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Autore: Adele13    12/03/2013    1 recensioni
Raccolta di os, drabble, flash-fic per la Week dedicata a quei due adorabili idioti.
Day 1: Pioggia.
Day 2: Librarian.
Day 3: First Kiss!Niff
Day 4: Choccolate.
Day 5: First time!Niff
Day 6: Beccati!
Day 7: Daddy!Niff
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: I Niff, con la gentile partecipazione degli Warblers, in: Due idioti innamorati
Fandom:Glee
Capitolo:1/8 (ottavo giorno facoltativo)
Coppie: Niff e qualche accenno ti Thadstian
Genere:comico, avvolte tende seriamente al demenziale, fluff, fluff ovunque…
Avvertimenti: raccolta di os, drabble e flash-fic  
Note:per oggi niente, sono in super ritardo e devo darmi una mossa a scrivere gli altri prompt lol ritenetevi fortunati (?)
 
Erano quattro giorni che pioveva ininterrottamente.
Quattro giorni senza allenamenti di lacrosse.
Quattro giorni senza il calore del sole sulla pelle.
Quattro giorni senza alcun tipo di svago proveniente dall’esterno (e con ciò si intendeva, niente alcolici per i festini privati –ed illegali- nella stanza di Sebastian e Thad).
Quattro giorni di studio, studio e studio. In quella scuola i programmi erano sfiancanti, e tutti avevano colto l’occasione per usare tutto quel tempo libero per avvantaggiarsi sul programma.
Ma erano stati anche quattro giorni di LUI.
Quattro giorni chiusi in camera, da soli, perché “in biblioteca c’è troppa gente…”
Quattro giorni passati a fissarlo con la coda dell’occhio fingendo di studiare e distogliendo lo sguardo con le guance in fiamme ogni volta che si girava nella mia direzione.
Quattro giorni durante i quali non ci eravamo praticamente parlati se non durante quelle brevi pause che ci concedevamo (o meglio, che lui si concedeva dato che io non avevo studiato praticamente nulla…)
Quattro giorni completamente e totalmente immersi nel nostro mondo, nella nostra piccola bolla, lontani da tutto e tutti.
Certo, un po’ mi dispiaceva non poter sfruttare quel tempo per fare qualcosa insieme, qualcosa anche di stupido o una semplice chiacchierata. Ma sapevo quanto per lui fosse importante diplomarsi con un buon voto, sapevo quanto questo lo avrebbe reso felice, lui ed i suoi genitori, che avevano compiuto mille sacrifici per mandarlo in una scuola prestigiosa che gli garantisse una buona istruzione per poter vederlo coronare ogni suo sogno…
Quattro giorni durante i quali il mio cuore si era allargato un po’ di più e si era riempito di altro amore per lui. Per il modo in cui masticava sovrappensiero il tappuccio della bik, il modo in cui aggrottava le sopracciglia mentre cercava di concentrarsi un po’ di più, il modo in cui si passava una mano tra i capelli quando non gli riusciva un esercizio di algebra…
Tutti quei gesti, ogni piccola caratteristica che lo contraddistingueva, erano indelebili nella mia mente. Come se conoscere ogni cosa di lui lo rendesse un po’ più mio.
Ed in quel momento, mentre lo guardavo studiare, mi rendevo conto che il mio mondo, ormai, girava intorno solo ed esclusivamente a lui. Non esisteva più nulla se non lui, la sua perfezione, la sua dolcezza, la sua intelligenza, la sua voce, il suo profumo…
 
In quel momento due occhi incontrarono i miei e mi persi in quelle pozze scure, bellissime ed infinite. Un sorriso spontaneo si aprì nel suo viso, mentre io arrossivo come una ragazzina innamorata colta con le mani nel sacco.
Un lampo passò su quel bellissimo viso ed un espressione da “ho appena avuto un’idea geniale sono un figo!” lo illuminò. Sì, ok, forse non era proprio quello che aveva pensato lui, ma il concetto era quello. Ormai lo conoscevo abbastanza bene da capire quello che gli passava per la testa.
 
«Cambiati, mettiti la tuta della Dalton o quello che vuoi, basta che ti lasci abbastanza libero nei movimenti e ti tenga caldo, ho avuto un’idea geniale!»
 
