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Autore: Haley_    12/03/2013    19 recensioni
"Ognuno di noi accetta l'amore che pensa di meritare" (Stephen Chbosky)
Seguito di 'Una damigella per lo sposo'
Dal prologo:
"Ero spaesata, spaventata e non sapevo cosa ne sarebbe stato di me e della mia vita.
Ora che mi guardo allo specchio, invece, vedo una donna forte, sicura di sé e realizzata"

Dal quinto capitolo:
Sono passati appena dieci minuti e già stiamo per litigare.
“Avete legato molto a quanto vedo..” – Ignora la mia battuta per continuare – “Viene a cena da te, ti riporta a casa…”
“La mia macchina non partiva!” – Scoppio – “E poi non devo giustificarmi con te!”

AU, tutti umani
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una damigella per lo sposo'
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1

 

Atlanta, prima di dire sì.

 

“Non che non ti voglia, ma puoi spiegarmi il motivo per cui sei scappata da Mystic Falls?!” Chiedo alla mia amica, comodamente seduta sulla poltrona di casa mia a sorseggiare la tisana che mi ha costretto a prepararle.
“Sul serio?!” – Aumenta di qualche ottava il tono di voce. – “Dopo tutti questi anni di amicizia? Ho bisogno di un motivo per essere qui?”
“Senti, Care. Sei come un libro aperto per me, quindi arriva subito al punto in cui mi racconti quale immane cataclisma universale ti ha portato qui.”
“Va bene. Ammetto di aver avuto qualche problema… e di non essere venuta qui solo per una visita di cortesia, ma sappi che questa veniva subito al secondo posto!” – Comincia a parlare e gesticolare con la tazza in mano, motivo per il quale sto iniziando a temere seriamente per il tappeto sotto le sue scarpe. – “Sono venuta qui ad Atlanta dopo essermi messa in società con Klaus.”
“Che cosa?!” Esclamo stupita.
“Non guardami con quella faccia. Ha aperto un’agenzia in centro e mi ha chiesto di unirmi a lui. Sai, Mystic Falls non è più la cittadina festosa di una volta.. gli affari non andavano molto bene.”
“Non ti sto chiedendo perché hai aperto l’attività ad Atlanta, ma perché con lui!?” Le chiedo esasperata, mentre mi massaggio le tempie confusa.
“Non avevo abbastanza soldi per mettermi in proprio! Lui mi ha offerto l’occasione su di un piatto d’argento.” – Risponde, giustificandosi. – “E poi non potevo più aspettare.”
“Perché?”
“Perché Tyler sta con quella zoccola del Caucaso!”
Sbarro gli occhi incredula, non starà per caso parlando di.. “Hayley?”
“Sì.”
“Ma il Caucaso non si trova in Australia…” la correggo.
“Chi se ne frega!? È una zoccola, e questo il concetto fondamentale della frase. Non puoi capire cos’era vederli insieme tutti i giorni davanti ai miei…” – Si blocca. – “Scusami Elena, in effetti non c’è nessuno che può comprenderlo meglio di te. Puoi capire quanto fossi triste e depressa… e sto cercando ancora di superarla. Non è semplice dimenticare l’amore della propria vita…”
“Scusate se mi intrometto.” – Mason, che fin a questo momento è rimasto in silenzio ad ascoltare i deliri della bionda, seduto accanto a me sul divano, alza la mano con fare da melodramma. – “Vorrei porre una domanda.”
Ci giriamo in contemporanea verso di lui, curiose di sapere che cosa abbia da dire ma scommetto che Caroline sia convinta quanto me che si tratti di una delle sue.
“Si può sapere perché le persone normali, quando sono depresse, si ammutoliscono… mentre tu..” – Dice, indicando Care. – “Tu mi sembri addirittura peggiorata dall’ultima volta che ci siamo visti!”
“Davvero simpatico.” Risponde lei con una risata volutamente forzata.
“Ignoralo, Care.” – Le dico con l’espressione più seria che riesco a fingere. – “So che è difficile, ma con un po’ di allenamento il tuo senso dell’udito inizierà a tradurre le cavolate che dice in suoni muti.”
Mason alza gli occhi al cielo e io mi lascio scappare una risata.
“Signorina, faccia poco la simpatica. Potrei decidere di andarmene e lasciare te e tua zia senza il vostro chef personale.”
