*When you’re gone…*
Mi sedetti vicino a tuo fratello mentre l’organo stava
suonando.
Il freddo penetrava fino alle ossa quel giorno, aumentando
il dolore dei partecipanti.
Ti
erano sempre piaciuti molto i mesi autunnali. Ricordo come ti divertivi a
lanciarti nel mucchio di foglie secche che Tom per ore ed ore aveva raccolto.
Mi prendevi per mano e mi facevi accomodare accanto a te,
mentre Tom sbuffando rientrava in casa. E passavamo tutta la sera nel giardino
ad osservare le stelle.
Ricordo che mi coprivi con il tuo corpo perché non sentissi
freddo.
Restavamo abbracciati fino alla mattina seguente e tu mi
svegliavi con i tuoi dolci baci.
L’organo continuava a suonare, monotono.
Tua madre singhiozzava rumorosamente e delle lacrime
scendevano lente sulle guance di tuo fratello.
Ricordi quelle lacrime che io e te versammo sul tetto di
quel grattacielo?
Spero che tu te lo ricordi… Quello fu uno dei momenti in cui
ti amai di più.
Volevo mettere fine alle grandi sofferenze di quei giorni.
La morte di mia madre, lo sfratto da casa mia, l’abbandono di mio padre e la
perdita del lavoro mi avevano veramente scosso nel profondo del mio cuore. Non
pensavo che sarei riuscita ad andare avanti un altro giorno di più.
Così- ricordi?- salii fino al 25° piano di quell’alto grattacielo
e mi sedetti sul cornicione.
Volevo davvero farla finita…
Le mie lacrime cadevano lontane. Ricordo che sentii le tue
mani calde afferrarmi, prendermi in braccio e posarmi sul quel tetto, al
sicuro.
Le tue braccia mi strinsero a lungo finché non mi
addormentai tra esse. Mi amavi davvero e avresti fatto qualunque cosa per
salvarmi, per restare con me.
Al suono di quello strumento, tutte le mie lacrime
iniziarono a scendere. Quelle lacrime che mi facevano sbavare il trucco.
Ricordi quando mi truccasti, quel pomeriggio? Eravamo a casa
e c’eravamo chiusi nella tua camera. Tom sbatteva i pugni contro la porta
affinché la aprissimo per farlo entrare. Ricordo che mi tappasti la bocca e mi
facesti sedere sulla tua poltrona.
Adoravi quella poltrona! Su di essa, avevi fatto sedere solo
persone particolarmente importanti per te.
Era davvero comoda! Ci sprofondai, felicissima…
Ma subito mi prendesti il viso tra le mani e, dopo avermi
baciato a lungo, presi la tua fida matita nera. Iniziasti a truccarmi.
Le tue mani calde sfioravano leggere, come se avessero paura
di rompermi in mille pezzi.
Osservavo i tuoi occhi color nocciola impegnati in ciò che
facevi.
Dannazione, quanto li adoravo!
Sorridevi leggermente.
Quando finisti il lavoro mi portasti lo specchio vicino:
eravamo uguali!
Truccati nello stesso modo, sembravo un’altra gemella
Kaulitz!
Ridemmo tutto il pomeriggio mentre Tom continuava a bussare
alla porta, sempre più arrabbiato.
Dopo pochi attimi non sentimmo più alcun rumore: il biondo
era uscito di casa, sbattendo rumorosamente la porta d’ingresso.
Eravamo soli.
Ricordo che mi presi in braccio e mi feci sdraiare sul tuo
letto. Il tuo cuscino aveva un profumo che non scorderò mai, il tuo.
Ti sdraiasti accanto a me e mi guardasti a lungo.
Dannazione, non riuscivo a resistere a quegli occhi color nocciola! E sapevo
cosa mi stavi per chiedere.
I tuoi occhi continuarono a guardarmi incessantemente. Non
ce l’avrei fatta senza di te…
Mi abbracciasti per lunghi attimi. Avevi capito quello che
provai in quel momento.
Mi baciasti a lungo. Quanto adoravo i tuoi baci!
Il tuo profumo mi avvolse e restai tua per tutto il
pomeriggio.
Fu quello il più bel pomeriggio della mia vita.
La mia vita ormai era distrutta senza di te…
Perché te ne sei andato? Perché lo hai fatto?
L’organo aveva smesso di suonare e il prete iniziò la Messa.
Non riuscii più a trattenere le lacrime.
Iniziai a piangere. Tom mi abbracciò e mi strinse a sé.
Perché lo hai fatto? Bill, perché?
Non vedi che hai distrutto la mia vita e quella di Tom?
Perché hai voluto buttarti? Perché?
Non ho mai trovato una spiegazione logica a tutto ciò…
Bill…
Eri chiuso in quella scatola di legno e io avrei tanto
voluto essere in quella cassa con te.
Eravamo io e te… E nessun’altro… Io e te e la nostra
storia..
Il prete continuò a parlare e le lacrime scendevano lungo le
mie guance.
Non sarei riuscita a rimanere neanche un secondo di più,
seduta su quella sedia.
Uscii dalla chiesa e mi sedetti nel giardino dell’edificio,
sotto ad un albero ormai senza foglie.
Così sarebbe stata la creatura che portavo in grembo, un
figlio senza il padre.
Le lacrime cadevano calde sul mio abito nero. Il vento
sembrava ancora più freddo.
Vidi Tom uscire dalla chiesa e raggiungermi. Si sedette
vicino a me e mi abbracciò.
Piansi sul suo petto per un tempo interminabile mentre lui
mi accarezzava i capelli.
Il suo abbraccio non era il tuo. Dannazione, soffrivo senza
di te!
Tuo fratello mi guardò negli occhi ed io feci lo stesso.
Aveva i tuoi stessi occhi color nocciola, quelli che avevo
tanto amato.
No, questa volta non ci stava provando con me. Non questa
volta.
Per un secondo, credetti che il suo volto mi stesse
avvicinando al mio. Fu solo un pensiero perché subito dopo mi strinse di nuovo
in un forte abbraccio.
E rimanemmo soli, nel giardino di quella chiesa, mentre la
pioggia iniziò a scendere, immersi nel nostro dolore.
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Ecco la mia prima ff (vi prego siate clementiiiiiii!!!)…
E’ un po’ triste lo so… però spero vi piaccia.
Commentate e date suggerimenti… ne avrei davvero bisogno…
Ein Kusse!