Era impazzito, non c’era altra spiegazione. Il troppo studio doveva avergli dato alla testa.
 
«Asp-Cosa? Che diavolo stai dicendo? Sei per caso impazzito? Io te l’avevo detto che tutto quello studio ti avrebbe fatto male!»
 
«Ooh andiamo! Ti fidi di me?»
 
No. Non poteva farmi quella domanda, e non con quell’espressione da cucciolo. Meritavo delle risposte, non mi sembrava di chiedere poi così tanto…
 
«Sì» maledetto me ed i miei ormoni da dodicenne.
 
Un bellissimo sorriso si aprì su quelle labbra, facendomi perdere un paio di battiti. E se quella era la mia punizione per essere così pateticamente innamorato del mio migliore amico, chi ero io per lamentarmi?
 
«Perfetto! Allora sbrigati a cambiarti, io intanto chiamo gli altri!»
 
E detto questo prese un’altra felpa dall’armadio e corse in corridoio.
 
Rimasi un attimo imbambolato a fissare la porta ora chiusa chiedendomi quanti neuroni si fossero suicidati in quei quattro giorni e se avessi dovuto chiamare un centro di igiene mentale piuttosto che assecondare le sue bizzarre idee, ma quella, alla fin dei conti, era una delle cose che amavo di più di lui. La pazzia (più una lieve schizofrenia per essere precisi) che caratterizzava quasi ogni sua idea.
 
Mi cambiai velocemente, curioso di vedere in cosa consistesse questa genialata che gli era appena venuta. Corsi in corridoio e vidi Sebastian e Thad dirigersi verso la sala comune degli Warblers.
 
«Hey principessina, che è preso a tua moglie?»
 
«Ciao anche a te Sebastian! È un piacere vederti, come stai?»
 
Thad che si trovava al suo fianco sbuffò una risata ed alzò gli occhi al cielo.
 
«Oh, ma smettila di fare la preziosa, volevo soltanto sapere cosa passava per la testa della tua ragazza.»
 
«Punto primo non è una ragazza, punto secondo non ne ho la più pallida idea. Ha preso ed è corso in corridoio per chiamarvi tutti, non so altro.»
 
Arrivati nella sala comune trovammo anche il resto del gruppo che aspettava di venir messo a conoscenza di questa strepitosa idea. Thad si avvicinò agli altri due membri del concilio per parlottare un attimo tra loro, probabilmente valutando se accogliere o meno questa “famosa idea”.
Un urletto compiaciuto si alzo dal trio e fu subito chiaro da chi era stato emesso dato che Thad si era messo per fino a saltellare.
Mi girai sconvolto verso Sebastian che stava cercando di mascherare un sorriso intenerito con una smorfia, fallendo miseramente.
 
Finalmente i tre si girarono verso di noi e Harwood prese immediatamente la parola.
 
«Bene Warblers, quella proposta dal nostro vice-solista ci sembra una buona idea per staccare un po’ dallo studio e passare un pomeriggio in compagnia, perciò chi viene a fare bob nel fango?»
 
Un sorriso a trentadue denti si aprì sul suo volto dopo il grande annuncio, mentre nel mio si dipingeva un espressione di totale sconcerto ed incredulità.
 
«Chiudi la bocca uccellino o qualcuno potrebbe cercare di riempirla.»
 
«Non mi sembra il momento per le battute a sfondo sessuale questo Sebastian.»
 
«Lo so, ma cercavo di fare dell’ironia su questa situazione di per sé patetica.»
 
Lo guardai abbattuto, anche se in sondo in fondo quella storia non mi dispiaceva, anzi, mi divertiva.
«Tutte a noi eh Bas?»
«Non me ne parlare principessina, non me ne parlare…»
 
 
 
 
 
Ci avviamo fuori, tra l’euforia generale e l’acqua che incurante della nostra presenza continuava a venire giù copiosa.
 
Mi sentì afferrare per un polso e strattonare.
 
«Vieni.»
 
Corremmo verso il capanno degli attrezzi, nel quale il custode riponeva la maggior parte della sua attrezzatura ed iniziammo a guardarci intorno, capii all’istante perché mi aveva portato lì ed iniziai a cercare con lui qualcosa da usare come “bob”.
 
