastanza da tenere a bada la lamentosa versione di quello che una volta era il Cas pervertito che amava sbatterlo sempre e dovunque.
Forse era incinto. Era possibile?
No, con il poco sesso che facciamo per ora ne dubito fortemente.
«E allora?» lo incalzò l'altro, guardandolo da sotto in su.
«Sono allergico... sai... ai gas... lo zolfo...»
Castiel alzò il viso e aggrottò la fronte, sospettoso. «Non me l'hai mai detto.»
«Non me l'hai mai chiesto.» ribatté Dean, questa volta sulla difensiva, indietreggiando di pochi passi e indicando in maniera confusa la camera da letto. «Dai Cas! Camera da letto. Cinque minuti. Nudi. Dai!» aggiunse, voltandogli le spalle.
«Dean?»
Cazzo. 
Non rispose subito, si limitò a serrare le palpebre, certo che l'altro avesse scoperto cosa c'era sotto tutta quella riluttanza. Deglutì e rispose con un timido e roco «si?» in attesa della mazzata.
«L'ultima eruzione è stata nel 1909, come fanno ad esserci ancora gas?» domandò Castiel, con quella solita ingenuità che andava sempre a schiantarsi violentemente nel suo basso ventre.
Ok, forse non sempre.
Ultimamente qualsiasi cosa andava a schiantarsi violentemente nel suo basso ventre.
Si voltò, mostrando una delle sue espressioni più sicure e più audaci. «Sono gas che rimangono nell'aria. L'ho letto una volta... in un libro.» inventò sul momento, ma la fronte dell'altro si aggrottò ancora di più. «A scuola, Cas. Ci sono andato anche io a scuola, sai?» aggiunse, fingendosi piccato.
L'espressione sul viso di Castiel si addolcì e questi annuì, convinto. «Scusami Dean, non era mia intenzione offenderti.»
Dean dovette quasi farsi violenza per non sospirare e tradire la sua ben poco costruita messa in scena. Sorrise verso di lui e indicò per la quattrocentesima volta la camera da letto - poteva essergli sfuggita l'allusione, ok?- sentendosi ormai al sicuro nel suo piccolo bozzolo di felicità...
«Sei davvero pessimo.» sbottò Cas, improvvisamente. «Sei un pessimo bugiardo e un pessimo attore. Come fanno le adolescenti a sbavare per te?»
Cazzo!
«Ormoni, forse?» rispose, evitando accuratamente il suo sguardo.
Forse era meglio scappare, bastava individuare una via d'uscita. Una qualsiasi. Si sarebbe accontentato di una finestra, tanto al massimo si sarebbe ritrovato a faccia in giù sull'erba del giardino.
«Se non volevi fare il viaggio bastava dirlo, Dean.» mormorò l'altro, costringendolo - dannato lui!- a tornare al punto di partenza e ad affiancarlo. «Guarda quante brochure... » continuò, raccogliendole e ammucchiandole le une sulle altre. «Ho deforestato l'Amazzonia.»
«Non sei stato tu. Sono state le compagnie pubblicitarie e-»
Ma che cosa diavolo sto dicendo?
«Io voglio fare un viaggio, Cas. Lo voglio davvero.» gli sussurrò, abbracciandolo in modo tale che la sua schiena aderisse perfettamente al suo petto. Gli circondò la vita con le braccia e lasciò un morbido bacio proprio sulla nuca dell'altro, facendolo scostare per il solletico.
«Sono giorni che ti propongo le destinazioni ma smonti ogni mia idea.» si lamentò Castiel, dondolando tra le braccia del compagno.
Dean mugugnò sulla sua pelle, pensieroso. «Che ne dici del Michigan? Possiamo andare a Detroit! Viaggio in macchina, cibo spazzatura... cose da uomini duri!»
«Sono 3670.961 chilometri, Dean. Sono trentaquattro ore di macchina.»
«Come fai a sapere queste cose?» domandò l'attore, perplesso.
Cas fece spallucce. «L'ho letto in un libro.» lo canzonò e Dean sbuffò contrariato.
«Un week end in un casinò di Las Vegas. Andiamo, in quattro ore al massimo saremo in una suite di lusso!» propose, ma Castiel scosse prontamente il capo.
«No, niente gioco d'azzardo. Balthe lo scoprirebbe e sai come andrebbe a finire.»
«Ti maledirebbe per tutta la vita perché non lo abbiamo invitato?»
«Esattamente.»
«Orlando?»
Castiel si liberò dall'abbraccio e si sedette sul tavolo, esasperato. «È addirittura più impegnativo di Detroit. E poi si può sapere perché continui a propormi città che... » si arrestò, spalancando gli occhi e dilatando le narici. Bruttissimo segno. «Stai evitando tutte le mete che dovremmo raggiungere con l'aereo?» domandò furente, e Dean si sentì piccolo piccolo di fronte a quegli occhi blu magnetici e incazzati e sexy. Sì, anche sexy.
Il solo pensiero di un round di sesso arrabbiato gli fece perdere il filo del discorso.
«Ma cosa ti salta in mente?» si lamentò, indignato, ma lo sguardo dell'altro lo fece capitolare nel giro di cinque scarsissimi secondi. «Ok, sì. È la verità. È che proprio non posso, Cas. Non ci riesco. L'idea di salire su uno di quegli affari... non posso, ti prego non chiedermelo.»
Castiel chinò il capo, affranto, e annuì. «Ok.» lo accontentò, in un sussurro appena udibile. «Immagino che Detroit andrà benissimo, non ci sono mai stato.» aggiunse, accennando un sorriso poco convincente.
Dean fece per ribattere ma l'altro lo bloccò, dirigendosi verso la porta. «Devo prendere Anna in aeroporto, non aspettarmi alzato.» gli disse, prima di sparire.
L'attore rimase a fissare la porta per parecchi minuti, poi si addormentò sul divano.

