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Autore: lilac    29/09/2007    10 recensioni
La storia si ripete, uguale e diversa, una partita col destino che non è ancora conclusa e si può ancora vincere. Un dialogo iniziato tanti anni prima e dimenticato nel silenzio, il primo vero dialogo con un amico di chi di amici non ne aveva mai avuti, né voluti.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Goku, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza Rancore


Quel pianeta era stata una casa, un luogo dove erano germogliate la speranza, la vita e aveva prosperato la pace; era stato un focolare accogliente per coloro che l’avevano amato, nutrito e protetto. Di quelle genti nessuno era sopravvissuto. Era stato sufficiente un gesto rapido, freddo, nessuna spiegazione né sentenza, se non quella di morte.
Quel popolo non avrebbe mai dovuto conoscere l’Inferno… E non lo conobbe.
Il vero inferno non era stata la morte, crudele, ma inesorabile e precisa. L’inferno sarebbe stata la lunga agonia, l’amara certezza che tutto si sarebbe consumato nel dolore; il lento languire e la consapevolezza di andare incontro alla fine, quella sarebbe stata la vera sofferenza. L’inferno sarebbe stata una vita nel buio, senza amore, né pace, né gioia. Sarebbe stato desiderare, in vita, la morte.
Tutto questo ai namecciani era stato risparmiato. Quel remoto, pacifico pianeta ai confini delle galassie aveva attirato su di sé le ire di un destino infame, i suoi abitanti erano stati custodi di un tesoro maledettamente prezioso e terribile che non avevano avuto la forza di proteggere dal più malvagio e disumano dei ladri. E questo era stato tutto ciò che fu concesso loro di sapere. Molti non avevano potuto nemmeno immaginare che perdere la loro stessa vita non sarebbe stato che un sollievo quando tutto il resto sarebbe stato l’Inferno, per sempre; l’intero universo un burattino nelle mani di un signore degli inferi immortale a tenderne i fili, a trastullarsi crudelmente con esso. A loro era stata risparmiata quella consapevolezza, non avevano conosciuto il vero volto di quella tragedia. Molte delle loro vite erano svanite quasi inconsapevolmente, i loro pensieri erano stati brutalmente interrotti e le loro angosciose domande erano rimaste sospese nel vuoto.
Ora il pianeta Namecc sembrava voler farsi carico di tutto il dolore inespresso da quelle anime. Ferito, agonizzante, sembrava stesse andando incontro alla morte tra le più atroci sofferenze. Pareva voler esprimere i lamenti di coloro che non avevano avuto voce e la rabbia, la frustrazione dei pochi che avevano vissuto abbastanza per poter almeno tentare di opporsi a quell’infame destino. Un tutt’uno col suo cuore, colpito a morte, che trasudava magma e fuoco come fosse sangue, inesorabilmente scosso da violenti spasmi come in preda ai singhiozzi e al pianto incontrollato.
Ai namecciani era stato risparmiato quell’inferno, ma non a tutti. Alcuni avevano toccato con mano l’immane sciagura che si era abbattuta su di loro e non avevano atteso che si consumasse arrendendosi passivi. Alcuni avevano conosciuto persino una flebile speranza. Ma nessuno, nemmeno quei pochi, poteva immaginare o forse credere, che esisteva ancora qualcuno capace di opporsi. Nessuno di loro poteva immaginare che quella non sarebbe stata la fine di tutto.
Il pianeta Namecc viveva i suoi ultimi, convulsi e dolorosi istanti di vita, ma qualcuno combatteva ancora…

Quella vita era stata una lunga guerra, un luogo buio e freddo dove erano cresciuti il rancore, l’odio e la brama di vendetta; nutriti, con la stessa costanza e lo stesso amorevole impegno di una madre, da bocconi amari, umiliazioni e sangue. Era stata una lunga attesa mai realizzata, uno sforzo teso ad un obiettivo mai raggiunto. Quella vita era stata spezzata così come era nata, con violenza.
Il principe dei saiyan avrebbe dovuto conoscere l’Inferno, l’aveva conosciuto in vita e l’avrebbe atteso anche dopo la morte… Ma ne conobbe uno peggiore.
Il vero inferno non era stata la morte, abituale compagna di ogni giorno della sua vita, ma la consapevolezza che quella vita non era stata mai vissuta. L’inferno era stato aver atteso e lottato invano, l’inesorabile e atroce verdetto che percorrere quella strada era stato inutile, il momento della resa e la disfatta, ad un passo appena dalla vittoria. L’inferno era stata una vita priva di valore, un’irreparabile sconfitta.
Aveva vissuto quell’inferno attimo per attimo. La crescente sensazione del suo fallimento e della sua impotenza si era impadronita della sua mente e persino del suo corpo, feroce e spietata gli aveva prosciugato ogni energia. Una forza sconosciuta e potentissima, a cui non era riuscito ad opporsi, gli aveva strappato brutalmente ogni capacità di reagire e lacerato l’anima, costringendolo infine ad arrendersi e a versare lacrime amare. Finché non l’aveva trafitto quel colpo mortale.
Aveva cercato di aggrapparsi a tutto ciò che avrebbe potuto alleviare quel dolore insopportabile, quella straziante agonia. Per la prima volta in tutta la sua vita aveva riposto qualcosa di simile ad una aspettativa in qualcuno che non fosse se stesso, come a placare almeno per un momento quella bruciante e dolorosa sensazione di sconfitta. Aveva regalato l’ultima e forse l’unica cosa preziosa che aveva mai posseduto a qualcun altro, aveva affidato a quel saiyan l’ultimo suo briciolo di orgoglio, come per non volerlo veder morire insieme a lui.
Kakaroth possedeva tutto quello che non aveva più, probabilmente tutto quello che aveva sempre voluto. Lo sapeva, non gli era stato risparmiato nemmeno questo. Il sadico ghigno di soddisfazione del suo carnefice e lo sguardo compassionevole di colui che già una volta gli aveva risparmiato la vita lo avevano trafitto come pugnali. Entrambi più forti, entrambi avevano deciso la sua vita e ora anche la sua morte.
In un ultimo sussulto di orgoglio aveva potuto riderne sarcastico, maledicendo la beffarda piega che il destino aveva preso per un infimo guerriero di terza classe, in vece del suo principe. In realtà cosa sarebbe accaduto poi non aveva più importanza, quel qualcuno a cui era stata offerta la possibilità di opporsi a Freezer, di vincere, non era lui. Quella sarebbe stata l’ingloriosa e miserabile fine del principe dei saiyan, la fine di tutto. Non poteva nemmeno lontanamente immaginare che si sbagliava.
Il pianeta Namecc viveva i suoi ultimi, convulsi e dolorosi istanti di vita, sarebbe scomparso per sempre, ma qualcuno stava per tornare nel mondo dei vivi…


