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Autore: Camp Half Blood GdR    13/03/2013    1 recensioni
-Perché non abbiamo sentito i colpi di cannone?-  Mi chiese Marie, appollaiata sul ramo sopra il mio. Io feci spallucce, forse li avevano sparati mentre stavamo fuggendo.
-Non ne ho idea. Secondo me loro quattro sono stati fatti fuori da Clarisse e Mark. Quei due non hanno pietà di nessuno.- Avevo dato a Marie lo zaino da usare come cuscino, così mi accontentai di appoggiare la testa contro il legno. -Vincerai tu, Marie.
-Come fai ad esserne così sicuro? 
-Sei mia sorella. Ti proteggerò a costo di rimetterci la vita. 
Certo, in quel momento era solo un modo di dire. Non avrei mai potuto immaginare che avrei davvero perso la vita, per proteggere Marie.
[Autore: Connor Stoll]
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Travis & Connor Stoll
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenze:
I personaggi di questa fanfic fanno parte di un gioco di ruolo, quindi possono presentare delle incongruenze rispetto al carattere che hanno nei libri, altri sono inventati. I giochi di cui si parla sono gli Hunger Games del Campo Mezzosangue, vietato copiare l'idea, sono di  nostro proprietà e se copiate l'idea verrete fulminati e maledetti dai nostri genitori divini.
Con amore, buona lettura.(?)



 

Il mio lato segreto non te l'ho mai fatto vedere, l'ho tenuto chiuso, ma non posso controllarlo.
Quindi stai lontana da me, la bestia è orrenda.
-Monster, Skillet
.

 

 Ricordi mai il giorno della tua morte? 

 Come potrei dimenticarlo? Ancora oggi, gli incubi mi perseguitano come vecchi fantasmi. Vivo nell'oscurità alla quale appartengo. 

Già, come potrei cancellare dalla mia testa il giorno della mia morte? È tutto ciò che mi rimane. La mia vita è sempre stata irrilevante, in qualsiasi caso. Quando ero vivo.. Mi rendo conto solo adesso che ci sarebbero state tantissime cose che avrei voluto fare; Salutare i miei amici, i miei fratelli, mio padre. Almeno un'ultima volta.

Come si può dimenticare il corso dei giochi sanguinari programmati dagli dei? Ci avvertirono, non doveva morire nessuno. Eppure io sono qui. La vita mi è stata strappata dal cuore, come il battito d'ali di una farfalla che si disperde nel vento. 

 

Da quando ci avevano trasportati in quell'arena, tutto mi sembrò irrilevante. Dimenticai ogni cosa, a partire dalla mia vita. Dal campo, alle mie cose, a tutti i progetti che dovevo mettere in pratica. Solo una cosa era rimasta impressa nella mia mente, stampata come un marchio a fuoco sul ferro:  Devo proteggere Marie.

Ricordo ancora adesso, quando Chirone mi chiamò, il giorno della mietitura. In quel momento pensai solo a proteggere me stesso, una cosa del tipo: quando sarò li mi arrampicherò su qualche albero e resterò nascosto fino alla fine. Eppure, nel momento preciso in cui la mia sorellastra minore Marie venne chiamata, sentii una morsa che mi strinse il cuore. Ancor di più, quando lei corse da me, si aggrappò alla mia maglietta, e quasi la sentii piangere. Un gesto disperato, il quale stava a significare che lei era terrorizzata. Solo in quel momento, il mio istinto assopito tornò a galla, facendo ribollire in me una rabbia che non avevo mai provato prima. Nessuno l'avrebbe toccata. Era una parte di me. Questo voleva dire che non avrei mai potuto seguire il mio piano originale; avrei dovuto combattere, allo scopo di farla uscire da li, senza alcun graffio.

