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Autore: Inheritance    12/03/2013    1 recensioni
OS per la seconda giornata della Klaine Week. Skank/Badboy AU :)
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-E cosa ci guadagneremmo?
Blaine, probabilmente aspettandosi quella domanda, allargò le braccia con noncuranza e sollevò un sopracciglio.
-Chiedi e ti sarà dato, ragazza. Posso portarti un’intera stecca di sigarette da dividere con i tuoi... amici, oppure- e abbassò notevolmente la voce- posso procurarmi dell’altro, se preferite. Dipende tutto da quanto crediate valga il favore che vi è richiesto. Se posso dire la mia, non è una gran cosa, ma lascio a voi il giudizio, confidando nella vostra onestà.- Aggiunse alla fine in tono ironico.
[...]
Blaine rise apertamente e i suoi occhi brillarono di una scintilla divertita.
-Oh, ecco qualcuno che invece si è offeso! Non mi deludi mai, Kurt. Comunque sia, torno a ripetere, chiedete ciò che ritenete giusto e vi sarà dato. Se poi sei tu a chiedermelo, dolcezza, sai che non ti negherei nulla.- Così dicendo fece un altro occhiolino e sorrise di traverso, prima di continuare.- Anche se, devo ammettere, sono altri i favori per cui gradirei realmente ripagarti.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Quinn Fabray | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Skank/ Badboy AU per la seconda giornata della Klaine week! Non ho avuto tempo né idee per la prima e probabilmente sarà lo stesso per alcune delle altre, se non per tutte, quindi non ho creato una raccolta.
La mia beta, persona irresponsabile e malvagia (c’è l’ho con te, Sara!) mi ha abbandonata, perciò mi ha assistito la dolce Roberta, il cui nome qui su EFP è RueHG :)
 
Bene, ciao a tutti, spero vi piaccia *fugge*
Her.
 
 
 
Quello che non sei.
 
 
-Ah, però! Avete fatto un miracolo in questo posto! Quello è un nuovo divano, Quinn?
 
Blaine lasciò vagare lo sguardo lungo il divano di pelle rossa e lucida posto accanto al muro sotto gli spalti del campo da football.
La ragazza allargò appena gli occhi, non tanto da essere notata da tutti, ma abbastanza perché il moro notasse la sua incredulità nel vederlo lì. Blaine Anderson, il solitario, il cattivo ragazzo, quello che non deve neppure essere nominato senza rischiare una qualche possibile ritorsione, sotto gli spalti a parlare con gli Skanks?
 
Tuttavia, la ragazza si riprese in pochi secondi e, con una leggera scrollata di spalle, si scostò una ciocca di capelli rosa dal viso.
 
-Un regalo della Sylvester. Mi doveva un favore.
 
Blaine le rispose con un cenno del capo ed abbassò la cerniera della giacca di pelle, lasciando scoperta la maglietta bianca e stretta con scollatura a V che gli fasciava il torace. Si diresse verso il divano e vi si lasciò cadere con un tonfo, non degnando neppure di uno sguardo la ragazza robusta dai capelli scuri striati di verde che sedeva all’altra estremità.
Il suo sguardo, anzi, fu immediatamente attirato dalla figura snella che era invece appoggiata al bracciolo del divano con le gambe elegantemente accavallate ed un accendino nero in mano, il quale continuava ad accendere e spegnere ininterrottamente. I suoi occhi scrutarono con attenzione il ragazzo da capo a piedi, soffermandosi sulla singola ciocca azzurra fra i capelli castano chiaro e sulla maglia blu scura che all’altezza dello stomaco aveva diversi tagli che lasciavano intravedere minuscole porzioni di pelle.
 
Si lasciò sfuggire un basso grugnito. Kurt Hummel lo avrebbe ucciso un giorno di questi.
 
Come se avesse sentito l’intensità del suo sguardo ambrato addosso, il ragazzo si voltò ed alzò un sopracciglio nella sua direzione. Blaine rispose con un occhiolino ed un sorrisino sghembo, prima di inclinare appena il busto da un lato e far scivolare la mano sullo schienale dietro le spalle della ragazza fino a sfiorare uno dei suoi fianchi. Il castano sussultò appena, ma non si mosse di un millimetro, restando immobile con la sua espressione fiera, ora rivolta non più verso il moro, ma verso un gruppetto di persone che a poca distanza si scambiavano pareri su chissà quale argomento.
 