… Dende, chiedi al drago Polunga che tutti, tranne Freezer e un saiyan di nome Goku, vengano trasferiti immediatamente sulla Terra da Namecc…

Il cielo nero come le profondità di un abisso pareva pesare come un macigno sul terreno devastato da inondazioni e frane. L’aria, densa e asfissiante, vibrava violentemente, squarciata da fulmini e scossa da potenti boati che risuonavano fin nel profondo del sottosuolo. Ampie fenditure nel terreno roccioso vomitavano magma incandescente e le ombre sinistre dei massi scaraventati in aria ad ogni esplosione saettavano veloci e silenziose su ogni cosa.
Se mai mente umana, per puro spirito di avventura, avesse provato a dare un volto ad un Inferno immaginario, Namecc, nei pochi istanti che lo separavano dalla sua scomparsa, ne sarebbe stata una più che fedele raffigurazione. Un terribile, deturpato, sofferente nulla.
Se mai mente umana, per un perverso gioco dell’immaginazione, avesse provato a popolare un mondo come quello, ne sarebbero scaturite immonde creature dal terreno; deformi e grotteschi mostri sarebbero emersi dalla terra come cadaveri dalle tombe, ghignando sadici e contorcendosi dal dolore. Per un fortuito scherzo del destino invece, da quel dolente sottosuolo era emersa tutt’altra creatura.
Una mano guantata di bianco era sbucata prepotente e ansiosa dal terreno e un istante dopo due occhi disorientati e increduli avevano scrutato tutto intorno in cerca di risposte… E soprattutto di domande.
Che cosa è accaduto? Io… Non ricordo più nulla…
Una debole reminescenza, un istinto aveva cominciato ad affiorare alla mente del saiyan; qualcosa di indefinibile aveva vagato per la sua coscienza svuotata, dapprima con passo incerto poi più sicuro, ma cauto, allo stesso modo in cui lui stesso percorreva quelle lande desolate in cerca di una qualsiasi verità. Poi le domande e qualcosa di simile ad una memoria avevano trovato voce.
Ma dove sono?... Eppure mi sembra di conoscerlo questo posto…
Il pugno contratto con forza aveva sondato una presa immaginaria su un ricordo sempre più vivido.
Un momento… Ma io avevo perso la vita. Era stato Freezer ad eliminarmi…
Gli occhi si erano posati pensierosi su quella mano chiusa a pugno, poi avevano indugiato un momento tutto intorno. Un fugace senso di insicurezza li aveva attraversati, prima di svanire nel riflesso di luce che si era formata sul palmo di quella mano, aperta con sfida, e si era irradiata decisa su una roccia, frantumandola.
Si era sentito vivo, ma come poteva?!
Le sue mani traboccavano di energia, più di quanto ricordasse. Aveva sentito una forza familiare scorrere elettrica per tutto il corpo e l’aveva rivolta istintivamente contro se stesso. Un colpo secco, al costato. Il dolore intenso e pulsante che l’aveva sopraffatto gli aveva mozzato il respiro e gli aveva piegato le ginocchia. Non aveva potuto trattenere un gemito strozzato. Accasciato al suolo, si era aggrappato con forza a quella sensazione di calore che gli aveva invaso le membra, annaspando e ritrovando il respiro, scosso da singhiozzi sempre più acuti e regolari. Quando aveva sollevato di nuovo lo sguardo quei singhiozzi si erano ormai tramutati in una risata sguaiata e liberatoria.
Io non so come sia potuto accadere, ma sono ancora vivo…
Il principe dei saiyan aveva riavuto la sua vita, qualche ineffabile stregoneria gli aveva restituito la sua sprezzante sfida con l’universo intero. Ogni cosa intorno a lui stava scivolando inesorabilmente verso l’oblio, ogni cosa stava morendo, ma lui era vivo più di quanto non lo fosse mai stato. L’eco del suo sfogo si era dileguato, disperso nel boato di un tuono, e aveva portato via con sé ogni altra inutile domanda.
Dove saranno Freezer e Kakaroth?
La risposta a quella domanda si era palesata nell’aggrottarsi concentrato delle sopracciglia, nel lampo che era balenato per un istante nei suoi occhi e nella smorfia sprezzante che gli aveva incurvato maligni gli angoli delle labbra. E il tempo delle domande era cessato. La forza che aveva sempre mosso ogni suo passo lo aveva già spinto a muoversi di nuovo con un’urgenza che possedeva altrettanto vigore. Assieme alla sua vita gli era stata restituita anche l’unica ragione di essa.
Abbiamo un conto in sospeso, Freezer!
Era stato allora che l’aveva visto. Ed era accaduto qualcosa di insolito.
Quel rancore che era attecchito e cresciuto in lui diffondendosi come una malattia, quella forza che aveva da sempre alimentato il fuoco che gli bruciava dentro era straripata rabbiosa assieme a quel nome, Freezer, che aveva chiamato in preda alla collera, ancora una volta reso cieco da quel rancore ad ogni altra cosa intorno a lui. Ad ogni altra cosa tranne che a lui, il super saiyan della leggenda.
L’aura dorata di Kakaroth, i capelli chiari e quegli occhi, azzurri e glaciali, avevano rapito totalmente la sua attenzione e per la prima volta, l’unica per molti anni a venire, Vegeta aveva dimenticato ogni rancore. C’era stato un momento, un unico momento, in cui Freezer e ogni altra cosa, compresa la rabbia, erano come svaniti nella sua mente, velati dal bagliore di quella luce dorata.
Vegeta!
Kakaroth aveva accennato un sorriso sorpreso e una smorfia non dissimile ad un sorriso, altrettanto meravigliato, era comparsa sul volto del principe dei saiyan.
Io non riesco a crederci. Così alla fine sei diventato un super saiyan!
Occhi negli occhi, quello sguardo aveva parlato per un lungo istante, aveva bisbigliato cose che non sarebbero mai state pronunciate, che sarebbero state dimenticate, annegate in quel mare d’odio in cui per tanti anni ancora la mente del principe avrebbe navigato in balia delle tempeste. Solo un momento. Troppo fugace per imprimere nella sua mente quella sensazione di complicità e di intesa. Troppo poco per ricordare.
Una voce odiata, altrettanto sbalordita, che si rivolgeva a lui, lo aveva prepotentemente ricacciato nel buio degli abissi del suo rancore. Ma nel momento in cui la sua mano, ancor prima del suo pensiero, si era levata ostile verso quell’atavico nemico, l’aveva vista svanire. E ancora una volta si era trovato in un luogo sconosciuto e familiare…

