Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: elaisa    29/09/2007    4 recensioni
Untitled.
La nuova storia senza titolo della quale ha assunto il ruolo di protagonista comincia con un “C’era una volta…”.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Storia vincitrice del concorso Yaoi/Yuri indetto dalle Amministratrici di Writers Arena e scritta ispirandomi al tema 60# Desiderio della Writing community Quella sporca Mezzadozzina.
Ringraziamento particolare a Maja che mi ha betata.

***


Desiderio.
Impetuoso come la corrente di un fiume in piena durante una tempesta, rosso come il sangue, appuntito come un pugnale; vortica nel petto incurante della ragione, stringe la gola e, a volte, ti soffoca.
Desiderio.
Violento come un omicidio, nero come la morte, tagliente come l’empia falce che la Signora usa per strappare le anime dall’involucro carnale; ruota freneticamente come un masso che cade da una discesa, ti annebbia le percezioni e, a volte, ti strazia.
Desiderio.
Eppure così dolce…
Come miele denso che cola dal favo, come il primo bacio dato alla persona che si ama davvero, come la carezza della madre al bambino appena nato.
Dolce Desiderio, cattivo Desiderio, angelico Desiderio, perverso Desiderio; alberga nel cuore degli uomini tirando le fila delle loro vite, come il marionettista dietro il suo teatrino.
Il desiderio di violare un corpo puro ed innocente per sporcarlo con la lussuria e la tentazione, il desiderio di essere amato e di amare ; il desiderio di Matt, come lui lo vive.

