29/09/2007
5 recensioniCapitolo uno - Ossessione
La fronte corrucciata, i lineamenti che indicavano concentrazione, gli occhi protesi verso quel foglio bianco appoggiato sul banco di quel aula universitaria. Non riusciva a non sbirciare con la coda dell’occhio i suoi minimi gesti, sorridendo se coglieva un’espressione diversa da quella notata pochi istanti prima. Eppure avrebbe dovuto concentrarsi sul suo foglio, il suo comportamento avrebbe portato ad una sicura bocciatura a quel esame, ma neanche la consapevolezza di ciò la portava ad abbassare lo sguardo. Ipnotizzata da quella presenza. Quel aria ingenua a volte, ma seria e determinata in altre occasioni: quando fuggiva dalla classe inventandosi i più banali motivi, l’avevano colpita sin dal primo momento. Ogni volta che voltava il viso nella sua direzione sentiva il battito cardiaco aumentare, le aspettative crescevano, ma lui non si era ancora accorto di lei. Ignorava quel sentimento che gelosamente nascondeva nel suo cuore, ben riparato dalla sua attenzione.
Il tempo era scaduto, non aveva ancora finito di rispondere a tutte le domande quando la mano dell’assistente si protrasse verso il foglio, lasciando il banco visibilmente vuoto. Lo sguardo si riposò verso il volto rilassato di quel ragazzo, che si stiracchiava per eliminare la tensione accumulata in quel ora di esame. Nessuna preoccupazione poteva leggergli, avrebbe preso un altro trenta che lo avrebbe reso orgoglioso dei suoi sforzi e anche lei sarebbe stata fiera di lui, dimenticando così il suo basso voto.
Un sentimento simile alla gelosia si fece vivo in lei, quando notò parlare con lui una ragazza dai capelli neri corti, era sempre la stessa ragazza, forse la sua ragazza.
L’ora si era conclusa, gli altri studenti si apprestavano a liberare l’aula per ritornare a casa, anche lui attendeva di uscire da quella porta immerso nella moltitudine degli altri ragazzi. Aspettava l’occasione giusta per rivolgergli una sola parola, un cenno di ammirazione, ma all’ultimo momento si tirava sempre indietro. Vide i suoi occhi incontrare i suoi per un breve secondo, forse non l’aveva neanche vista tra la folla, forse non guardava lei, ma emise un lieve sussurro: “Gohan, io..”. Troppe lettere per un breve secondo, troppi pensieri accumulati, lui si era rigirato un’altra volta e questa volta stava lasciando quel aula, ma lasciava anche la delusione nel volto di Keira. Un’altra volta. “Gohan, io ti amo.”, pronunciò a sé stessa, mentre la classe si svuotava.