La Terra. Come quell’insignificante pianeta ai confini della galassia continuasse ad essere legato così indissolubilmente al suo destino e al destino del suo popolo non gli era apparso che un insensato tiro mancino del fato. Insensato come gli interrogativi ansiosi sulla sorte di Kakaroth di quel namecciano e dei suoi simili, del piccolo mezzo-saiyan e di quella donna dalla voce spiacevole, che in qualche modo aveva attirato sul momento la sua attenzione. Qualcosa in quel surreale frangente avrebbe dovuto infastidirlo, eppure anche allora un senso di tranquillità e di sicurezza lo aveva pervaso. La tranquillità e la sicurezza di chi sapeva il perché.
… Io capisco perfettamente cosa prova Kakaroth. E’ inutile, la sua voglia di mettersi alla prova è troppo grande, non può resistere…
Allora una voce, in qualche anfratto della sua mente, gli aveva sussurrato che non sarebbe stato più solo, ma lui non aveva ascoltato. Flebile e remota, gli aveva ricordato, ancora una volta, che qualcun altro aveva provato, come lui, quella sensazione di indescrivibile eccitazione che gli scorreva nelle vene nel momento in cui l’energia cresceva impetuosa dentro di sé, che cosa significasse davvero essere un saiyan. Ma a quel tempo, tra quelle persone, lui aveva intravisto solo la sua occasione per imporsi nuovamente su tutto e tutti, si era di nuovo crogiolato in quel sentimento di onnipotenza che lo rendeva cieco e sordo ad ogni altra cosa. Quell’inaspettato scherzo del destino gli aveva concesso in una sola volta un’altra vita e un’altra possibilità di conquista ed era stato sufficiente per ritrovare tutto quello che aveva perduto, forse anche di più, e per dimenticare come l’aveva perso.
Eppure quella voce aveva continuato debolmente a parlare e, senza rendersene conto, una parte di sé non l’aveva ignorata, anche se lui non ne aveva idea... Allora.
… Nelle mie vene e in quelle di Kakaroth scorre il sangue dei guerrieri saiyan, non dovete dimenticarlo. Inoltre, ora che è diventato un super saiyan, il suo istinto lo spinge a combattere sempre di più, per poter annientare l’avversario…
Non si era reso conto di averlo detto a lei, l’ultima persona in tutto l’universo che avrebbe potuto capire. Eppure si era rivolto a lei, sfrontato e superbo aveva goduto nell’incutere timore alla creatura più indifesa che aveva osato rivolgergli la parola, le sue parole avevano espresso niente altro che la verità. E lei lo aveva ascoltato…
Bulma. Come quella donna sarebbe stata indissolubilmente legata al suo destino non gli era balenato nemmeno per un istante alla mente. Allora, quella voce dentro di sé aveva continuato a parlargli, ma lui non aveva ascoltato. Eppure quella voce avrebbe continuato a parlargli per molti anni a venire, sempre più forte, fin quasi a divenirgli insopportabile. Avrebbe presto imparato a riconoscerla e ad ignorarla sempre più ostinatamente, ricacciandola nel luogo nascosto in cui era nata; ma allora non l’aveva sentita ancora, nemmeno quando in disparte, appoggiato al tronco di un albero, aveva osservato dissimulando una certa indifferenza quella ragazza dagli occhi e i capelli azzurri come il cielo terrestre che compiva quel bizzarro, superstizioso rituale terrestre…
… E’un sistema che ho imparato quando ero piccola. Se hai un amico in viaggio e vuoi che torni a casa sano e salvo, devi sistemare tre foglie all’interno di un cerchio e dare loro fuoco. Se bruciano tutte e tre significa che tornerà senza ombra di dubbio…


… Ascoltami bene. Potrai usare gli orecchini solo una volta. Non potrai ripetere la fusione mai più, mi hai capito?...

