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Autore: Gravity_    12/03/2013    9 recensioni
Il fatto è, Ashton è uno che pensa troppo. Ma non è uno che pensa troppo e basta, no, Dio sarebbe stato troppo gentile con lui, e allora gli ha donato anche la capacità di parlare troppo. A macchinetta, senza fermarsi un secondo. Un vero e proprio chiacchierone. Così lo chiamavano, sempre, i professori. Dicevano che, se non avesse avuto un compagno a disposizione, lui avrebbe parlato con i muri. E come biasimarli, se si trovava fuori da una festa a provare il suo discorso di dichiarazione d'amore con l'aria; il tutto davanti ad una biondissima ragazza che lo stava prendendo per pazzo?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.

-

La musica si sentiva forte e chiara, anche troppo, al di fuori dell'edificio.

Una festa, comune, come tante altre, vissute e rivissute. E forse era anche quello che spinse Ashton a non entrare in quella casa piena di adolescenti con gli ormoni a mille, le pupille dilatate e l'alcol che circolava in ogni punto del loro corpo non ancora sviluppato al massimo. Non quella sera.

Era rimasto fuori, solo. E aveva rifiutato anche l'invito di Calum che gli aveva chiesto - per l'ennesima volta quella notte - se avesse voluto la sua compagnia.

Il fatto è che, lui voleva stare solo. Ma, soprattutto, ne aveva bisogno.

Oh, certo, se lei gli avesse chiesto se aveva bisogno di un po' di compagnia, avrebbe prontamente risposto affermativamente. E, magari - non subito si intende, prima avrebbe dovuto rompere un po' il ghiaccio - le avrebbe recitato a memoria il discorso che, proprio in quel momento, stava provando.

Ma il ragazzo sapeva che non sarebbe mai uscita fuori, per lui. Si stava godendo la sua festa, probabilmente incollata su un divano mentre quello stronzo che tutte le ragazze della sua scuola chiamavano 'chiappe d'oro' di Tyler Lanes le parlava di come la squadra di football aveva vinto l'ultimo campionato e bla bla bla.

E Ashton riusciva a vedere un sorriso sulla bocca di lei, e quello che gli fece arrivare un brivido pieno di rabbia era il fatto che ad averlo creato non fosse stato lui.

Di sicuro le troppe parole scritte sopra a quel tovagliolo stropicciato e la memoria davvero troppo corta, non erano punti a suo favore. Ma Ashton si stava impegnando, come non faceva ormai da quando si ritrovava davanti un compito di matematica. Solo che quella volta non avrebbe rinunciato mandando tutto all'aria, e quella volta non si impegnava per una misera C-, ma si stava impegnando per far innamorare una ragazza.

E lo stava facendo così tanto stava che non si rese conto di parlare da solo, come un pazzo, pensò.

Stava ripetendo il suo discorso, e si chiese anche da quanto tempo.

"Britney, Brit. Tu sai quante cose butte ci sono al mondo. Sai..."

"Stai parlando con qualcuno?"

Una voce femminile lo fece sobbalzare, non tanto per lo spavento, quanto per l'idea che - sicuramente - quella ragazza si era fatto di lui.

«Complimenti, Ashton. Adesso penserà che tu sia uno psicopatico.»

"Mi hai spaventato a morte" mentì il ragazzo, sul perché del suo balzo che avrebbe fatto invidia ad uno dei gatti più atletici.

Si voltò, trovando non molto lontano da lui una ragazza. Doveva essere della sua età, pensò, ma l'unica cosa che si vedeva bene attraverso il buio della notte erano i suoi capelli. Biondi, biondissimi, così biondi che avrebbero fatto invidia al sole.

"Oh, mi dispiace" La voce della ragazza lo riportò alla realtà.

Il fatto è, Ashton è uno che pensa troppo. Ma non è uno che pensa troppo e basta, no, Dio sarebbe stato troppo gentile con lui, e allora gli ha donato anche la capacità di parlare troppo. A macchinetta, senza fermarsi un secondo. Un vero e proprio chiacchierone. Così lo chiamavano, sempre, i professori. Dicevano che, se non avesse avuto un compagno a disposizione, lui avrebbe parlato con i muri. E come biasimarli? Proprio adesso stava provando un discorso con l'aria.

