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Autore: Sk8erboi    12/03/2013    2 recensioni
L'incubo di un ragazzo normale indotto alla pazzia da un'entità persecutrice che si manifesta di notte
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano ormai tre settimane che mi tormentava, la sua presenza era come una tortura,un dolore lancinante. Il costante terrore di dover convivere con qualcosa che c’è, che esiste, che percepisci, ma non puoi vedere. Mai come allora mi sentii solo, anzi, l’unica cosa che sentivo a me terribilmente vicina era quella presenza. Decisi di reagire: con sofferta lucidità mi muovevo nella paura,sperando di poter porre fine al più presto al mio martirio interiore. Ogni rumore, ogni movimento o spostamento che non fosse mio suscitava in me un profondo terrore, asfissiante, che penetrava nelle ossa e mi lasciava solamente col sorgere del sole, forse mi illudevo, perché in fondo sapevo che ormai quel terrore sarebbe stato parte di me. Per sempre.
Non osai minimamente parlarne con qualcuno, non volevo che venisse messa in dubbio una sanità mentale di cui ormai io stesso non ero più sicuro. Fatto sta che la notte quella cosa tornava, puntuale. Negli ultimi tempi la situazione era peggiorata. Quei rumori cominciavano a diventare più frequenti ed insistenti, una volta spenta la luce ogni oggetto nella mia camera si trasformava in un mostro. Nell’oscurità i mostri reali si prendevano gioco di me, mescolandosi a mostri della mia fantasia, ma io sentivo chiaramente quel macabro e malvagio ghigno, il ghigno di chi comincia un gioco che già sa di vincere,  un ghigno che nella vana lucidità del giorno attribuivo alla mia malsana fantasia.
Quella notte non riuscii a chiudere occhio, certo non fui capace di mettere da parte la mia paura, ma, seppur con difficoltà, cercai di controllarla. Ebbi la forza di seguire quel rumore che mi portò all’esterno della mia piccola stanza azzurra e mi fece proseguire per il lungo corridoio, cosa che avrei continuato a fare se non avessi intravisto qualcosa nel buio corridoio,illuminato solo dalla fioca luce lunare  che si estingueva ai piedi di un qualcosa di terribile, un qualcosa che non mi ero inventato, che non faceva parte della mia fantasia, un qualcosa che c’era, esisteva ed esiste tutt’ora. Mi si gelò il sangue nelle vene, il battito cardiaco aumentò, i miei arti erano come paralizzati e dalla mia bocca nessun rumore, urlo o gemito. Una fredda impassibilità che lasciava intravedere in me una specie di coraggio, un coraggio ipocrita, perché in quel momento desideravo soltanto fuggire il più lontano possibile da quella stanza, da quel corridoio, da quella casa: il più lontano possibile da quell’orrore.
  
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