Nel momento in cui aprii gli occhi per vedere il tipo di arena che mi aspettava, vidi un sacco di vegetazione. Alberi a non finire, erba, cespugli. Allo stesso tempo però, un profumo pungente di salsedine mi invase le narici. Doveva esserci una costa, nelle vicinanze. Guardandomi attorno, non vidi i ventiquattro tributi che dovevano esserci, eravamo solamente in dodici. Adocchiai subito Marie, e i ragazzi che sarebbero stati la minaccia maggiore nei nostri confronti: Clare, Jason, Nico Di Angelo, Clarisse, Aurora e Mark. Gli altri quattro non riuscii a metterli perfettamente a fuoco, gli occhi iniziarono a lacrimarmi per colpa del vento che trasportava dei granelli di sabbia a destra e a manca. Iniziai a sudare, fortunatamente Marie si trovava vicino a me; e davanti a noi vi erano le provviste, proprio dentro la cornucopia. Strinsi i palmi delle mani, delle mani in una stretta ferrea, e non appena il corno decretò l'inizio dei giochi, mi lanciai verso di lei. Mi guardò per un momento con il terrore negli occhi, sicuramente pensò che volevo ucciderla per prima. Al contrario; mi limitai a darle una spinta per farla cadere dentro ad un cespuglio che le stava dietro. Non persi altro tempo, e iniziai a correre verso il primo zaino che vidi. L'adrenalina mi pompava nelle vene, sentivo rimbombare il sangue dentro le orecchie, quando fui a soli cinque passi dallo zaino. Accanto ad esso, si trovavano un arco e un coltello da caccia. L'arco è l'arma con cui Marie sa difendersi meglio. Allungai una mano per afferrare lo zaino e l'arco, e solo in quel momento mi accorsi che un figlio di Ares, Mark, mi era praticamente addosso con una spada che era più lunga di me. Mi gettai letteralmente sopra lo zaino, con una mano libera afferrai l'arco, e il coltello rimase li dov'era. Feci una capriola, ed evitai di qualche centimetro la spada del figlio di Ares, che si era andata a conficcare nel terreno. Ringraziai mentalmente mio padre, Ermes, per avermi donato la velocità.

-Tu sei fuori di testa! - Urlai, cercando di capire come avrei mai potuto io, mettere da parte l'amicizia e cercare di colpire uno di loro in quel modo. Mi alzai in tutta velocità, e ripresi a correre. Mi diressi verso il cespuglio dove Marie si stava rialzando, con tanto di capelli colmi di rametti e foglie di vario genere. Non ci pensai due volte a prenderla per un braccio e a correre via, lontano da quei pazzi.


