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Autore: rosedodgson    13/03/2013    2 recensioni
La fece sedere su una roccia. Erano vicino al mare. Il nonno brillava come se fosse un secondo Sole, e le sorrideva. Era così giovane. Si chinò e le porse una croce di legno. Era ruvida e bollente.
“Me lo prometti?”
“Sì”
“Bugiarda…”
Genere: Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Illic es haud Sancti Peccatorii'
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Caecitas


 

 

1311, Francia, Avignone


Dov’era? Quel corridoio non aveva fine. Era notte fonda e fuori c’era la tempesta. I rami dei siliquastri sbattevano contro le grate delle finestre. Lei avanzava nel buio a piedi scalzi. Si sentiva piccola piccola man mano che camminava, ma doveva avanzare. Sapeva che alla fine sarebbe stata felice. Ed ecco la luce. Così bianca e calda. La scaldò fino a farla volare. Stava veramente volando. Due grandi mani la tenevano sotto le ascelle e la facevano girare a mezz’aria.

“Guarda nonno! Sono un uccello..” urlava felice.

La fece sedere su una roccia. Erano vicino al mare. Il nonno brillava come se fosse un secondo Sole, e le sorrideva. Era così giovane. Si chinò e le porse una croce di legno. Era ruvida e bollente.

“Me lo prometti?”

“Sì”

“Bugiarda…”
La luce crebbe d’intensità e, in un attimo, il nonno prese fuoco.

“GESU’!”

Urlava immobile mentre il suo cranio si spogliava dell’ultimo brandello di carne, fino a diventare nero  e a sbriciolarsi.
Lei si gettò sulla cenere che penetrava nel terreno e spariva.

“Non piangere. Ci siamo noi.”

Alzò lo sguardo colmo di lacrime. Diversi volti sorridenti erano comparsi attorno a lei. Antonio, Francis ed Arthur erano i più vicini. Poi riconobbe Gilbert che prese qualcosa da terra. Una spada perlacea. Lei la prese.

“Non ci lascerai mai vero?”

Lei si voltò verso Feliciano e Romano che erano lì vicino e si tenevano per mano. Le loro piccole mani unite erano sporche di sangue che gocciolava sull’erba. Cercò di alzarsi per poterli raggiungere ma qualcosa la bloccò.
La spada che teneva in mano, era diventata un lungo serpente che la avvolse come una coperta gelata. Salì sempre di più fino a raggiungere il suo viso. Lì iniziò a stringere sempre di più. Poi sentì un dolore lancinante: qualcosa le aveva trafitto le orbite. Urlò come un animale mentre cercava di strappare la corona di spine all’altezza degl’occhi.

“Inutile maledetta bugiarda.”

Decine di lame la trafissero da parte a parte. Sentì il sangue scorrere lungo la pelle lacerata prima di essere avvolta dalle fiamme.
 

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Si mise seduta di scatto. Tremava come una foglia ed era completamente bagnata di sudore.
Era solo un sogno, pensò cercando di calmarsi. Si premette una mano sul petto ascoltando in silenzio il suo cuore e il respiro affannato. Teneva gli occhi sbarrati nel buio.

Era solo un sogno, si ripetè.  Molto lentamente si sdraiò di nuovo. Quel letto era terribilmente scomodo, forse era per quello che aveva avuto un sonno agitato. O forse era colpa della terribile emicrania che la accompagnava da diversi mesi. 
Si girò su un fianco. Non intendeva riaddormentarsi, voleva solamente smettere di tremare in quel modo.

Maledetti sogni. A volte risultavano così realistici da mettere seriamente in soggezione. Rimase immobile, scrutando il buio della stanza. Era un buio impenetrabile.  A Roma aveva una grande finestra dalla quale filtrava la luce della luna che illuminava l’angolo preferito dove la sua fedele lupa sonnecchiava. A Cristiana bastava osservare quel profilo argentato per tranquillizzarsi, anche quando aveva degli incubi. Ma Roma non era con lei, era nella sua stanza ed aspettava il suo ritorno, magari osservando con gli occhi selvaggi il profilo della città che portava il suo nome.

Era sola. E si sentiva particolarmente stanca. Pregò Dio di non far sorgere il Sole, che quella notte durasse fino al  momento in cui qualcuno sarebbe entrato annunciandole che poteva tornare a casa. Il solo pensiero di scendere ed affrontare quei uomini così….. rabbrividì al solo pensiero.