“No, ti prego!” Esclamo. Senza di lui rischieremmo seriamente di morire di fame, perché l’idea di mettermi ai fornelli non è per nulla allettante.
“Chiedi alla tua amica Caroline, che difendi tanto, di cucinare per te.” Risponde solenne.
“Oh no, non se ne parla.” – Interviene il soggetto in questione – “Sono più il tipo da mi siedo a tavola e aspetto che il piatto compaia magicamente. A dire il vero, era sempre Tyler a preparare da mangiare per noi…”
La sua voce si incrina, quindi mi preparo a cambiare argomento.
Mason mi precede.
“Ok, mi dileguo e vi lascio alle vostre chiacchiere. Sappi Caroline, se ti fermerai qui renderò la tua vita un inferno.” Esclama, tentando di sdrammatizzare e facendola sorridere.
“Tornando a noi… era proprio necessario iniziare un’attività con lui?” chiedo, riprendendo a parlare di Klaus.
“C’è solo un rapporto professionale tra di noi, nulla di più.”
“Sai che questo non è possibile vero?” – Cantileno. – “Lui è un gentleman, ha un accento inglese che farebbe venir voglia di strappargli i vestiti anche alla più frigida del pianeta ed è indubbiamente ancora innamorato di te.”
“Chi vuole strappare i vestiti a chi?!” Stefan esce dalla porta della cucina, con in mano la  borsa del computer e una serie di carte buttate alla rinfusa in una cartellina rossa.
“Lascia perdere, Stef. Non vorresti saperlo.” – Risponde Caroline. – “Te ne vai di già?”
“Sì, devo ricevere un cliente in studio.” – Dice, avvicinandosi a me e chinandosi per lasciarmi un bacio veloce sulla guancia. – “Passo stasera. Ciao, Care… immagino di rivedere anche te tra qualche ora.”
“Per la tua gioia, sì! Ciao Stef.” – La vedo attendere l’uscita di Stefan per poi sentirla parlare. – “Cos’era quello?”
“Quello cosa?” Chiedo confusa.
“Quel bacio, quel passo stasera, quello sguardo… sembrate una coppia di sposini.” Risponde con quel tono… quel suo tono che allude a tutto e niente.
“Non iniziare, Care. Sai perfettamente che mi sta aiutando … semplicemente, abbiamo trovato un equilibrio e abbiamo recuperato parte del rapporto di una volta.”
Non sono una stupida, e so perfettamente che quando sotto c’è un sentimento la storia del ‘ritorniamo amici’ non funziona mai.
La ricerca di un compromesso è di gran lunga migliore, e non mi va di mandare all’aria questa serenità riproponendo vecchie questioni.
“Seriamente?” – Ride. – “Ti prego non dire la parola che inizia con la ‘a’ e finisce con ‘mici’, sarebbe troppo per le mie povere orecchie.”
“Non sto dicendo che siamo amici!”
“O mio dio, l’hai detto!” Esclama, agitandosi e facendo la scema.
“Lui è qui per i motivi che conosci, e siamo riusciti a buttarci alle spalle tutti i rancori e i drammi. Mi piace così, sto bene. Ma non cambiare discorso…stavamo parlando di Klaus.”
“Ancora? Non c’è nulla da dire. Facciamo un sacco di soldi insieme, siamo una coppia fantastica… ma nel campo lavorativo, nulla di più.”
“Tu credi davvero a quello che stai dicendo?” – Passo una mano tra i capelli, corrucciandomi in una smorfia. – “Ci sei stata a letto, ti ha mandato in confusione e fatto dubitare della tua relazione con Tyler.”
“Non me lo ricordare, per favore.” Sospira e alza gli occhi al soffitto.
“Non voglio ricordartelo, ma c’era dell’attrazione tra di voi… e non riesco a pensare che questa sia svanita così nel nulla. Penso solo che non sia stata una buona idea accettare questa collaborazione, proprio ora che sei così fragile.”
“Beh, a questo ho pensato. Abbiamo deciso di dividerci il lavoro in modo tale da doverci incontrare il meno possibile.”
“Perché mi è così difficile credere che tutto questo funzionerà?” Chiedo ironica, non ottenendo nessuna risposta.
“Se proprio vuoi parlare di attrazione sessuale tra colleghi di lavoro… parliamo di te.”
“Mi sembrava strano che tu ancora non avessi tirato in mezzo l’argomento.”
Da qualche mese a questa parte non fa che altro che spingermi tra le braccia del mio capo, metaforicamente parlando ma se potesse lo farebbe anche ‘fisicamente’.
“Tra di noi non c’è nulla, non potrei mai essere interessata ad un egocentrico narcisista come Logan.”
 