Il cielo era di un azzurro intenso, sfacciato e impudente ostentava quel colore limpido e chiaro come a sfidarlo. L’aria era quieta e mite e tutto intorno c’era silenzio, un silenzio desolante che ricordava un’assenza. Una lieve brezza scuoteva le fronde degli alberi abbarbicati sulle rocce poco distanti e sospingeva qualche nuvola, su cui si perse lo sguardo del saiyan per pochi istanti. Per un momento un pensiero fugace gli attraversò la mente, che fosse per rivedere ancora una volta quel cielo azzurro che si trovasse lì, ma fu solo un attimo. Il suo corpo reclamava ardentemente battaglia. Si sentiva vivo, come allora, ma questa volta era e sarebbe stato molto diverso.
Con ogni probabilità sarebbe stato inutile combattere contro quel nemico, ne era perfettamente consapevole, ciò nonostante si sentiva inaspettatamente a proprio agio. Era poco più che un’anima legata fragilmente, con un filo molto sottile al suo corpo, eppure sentiva quell’energia vitale scorrere dentro ogni fibra di sé ed era risoluto a combattere, ancora una volta. Per l’ultima volta.
Ringraziò l’anziana sibilla che gli augurava buona fortuna; non seppe nemmeno lui il perché, aveva sentito il bisogno quasi istintivo di ribadire anche a lei che sarebbe stato tutto vano, che non esisteva alcuna speranza. Forse, nel profondo, sentiva ancora di dover vincolare anche solo un frammento di sé a quel mondo, ma la fiducia che riponeva in lui chi l’aveva mandato lì non era che un peso leggero sulle sue irremovibili spalle, per la prima volta in vita sua stava per combattere senza null’altro da perdere che il colore di quel cielo. Tutto ciò che aveva mai posseduto, che un tempo era riuscito a chiamare suo, l’aveva ormai già corrotto e perduto per sempre ed era stata una sua propria scelta. Era solo contro un avversario realmente imbattibile e si preparava a fare nient’altro che ciò per cui sapeva di essere venuto al mondo, per la prima volta in vita sua al solo scopo di dare dignitosamente sfogo a tutta la sua energia. E si sentiva bene…
Fu in quel momento che arrivò. Mentre assaporava quei familiari ultimi istanti di quiete prima della battaglia sentì improvvisamente un’aura conosciuta, l’aria si smosse deformandosi come un velo di carta impalpabile e apparve lui, ancora una volta incredulo e felice di vederlo.
Vegeta! E’ fantastico, sei proprio tu?! Che gioia!
Un’inaspettata sensazione di meraviglia lo colse per un momento impreparato. Aveva creduto di non rivederlo mai più, aveva dovuto rassegnarsi all’idea pagando quell’ultimo scotto ed invece era lì di fronte a lui, ed era vivo, farfugliando qualcosa riguardo a Kaioshin il Sommo che gli aveva donato la vita per salvare la Terra.
Quello che successe poi accadde tutto in pochi istanti e Vegeta non ebbe il tempo, né il bisogno, di ponderare null’altro. L’aura di Majin-bu, potentissima e terribile, cominciò ad approssimarsi sempre di più, la vecchia sibilla si dileguò frettolosamente pronunciando parole di augurio a cui non prestò molta attenzione e Kakaroth gli fece quell’improvvisa e inaspettata proposta…
Su, non perdiamo tempo. Forza, Vegeta, metti questo orecchino al lobo destro e per favore niente domande…
Grazie a questi orecchini speciali possiamo unire i nostri corpi in un solo essere…
Sommando le nostre forze daremo vita al guerriero più potente che sia mai esistito in questa galassia…