Quel palazzo puzzava di alcool e sesso. Ogni maledetta sera la storia si ripeteva. Fiumi di vino, cibo buttato per terra, prostitute che passavano da un vescovo ad un altro, da un cardinale ad un altro.  Aveva assistito a scene che avrebbe voluto estirpare dalla propria memoria. Lei si chiudeva in quella stanza e cercava di non sentire gli schiamazzi e le parole che mai, mai e poi mai sarebbero dovute uscire dalle bocche di uomini di chiesa. Ma era inutile.
L’unica cosa che le permetteva di andare avanti era la speranza di poter ricongiungersi ai suoi fratelli. Erano così piccoli ed indifesi. Si vergognò di se stessa.

Un rumore improvviso la destò violentemente dai suoi pensieri. Qualcuno stava attraversando la stanza.

“Bonjour État pontifical! Le soleil est levé et tu es toujours pour dormir ... C'est une honte! Je suis venue vous _ êtes-vous heureux?” I passi si fermarono.

“Ne pas ouvrir la fenêtre Francis, J'ai un mal de tête…” Il tono di Cristiana era leggermente minaccioso.

“Courtois et enthousiaste comme toujours...” rispose Francis ironico. Aprì la finestra e si voltò a guardarla: si era nascosta sotto la coperta candida. La raggiunse e si sedette al suo fianco.

“Non hai il minimo rispetto” pronunciò nella lingua comune “Io ti ospito in casa mia e tu ti nascondi sotto la biancheria?! Sei scandalosa…”

Dopo un po’, la testa bionda sbucò da quel candore. Aveva il viso stanco e provato.

“Mangi abbastanza?”

“Che domande…” bofonchiò lei guardando un punto fisso davanti a lei.

“Ascoltami” Francis si sentì in dovere di farle sentire la presenza di un fratello maggiore “comprendo la tua preoccupazione; sono passato per il salone e ho visto… ma” le accarezzò la testa con dolcezza “sono sicuro che è solo un momento di crisi passeggero. Abbi fede e tutto tornerà come prima…”.

 

Lui che dice a me di avere fede, ridicolo…

Cristiana fece un debole sorriso e si alzò a sedere.


“Perdonami, è che non riesco a dormire bene su questo letto”.


“Ma sono pure piume d’oca francesi! Semmai sarà colpa della tua schiena italica, non del letto…”

Entrambi sorrisero.

“Sei talmente stanca che nemmeno mi guardi” disse il ragazzo risentito “ho indossato anche una veste nuova per l’occasione…”

“Sciocco! Al buio come faccio? Aprì la finestra avanti… tanto oramai sono sveglia”.

Dopo un attimo di silenzio l’altro rispose “Ma Cristiana… ho già aperto la finestra…”

“Mmh?” Lei si voltò verso di lui con aria spaesata e Francis si sentì ghiacciare il cuore. La prese per le spalle con forza e lei spalancò gli occhi senza vederlo.

“Oh mon dieu…”

“Francis…” La voce di Cristiana tremava. Anche lei stava capendo. 

Le due pupille, che si muovevano all’impazzata, erano piccolissime.

“Francis…” lei ripetè il suo nome terrorizzata “..io non.. vedo niente… Francis….”

Le mani di lei cercarono il viso dell’amico, lui gliele prese.

“Aspetta! Calmati m- magari c’è una spiegazione…”. Lei, per tutta risposta, iniziò a singhiozzare senza riuscire a tenere fermi gli occhi ciechi. Scattavano da un angolo all’altro della stanza senza saperlo.

“Calmati! ” ripetè Francis “ Stai qui! Respira e calmati. Io vado a cercare qualcuno!” E uscì trafelato dalla stanza.

Cristiana, sola, mise una mano tremante davanti ai suoi occhi. Niente. Non vedeva nulla. Era completamente cieca. I singhiozzi si fecero così violenti che faticava a respirare. Era cieca. CIECA.

Artigliò il lenzuolo trattenendo i conati di vomito.
Non sarebbe più riuscita a vedere casa sua. Romano. Feliciano. Roma. Il volto dei suoi compagni. Il Sole. Non avrebbe più letto un libro. Né avrebbe potuto più disegnare, né godere delle forme delle sculture o delle chiese. Non avrebbe più potuto proteggere casa sua e quella degli altri. Era inutile. Una nazione cieca.
Perché?
PERCHE’?