Quinn allora prese di nuovo la parola.
 
-Allora Anderson, hai intenzione di dirci perché sei qui? Cosa ti serve?
 
Blaine buttò la testa all’indietro e si aprì in una fragorosa risata, prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione alla ragazza.
 
-Come siete difficili voi Skank: credete sempre che la gente abbia solo voglia di imbrogliarvi. Non avete alcuna fiducia nel prossimo.
 
Un lieve risolino arrivò alle sue orecchie dalla sua destra, dove Kurt stava assistendo alla scena con un sorrisino divertito in volto. Alzò le sopracciglia nella sua direzione e Kurt si affrettò a spiegarsi.
 
-Perdonami, Blaine, è che mi riesce sempre così dannatamente difficile prenderti sul serio quando tenti di fare la morale a qualcuno.
 
Il moro si voltò verso di lui con un sorriso sghembo, socchiudendo gli occhi.
 
-Mmh, dolcezza, dillo ancora, mi eccita sempre così tanto sentirti pronunciare il mio nome.
 
Kurt alzò gli occhi al cielo e distolse nuovamente la sua attenzione dal discorso, senza preoccuparsi di rispondere all’ennesima imbeccata da parte del ragazzo. Blaine Anderson sapeva essere davvero estenuante e, col tempo, aveva imparato che il modo migliore per farlo smettere era quello di ignorarlo. Il problema era che funzionava per  qualsiasi cosa, eccetto quelle che riguardavano lui. Dopo mesi e mesi di battutine e commenti spudorati e rincorse, il moro non aveva ancora smesso di importunarlo o di fare allusioni sessuali nei suoi confronti.
 
-Blaine, ti prego, risparmiaci la tua frustrazione sessuale e dicci di cosa hai bisogno e per quale assurdo motivo hai deciso di chiederla a noi. Se, invece, ti annoiavi e hai pensato bene di venire a passare un po’ di tempo, puoi anche andare via.
 
Alla fine del discorso sbuffò appena davanti all’espressione irremovibile del moro.
A quel punto Blaine ritirò il braccio da sopra lo schienale del divano e portò le mani davanti al busto per sbatterle insieme, attirando così l’attenzione di tutti i ragazzi presenti.
 
Quinn e Kurt avevano già i propri occhi puntati su di lui, la ragazza seduta dall’altro lato del divano, proprio accanto al castano, ancora appoggiato al bracciolo, alzò il viso ed altri tre ragazzi poco più in là rivolsero la propria attenzione al giovane, spostandosi di qualche metro verso il divano. Beh, non erano tutti, ma gli sarebbero bastati. Dei tre che si erano avvicinati riconosceva solo una ragazza dai capelli lunghi e di un colore non ben definito tra il viola e il rosso, sulla quale girava voce che avesse ucciso il suo gatto per farne un bracciale di pelliccia, ed un tipo dagli occhi da pesce che dormiva per praticamente metà della sua giornata, quella non passata a farsi di qualche sostanza stupefacente. Il suo nome era Met, o Seth, forse..
 
Blaine sapeva che Quinn e Kurt non appartenevano a quel mondo. Come membro del Glee club per qualche mese della propria presenza in quella scuola, li aveva osservati in un ambiente completamente diverso e non avrebbe esitato un solo attimo a dire quale dei due fosse decisamente più adatto a due come loro.
E poi chi voleva prendere in giro, Hummel? Lo si vedeva da chilometri che era un santarellino, altrimenti sarebbe riuscito a portarselo a letto molto tempo prima.
 
Una volta che tutti gli skank, o almeno quelli che riteneva sarebbero stati sufficienti per il suo piano, si erano radunati attorno alla sua persona, prese un grande sospiro e iniziò a parlare:
 
-Skank…Ho bisogno di voi. Senza offesa e, sul serio, dubito di farvene alcuna- alzò un sopracciglio in direzione di Met, se quello era il suo nome-, ma voi siete la feccia di questa scuola e non avete assolutamente nulla da perdere, perciò siete gli unici che possano aiutarmi.
 
Qualcuno, forse la tipa seduta accanto a lui, o forse quella con i capelli rossicci che stava in piedi lì accanto, produsse un mugolio di protesta, ma Quinn la ignorò, continuando invece a fissare Blaine negli occhi.
 
-E cosa ci guadagneremmo?
 