Due anni prima, o qualcosa di meno

“No, la prego. Faccia pure.”
Sobbalzai quando sentii la voce di Logan. Mi aveva trovato con ‘le mani nel sacco’.
Lo stavo aspettando da ben trenta minuti e, siccome la sua affascinante segretaria dalle cosce lunghe e la minigonna ascellare mi aveva fatto entrare nel suo studio, presa dalla noia avevo iniziato a curiosare tra le sue cose.
Tuttavia, non sono mai stata famosa per le mie geniali idee.
“Ecco, io…” – Balbettai, in cerca di una scusa plausibile. – “Io colleziono stilografiche! S-stavo appunto osservando la tua…”
Davvero mi chiedevo ancora perché mi avessero licenziato a New York?
“Ah, sul serio?” – Commentò fingendo stupore. – “E qual è la tua preferita?”
Ecco, perfetto.
Mi chiesi come diavolo si classificasse una stilografica, ma poi optai per l’alternativa più semplice.
“Ho mentito, ok? Stavo solo curiosando tra le tue cose!” Esclamai quasi offesa, come se fosse stato lui a sbagliare.
“Avresti potuto dire qualsiasi cosa, io ne so meno di te sulle stilografiche. Questa è un regalo. A dir la verità, preferisco di gran lunga le macchine da scrivere.”
Rimasi stupita.
Anche io avevo un debole per le macchine da scrivere, non a caso ne avevo una a cui tenevo molto ed usavo per ‘le occasioni importanti’. Pensai bene di starmi zitta, non volevo dare a Logan un altro motivo per alludere ad una relazione che non avrebbe mai avuto modo di esistere.
“Hai preso un colpo in testa?” Mi chiese, improvvisamente serio.
“No, perché?”
“L’ultima volta che ti ho visto non eri intenzionata ad avere un colloquio di lavoro con me. Cos’è che ti ha convinto a scendere dal piedistallo?”
Roteai gli occhi.
Mi era costato molto andare fin lì e presentarmi a viso basso ad elemosinare un posto di lavoro. Proprio davanti a lui che avevo rifiutato in malo modo.
“Va bene, ho capito.” – Scossi la testa inacidita. – “è stato un errore venire qui!”
Mi incamminai verso la porta, dandomi della stupida per essermi messa in tiro con il mio completo più alla moda e professionale per questo idiota patentato.
Inaspettatamente sentii una stretta al polso, Logan aveva attraversato metà studio per fermarmi.
“Ehi, aspetta. Stavo scherzando, non prendere sul serio tutto quello che dico… sono contento che tu sia qui.” – Fu una di quelle poche volte in cui lo sentii completamente sincero, privo di malizia o sarcasmo. – “E comunque, puoi rovistare quanto vuoi nella mia roba. Il tuo viso è troppo carino per farsi negare qualcosa.”
“Ah bene, ora mi associ ad un viso carino.” Assottigliai lo sguardo a delle fessure. 
“Devi avere sempre l’ultima parola, non è vero?” – Sospirò – “Perché non ti siedi e cerchiamo di comportarci da persone normali?”
“Tu non sei normale.”
“Neanche tu, se proprio devo dirlo.”
“Non lo dire.”
“No, ci tengo.”
“Beh, tanto piacere.” E così ebbi la mia ultima parola.
“Ho letto il file che mi hai mandato…” – Ma ovviamente lui sapeva come prendermi, perché poco dopo mi disse. – “Fa schifo.”
“Cosa?” 
“So che la politica non è il tuo campo, ma sembra proprio che tu non abbia idee. Io non credo nella diplomazia e nel ‘non schieriamoci ‘. Non so se l’hai capito, ma noi qui siamo quel tipo di giornale che ha continuamente problemi con i politici e avvocati associati.”
“Quindi mi stai dicendo che sono… poco polemica?” Chiesi, esterrefatta. 
“Non si tratta di essere polemica, ma di colpire i punti giusti… di parlare di come stanno effettivamente le cose.”
“Beh.” – Dissi, piccata. – “Allora mi sa che non sono la persona che cerchi.”
“Tuttavia…” – Iniziò con fare indifferente. – “Io vedo in te ancora quel potenziale di cui ti parlai.”
“Non è che vedi del potenziale nel portarmi a letto?” – Parlai schietta – “No perché in quel caso hai bisogno di un paio di occhiali.”
“Non essere stupida… non sono quel tipo di datore di lavoro!”
“Non si direbbe a vedere la tua segretaria…” Lo punzecchiai fingendo indifferenza.
“Sei tu che hai delle riserve nei miei confronti… io ti ho scelto perché ho occhio in queste cose. Quindi che ne dici di fare una prova e di lavorare con me?”
“A che serve? Tu stesso hai detto che non è il mio campo.”
“A te serve un lavoro chiaramente, non saresti qui altrimenti. E io ti assumo.”
“Ma…” Cercai di parlare alzando il sopracciglio. 
“Ovviamente non ti metterò in prima pagina, ma tu dimostrami che sto sbagliando.”
 