Fu allora che gli echi di un’altra battaglia incominciarono a risuonare in quel silenzio che durava da sempre, una battaglia che lo aveva fregiato di cicatrici ben più profonde e dolorose di qualsiasi altra. Per il principe dei saiyan quello scontro non aveva mai avuto fine, nemmeno con la morte. Per l’altro saiyan invece, non aveva mai avuto inizio. E questa era la ferita che faceva più male…
… Una specie di fusione… L’assurdità di quella richiesta era rimbombata nella sua testa come una scossa di terremoto e, ancora prima di capire a cosa Kakaroth stesse alludendo, un secco rifiuto aveva spazzato via come polvere al vento ogni altra possibile congettura. Era il suo combattimento, il suo ultimo nemico, era quello che il principe dei saiyan aveva sempre fatto tutta la vita, combattere da solo, contro tutto e tutti. Non Kakaroth, non lui, non aveva il diritto di chiedergli niente.
Mi prendi in giro. Speri che possa credere ad una sciocchezza del genere?
Le uniche parole che riuscì a proferire furono pronunciate con il tono beffardo e sprezzante di sempre. L’ostentata incredulità di quello sguardo cinico e scettico nascose appena un vano tentativo di scorgere un senso in quella richiesta. Kakaroth continuava a ribadire con convinzione che quello era l’unico modo per sconfiggere quel mostro, ma era lo stesso Kakaroth a cui non riusciva a dare un senso, che fosse lì a reclamare una simile condotta da lui. Il desiderio di combattere contro di lui lo aveva portato fin lì, a rinunciare a tutto, ora Kakaroth lo stava invitando ad unirsi a lui, letteralmente. Uno spiacevole senso di impotenza e di frustrazione lo assalì rabbioso al pensiero del loro ultimo scontro.
Perché dovrei fondere il mio corpo con il tuo?! Io preferirei tornare nell’aldilà piuttosto che unirmi a te, credimi!
Il senso di mortificazione e il rancore di quella vita incompiuta e sconfitta venne restituito all’altro con durezza, assieme a quelle parole pronunciate con animosità. Non si curò del lampo di delusione che era balenato per un attimo sul volto dell’altro. L’amarezza e il disinganno erano voci aspre e dolenti che lui solo poteva arrogarsi il diritto di udire. Sarebbe tornato nell’aldilà, negli inferi, quel posto era lì ad attenderlo come aveva sempre fatto. Ma era stata una sua scelta. Possibile che Kakaroth non lo capisse?! Aveva preferito il buio e il vuoto eterno dell’oblio unicamente per misurarsi alla pari con lui, per assaporare almeno per un fugace istante la pienezza del compimento di un’ambizione a cui aveva dedicato la sua intera vita; aveva posto sul piatto della bilancia la sua stessa anima e Kakaroth stava vanificando anche quello, svilendo ciò che per lui aveva avuto un valore imponderabile, invalidando persino la sua sconfitta. E stava chiedendo proprio a lui di rendere tutto ancora una volta inutile, più di quanto non lo fosse già stato…
Maijn-bu, ormai vicino, catturò di nuovo completamente la sua attenzione, mentre la voce di Kakaroth, sempre più insistente, assunse un tono esasperato.
Cerca di ragionare! Se combatti da solo non gli farai neanche un graffio! Per favore, mettiti l’orecchino, avanti!
Ma nel suo corpo l’energia cominciava già a fluire, il bisogno e il desiderio di combattere erano sempre più pressanti. In un istante la rabbia accumulata in tutta una vita eruppe da ogni fibra del suo corpo. Sprigionò ancora una volta quell’aura dorata che a lungo, anni addietro, era stata l’oggetto agognato e prezioso delle sue brame; ora quegli occhi di ghiaccio osservavano smaniosi l’avversario come fosse l’unica cosa ormai consueta che gli era rimasta, l’unica cosa veramente sua. Kakaroth diventò ben presto solo una voce ostinata e fastidiosa nelle sue orecchie, un peso da scrollarsi di dosso.
Ti ho detto di no. Te lo puoi scordare. Non accetterò mai! Ora deve vedersela con ME!
L’ultimo atto della battaglia per il destino dell’universo ebbe inizio così, a combatterla era qualcuno a cui non stava più a cuore alcun destino, neppure il proprio. Vegeta aveva voluto con tutto se stesso combattere la sua infinita guerra da solo, con tutto se stesso aveva voluto essere solo, in ogni istante della sua vita, questo era l’unico modo di essere che conosceva. Ma su quel pianeta non lo era stato. Ancora troppo accecato dall’orgoglio per accorgersi che l’energia sprigionata dalle sue mani era raddoppiata nella forza, unita a quella del suo inarrivabile antagonista, non si rese conto che non era solo nemmeno in quel momento…

Lo sguardo beffardo di quel mostro rosa, nemmeno impercettibilmente segnato da un benché minimo senso di incertezza di fronte a quella nova forza, si posò su di lui e lo riconobbe vagamente divertito. Vegeta aveva avvertito, molto prima che Majin-bu lo sfidasse di nuovo, quella sensazione di risolutiva determinazione che aveva accompagnato la sua ultima decisione; era tornata a farsi sentire come trasportata nell’etere da quell’energia spirituale infernale e aveva avuto il potere di risvegliare in lui una fermezza ancor più determinata di allora.
Maijn-bu era stato più potente di lui; pur se uscito illeso e vittorioso da quel duello, quell’essere demoniaco non era stato in grado di fermarlo, però, di imporgli una sconfitta umiliante e arrendevole. Aveva operato la sua scelta, anche allora così come con Kakaroth, una scelta ineluttabile e senza ritorno; non si era fermato, non si sarebbe fermato di fronte a nessun avversario, qualunque fosse stata la sua forza. L’orgoglio del principe dei saiyan avrebbe reso cara la vita e gridato dal profondo degli inferi con tutto il fiato, per l’eternità se fosse stato necessario.
Allora aveva scelto per la prima volta di asservire quell’amor proprio al bene di qualcun altro, ma quelle persone non erano che un ricordo. Un’urgenza dentro di sé gli urlava disperatamente che dovevano essere solo un ricordo, perché non le avrebbe mai più riviste; a loro aveva dato la sua vita, aveva sentito il bisogno di restituire loro almeno quello, l’unica cosa che era capace di dargli, nell’unico modo che conosceva. Per l’ultima volta nella sua vita aveva voltato pagina e ricominciato tutto da capo. Aveva imbrigliato quell’ostinato dolore che continuava a sentire, sordo e impellente, soffocandolo con la collera, colmato quell’opprimente senso di vuoto con tutto ciò che non aveva ancora perso, il suo orgoglio; questa volta, come non mai, combatteva per se stesso, non per superare un limite, né per sconfiggere un nemico, né per qualcun altro. Solo per se stesso…
Un bagliore più intenso di luce l’avvolse, la risposta rabbiosa a chi gli dava del codardo, ma le parole di Kakaroth ferirono le sue orecchie macchiandosi di un’onta ben più grave.
No Vegeta, controllati! E’ diventato molto più potente di prima, devi credermi! Sarebbe uno sbaglio sottovalutare le sue potenzialità.
Una nuova sensazione di delusione mista a rassegnata consapevolezza si trincerò ancora una volta nell’unico sentimento che era capace di mostrare agli altri, la rabbia.
Nessuno, nemmeno Kakaroth, lui che avrebbe dovuto farlo, aveva mai capito. Una domanda, che esasperata e frustrata non trovava risposta, continuava a ripetersi ossessiva nella sua testa da quell’ultimo scontro. Perché?! La sensazione di un momento gli suggerì debolmente che quella domanda avesse origini più remote e che la risposta a quella domanda la conoscesse già da tempo, ma quella risposta aveva da sempre lasciato il posto ad un bruciante rancore. Avrebbe voluto gridarglielo, che non aveva mai capito nulla, che la sua unica forza, quella forza che non sarebbe mai stata seconda a nessun’altra, era sempre stata solo in se stesso. Avrebbe voluto gridarglielo fino a ficcarglielo a forza nella testa che nessun avversario era mai stato sottovalutato, che a nessuno aveva mai negato il rispetto che era stato negato a lui. Contro ogni nemico degno di questo nome lui aveva sempre combattuto con tutta la sua forza senza tirarsi indietro, senza risparmiarsi. Non aveva mai risparmiato un solo secondo della sua vita, sacrificando ogni altra cosa nello sforzo teso ad essere più forte di ogni altro. Lui non era mai stato altro che se stesso, un guerriero saiyan, quello che anche Kakaroth avrebbe dovuto essere.
Eppure le parole sbottarono dalle sue labbra dapprima sarcastiche, per un momento cercò ancora istintivamente di ricacciare rabbiosamente indietro tutta la sua frustrazione con il solito caustico rimbrotto. Avrebbe voluto essere indifferente e insensibile ancora una volta all’idea che il suo avversario aveva di lui, avrebbe voluto come sempre snobbare con indifferenza ogni convincimento che avesse su di lui qualcun altro che non fosse lui stesso, ma non ci riuscì, non questa volta. L’ultimo briciolo di insensibilità e freddezza lo riservò a quella strana, crescente consapevolezza che il rispetto e la considerazione di Kakaroth non gli erano mai stati indifferenti. E tutta la sua collera esplose in quel grido.
Io mi batterò senza arrendermi fino a quando avrò nemici davanti agli occhi. Niente e nessuno potrà fermarmi perché sono il grande Principe dei Saiyan! Rappresento la razza dei guerrieri saiyan!
La sua aura fiammeggiò incandescente di collera, la stessa collera con cui si scagliò verso il nemico, senza dare il tempo all’altro saiyan di capire fino in fondo che quelle parole erano state pronunciate a suo favore. Questi lo fissò con una strana espressione negli occhi, come di chi si aspettasse rassegnato di sentirsi rivolgere parole del genere, eppure quel risentimento aveva sfiorato a sua insaputa qualche corda nel profondo del suo animo. Tentò debolmente di fermarlo ancora una volta e ancora una volta accorse in suo aiuto, a combattere al suo fianco…