Blaine, probabilmente aspettandosi quella domanda, allargò le braccia con noncuranza e sollevò un sopracciglio.
 
-Chiedi e ti sarà dato, ragazza. Posso portarti un’intera stecca di sigarette da dividere con i tuoi... amici, oppure- e abbassò notevolmente la voce- posso procurarmi dell’altro, se preferite. Dipende tutto da quanto crediate valga il favore che vi è richiesto. Se posso dire la mia, non è una gran cosa, ma lascio a voi il giudizio, confidando nella vostra onestà.- Aggiunse alla fine in tono ironico.
 
-Per quanto piccolo possa essere il nostro intervento, deve essere a dir poco necessario per la riuscita del piano, altrimenti non saresti venuto fin qui a cercare di piegare al tuo volere addirittura la feccia della scuola. Credo che una paga sostanziosa sia ciò che meritiamo.
 
Blaine rise apertamente e i suoi occhi brillarono di una scintilla divertita.
 
-Oh, ecco qualcuno che invece si è offeso! Non mi deludi mai, Kurt. Comunque sia, torno a ripetere, chiedete ciò che ritenete giusto e vi sarà dato. Se poi sei tu a chiedermelo, dolcezza, sai che non ti negherei nulla.- Così dicendo fece un altro occhiolino e sorrise di traverso, prima di continuare.- Anche se, devo ammettere, sono altri i favori per cui gradirei realmente ripagarti.
 
Il castano alzò gli occhi al cielo, ma ignorò il commento, come al solito. Spostò lo sguardo dal viso di Blaine e frugò nella tasca dei suoi jeans strettissimi e strappati, da cui estrasse un pacchetto di sigarette, accendendone una.
 
Quinn, che a quel punto aveva iniziato a spazientirsi, si rivolse direttamente a Blaine.
 
-Allora, dicci cosa hai in mente e noi valuteremo la proposta. Ma fai in fretta, ho le gambe intirizzite e vorrei sedermi sulmio divano.
 
Blaine sollevò un angolo della bocca divertito e si affrettò a spiegarsi, in fondo non era affatto una buona idea quella di iniziare il discorso offendendo le uniche persone che avrebbero potuto aiutarlo.
 
-Vediamo, uhm… Il preside Figgins ha deciso, sotto la pressione di un certo Professor Adams,- Tutti chi più chi meno, levarono un grido di protesta al solo sentir nominare il professore destinatario di molti loro sproloqui e di scritte sui muri decisamente offensive.- di sequestrare il mio zaino con all’interno tutti i miei averi, in modo tale da impedirmi di cacciarmi in ulteriori guai dopo il piccolo incendio di stamattina.
 
Kurt si lasciò scappare un altro risolino alla menzione delle fiamme che il moro aveva causato nel laboratorio di Chimica quando, troppo preso a lanciare frecciatine nei suoi confronti, aveva lasciato il suo camice, che comunque non indossava mai, accanto alla fiamma accesa sotto la sua provetta. Fiamma che, ovviamente, non avrebbe dovuto esserci.
 
Blaine lanciò un’occhiata di traverso al castano come si aspettasse che lui si prendesse una parte di colpa.
 
-Non ci provare, Anderson, sei stato tu quello ad accendere la fiamma senza alcuna autorizzazione ed a lasciare il tuo camice incustodito, non puoi dare la colpa al mio culo che ti ha distratto.Non questa volta, almeno. La volta che hai sfasciato l’auto della signorina Andrews era anche plausibile come scusa.
 
Blaine rise.
 
-Ah, quei pantaloni! Dovresti indossarli più spesso, sai? Ti fanno un culo di quelli che non sai mai se vorresti più mordere o scopa-
 
-Oookay! Io direi che qui si sta un po’ divagando.
 
Quinn interruppe lo scambio di battute fra i due e riportò l’ordine nel gruppo di skank che sganasciavano senza sosta.
Blaine riportò la sua attenzione alla ragazza e sorrise.
 
-Allora, mi aiuterete?
 
Quinn alzò un sopracciglio.
 
-Non per essere puntigliosa, ma credo che tu non abbia ancora spiegato esattamente cosa vuoi.
 
Blaine sospirò come se avesse a che fare con dei bambini di cinque anni a cui si sta spiegando la legge di gravità.
 
-Mi pare ovvio che voglio recuperare il mio zaino. C’è della roba importante lì dentro.
 
