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Autore: PrincesMonica    29/09/2007    13 recensioni
Questa è la prima ff che scrivo non inerente al mondo del BTVS, quindi chiedo scusa se i personaggi, o meglio il personaggio trattato, non sarà del tutto in character. L’ho scritta di getto dopo aver visto la puntata “Crepuscolo” che mi ha fatto piangere ed arrabbiare a livelli esponenziali. Mi sono sentita in dovere di scrivere le cose dal mio punto di vista, facendolo, in realtà, vedere dal punto di vista di Dinozzo, il mio agente del cuore.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MORTE DI UN’AMICA

Tutto ciò che riesco a ricordare è solo il colore del sangue. Troppo per una donna, eppure è lì davanti a me che lentamente si allarga in una pozza. Il proiettile l’ha centrata in piena fronte: è morta prima ancora di toccare terra e prego Dio che non abbia sofferto.

Ora sono io quello che soffre: amo Kate. Abbiamo sempre litigato, l’ho sempre punzecchiata, ma la amavo, anzi, la amo anche adesso che mi sto imbrattando di sangue sperando, inutilmente, che lei mi senta e che mi risponda, magari con un insulto. Mai parola scurrile sarebbe più voluta. Eppure so che non sarà possibile, la parte razionale di me lo sa, un colpo del genere è senza scampo.

I suoi occhi sono sbarrati dalla sorpresa: il volto è una maschera di incredulità, non c’è sofferenza, non c’è dolore, non c’è nulla, solo quei grandissimi occhi scuri sbarrati che mi stanno chiedendo perché tutto questo è toccato a lei, perché la sua vita dev’essere troncata in quella maniera. Ed io non ho una risposta.

Gibbs sta guardando ancora verso il palazzo da cui è partito il proiettile di Ari: ma perché ha sparato a lei? Perché non a me? Stavo per morire due settimane fa, era il mio turno, perché quel maledetto non ha voluto prendere me? Perché ha sparato a Kate? Sinceramente vorrei chiederglielo, anche se sono sicuro che, se lo avessi davanti, non perderei tempo parlando, ma gli sparerei in mezzo agli occhi guardandolo senza rimorso. Uccidere un uomo è terribile, lo so, l’ho fatto: ogni volta che lo faccio, mi sento un po’ in colpa, nonostante sappia che è sempre una questione di vivere o morire, o io o lui, ma uccidere Ari so che mi darà una soddisfazione enorme.

Vengo strattonato via dal corpo della mia amica: Gibbs ha già chiamato Dookie e l’FBI e adesso mi sta abbracciando. Ha gli occhi lucidi di commozione, credo che anche lui si stia chiedendo perché è stata uccisa lei. Lo sapevamo che il Bastardo voleva lui, allora perché?

Perché ci ha fregato tutti.

Mi resta solo il dolore: non me ne sono reso conto fino a questo momento, ma sto assolutamente agonizzando del dolore. È una botta direttamente allo stomaco, sordo e pesante. È qualcosa che mi sta facendo impazzire: mi metto ad urlare mentre McGee si avvicina a noi. Lui non era sul tetto con noi quando è successo e sembra un bambino pieno di paura ora. Ed io mi sento soffocare da quanto odio mi sta salendo in gola, da quanta bile vorrei vomitare addosso al primo che capita. Non mi resta altro che dolore, così acuto che mi vengono le vertigini.

Ed urlo, urlo soltanto.

*****

Non ho avuto la forza necessaria di restare al lavoro: con la scusa della peste, dopo l’interrogatorio di routine, me ne sono tornato a casa. Non potevo guardare i volti dei miei colleghi, è come se leggessi in loro un’accusa: meritavo di morire io, Kate no, lei era migliore di me. Loro non me lo diranno mai e forse neppure lo pensano sul serio, ma io so che è così.

Mi viene quasi da ridere pensando alle ultime parole di Kate: Gibbs che dice che ho ragione su non mi ricordo neppure quale questione e lei che ci scherza su. Io ragione? Suvvia, cascherebbe il mondo. Quel sorriso smagliante che aveva dopo essere riuscita a salvare la vita al Capo era così unico e incredibile. Mi fa venire la tachicardia solo il pensiero di quel sorriso. Ecco, è così che la voglio ricordare, bella e sorridente.

Ora posso prendere finalmente quell’unica bottiglia di scotch ancora sigillata e berla tutta, direttamente a collo e piangere. Sì, io Tony Dinozzo, piango. Piango per una collega in gamba, che è morta facendo il suo lavoro. Piango per una donna che racchiudeva in sé le migliori qualità del mondo. Piango per un’amica che non rivedrò mai più.

Addio Kate.
   
 
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