Il fiato corto, la fatica, e l’amara consapevolezza che l’avversario era potente oltre ogni immaginazione non scalfirono in alcun modo la determinazione e la caparbietà del principe dei saiyan. Le richieste sempre più esasperate e pressanti di Kakaroth, che non aveva rinunciato a combattere con la stessa caparbietà quella personale battaglia neppure nella concitazione del combattimento, continuavano a trovare la stessa ineluttabile risposta.
No, mai!
Un giorno, ripensando a quell’estenuante conflitto, avrebbe ricordato, forse sorprendendo persino se stesso, che aveva negato fino allo stremo delle forze ciò che le sue stesse azioni sconfessavano in modo evidente, sempre più lampante di minuto in minuto. Persino Majin-bu, col suo fare provocatorio e dileggiante, aveva involontariamente palesato una realtà a cui era stato inconsapevolmente e nuovamente insensibile.
Anche se voi combattete insieme non avete speranza di vincere!

- Insomma Vegeta, avanti! Non fare il testone!
- La fusione tra i due giovani è l’unico sistema per poterlo sconfiggere, si può sapere che stanno aspettando?! Non c’è tempo da perdere!... Dì un po’, c’è per caso qualche dissapore tra i due?
- Be’ ecco… In effetti…


Te lo chiedo per favore. Metti da parte l’orgoglio per una volta…
Le pressanti insistenze di Goku lambirono infine un tasto più sensibile, il muro invalicabile che quello stesso orgoglio aveva eretto solido come una roccaforte vibrò nelle fondamenta scosso da quella ennesima supplica. Da quell’impercettibile tremito, in quella fortezza che pareva indistruttibile si aprì una crepa e ne fu liberato un pensiero per la prima volta autenticamente doloroso.
Io ti detesto Kakaroth!
Se questi percepì o meno la bruciante sofferenza celata dal tono rabbioso di quelle parole non aveva ormai più molta importanza. Tutto il rancore di una vita, di quella stessa vita a cui aveva ormai rinunciato per sempre, trovò ancora una volta sbocco nel sarcasmo e nella causticità di quelle parole.
Toglimi una curiosità. Per quale motivo mi hai tenuto nascosto il fatto che sei diventato ancora più potente?… Io me ne sono accorto sai. Per chi mi hai preso?! Ho capito che puoi raggiungere lo stadio di super saiyan di terzo livello…
Tutta la delusione di chi aveva sperato di aver sacrificato tutto per essere l’unica persona che sapeva essere, di fronte all’unica persona che avrebbe dovuto capire, trovò ancora una volta sbocco nel risentimento e nell’insulto.
Sai, ad essere sincero non mi va di unire il mio corpo ad un ipocrita come te.
Il peso di ciò che era sempre stato, contro tutto e tutti, cominciò a farsi sempre più insopportabile al cospetto dell’unica persona in cui aveva pensato invano di trovare comprensione.
Le giustificazioni di Kakaroth assunsero un suono sempre più stonato e stridente. Non si rese nemmeno conto, di nuovo sopraffatto dal rancore, che quello che provava non era più rancore. Non si rese conto che la cosa che aveva sperato con tutte le forze di ottenere, quello che lo aveva allontanato da tutto e tutti, non era più la stessa di un tempo. Aveva dato tutto, perso tutto, perché aveva creduto che ci fosse ancora qualcuno come lui, che avrebbe dato tutto e perso tutto per la sua stessa causa. Quel qualcuno lo aveva deluso profondamente, forse non si rese conto nemmeno di questo. Era di nuovo solo, contro tutto e tutti, non si rese conto che era andata in quel modo perché non aveva voluto esserlo e, soprattutto, perché non lo era stato…
Non mi interessano le tue scuse. Chiaro?! Resta il fatto che hai controllato la tua forza mentre combattevi con me! Non mi piace essere preso in giro!
Non si rese mai conto nemmeno che Kakaroth non poteva capire fino in fondo le sue ragioni, come lui non poteva e non aveva mai potuto capire quelle dell’altro. Nemmeno lui aveva mai capito, nemmeno quando Kakaroth glielo aveva gridato disperato … Perché, Vegeta?! Avremmo dovuto essere come fratelli! … Un muro invalicabile di rancore e silenzio aveva impedito ad entrambi di vedere ciò che altri ormai conoscevano. Forse avevano sempre voluto la medesima cosa e non avevano mai avuto bisogno di capire…
Mi sono stufato di sentirvi litigare come due mocciosi! … Visto che non attaccate voi farò io la prima mossa.
Ancora una volta, sempre più consapevolmente, Vegeta unì la sua energia a quella del rivale contro il nemico comune che li incalzava. Ancora una volta fu tutto vano...