Kurt rise sotto i baffi, attirando da parte di Blaine un’occhiata gelida. Rabbrividì senza neanche capire perché, ma dovette ammettere che la sua espressione era in grado di mettere addosso a qualcuno del terrore puro. Se non avesse conosciuto Blaine, avrebbe davvero pensato che in quello zaino ci fosse qualcosa a lui più caro di un pacchetto di sigarette o di un coltellino pieghevole.
 
Tuttavia, non era suo diritto quello di indagare su quali fossero gli averi importanti di Blaine, lui doveva solo decidere se aiutarlo o meno, ma soprattutto, in caso avesse deciso in maniera positiva, che cosa avrebbe chiesto in cambio. Non riuscì ad impedirsi di arrossire quando le parole del moro gli risuonarono in testa.
 
Sai che non ti negherei nulla.’
 
Quinn prese nuovamente la parola.
 
-Io ci sto, Blaine, ti darò una mano. Ma prima ho bisogno che tu mi spieghi qual è il tuo piano.
 
Il ragazzo sorrise, di un sorriso genuino stavolta e non uno dei suoi soliti ghigni maliziosi o sarcastici, ed iniziò ad esporre il piano.
 
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-Fai attenzione, cazzo!
 
Evra, come si faceva chiamare la skank dai capelli rossicci, ma che Blaine dubitava fosse il suo vero nome, si voltò a fissare un ragazzino smilzo di qualche anno più giovane che ora se ne stava accucciato a terra alla ricerca del paio di occhiali che erano caduti dopo il violento scontro dei due. Violento perché, ovviamente, Evra non aveva alcuna concezione della parola finzione, e, quando le era stato detto di inscenare una lite, aveva completamente ignorato la prima parte focalizzandosi solamente sull’ultima parola.
 
Il ragazzino trovò gli occhiali e si affrettò a riporli sul naso, mentre con l’altra mano raccoglieva il vassoio da terra e cercava di filarsela. Jen, la ragazza dai capelli neri e verdi che era seduta accanto a Blaine sul divano e che ora si trovava insieme ad Evra lo prese per il colletto della semplice camicia a maniche corte che indossava e lo tirò verso di sé.
 
-Ripeti, pidocchio.
 
Il ragazzino aveva ormai una carnagione cadaverica e fissava la ragazza con uno sguardo a metà fra lo sconvolto e il terrorizzato. Non sapeva cosa dire, non avendo proferito neppure una parola durante il tragitto dal bancone al suo tavolo, e balbettava incoerentemente delle scuse poco chiare.
 
Fatto di notevole importanza, al McKinley era che un ragazzino tormentato in genere non creava disagio a nessuno, ma un ragazzino tormentato da elementi della società che avrebbero dovuto stare ai margini, diventava immediatamente causa di ribellione comune.
Non passò molto tempo, quindi, prima che la popolazione scolastica radunata nella mensa si alzasse, iniziando ad urlare e a dimenarsi.
 
Una simile situazione, come previsto da Blaine, non tardò a degenerare nella più classica delle degenerazioni diffuse fra degli adolescenti chiusi in una stanza fin troppo piccola e fin troppo fornita di generi alimentari: una battaglia di cibo.
 
 
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-Per quale esatto motivo io sono dovuto venire con te?
 
Blaine alzò la testa dalla serratura che stava scardinando con la punta di un pettine fornitogli da Kurt, per guardare di sottecchi il ragazzo in piedi accanto a lui. Lo fissò per alcuni secondi senza proferire parola, poi tornò alla sua occupazione con una scrollata di spalle.
 
-Perché Quinn e il suo bel faccino mi servono in segreteria a tenere buono il signor Wimer e tu non sei abbastanza aggressivo da scatenare una rissa in mensa. Per quanto riguarda Met-
 
Kurt lo interruppe: -Si chiama Seth.
 
Blaine non alzò neanche lo sguardo stavolta, ma continuò a parlare.
 
-…per quanto riguarda Seth, non credo che sia un elemento ottimo per fare la guardia, ma almeno non devo averlo fra le palle mentre lavoro. E poi, con te il panorama è…- Voltò appena la schiena in direzione di Kurt, proprio all’altezza del cavallo dei suoi pantaloni -… interessante.
 
Kurt fece un passo indietro e si andò a posizionare alle sue spalle, un po’ perché smettesse di fissare le sue parti basse e un po’ per evitare che vedesse il rossore sparso sulle sue guancie.
 