"Stavi parlando con qualcuno?" ripetè la bionda.

"Oh, n-no. Io... stavo solo pensando ad alta voce. Sai, mi capita spesso. Come quando non si riesce più a mettere nemmeno un centesimo nel salvadanaio, allora lo metti in un altro. Io quando non riesco più a mantenere i miei pensieri nella mente, li dico ad alta voce..." fece una smorfia con la bocca, prima di mordersi un labbro, forte, quasi per farlo sanguinare. L'aveva fatto di nuovo, aveva cominciato a parlare a macchinetta.

"Okay. Ehm, bhe, sei solo?"

"Sì. Cioè, no, sono venuto con degli amici, ma sono dentro. Sai come si fa di solito, no? Il venerdì sera, si prende la macchina, si fa il giro di tutte le feste, e ci si intrufola in quella che sembra la più divertente."

"Sembra... patetico." commentò la bionda. "Oh, sì, credimi. Lo è." La ragazza rise, e Ashton si sentì sollevato.

"E tu? Sei da sola?"

"Delle mie amiche mi hanno portato qui. Retifico, non sono proprio mie amiche. Voglio dire, sono delle puttane a dirla tutta. Sono venute qui solo per trovare qualcuno da spogliare." si fermò, e guardò i suoi piedi, coperti da delle converse bianche. "... Non che io sia come loro, sia chiaro. Non sono venuta ad una festa per cercare un fidanzato o stronzate del genere, io ne ho già uno..."

"Come si chiama?" mormorò Ashton, dopo un attimo di esitazione.

"Perché?" rispose quasi irritata la ragazza.

"Sai, magari lo conosco" disse il moro gesticolando.

"No, non lo conosci, è più grande." La ragazza si aggiustò la borsa a tracolla che stava iniziando a pesarle sul collo prima di ricominciare a parlare "E tu, ti vedi con qualcuno?" Persino lei si stupì di quella domanda, fatta ad un perfetto sconosciuto, in piena notte, fuori da un party.

"In realtà... c'è una ragazza, che mi piace, e vorrei dirglielo. Stasera." Ashton si ritrovò a gesticolare, nervoso. "Come si chima?" chiese lei, e si ritrovò a chiedersi se avesse fatto quella domanda solo per curiosità.

"Britney." e la bionda sentì come se quel nome contasse davvero molto per lui.

"E tu, come ti chiami?" chiese lei con un sorriso.

"Ashton." disse il ragazzo, allungando una mano. "Piacere." aggiunse, poi.

"Piacere mio, Jessie." disse lei stringendogliela.

"Jennie... figo." commentò il moro.

"Jessie, non Jennie" lo corresse.

"Oh, scusami, Jessie. La musica..." disse, accennando alla casa da cui stava uscendo ancora musica -che a lui sembrava sempre la stessa- ma, soprattutto, erano uscite tante persone prima di quel momento, ma non quella che interessava a lui.

Britney.

Jessie si stupì della confidenza che il ragazzo davanti a lei le stava dando, era uno... apposto. Strano, è vero, e chiacchierone. Davvero, avrebbe voluto contare tutte le parole che le aveva detto nei due minuti da cui si conoscevano, per vedere se avrebbe vinto un 'guinness world record'.

"Forse dovrei tornare dentro. Sai, non vorrei che quelle puttanelle mi lasciassero qui."

"Aspetta" disse Ashton, mentre pensava e ripensava se fare a Jessie la domanda che gli frullava in testa da un po'.

"Sai, pensavo, tu sei una ragazza. E di sicuro sai più di me come posso dichiararmi e... io-io vorrei leggerti il discorso che ho scritto" disse Ashton accennando al fazzoletto stropicciato che teneva nella mano destra.

"Perché no." disse la bionda, dopo averci pensato un po' su. "Leggi."