E’ tutto inutile. Non riusciremo mai a sconfiggerlo. La Terra e quel poco che è rimasto in vita scomparirà per sempre per colpa di quel mostro.
Le parole di Kakaroth si gravarono dell’ineluttabilità di un tono quasi rassegnato, l’ultima flebile speranza di vincere l’orgoglio di Vegeta, e con esso anche la battaglia più importante per il bene nell’universo, fu appena percettibile attraverso lo sconforto di quella constatazione; pareva un ultimo, disperato tentativo di smuovere l’animo del compagno.
Fu allora che la rabbia e la frustrazione per l’ennesima manifestazione di ostilità di Vegeta lo spinse ad usare, forse senza volerlo, l’arma più potente che possedeva, che spazzò via per sempre l’ultimo baluardo di quella difesa. Un’arma talmente devastante che fu capace di abbattere il muro di orgoglio del principe dei saiyan in un solo istante; crollò al suolo, in frantumi, fragile come cristallo…
Stammi a sentire! Tutti i nostri amici sono stati mangiati da Majin-bu… Crilin, Chichi… Anche la tua Bulma…
Il tono con cui Kakaroth pronunciò quella piccola parola una volta insignificante, tua, fu un colpo violento allo stomaco che gli spezzò il respiro. Un peso incredibilmente gravoso e insopportabile si abbatté brutalmente sulle spalle del principe al pensiero di un fallimento che mai avrebbe pensato lo colpisse così tanto. Nemmeno quell’ultimo gesto aveva potuto almeno restituire qualcosa a lei. Quel dolore che aveva ricacciato brutalmente in un angolo remoto della sua coscienza emerse prepotentemente da quegli abissi sospinto dalla rabbia, dalla frustrazione per non essere riuscito nemmeno in quello. Per la prima volta in tutta la sua vita provò una bruciante, reale collera verso se stesso…
Junior, i nostri figli… Sono stati tutti assorbiti da quell’essere malvagio! Lo vuoi capire?! E’ per questo che la sua potenza è aumentata in modo così spaventoso…
Bulma. Trunks. In loro non aveva mai cercato comprensione, non ne aveva mai avuto bisogno, quello che aveva avuto era stato qualcosa di ben più importante, anche se non aveva mai pensato che lo fosse, anche se non pensava di avere mai avuto bisogno nemmeno di quello. E non aveva neppure dovuto chiederlo… Tutti i nostri amici… E tutto quello che era stato capace di restituire loro era stato niente. Il solo pensiero di sentirsi in debito con qualcuno, in colpa verso qualcuno, lo colse di sorpresa e lo inquietò profondamente. Sì senti improvvisamente vulnerabile, come privato da ogni difesa…
Anche noi due faremo questa fine. Possibile che non te ne importi?! Lasceremo questo mondo senza nemmeno aver provato a resistere! Ma come puoi permetterlo?! E’ questo che vuoi, Vegeta?! E’ questo che vuoi?!
Il suo sguardo tradì per un momento un vero turbamento nel posarsi sul rivale, nella rabbia e nel trasporto con cui quasi lo supplicava di rispondere a quelle ultime domande poté scorgere un moto di delusione, la stessa che aveva provato lui. E la riconobbe. … Senza nemmeno aver provato a combattere! … E’ questo che vuoi?!… Fu come se tutto a un tratto la lingua sconosciuta che Kakaroth aveva parlato fino ad allora gli fosse improvvisamente comprensibile. La sorpresa nel realizzare che ciò che avevano sempre detto era la medesima cosa lo lasciò disorientato per un momento.
Un istintivo, debole sussulto d’orgoglio diede voce alle sue ultime resistenze ormai fiaccate dall’assenza di rancore, dileguato come neve al sole nel momento in cui aveva riconosciuto gli stessi sentimenti che aveva provato lui, quando in quel nemico aveva riconosciuto solo un rivale.
Sii sincero. Sei veramente convinto che con la fusione riusciremo a batterlo?
Le sue parole furono sincere, prive di risentimento, e la risposta dell’altro lo fu altrettanto, tradendo un’inflessione speranzosa.
Non posso avere la certezza assoluta. Ma su una cosa non ci sono dubbi, noi due diventeremo potentissimi!
Ancora una volta occhi negli occhi, quello sguardo parlò per un lungo istante, che la voce di Maijn-bu ruppe furiosa e impaziente; ancora una volta disse cose che non sarebbero mai state pronunciate ad alta voce, ma questa volta era e sarebbe stato diverso. Non sarebbero state dimenticate…
Presto! Dammi quell’aggeggio!... Insomma che aspetti?! Dammi l’orecchino!
La risolutezza improvvisa di chi sapeva di aver scelto ancora una volta demolì l’ennesimo ultimo muro di diffidenza e Kakaroth, trattenendo un moto di gioia per quella inaspettata conquista, fu mosso ad essere onesto fino in fondo, suggellando la sua vittoriosa partita con la mossa conclusiva e col tono sereno della consapevolezza.
Devo dirti un’ultima cosa. Una volta che i nostri due corpi si saranno congiunti noi non potremmo mai più tornare come prima. Mi hai capito?
La più considerevole delle rivelazioni, che avrebbe dovuto essere un altro duro colpo per Vegeta, non ebbe quasi nemmeno il potere di suscitare una reazione, non più. Il principe dei saiyan aveva appena fatto un’altra scelta, niente e nessuno l’avrebbe persuaso a desistere. Quelle ultime parole furono l’ammissione sdegnata della vittoria sudata e meritata dell’altro, ostentata in quella confessione dell’ultimo minuto; furono parole pronunciate con sarcasmo, ancora una volta, ma senza rancore
Che cosa?! Ma sei impazzito?! Ma guarda che furbetto. Ti ringrazio per avermelo detto all’ultimo minuto… Va bene così? Dici che funziona?
Un click risuonò debole al suo orecchio destro.
Ne sono certo!


