Sento il tempo scorrere, sulla mia pelle, sul mio volto.
I miei occhi luccicano guardando il mare.
Non per nostalgia, ma per l'ardito desiderio che mi spinge a sognare continuamente l'oceano.
Una lacrima solca la guancia destra.
Non è commozione ciò che contiene, ma solo disprezzo.
Odio verso ciò che si mostra ambiguo, eternamente indeciso, così maledettamente insicuro.
Inadatta, inaffidabile.
Chi ha il diritto di giudicarmi?
Un sorriso, lieve, ma che si mostra quasi una smorfia, spunta e dà una nuova luce al mio viso. Lo sguardo rivolto verso l'orizzonte, teso ad aspettare.
Qualcosa.
Qualcuno.
Un segno, un'anomalia riscontrata in un'aspetto della quotidianità.
Voglio sentire, voglio vedere.
Deve esserci. Non cerco altro che una piccola stranezza che fugga dalla monotona consuetudine.
Un qualcosa che enfatizzi che non esiste distinzione fra ciò che è 'giusto' e ciò che è 'sbagliato', che dimostri che nulla è perfetto, che niente è  diverso, che niente è simile.
Nulla.
Secondo Jade sono anormale.
Sono cambiata.

Tutti mi stanno alla larga.. da quando?
Da un paio di ore fa.
Dal momento in cui sono diventata identica a lei.
Da quando al posto di Caroline Dicker è comparsa un'altra Jade.
Una davanti all'altra.
Chi è la vera? chi la semplice imitazione?
Sentivo i miei compagni urlare, fare domande a raffica, scappare in bagno.
I capelli prima rossi ora erano scuri, a caschetto, la pelle pallida e le mani soffici con le unghie ricoperte di uno smalto color porpora.
I nostri sguardi incrociati, la mia immagine riflessa nel vetro della finestra.
Due Jade. E tutta la confusione intorno.

Improvvisamente scappai.
L'ira mi assaliva, la paura mi assillava.
Fuggii lontano, dove nessuno avrebbe potuto e voluto vedermi.

Mi specchio fra le gelide onde marine.
Sento l'odore del sale.
Voglio partire, voglio andare.
Il mare mi invita, l'oceano mi acclama.
Ora sono qui, domani sarò là.
Dove tu mi vuoi.
 Mi dicono che forse dovrei seguire la mia strada.
Il mio destino è tracciato.