***

Non riesce a dormire quella notte.
E’ Primavera e sa che quella è la stagione dove gli istinti degli uomini – che altro non sono che bestie – si risvegliano.
Sa che nella camera davanti alla sua c’è Mello, la persona che ama, quella che desidera.
Sa troppe cose, ma nessuna gli è utile per togliersi di dosso il sudore appiccicaticcio dovuto al sogno che ha appena fatto; al contrario, ciò che sa e che pensa serve solo a farlo sentire peggio.
Lo vuole.
Lo desidera.
L’ha sempre voluto e il suo amore non è mai mutato; al contrario, è aumentato d’intensità.
E ha odiato.
Ha odiato tutti quelli che l’hanno posseduto, fossero essi amanti o clienti; li ha odiati dal profondo del suo essere, sperando e pregando che lui non concedesse loro nient’altro che una scopata veloce, nient’altro che il tempo di un orgasmo.
Lui non desidera quello: vuole di più.
Lo vuole, per poterlo servire con devozione; lo brama, per poterlo proteggere dal mondo e da se stesso; lo desidera, per poterlo amare e onorare come se al mondo non esistesse che lui e lui solo.
In cambio, cerca soltanto l’amore.
Desidera una vita tranquilla e una famiglia felice; cerca una casa dove poter rientrare di sera e cullarsi nel calore dell’amore di Mello.
Lui lo ama.
Porta le gambe al petto, sospirando contro le proprie ginocchia, in un gesto frustrato che vorrebbe non dover compiere.
Lui lo ama e se ne vergogna.
Quella storia senza titolo, nella quale ha assunto il ruolo di personaggio principale, è straziante come il desiderio di averlo anche solo per una notte, anche solo per un istante, senza dover combattere contro se stesso e contro la sua mente che, ogni singolo dannato giorno, gli sussurra all’orecchio che è sbagliato.
Lui lo vuole e basta, perché sarebbe sbagliato?
Perché lo perderebbe, lo sa: non s’illude che lui lo ricambi, perché Mello ricambia l’amore con l’odio, la devozione con lo schiavismo, la passione con la superficialità; se lo sapesse, lo odierebbe.
E lui, che l’ama da sempre, non vuole essere ripagato con il disprezzo.
Eppure lo desidera ancora.
Da piccolo, quando pensava a Mello, piangeva, cullato dall’oscurità della propria stanza.
Adesso è cresciuto e piangere ha perso significato, anche se, spesso, sente il nodo del desiderio frustrato stringergli la gola tanto forte da soffocarlo.
In quei momenti non riesce a respirare, quindi fuma, perché s’illude che la nicotina calmi i suoi attacchi di panico e l’ansia che lo distrugge dall’interno.
Lo desidera così tanto che un giorno o l’altro imploderà.
Quando è calmo, quando la sigaretta giace spenta nel posacenere e l’aria torna a circolare nei suoi polmoni, prega.
Prega che Lady Morte lo visiti quella notte stessa, in quell’istante, per portarlo via dal fantasma del suo amore feroce che lo perseguita notte dopo notte, minuto dopo minuto; lei, però, non arriva.
E lui continua a desiderare di poter sentire il corpo di Mello sudato e spossato sotto il suo.
Un gufo passa sotto la sua finestra volando; forse caccia un topo – in quel quartiere i topi sono gli abitanti più antichi e numerosi.
Matt tira il lenzuolo ai piedi del letto con un calcio e si mette seduto sul bordo per potersi prendere meglio la testa tra le mani.
Non ce la fa più.
Lui lo vuole, lo desidera più di quanto desideri restare in vita.
Lo ama.
Morirebbe per lui, se solo glielo chiedesse.
Si alza in piedi lentamente, deciso a coprire la distanza che li separa; varca la soglia della sua stanza a piedi nudi, quatto come la gatta che procaccia il cibo per i suoi cuccioli.
Quando bussa alla porta di Mello, prega.
Prega di ricevere l’acqua che placherà la sua sete, una sete mai saziata che, per anni, è stata viscosa tela di ragno e culla di neonato.
Mello apre, dopo pochi istanti, e il suo cuore trema; appoggiato allo stipite della porta lo fissa con i suoi freddi, impassibili occhi castani, una smorfia scocciata gli attraversa il volto deturpato.
Lui lo vuole.
“Cosa vuoi?” Gli domanda. “Di solito la gente dorme a quest’ora del mattino.”
Lui lo desidera.
Lo guarda, l’anima attraversata da un velo di tristezza, poi scuote il capo rassegnato davanti alla dolce condanna di averlo tanto vicino ma non poterlo toccare…
… ed è la stessa storia senza titolo - Untitled - che si ripete, giorno dopo giorno, ora dopo ora...
Sempre.
Lui lo ama.
Stringe i pugni, finché le nocche delle dita non diventano candide come la neve, poi abbassa lo sguardo.
“Te.” Risponde. “Voglio te.”
Mello assume un’espressione tediata, infastidita.
“E dov’è la novità?” Gli domanda in tono di sfida.
Ha sempre saputo che lo desiderava e non ha mai fatto niente per aiutarlo a dimenticare.
“Non c’è.” Dice. “Sono una persona monotona che non ha mai novità da proporre.”
Mello ghigna: può percepirlo anche restando con lo sguardo fisso sul pavimento – ormai lo conosce troppo bene da non poter evitare di anticipare le sue mosse.
“Non è che tu sia una persona monotona, Matt… Sono io che godo nel saperti sospeso su un filo sopra il vuoto.” Gli dice. “Immaginare il modo in cui ti dibatti, mentre cadi da quel filo, mi rende felice.”
Stringe più forte le mani a pugno, conficcandosi le unghie nel palmo della mano.
Lui soffre e Mello ride.
“Sei malato.” Gli risponde con un filo di voce. “La malavita ha distrutto l’ultimo briciolo d’umanità che ti era rimasto.”
Il ghigno di Mello si spegne e i suoi occhi assumono un’espressione perversa, a tratti folle.
“Tu non sai cosa si prova.” Gli dice, abbassando il tono di voce per celare l’inquietudine del suo animo.
“Nemmeno tu.” Gli sussurra alzando lo sguardo da terra e incontrando il suo.
Lui lo vuole.
Mello fa spallucce, tornando a ghignare.
“Può darsi, Matt.” Risponde. “Ma non ho tempo per scoprirlo adesso.”
“Lasciami tentare.” Gli dice, mentre la sensazione di soffocamento lo coglie impreparato. “Lascia che io provi ad insegnartelo per il tempo che ti resta.”
Solo allora Mello abbassa lo sguardo.
“Non posso bruciarmi ancora. Il fuoco, come il buio, mi spaventa.” Risponde.
“Io non sono fuoco.” Sussurra, trattenendo un rantolo. “Non sono altro che la sua scintilla. Sta a te decidere se alimentarla o no.”
Lui lo desidera.
In quel momento, quando cerca gli occhi di Mello con i suoi alzandogli il volto con una mano, percepisce il suo animo vacillare.
Il bisogno di un calore che non bruci, il desiderio di un amore che non faccia male.
Mello sposta gli occhi verso il muro, forse non riesce a sostenere il suo sguardo così carico di malcelati sentimenti; forse è combattuto, non sa che fare.
Sul suo cuore c’è una cicatrice bianca dovuta ad una profonda ferita: lui lo sa questo… E sa anche che non si riassorbirà mai del tutto.
Non gli importa.
Lui lo ama.
“Non voglio cercare il fuoco.” Dice dopo qualche minuto passato ad osservare il muro. “Ma la sua scintilla non può bruciarmi, non credi?”
Lui sorride.
“Non lo credo.” Risponde.
Untitled.
La nuova storia senza titolo della quale ha assunto il ruolo di protagonista comincia con un “C’era una volta…”.