-Io fossi in te mi sbrigherei invece di stare a guardare il panorama. Gli adolescenti saranno anche delle bestie, ma prima o poi anche loro si stancheranno di tirare cibo qua e là e il preside potrà tornare a fare qualsiasi cosa faccia in questo ufficio e che, sicuramente, non si tratta di lavoro.
 
Blaine rise e continuò a dedicarsi alla serratura per altri due o tre minuti, prima di erigersi sulle ginocchia, raddrizzando la schiena ed emettendo un grido di giubilo.
Kurt si affrettò a posare una mano sulla sua bocca, temendo che qualcuno potesse averlo sentito, e rimase per alcuni secondi immobile nel silenzio, cercando di carpire qualsiasi rumore provenisse dal corridoio.
 
Una volta accertatosi che non vi fosse nessuno fuori dalla stanza, tirò un sospiro di sollievo e solo il brivido che percorse la schiena di Blaine a quel gesto gli fece prendere coscienza della situazione in cui si trovavano.
Il moro era inginocchiato davanti a lui, la sua schiena incollata al suo petto. Erano talmente vicini che il suo respiro si infrangeva sulla pelle scoperta del collo di Blaine. Inoltre, la sua mano era ancora poggiata sulle labbra del più basso, il quale, con grande sconcerto e un lieve imbarazzo di Kurt, aveva iniziato a mordicchiare le sue dita.
 
In un attimo tolse la mano dalle labbra del ragazzo e tornò in piedi, volendo dirgli di sbrigarsi ad aprire quella dannata porta, ma non fidandosi assolutamente delle condizioni della propria voce in quel preciso istante.
 
Blaine, da parte sua, sembrava quasi divertito dalla situazione, ma non disse nulla, alzandosi invece in piedi ed aprendo la porta con uno scatto.
Entrò quasi di corsa, mentre Kurt era ancora fermo davanti alla porta, incapace di muovere un singolo muscolo e ancora alle prese col tentativo di stabilizzare il proprio cuore che batteva all’impazzata. Cosa diamine era successo? Dio, come avrebbe voluto una sigaretta in quel momento.
 
Portò lo sguardo su Blaine, che nel frattempo stava frugando fra i vari cassetti della scrivania del preside, alla disperata ricerca della sua borsa. Per fare più in fretta, lasciò scivolare dalle braccia la giacca di pelle nera che indossava, buttandola a terra pochi centimetri dietro di sé.
Kurt, dalla porta, fu come risvegliato da quel gesto, e sebbene i suoi occhi premessero perché continuasse a guardare la figura davanti a sé coperta soltanto da una maglietta bianca, anche piuttosto attillata, si costrinse a fare qualcosa e si diresse verso l’armadietto nell’angolo della stanza, iniziando a rovistare fra gli oggetti e i documenti sparsi lì.
 
Dopo pochi secondi Blaine però emise un mugolio soddisfatto, che somigliava vagamente ad un “Eccolo”, così Kurt si voltò verso il lato della stanza in cui si trovava il moro, dove quello stava stringendo trionfante qualcosa nella mano destra.
 
Kurt si chiese dove fosse lo zaino di cui Blaine aveva parlato, ma il moro attraversò la stanza a grandi passi, afferrandolo per il polso e trascinandolo fuori dall’ufficio, prima che lui potesse domandare alcunché.
 
Blaine lo trascinò per mano attraversò tutti i corridoi, non accennando ad allentare la presa, né tantomeno a rallentare il passo, quando finalmente, fuori dalle porte della scuola e dietro un muro dell’edificio, lasciò il braccio di Kurt e si accasciò contro l’intonaco rovinato, con gli occhi chiusi ed il respiro affannato.
 
Kurt lo osservò per un po’ in quella posizione, lasciando scorrere involontariamente lo sguardo sul suo collo e sul suo pomo d’Adamo che continuava ad alzarsi ed abbassarsi ad un ritmo frenetico. Dopo quasi un minuto di silenzio, si decise a parlare, non sapendo tuttavia con precisione cosa avrebbe detto.
 
-Forse… Non dovremmo avvisare gli altri che ce l’abbiamo fatta?
 
Blaine piegò la testa verso di lui, socchiudendo appena un occhio e guardandolo attentamente, poi scrollò le spalle.
 
-Ci penserà Seth, dovrebbe averci notati mentre scappavamo dall’ufficio, non credi?
 