“Elena!” – La voce di Jenna mi fa voltare di scatto. La vedo comparire dal corridoio scuro con in mano una borsa e il cappotto. – “Devo vedermi con un cliente, badi tu a Kyle? Ti prego, ti prego, ti prego.”
“No! Jenna non farlo!”
“Solo per trenta minuti. Farò subito!”
Per fortuna mia zia sta molto meglio, non che abbia superato del tutto lo shock subìto ma se la sta cavando egregiamente. Frequenta da un po’ di tempo una psicologa molto brava, e poi sono sicura che la costante presenza di Mason l’aiuti tantissimo.
La porta sbatte e io nascondo la testa tra le mani abbattuta, tuttavia non ho neanche il lusso di crogiolarmi nella disperazione perché una peste urlante che corre richiama la mia attenzione.
“Kyle!” – Urlo, scattando verso di lui. Per un pelo, riesco a prenderlo per la maglietta e a scongiurare chissà quale disastro. – “Stai buono piccolo.”
“Mamma!” Scalcia e strepita nelle mie braccia, contraendosi in un’espressione corrucciata.
Ogni volta la stessa storia. Jenna non può allontanarsi un secondo che Kyle inizia a piangere.
“Vedo che sa già correre molto bene questa peste.” – Ride Caroline, avvicinandosi a noi. – “Vieni da zia, amore.”
“No! Mamma!” Continua ad urlare, per cui cerco di cullarlo per farlo calmare ma sembra tutto inutile.
“È precoce l’ometto” – Dico alla bionda. – “ E non so se sia un bene! Da quando ha iniziato a camminare è incontenibile!”
 
“Grazie a Dio, si è addormentato” Sussurra Care, lasciandosi cadere sul divano.
La seguo a ruota, dopo aver coperto Kyle con una copertina e averlo posato delicatamente al mio fianco.
“Sono sfinita.” Le rispondo, continuando a parlare piano per non svegliare il piccolo.
“Questa casa è sempre così… chiassosa?” Mi chiede.
“Stai per caso cambiando idea sul trasferirti qui?” La stuzzico.
“No, perché l’alternativa sarebbe condividere la casa con Klaus.” – Fa una delle sue buffe espressioni, e poi continua. – “E preferisco aver a che fare con un piccolo diavoletto piuttosto che con il diavolo tentatore in persona.”
“Non preoccuparti, Care. Io, Jenna e Mason condividiamo il soggiorno e la cucina ma dormo nell’appartamento qui accanto.”
“Quindi questa non è casa tua?” Domanda incuriosita.
“Questo è l’appartamento che abbiamo fittato ed è in comunicazione con un monolocale, o bucolocale come lo chiamo io. La padrona di casa ci ha fatto un prezzo molto conveniente per quello e io vivo lì… è piccolo ma almeno ho qualcosa di molto simile ad una privacy, se così si può dire.”
“E c’è posto per me nel tuo bucolocale?” Sporge il labbro e inizia a sbattere le ciglia.
“Sì, ma ti avverto… Nina è più tranquilla ma è pur sempre una bambina. Aspettati molte notti insonni.”
“Se la Caroline di qualche anno mi vedesse rinunciare a notti di sesso bollente per abbracciare le noie dell’essere madre, penso che si darebbe fuoco!”
 