Una luce azzurra lo avvolge. Non ha tempo di pensare all’ironia del continuo, sfrontato e insolente ricorrere di quel colore in ogni cosa nella sua vita, qualche bizzarro fenomeno imprigiona la sua mente. E’ come se avesse appena assistito da un luogo lontano nel tempo e nello spazio a tutto ciò che è appena accaduto; non riesce a spiegarselo, ma tutte le parole, gli sguardi sono come ricordi distanti, come appena evocati dalla sua memoria o perfino dalla memoria di qualcuno che non è lui. Uno strano senso di consapevolezza lo investe con violenza. Una figura un tempo apparsa di sfuggita solo un istante nel suo campo visivo, per poi svanire e lasciare in lui il vago ricordo di un’impronta sbiadita, ora è nitida di fronte ai suoi occhi. Sa di aver sempre saputo tutto questo, ma è come se lo avesse appreso ora per la prima volta.
La sua mente comincia a vagare per luoghi conosciuti, diverse immagini cominciano a sfilargli veloci davanti agli occhi, può sentire di nuovo antiche voci che pensava di aver dimenticato parlare ora la sua stessa lingua. Il tempo pare essersi fermato in un istante immobile da infinite vite…
… Tu sei un guerriero saiyan! Vendicami! … Io non riesco a crederci. Così alla fine sei diventato un super saiyan! … Io capisco perfettamente cosa prova Kakaroth ... Non puoi continuare così, sei ferito, finirai per ammazzarti … Non ti intromettere … Se non sbaglio quello là è tuo figlio. Perché non li hai salvati?! … Papàààà!!! … Addio … Perdonami Gohan … Non combatterò più …Voi scimmioni non avete in testa nient’altro che la guerra … Aspetta papà, ora mi trasformo in super saiyan… Perché, Vegeta?! Avremmo dovuto essere come fratelli… Sei un testone! ... Sii sempre devoto a tua madre … la tua Bulma … Se hai un amico in viaggio e vuoi che torni a casa sano e salvo … Vegeta! E’ fantastico! Che gioia! … Freezer temeva i saiyan, se avessero unito le loro forze … Noi due insieme diventeremo potentissimi…
Una strana energia lo avviluppa, la luce si fa di un azzurro sempre più intenso; istintivamente cerca di ritrarsi e volge lo sguardo verso il compagno, Kakaroth sta sorridendo…
Grazie infinite!
Il suo corpo viene sospinto violentemente in avanti, la luce diventa accecante, chiude gli occhi per un momento. Sente che dentro di sé qualcosa sta cambiando, sente una forza immensa … Il guerriero più potente che sia mai esistito in questa galassia…

Gli abitanti della Terra hanno appena scorto l’inferno. Uno strano evolversi del destino ha disposto che la dimora del più malvagio e potente mostro mai comparso nell’universo finisse per essere quel piccolo pianeta azzurro ai confini della galassia e i terrestri non hanno potuto fare altro che assistere inermi e impotenti alla loro grottesca e orribile morte. Tutt’intorno è solo deserto, l’eco desolante di quel vuoto risuona per tutto il pianeta; in balia di quel mostro è in attesa di scomparire per sempre anch’esso nel freddo buio dello spazio.
Molti non hanno potuto nemmeno immaginare la portata della catastrofe che sta per abbattersi sull’intero universo. Gli abitanti delle galassie attendono, ignari di tutto, il medesimo sventurato destino disarmati e inconsapevoli; tutti eccetto quei pochi che sanno…
Qualcuno, sulla Terra, combatte ancora…

Due occhi scuri e profondi come la notte si levano acuti e intensi sull’incredulo mostro rosa, un sorriso sereno e beffardo lo sfida.
Ecco! Sono pronto!



Fine



Le battute, in corsivo, sono tratte più o meno liberamente dalle puntate 101-102-103 e 268 dell’anime, perciò (ahimè) appartengono al maestro Toriyama e non a me, come i personaggi e l’ambientazione. Ovviamente questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Piccola Nota di fine storia (una curiosità^^):
La puntata 268 dell’anime, il fulcro di questa storia, nella versione inglese si intitola Union of Rivals (letteralmente ‘Unione di rivali’), titolo secondo me molto più significativo dell’italiano La fusione con Vegeta (lo stesso Kaioshin il Sommo dice che la fusione tra due rivali è ancora più potente perché i due si completano a vicenda^^).

Sappiamo tutti che la fusione con i potara doveva essere permanente e invece non lo è stata… Ma questa è un’altra storia… ^_*
Spero che questa qui invece vi sia piaciuta, vi ringrazio in anticipo se vorrete lasciare un commento, ma anche solo se siete arrivati a leggere la parola FINE.
Grazie di cuore a chi ha commentato la mia ultima drabble.
Baci^^



  
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