Kurt sembrò rifletterci su per alcuni istanti, prima di annuire, non del tutto convinto comunque dell’affidabilità di quell’idiota di Seth.
Tuttavia, non aveva alcuna voglia di andare a cercare le altre per avvisarle che avevano finito e che era andato tutto bene, anche se il solo pensiero che ciò fosse dovuto alla presenza di Blaine lo fece rabbrividire.
 
Kurt era sempre stato affascinato dalla figura di Blaine Anderson, d’altronde chi non lo era? Semplicemente era sempre stato convinto che non fosse un ragazzo adatto a lui. Insomma, non è che Kurt fosse in cima alla scala sociale o che la gente avesse un’idea di lui così diversa rispetto a quella che aveva di Blaine, però c’era quella solitudine in Blaine, l’avversione a legarsi o anche solo a parlare con qualcuno se non per scambiarci battutine o per chiedere qualcosa, il suo atteggiamento chiuso e riservato con chiunque… Tutte quelle cose avevano fatto credere a Kurt che, nonostante la reciproca attrazione fosse forte e palese, da Blaine non avrebbe avuto nient’altro che una squallida notte di sesso. Sapeva che non avrebbe dovuto preoccuparsi di una cosa simile, lui prima di tutti, lui che faceva parte degli Skank, dei ragazzi famosi per la loro promiscuità, ma la verità era che dopo tutto quel tempo l’unica cosa che non era riuscito ad abbandonare della sua vecchia vita era quell’assurdo animo romantico che, nonostante tutto, non gli permetteva di pensare a Blaine come a niente di più che una scopata.
 
Il moro, nel frattempo, aveva aperto entrambi gli occhi e stava fissando Kurt con un’espressione quasi incerta sul volto, qualcosa che il più alto aveva visto di rado sul ragazzo, forse mai.
 
-Che c’è?
 
Blaine chiuse gli occhi e sospirò appena, prima di riaprirli e tornare a fissare il castano negli occhi.
 
-Kurt… Io ti piaccio?
 
Kurt spalancò le labbra, sconvolto e spiazzato dalla domanda.
 
-Che…che vuoi dire?
 
Blaine si raddrizzò e si portò di fronte a Kurt.
 
-Dico, a parte l’aspetto fisico, perché lo so che mi guardi il culo quando pensi che non me ne accorgo- e alzò le labbra da un lato in un sorrisino malizioso- però… a parte quello, io ti piaccio?
 
Il castano rimase completamente sbigottito, con le labbra ancora dischiuse, incapace di trovare abbastanza lucidità per provare a dire qualcosa o anche solo per chiuderle, togliendosi quell’espressione da pesce dalla faccia.
 
Blaine, tuttavia, restava immobile, attendendo pazientemente una sua risposta e concedendogli tutto il tempo necessario a riordinare le idee e a formulare una frase di senso compiuto.
 
Senza neanche sapere da dove avesse preso la forza o il coraggio, Kurt sussurrò:
 
-E io? Oltre l’aspetto, dico.
 
Blaine rise, buttando indietro la testa, e provocando un sorriso di riflesso sul volto di Kurt. Era bello, Blaine, quando rideva. Quasi più del solito.
 
-Pensi che ti chiederei cosa pensi di me, se non me ne importasse nulla? No, Kurt, io… Io mi chiedevo se… se io fossi l’unico a pensare, ogni tanto… a me e te… cioè, a noi, dico… Non- non sessualmente, ecco..
 
A quel punto Kurt smise di respirare per alcuni istanti, fissando l’altro ragazzo ad occhi spalancati, con le labbra ancora più aperte di prima, a formare una piccola ‘o’.
 
Non stava capendo più niente. Blaine, il cattivo ragazzo, quello che stava sempre da solo, quello che non aveva amici e che non ne voleva e che, di certo, non voleva neanche un fidanzato, quello a cui non importava di niente e di nessuno e che pensava solo a se stesso, quello stesso Blaine che gli aveva appena detto di voler stare con lui, perché era questo che aveva detto, no?
Gli scoppiava la testa.
 
Blaine sembrò capire il suo disagio, perché continuò a parlare, con un tono basso e quasi…dolce?
 