Ashton prese un sospiro, prima di cominciare a leggere. "Britney, Brit. Sai, quante cose brutte succedono al mondo? Sai, è tutto rumore, confusione, che si viene a creare nella mia testa. E a volte penso che tutte queste stronzate non dovrebbero esistere, e cerco di non ascoltarle, ma sono ovunque: strade, TV, giornali. E ho sempre l'impulso di scappare da tutto questo, prendere la mia macchina e andare via. Ma poi vedo il tuo viso, il tuo magnifico sorriso, e scompare tutto. Va tutto bene, soprattutto quando vedo il modo in cui sposti le ciocche dei tuoi capelli dietro le tue orecchie..." Ashton si fermò a causa di una sbavatura sul tovagliolo. Ne approfittò per vedere Jessie in piedi, di fronte a lui, con una faccia che diceva tutto.

Si sentì ridicolo, come non mai.

Stava parlando con una perfetta sconosciuta del suo amore, e lo stava facendo con un discorso da quattro soldi.

"Oh... io... sono uno stupido, scusami..." disse battendo una mano sulla fronte.

Stava parlando con una perfetta sconosciuta del suo amore, e lo stava facendo con un discorso da quattro soldi.

"Oh, no, tranquillo, non lo sei... è solo che..."

"Che?" chiese il ragazzo per farla continuare.

"Non so, la parte dei giornali..." Jessie si fermò, come a riflettere su quello che stava per dire

"Tu la ami?" disse di colpo Jessie sedendosi su un muretto non lontano, seguita dal ragazzo. Ashton si ritrovò a sovrapensare su quello che gli aveva chiesto.

Ora si riuscivano a vedere meglio, sotto la luce del lampione. Lui si stupì degli occhi azzurri di lei. Chiamarli oceani era dire davvero troppo poco, sul serio.

Lei si stupì dei lineamenti di lui. Quasi perfetti. E si ritrovò a guardare d'appertutto, ma non il suo viso.

"Io... sì, credo. Nel senso, quando stiamo insieme, sorrido e sento le farfalle nello stomaco. Io credo che questo sia amore" disse il moro sinceramente, rispondendo alla domanda che Jessie le aveva fatto poco prima.

Fu in quel momento che Jessie si avvicinò ancora di più ad Ashton, guardandolo dritto negli occhi.

"Sai, ormai la nostra generazione non sa più cosa vuol dire avere una seria relazione. E' morta ancora prima di nascere. Voglio dire, vai a fare una passeggiata in uno di quegli stupidi parchi a tema, a Sanvalentino. Li trovi pieni di coppiette che il novantanove percento delle volte si sono fidanzate solo per cambiare il loro stato di facebook o fare una loro foto mentre si baciano come due polipi per postarla su twitter. Quello non è avere una relazione, quello non è vero amore. L'amore è un'altra cosa"

"Cos'è, allora, l'amore?" disse il ragazzo con un sussurro.

"Dammi la mano"

Ashton esitò, non sapendo più cosa fare.

"Non mangio" scherzò la bionda, con un sorriso enorme.

Gliela diede, e lei fece incrociare le dita del ragazzo, lunghe e magre, con le sue, piccolissime, in un modo strano. Il dorso della mano più piccola era sul palmo di quella più grande, gli spazi tra le falangi di lui erano riempiti con le dita di lei, e viceversa.

"L'amore è quando due persone si completano, come queste mani" mormorò Jessie.

E, per la prima volta in tanto, davvero tantissimo tempo, Ashton era senza parole e pensieri.

 

-Spazio Autrice- 

EHIIIIIIIIIIIILA' 5SOSFAMILY!

Ok, questa è la mia PRIMISSIMA FF.

E sono spaventata, se non terrorizzata per questo.

Ma sono anche molto fiera di me stessa, per aver scritto il mio primo capitolo *sigh*.

Detto questo, vi chiedo -in ginocchio, aggiungerei- di recensire... giusto per far scomparire le mie paure da novellina, ecco lol.

Alla prossima, summers. (Sì, lo so che noi fan dei 5 seconds of summer non ci chiamiamo 'summers' ma secondo me fa figo, e non poco.)

-Isabella.

(@sheeransguitars on twitter)

  
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