Dei rastrelli, un taglia erba, del diserbante, sacchi pieni di erbacce… E poi l’illuminazione.
 
«Hey, guarda qui! Questi sono perfetti.»
 
Mi sorrise felice per quella mia trovata e sentii il cuore allargarsi un po’ di più, per custodire un altro dei suoi meravigliosi sorrisi.
 
Ci avviammo all’esterno e quello che ci trovammo davanti ci fece scoppiare a ridere divertiti.
 
Tutti gli Warblers stavano giocando sotto la pioggia come dei bambini. C’era chi si rincorreva, chi cercava di realizzare delle palle di fango, chi si azzuffava scherzosamente per terra, chi cercava di fare “un angelo di fango” e poi c’era Sebastian, che se ne stava di lato a fissare tutti con un espressione disgustata tranne il suo Thad ovviamente. Si era persino portato un ombrello per ripararsi dalla pioggia.
 
Srotolai uno dei teli in plastica che avevo trovato e ne passai un’estremità al bellissimo ragazzo che avevo di fianco.
 
«Al mio tre inizia a correre e fai esattamente quello che faccio io. Pronto?»
 
Mi sorrise ed annuì, ovviamente aveva capito le mie intenzioni.
 
«Uno…» mi girai verso di lui e puntai i miei occhi nei suoi.
 
«Due…» gli sorrisi.
 
«Tre!» iniziammo a correre.
 
 
Al mio urlo tutti si girarono verso di noi e si spostarono lasciandoci passare indisturbati.
Ci piegammo sulle ginocchia in un sincrono quasi perfetto e ci lanciammo avanti con il telo ben teso sopra le nostre teste.
Iniziammo a scivolare nel fango, ridendo come due bambini tenendo le palpebre sigillate per goderci al meglio quella sensazione.
 
Alla fine della nostra corsa un boato esplose dal gruppo dietro di noi. Ci guardammo e ci sorridemmo. Era stata decisamente una figata!
 
«Voglio provare anch’io!»
 
La voce di Thad si fece strada prepotentemente sulle altre e con un ghigno passai il telo a Sebastian che si era avvicinato a noi trascinato dal suo ragazzo.
 
«Fallo con me Seb, ti preeegoo! Tipregotipregotiprego!» sembrava un bambino che chiedeva alla mamma di comprarle un giocattolo nuovo, aveva fatto  anche il labbruccio.
 
«No Thad, te lo scordi! Non mi abbasso ai livelli di voi idioti! E no, non mi convincerai facendo gli occhioni da cucciolo o mettendo il broncio. No, no e no… N-no.  Non fare così Thad n-no, non guardarmi in q-quel modo per piacere… E va bene, lo faccio ma smettila!»
 
Scoppiai a ridere, seguito a ruota da un piccolo gruppetto di ragazzi che aveva assistito alla scena.
Sebastian ci scoccò un’occhiataccia che avrebbe potuto uccidere, peccato che perse di intensità quando a tradimento, Thad gli depositò un bacio sulle labbra facendolo sciogliere completamente.
 
 
 
 
 
 
Continuammo a giocare per ancora un’oretta, quando tutti stremati decidemmo di andare a farci una doccia calda per non rischiare di ammalarci seriamente e ritrovarci –per chi ne avesse avuto la voglia e le forze- nella sala comune per un the caldo.
 
Mi stavo avviando verso l’entrata della scuola con l’intenzione di arrivare per primo in camera ed appropriarmi della doccia, quando per la seconda volta in quella giornata, mi sentì afferrare per un polso. Mi girai e trovai di nuovo quei meravigliosi pozzi scurissimi ad aspettarmi.
 
Le sue labbra si appoggiarono decise ma dolci sulle mie, in un bacio che avrebbe fatto salire la glicemia a mille a chiunque tanta la dolcezza che lo caratterizzava.
Fu un bacio di sole labbra ma che mi fece tornare a respirare. Ci guardammo negli occhi e ci sorridemmo, come solo due innamorati possono fare.
 
 
 
«Hey Jeff?»
 
«Mmm?»
 
«Ti amo.»
 
   
 
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