“Il mio amore si è svegliato?!” Prendo Nina tra le braccia, dal box 'di emergenza' che io e Jenna abbiamo posizionato nel salone e la porto con me in camera, lasciando Kyle a Mason il quale è tornato da poco. Nonostante il sonno pesante della piccola, tutto il casino fatto dal via vai di gente e da Kyle non le ha per nulla giovato il riposino. Meglio così, ormai è quasi sera e, sebbene Nina non dia problemi con il dormire, non vorrei iniziare ad averli proprio adesso.  

Inizio a parlare come una deficiente mentre la cullo, ma ormai quasi non ci faccio più caso. Ha la solita espressione di quando è ancora assonnata e stordita: sopracciglia aggrottate, musetto all’infuori e gli occhietti che apre e chiude velocemente.
“Dio, quanto è dolce e quanto si è fatta bella!” Esclama Care, prendendole la piccolissima manina tra le sue.
“Hai ragione, è bellissima… anche se probabilmente io sono di parte.” Sorrido mentre guardo Nina svegliarsi del tutto e iniziare a ridere per le smorfie che Caroline le sta facendo.
“Voglio tenerla un po’ in braccio… è così carina che la mangerei!”
Lascio che Care la prenda e ne approfitto per andare ad aprire alla porta a cui hanno appena bussato.
“Buonasera signore.” – Stefan entra nel mio mini loft con un pacco in mano. Ha un odore molto invitante ed è per questo che intuisco subito di cosa si tratta. – “Per festeggiare l’arrivo di Caroline ho preso qualcosa da mangiare da Burger King.”
Mi aggrappo al collo di Stefan in un attacco di felicità e quasi gli faccio perdere l’equilibrio.
“Stai per caso attentando alla mia perfetta linea!?” Si lamenta Care, seduta sul mio letto con Nina in braccio.
“No figurati… se non ti va posso prepararti un’insalatina scondita.” Risponde l’altro ironico.
“No, grazie. Penso proprio che onorerò la casa per questa volta!”
“E come sta la mia principessa?!” – Stefan si avvicina a Nina, rubandola a Care. – “Ti sono mancato vero?”
“Stava beatamente tra le mie braccia!” Esclama la bionda.
“E invece è contenta di vedermi! Non vedi come si è attaccata a koala?”
“Perché la vizi!” Lo accuso, facendogli una linguaccia.
“È un lavoro sporco, ma qualcuno dovrà pur farlo.” Mi risponde con tono drammatico.
Devo ammettere che Nina è davvero attaccata a Stefan, che ha questo magico potere di calmarla ogni volta che inizia a piangere o a fare i capricci.

 
“Quindi tra te e Klaus non c’è niente?” Chiede Stefan, mentre tiene tra le braccia una Nina assolutamente poco sveglia. Dopo aver fatto la pazza per tutto il tempo, non mi sarei stupita del contrario.