-Kurt… io lo so che tu non sei come loro. So che quello non è il tuo mondo e so che vuoi qualcosa di più. Con tutto me stesso, se ci riuscissi, ti direi di stare lontano da me come da loro, perché tu meriti molto di più. Ma il mio egoismo, per chiamarlo col suo nome, mi impedisce di farlo e allora tutto quello che voglio e posso fare è darti un minimo di ciò che dovresti avere: una persona che tenga a te.
 
Il castano ormai aveva le lacrime agli occhi. Era diventato uno skank quando la sua scuola superiore era diventato il suo incubo, quando il divertimento di ogni singolo studente sembrava essere quello di torturarlo e di rovinargli la vita, e alla fine, in fin dei conti, si era trovato bene. Aveva un mondo tutto suo, dove poter essere libero di fare ciò che voleva, anche se non poteva farlo vestendo i suoi panni, ma quelli di qualcuno che non era in alcun modo simile a lui. Forse Blaine aveva una storia simile, forse Blaine cercava disperatamente qualcuno che lo aiutasse ad uscirne, forse lui avrebbe potuto farlo, e Blaine avrebbe aiutato lui.
 
-La…la mia borsa… Non è che mi importasse molto di quella, non ho niente dentro che mi sia strettamente necessario, ma c’era una cosa che dovevo avere, perché sapevo che se non te l’avessi data oggi, non avrei mai più trovato il coraggio di farlo. – Abbassò la testa, frugando nella sua giacca ed estraendone qualcosa, poi riportò lo sguardo in quello di Kurt e sorrise guardando la sua espressione sconcertata.-Anche noi duri abbiamo paura ogni tanto, sai?
 
Kurt rise appena, con gli occhi ancora bagnati dalle lacrime e abbassò gli occhi sulla cosa che Blaine teneva in mano. Era una scatolina, piccola, di colore nero.
 
Il moro la portò nella mano sinistra e con la destra l’aprì, mostrando al ragazzo più alto un piccolo anellino.
A Kurt si mozzò il fiato in gola, non riusciva quasi a credere ai suoi occhi. Come poteva essere possibile?
 
-Non è.. non è niente di che, non è neanche argento, credo, a dire il vero.- Rise il moro,- però avevo deciso da un po’ che ti avrei parlato e che ti avrei detto ogni cosa e volevo, volevo in qualche modo che avessi qualcosa che ti dimostrasse la mia sincerità. So che non sono uno di cui ci si fida facilmente e non sono neanche uno che dona fiducia al prossimo con leggerezza, ma…  ma vorrei davvero tanto che tu mi credessi, Kurt, quando dico che voglio essere il tuo ragazzo e voglio che tu sia il mio.
 
Allungò una mano a raccogliere una lacrima da una guancia di Kurt, prima di sorridere lievemente, cercando di infondere un po’ di coraggio nell’altro ragazzo affinchè potesse rispondergli, negativo o positivo che fosse il suo responso.
 
Kurt smise di piangere, ma restò in silenzio diversi attimi, continuando a spostare lo sguardo dal sottile anello nella scatolina di plastica agli occhi chiari di Blaine che lo fissavano. Così il moro ripetè:
 
-Vuoi essere il mio ragazzo, Kurt?
 
Il castano sorrise e alzò un braccio a spostarsi dalla tempia la ciocca azzurra che vi era ricaduta, prima di aprire la bocca per parlare.
 
-Posso sapere perché diamine nessuno mi ha avvertito che il piano era terminato? Quello schifoso ha provato ad allungare le mani su di me!
 
Entrambi si voltarono all’unisono a fissare la ragazza dai capelli corti e rosa che era appena sbucata da dietro l’angolo, affiancata da due Evra e Jen ancora intente a togliersi dai capelli una qualche sostanza appiccicosa della quale nessuno avrebbe voluto sapere la provenienza.
 
Blaine e Kurt le fissarono sbalorditi per alcuni attimi, prima di scuotere le teste e scoppiare in una fragorosa risata. Dopodichè, ignorando le smorfie delle tre ragazze e l’arrivo di Seth, che probabilmente non aveva ancora capito cosa diamine ci facesse lì, si avviarono verso il retro della scuola, dove si trovava il campo da football.
 
Mentre camminavano, Kurt allungò appena il braccio sinistro per andare a stringere la mano destra di Blaine accanto a lui, il quale si aprì in un sorriso smagliante, prima di accelerare il passo in direzione degli spalti, perché al momento aveva tanta, tanta voglia di baciare il suo ragazzo. 
  
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