Quando Dean riaprì gli occhi avvertì la piacevole sensazione del materasso del letto sotto di sé: forse Cas lo aveva trascinato in camera in piena notte e lui era stato troppo intontito per farci caso.
Sorrise e allungò una mano verso l'altro cuscino, non trovandovi nessuno.
E poi notò qualcosa di bizzarro: l'odore salmastro, il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli, un caldo innaturale...
Aprì gli occhi di scatto, realizzando di non trovarsi in camera sua, a meno che qualcuno non l'avesse arredata con tende fosforescenti e noci di cocco sparse un po' ovunque.
E come fa ad essere già il tramonto? Sono impazzito, non c'è altra spiegazione.
«Ben alzato raggio di sole, un Bahama Mama?» esordì una voce familiare. Troppo familiare.
«Balthazar!» ringhiò, lanciandosi oltre il materasso nel tentativo di afferrarlo, ma gli arti intorpiditi lo fecero crollare rovinosamente sul pavimento.
«Sembri arrabbiato, Dean. Non devi, è una bellissima giornata qui a Nassau. Ah, sei a Nassau.» lo informò l'altro, issando il cocktail e brindando alla sua salute.
Dean glielo avrebbe ficcato in gola con tutto il bicchiere.
«Che cosa hai combinato?»
«Io? Perché credi che sia colpa mia?» domandò Balthe, piccato, prima che lo sguardo eloquente di Dean lo facesse capitolare. «Ok, potrei averti dato qualche pillola mentre dormivi e potrei averti messo su un aereo per le Bahamas sfruttando le mie conoscenze non propriamente rispettabili e, in via altamente ipotetica, potrei aver detto a Cas che volevi organizzargli una sorpresa e di raggiungerci direttamente qui per un week end romantico tra piccioncini.»
Se lo sguardo di Dean avesse potuto uccidere, probabilmente Balthazar sarebbe morto almeno una decina di volte nello stesso istante.
«Oh, non guardarmi così. Non ho detto che l'invito include anche me! Io me ne vado stanotte, smettila di alzare le penne.»
«Mi hai drogato!»
Balthazar inclinò il capo e sorrise. «È meno orribile di quello che sembra.»
«Mi-hai-drogato!» scandì, nuovamente, alzando il tono di voce.
Il sorriso si raggelò sulle labbra dell'altro, che lo guardò con un po' di confusione stampata sul viso. «Andiamo Dean, se non ridi sembra una cattiveria.»
L'attore grugnì e nascose il volto tra le mani, racimolando tutto il proprio autocontrollo perché, stranamente, la traiettoria tra il suo pugno e l'occhio di Balthazar sembrava perfetta da quell'angolazione.
Fottuto Balthazar!
«Senti Dean, mi dispiace. La prossima volta opterò per una mazzata in testa, anche se in undici ore di volo ti saresti comunque svegliato.» mormorò l'altro, sventolando le braccia in segno di resa. «È che Cas ci teneva tanto e sai com'è fatto, morirebbe piuttosto che dire agli altri cosa desidera davvero. E, tra l'altro, cominciava ad avere dei dubbi, pensava che tu... non dovrei essere io a parlarne.»
«Che io cosa?» domandò, riemergendo in superficie.
«Che non lo trovassi più - ehm- attraente, ecco.»
«Te lo ha detto lui?»
«No, lo ha detto a Michael che lo ha detto ad Anna che lo ha detto a me. Quel piccoletto ha imparato a parlare, credo che Cassy non se ne sia reso conto. Meglio così, spiarlo sarà più divertente!» gongolò allegro.
Dean intanto non sapeva se andare fuori di matto per aver passato la bellezza di undici ore su un aereo o spaccare la faccia di Balthazar per fare un favore all'umanità o cercare Cas e dimostrargli che "non trovarlo attraente" dovrebbe essere riconosciuto come peccato capitale.
«Io credevo che lui iniziasse a non trovarmi più attraente.» rivelò, con voce sommessa. «È scostante ultimamente, è sempre fuori casa e sai, pensavo che... magari... non so, magari avesse deciso di mollare il colpo.»
Balthazar scoppiò in un'opportuna e fastidiosa risata. «Ma chi, Cas? Quel Cas? Quello che ti sbava dietro da quando recitavi il gay ne Il tempo della nostra vita
«Eric non era gay, e non ero io.» rispose.
«Allora era uno che ti somigliava molto.» replicò, alzandosi in piedi e scostando la tendina da una delle finestre. «Perché non vai a fargli compagnia? È arrivato da poco, gli ho detto che sei crollato disgustato dopo uno spettacolo allo strip club.»
Dean abbassò il viso, rassegnato: per avere accanto una persona come Cas, il karma doveva necessariamente farlo interagire con quel maniaco mancato di Balthazar.