***

Untitled

C’era una volta una stanza illuminata dalla piccola luce di un’abat-jour, collocato su un comodino di legno.
La stanza era piccola, priva di qualsiasi tipo di ornamento; al suo interno c’erano soltanto i mobili: un armadio, il comodino, una scrivania e un letto.
Il letto, adornato da meravigliose lenzuola rosso cremisi, era troppo grande per una persona sola, poiché era a due piazze; il Principe, suo proprietario, solitamente non riusciva a dormire se si trovava da solo in tutto quello spazio, quindi restava sveglio ogni notte, preferendo riposare sul divano nel pomeriggio.
Fissava il soffitto e si chiedeva se il ragazzo che dormiva nella camera di fronte alla sua sarebbe andato da lui a fargli compagnia.
Ma il ragazzo – il Principe Azzurro – non arrivava mai e lui, anziché dimostrargli affetto come avrebbe dovuto, gli regalava disprezzo.
Il Principe Azzurro soffriva per l’insofferenza del Principe, eppure non smetteva di desiderarlo con tutto se stesso, di rivolgergli ogni pensiero e di essergli devoto più di un cane al proprio padrone.
Perché lo desiderava.
Il Principe, in cuor suo, temeva il Principe Azzurro; anche lui in passato aveva amato qualcuno, ma il suo Qualcuno aveva preferito abbandonarlo a se stesso e alla malavita di Los Angeles, come se quello che avevano costruito fosse meno importante di un assassino.
Aveva sofferto e, quando il Principe Azzurro gli si era dichiarato, aveva avuto talmente tanta paura da non sapergli offrire nient’altro che il proprio odio.
Ma il Principe Azzurro lo voleva.
Lui non premiava la caparbietà e nemmeno la temerarietà, ma non riusciva a restare arrabbiato a lungo con il Principe Azzurro, poiché egli era sempre dolce e gentile con lui; solo di notte – lui lo sapeva – il suo innamorato si lasciava andare alla disperazione dovuta ad un desiderio represso e solo allora si concedeva il lusso del dolore dell’anima.
Quella sera, però, era diverso.
Il Principe Azzurro gli aveva messo in mano la propria vita e lui aveva fatto altrettanto.
Per questo, nella stanza dove la loro storia aveva davvero inizio, sopra il letto dalle lenzuola cremisi, giacevano insieme il Principe e il suo Principe Azzurro.
Due corpi nudi, stretti l’uno all’altro, che si sfioravano le dita nel sonno derivato dalla spossatezza e dall’appagamento carnale tanto agognato da entrambi.
Due amanti stanchi e dormienti, nell’atto conclusivo di una notte di sesso – la loro prima notte –, che li ha coinvolti al punto da non lasciargli addosso nient’altro che desiderio.
Insaziabile Desiderio, dolce Desiderio, puro Desiderio, mero Desiderio.
Il desiderio del Principe Azzurro di amare e quello del Principe di essere amato.
Loro si amavano.

… e vissero tutti felici e contenti…



***


Disclaimer: I personaggi della storia non appartengono a me, ma sono di proprietà di Takeshi Obata e Tsugumi Ohba, che ne detengono i diritti. Io non guadagno soldi dalla pubblicazione della storia.
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: elaisa