 Si sentiva morire.

“Bientôt! De lŕ!”

Sentì dei passi frettolosi raggiungerla. Mani nodose le toccarono il viso. Puzzavano di arrosto e vino.

“Lasciatemi!”

“M-mais nous devons nous guérir votre grâce …”

“NO! NON OSATE TOCCARMI! E’ COLPA VOSTRA! SOLO VOSTRA!” urlò rannicchiandosi sopra il guanciale.

“La fille est hors de soi…”

“Ceci est l'œuvre du diable…”

“SIETE VOI IL DIAVOLO! VOI TUTTI! E’ SOLO COLPA VOSTRA! VOSTRA!” Un paio di mani la presero con forza e la fecero sdraiare sul letto, mantenedola immobile.

“Préparer une décoction de mélisse! Bientôt!”

“Lasciatemi! Maledetti! Lasciatemi…” Distrutta si mise a piangere mentre qualcuno le alzava, di mala grazia, le palpebre.  Aspettò che le lame di prima la trafissero. Per un attimo le bramò. Ma non vennero. Solo sussurri in latino e in francese, solo mani insensibili e nauseanti sul suo volto e sul suo corpo.

“Francis…” gemette.

“Andrà tutto bene. Andrà tutto bene…”

 

 

 
 
Alla morte di Bonifacio VIII i cardinali elessero come successore Benedetto XI, il cui pontificato ,però, durò meno di un anno. Di conseguenza venne eletto  il cardinale di Bordeaux, che prese il nome di Clemente V. Egli, considerando Roma una residenza poco sicura e attribuendo al popolo romano intenzioni ostili, si trasferì  prima a Lione e poi, nel 1309, ad Avignone (era chiaro che Clemente V fosse una "creatura" della monarchia francese). Dopo la sua morte i cardinali avevano l’intenzione di riportare la sede del papato a Roma, ma intervenne il re di Francia, Filippo V (a lui faceva comodo avere la sede papale nel suo stato) che elesse Giovanni XXII. Dal 1309 fino al 1377 i pontefici (ma anche cardinali e compagnia bella….) saranno francesi ed è per questo che si parla di “cattività avignonese”. Fortunatamente l’ultimo di questi, papa Gregorio XI, riuscì a ristabilire la sede a Roma, dove è rimasta sino al giorno d’oggi.
Questo periodo è caratterizzato e ricordato soprattutto per la mancanza di “morale cristiana” e per la corruzione politica che prenderà piede da qui in poi… ora, non che a Roma non vi fosse corruzione o prostituzione, per carità, si sa… però nella nostra cara capitale le cose venivano “nascoste”, invece ad Avignone lo scandalo era sotto gli occhi di tutti. Molti studiosi affermano che questo periodo sporcherà inevitabilmente la figura spirituale del Papa e della Stato Pontificio, ritenuto per tutti una sorta di dimensione superiore.



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_Angolo dell'Autrice_
Vado di fretta!!!!!
E’ un flash storico che volevo fare da un po’ in quanto credo che sia importante ricordare questa spaccatura storica, soprattutto per la protagonista, che è la diretta interessata. Per poter avere un quadro migliore vi darò qualche delucidazione…
Nessuno te lo sta chiedendo!!!
Cristiana e Francis sono in piena adolescenza anche se Francis dimostra sempre più anni rispetto a lei (la più vecchia in effetti è lo Stato Pontificio ma si sa che la loro età varia a seconda di quanto la Nazione sia forte, libera da un punto di vista territoriale etc…)
Roma: finalmente sono riuscita ad infilare questo personaggio peloso… è una lupa (Capitan Ovvio) e si rivelerà importante nelle prossime storie / flash storici che presenterò… insomma, Spagna ha un toro, Prussia e Francia pennuti minuscoli, Inghilterra…. Vabbè lui lasciamolo stare.. comunque, mi sembrava decoroso mettere come rappresentante di Roma (e perché no, dell’Italia) una lupa…
L’incubo iniziale…. Bhè…. È meglio che continuiate a seguire la serie, niente è messo a caso XD
Questo sarebbe un modo per stuccicarci????? Non funziona…
La melissa veniva usata come anestetico e tranquillante….
Spero che il disegno non vi disgusti......
A prestissimo!!!!

  
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