Il sole stava tramontando e Dean non riuscì a ricordare spettacolo migliore del suo compagno baciato dagli ultimi raggi e abbracciato dall'acqua cristallina. Aveva gli occhi chiusi e la testa all'indietro, i capelli un po' lunghi che ondeggiavano appena sulla superficie.
«Farsi il bagno nudi è un po' un cliché non trovi?» gli domandò, attirando la sua attenzione.
Le labbra di Castiel si ammorbidirono in un sorriso quando si accorse delle sua presenza. «Forse sapevo che saresti arrivato tu.» rispose malizioso, tendendogli una mano.
Dean si guardò prima a destra e poi a sinistra e lasciò cadere sulla spiaggia i pochi indumenti che aveva addosso. Per lo meno Balthazar aveva avuto la decenza di portarsi dietro l'abbigliamento da spiaggia, era già molto che non lo avesse caricato su un aereo in maglietta e boxer di cotone.
L'acqua era fresca, perfetta per una giornata così calda.
«Grazie Dean.» sussurrò l'altro, baciandogli una spalla bagnata.
«Di cosa?»
«Questo. Io pensavo che non volessi o che ti fossi stancato di me... non volevo essere insistente, davvero. Il viaggio a Detroit mi sarebbe bastato, sul serio.»
Dean lo avvicinò a sé e gli prese il viso tra le mani, assicurandosi di avere il suo sguardo puntato addosso. «Non osare mai più nascondermi quello che vuoi, va bene? Voglio che tu mi dica tutto quello che pensi, tutto quello che desideri. E non mi stancherò mai di te, hai capito? Se riesco a sopportare Balthazar, che problemi dovresti crearmi tu?»
Castiel non rispose ma non ce ne fu alcun bisogno.

Dean sospirò esausto e soddisfatto tra le braccia di Castiel, affondando una mano nella sabbia fine. Castiel sotto di lui rise felice, guardandosi intorno per accertarsi che non arrivasse nessuno.
«Sai, mi piacerebbe andare in Europa la prossima estate. Magari in Spagna!» propose.
Dean spalancò le palpebre e nascose il viso sul petto dell'altro.
«Dì a Balthazar di non tagliare i ponti con il suo spacciatore.»
Per amore di pace, Castiel non replicò, sorrise e lasciò che l'altro si accoccolasse sul suo petto.

 

FINE

   
 
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