Sono fortunata perché ha preso da me che sarei capace di addormentarmi su qualsiasi superficie e di non avvertire neanche un bombardamento sulla mia stessa casa, a meno che quest'ultimo non sia opera di Kyle. Jenna, infatti, ogni notte deve combattere con la costante insonnia di quel diavoletto, che la pediatra si ostina a definire come ‘iperattività’.
Stesi sul letto, imbottiti dalle calorie di quei panini micidiali, stiamo parlando del più e del meno da qualcosa come tre ore.
“La smettete una buona volta di chiedermelo tutti?!”
“Se te lo chiedono tutti, fatti qualche domanda!”
“No non c’è nulla… siamo solo colleghi di lavoro.”
“Lo stai dicendo come se il posto di lavoro fosse un luogo privo di ogni pensiero poco casto e estraneo a tutto quello che ha a che fare con il sesso.” La rimbecca Stefan, roteando gli occhi.
“Ogni riferimento è puramente casuale, vero?” Gli chiedo, sbuffando.
“Hai la coda di paglia, per caso?” Risponde sornione con un’altra domanda.
“Mi spiegate che cosa sta succedendo qui?!” Si intromette Care.
“Stefan pensa che Logan mi molesti sessualmente a lavoro!”
“Non lo penso io… è così!” – Esclama. – “Non fa altro che stuzzicarti con battutine volgari. Anche quando ci sono io!”
“E allora?” – Caroline, che sta cercando spudoratamente di buttarmi tra le braccia del mio capo, è pronta a prendere le sue difese. – “Non sarai geloso?”
Come suo solito, è una maga nel rendere le situazioni imbarazzanti all’ennesima potenza.
“No, dico solo che non è professionale provarci con una dipendente. – Svia l’argomento prontamente. – “Io non mi permetterei mai con Milly!”
“Perché tu non sei un coglione come Logan!” –  Dico, ridendo. – “Nonostante ciò, però, è un bravo ragazzo. Non si permetterebbe mai di spingersi più in là di qualche battutina.”
“Me lo auguro per lui.” – Commenta Stef, per poi rivolgersi a Caroline in modo ammiccante. – “A quanto pare, però, tu non sembri disprezzare i rapporti lavorativi.”
“No ma...” – Risponde Care. – “dopo l’ultimo mio errore, ho fatto voto di castità!”



Buonasera!

Non avevo in mente di pubblicare oggi, ma siete state così carine e gentili con le vostre recensioni che non ho resistito :)
Ho già scritto qualche capitolo della storia, per questo aggiorno così velocemente, però mi sto prendendo del tempo per revisionarli come si deve ed evitare così orrori ortografici. Mi sto portando avanti con la scrittura dei capitoli, perché già so che arriveranno tempi in cui non avrò neanche un attimo per stare al pc e quindi per evitare di pubblicare dopo secoli!
Dopo aver scritto i soliti mille righi di preamboli, passiamo al capitolo!
Una delle domande che vi siete poste ha avuto risposta, come vi ho accennato nelle risposte alle recensioni (devo smetterla di straparlare, rischio di spoilerarvi tutta la storia xD).
Il nome Nina non è ispirato alla Dobrev, semplicemente lo sentivo perfetto per la bimba di Elena e per come ho intenzione di descriverla.
Forse il capitolo non è come ve lo aspettavate. È tranquillo, se non proprio noioso, e non succede niente di niente…Mi è servito più che altro per introdurre la nuova vita di Elena.
Il tempo non è definito con certezza, infatti è caratterizzato come il tempo ‘prima del sì’ di Elena allo sposo ignoto, e non si sa quanti anni ha la bimba nel presente.
Il flashback mostra il colloquio di Elena con Logan, come già sapete i flashback sono dei racconti di Elena del passato (li metto in corsivo e usando anche i tempi al passato)… mentre nel presente vediamo che lei abita ad Atlanta ed ha appena ricevuto la visita di Caroline che elemosina un posto dove vivere.
La situazione più chiara è quella della bionda; ha lasciato Mystic Falls per lavorare ad Atlanta con Klaus, dopo aver scoperto della relazione tra Tyler e Hayley.
Non mi sono dimenticata di Damon, il grande assente del capitolo :p Ovviamente, ci sarà anche lui nella storia, ma ora è un bel punto interrogativo.
Elena non lo nomina né nei suoi discorsi, né nei suoi pensieri. La domanda che vi dovrete porre è: cosa è successo?
Beh, io non ve lo dico xD Voi che pensate?
Vi ringrazio tantissimo, per chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate… mi fate sciogliere, sul serio!!
Il titolo è la canzone ‘Feels like home’ di Chantal Kreviazuk (direttamente dalla song list di Dawson’s Creek :P)
 
Spoiler 
capitolo 2:
Lo sentii sospirare, quasi come se si fosse liberato di un fardello insostenibile.
“Sono felice.” Si avvicinò e poi, senza neanche accorgermene, sentii le sue braccia stringermi forte, come mai prima d’ora.
 
Alla prossima!

  
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