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Autore: Nihal    12/03/2013    2 recensioni
La guida che vi servirà per sopravvivere all'ingresso nell'università.
Serie di flashfic e oneshot tratte dalla mia esperienza universitaria, con qualche tocco di finzione.
Lasciate ogni speranza, oh liceali che entrate.
Godetevi i vostri banchi fissi, liceali. Dormiteci, scriveteci, mangiateci, usateli per prendervi a botte, quello che volete. Createvi dei ricordi dei vostri banchi, perché all’università vi resteranno solo quelli.
Cos’è, voi due che ridevate prima, perché ora siete ammutoliti? E non piangete, femminucce! Potete sempre tornare al liceo a trovarli, i vostri banchi! Non che io l’abbia mai fatto, sia ben chiaro.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Come motivare uno studente universitario, il manuale che non esiste

Prima lezione di giapponese I, aula sovraffollata. È già il secondo corso che frequento, l’altro è iniziato un mese prima. Insomma, sono una veterana, dovrei sapere cosa aspettarmi. Niente di male, comunque: letteratura italiana è in un’aula grande e pulita e il professore spiegava normalmente. Insomma, un liceo in grande stile, se non meglio visto che il muro della mia classe al liceo aveva crepe profonde come il mio pollice.
Cosa potrà mai cambiare?
Niente, dite voi? Ingenui!
Il primo cambiamento che noto è nell’ambiente. L’aula, che si trova a circa ventordici chilometri dall’altra – non vi spaventate, parleremo anche degli spostamenti! – ha una capienza di circa centocinquanta posti. Di cui circa il venti percento inutilizzabili, ma questi sono dettagli irrilevanti.
Dopo essermi procacciata un posto – perché sì, all’università bisogna procacciarsi i posti, è tutto allenamento per la durezza della vita futura! – mi guardo intorno con aria sconsolata. Le pareti verde-non-riesco-a-cogliere-la-sfumatura hanno seriamente bisogno di essere ridipinte, ma quello non è il problema maggiore. Mi concentro sul brusio eccitato degli studenti, che non vedono l’ora di iniziare la loro prima lezione di giapponese. È un modo come un altro per cercare di non notare lo squallore dell’aula.
Ma l’ambiente conta poco quando c’è l’entusiasmo per lo studio, direte voi! Beh, lo dicevo anche io.
Con almeno un quarto d’ora di ritardo – perché i professori possono – l’insegnante mette piede nell’aula. Non so come descrivere la mia prima impressione. Avete presente Homer Simpson quando è vestito con un maglia a collo alto e una giaccia con le toppe? Ecco, quella è la prima cosa che mi viene in mente. Si sistema alla cattedra, si toglie gli occhiali da sole – sì, è autunno e siamo in un’aula in cui il sole non entra neanche lontanamente – e poggia la sua cartella da professore universitario. Che non è diversa da quella dei professori del liceo, ma la sua è da professore universitario.
L’aula cala in un silenzio carico di attesa. Il mio è carico di isteria: mi sono resa conto di essermi dimenticata il libro a casa. E guardate che la sento fin qui la vostra risposta, ma ricredetevi. I libri all’università servono. Anche a lezione.
«Siete tanti, eh?»
Beh, un commento come un altro, ma io quel sorrisetto lo eviterei. Insomma, non fa una buona impressione sugli studenti. Poi io prima saluterei, ma sono di una vecchia scuola.
«Vedo qualche faccia conosciuta…»
I ripetenti dell’università?
«… siete venuti per riascoltare la lezione del terrore?»
E basta con questo sorrisetto!
Il silenzio di prima si fa ancora più silenzioso. Insomma, il nome della lezione non è che invogli a parlare, eh. Il professore lascia perdere gli studenti ripetenti e si concentra di nuovo sulle facce nuove.
«Adesso siete un centinaio» inizia.
L’aula è da centocinquanta posti ed è piena. Forse siamo un po’ di più, ma siamo a lingue, non siamo puntigliosi sulla matematica.
«Entro un mese sarete la metà.»
Ma… ma… e dirlo con un po’ più di tatto?
Dove sono finiti i professori che ti motivano e ti fanno amare la loro materia?
Comunque non mi perdo d’animo: ho il cinquanta percento di probabilità di resistere!
«Entro gennaio il venticinque percento.»
Allora, puoi evitare di darci già per ritirati?
«Al terzo anno rimarrete una decina.»
Meno concorrenza sul lavoro? E comunque, secondo questi calcoli, alla specialistica si troverà a fare lezione ai banchi. Non sono una persona ottimista, ma per quel giorno tentai con tutte le mie forze di esserlo.
Non sono stupida, voglio imparare, quindi sarò una di quelli che ce la faranno! Dopo tutto lui parla di quelli che si sono iscritti senza una reale voglia di studiare, non di me, giusto?
«E sappiate che per studiare il giapponese bisogna osare!»
Eh? Suona male.
«I timidi non andranno avanti.»
Bene, vado a zappare la terra, forse mi si addice di più.
«Sapete, io la faccio ogni anno questa lezione del terrore»
E ancora ci chiediamo perché la percentuale di iscritti alle università cala drasticamente di anno in anno?



Bene, alla fine ho aggiornato stasera, visto che sono venuta su EFP!:)
Di nuovo, se riconoscete la situazione siate così gentili da non fiatare finché non mi laureo, grazie!XDXD
C'è da dire che le lezioni intimidatorie a quanto ho sentito non sono così rare, ma quando ho sentito la prima sono rimasta sconvolta! Ovviamente adesso mi faccio due risate, ma non posso dire di aver fatto la stessa cosa in quel momento!:(
Tutta questa pappardella per dirvi solo una cosa: anche se vi ritroverete a sentire una prima lezione demotivante, non demoralizzatevi!:)
Detto ciò, vi saluto!:)

Nihal

  
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