-Per un momento ho temuto che mi avresti fatto del male.- Affermò Marie, rigirando fra le mani l'arco in legno di pino. Io aprii lo zaino, trovando al suo interno un contenitore colmo di frecce. Allora l'arco non era stato messo vicino a questo zaino per caso.
-Come ti può passare per la testa un'idea così stupida? Non ti avrei mai fatto del male! -Presi le frecce dallo zaino, e le porsi a Marie. Lei le prese con il loro contenitore, e se le mise a mo' di tracolla. Aveva i lembi della maglietta strappati, sicuramente per colpa di qualche rametto infido di quel cespuglio poco accogliente. 
-Grazie, per l'arco- Mi sorrise, e io le feci un mezzo sorriso di ricambio. Frugai ancora all'interno dello zaino.
-Allora, qui dentro non ci sono altre armi, oltre alle frecce. Ci sono tre panini e due bottiglie vuote, un sacchetto di carne secca, un disinfettante e delle bende. Sempre meglio di niente.- Feci spallucce, per poi mettermi lo zaino in spalla. 
-Potevi prenderti quel coltello!- Lei mi lanciò uno sguardo truce. Sapeva che ero capace ad usare i coltelli, di certo non ero un portento, ma al campo mi avevano insegnato a farlo. 
-Non iniziare a lamentarti, Marie. Faccio tutto questo casino per proteggerti, non perché mi diverta. Con l'arco sei meno vulnerabile, e se avessi preso quel coltello mi sarei trovato infilzato come uno spiedino da quel dannato figlio di Ares.- Maledii mentalmente Mark e la sua voglia continua di sangue e battaglia. -Dobbiamo trovare un posto per la notte. Noi siamo bravi ad arrampicarci, siamo agili, ce l'abbiamo nel sangue. Io propongo di trovare un albero adatto, magari vicino ad un fiume.-
Mi guardai attorno, cercando possibili tracce di laghi o qualcosa di simile. Il caldo in quel posto era torrido, potevo sentire il sudore scendermi lungo la schiena. In lontananza vidi la cima di una palma. Palma, cocco. Cocco, latte di cocco. Latte di cocco, qualcosa da bere.
-Vieni con me.
-Dove vuoi andare, Connor? 
-C'è una palma laggiù! 
Presi la mano di Marie, e la trascinai con me fino alla palma. Doveva essere alta una ventina di metri, però nella sua cima si trovavano quattro noci di cocco. 
-Vado io, Connor - Mi diede l'arco, e si arrampicò velocemente fino in cima alla palma. Nonostante fosse pericoloso farlo, perché tutti sanno che le palme da cocco hanno dei pezzi molto affilati, sopratutto verso la cima, per Marie fu più facile che bere un bicchier d'acqua. Ricordo tutt'ora quei giorno al campo, in cui lei si arrampicava su alberi di un'altezza maggiore ai quaranta metri, senza neanche farsi un graffio. Afferrò le noci di cocco, le strappò dalla cima, e le lasciò cadere a terra.

-Oh, stai attenta! Potresti colpirmi in testa! - Urlai. La sentii ridere. Dopo che ebbe buttato giù tutte le noci di cocco, si lasciò ricadere con un salto. 
-Mi dai una freccia? - Lei mi porse senza problemi una delle sue frecce. Iniziai a tirarla con violenza contro la noce di cocco, finché non si fece un buco in essa. Marie prese dallo zaino una bottiglia vuota, e me la passò. Io riversai il latte di cocco dentro la bottiglia, e lo feci anche con le altre tre. In seguito, ne mangiammo una sotto la palma, e le altre le tenemmo nello zaino. Progettammo di mangiarle il prima possibile, dato che le noci di cocco aperte non sopravvivono a lungo senz'acqua.

Non ci mettemmo molto a trovare una quercia, in quella foresta. Fummo ben contenti di trovare in essa molto muschio, il quale cresceva vicino ai posti umidi. Forse c'era un lago, da quelle parti. Passammo la notte in cima alla quercia, finché in cielo non apparvero dei volti; I semidei feriti a sangue che erano stati portati via per delle cure immediate, che avevano perso la possibilità di andare avanti nel gioco: Silena, figlia di Afrodite. Sophia, figlia di Atena. Charlie, figlio di Efesto, e infine Kyle, figlio di Apollo.

-Perché non abbiamo sentito i colpi di cannone?-  Mi chiese Marie, appollaiata sul ramo sopra il mio. Io feci spallucce, forse li avevano sparati mentre stavamo fuggendo.
-Non ne ho idea. Secondo me loro quattro sono stati fatti fuori da Clarisse e Mark. Quei due non hanno pietà di nessuno.- Avevo dato a Marie lo zaino da usare come cuscino, così mi accontentai di appoggiare la testa contro il legno. -Vincerai tu, Marie.

-Come fai ad esserne così sicuro? 
-Sei mia sorella. Ti proteggerò a costo di rimetterci la vita. 
Certo, in quel momento era solo un modo di dire. Non avrei mai potuto immaginare che avrei davvero perso la vita, per proteggere Marie.
Lei si addormentò molto presto. Io restai in un dormi veglia, riuscii ad addormentarmi, certo, ma al minimo fruscio di una foglia, sarei scattato in piedi. Non feci alcun sogno.

 

 Il giorno in cui morirò, sarà quello in cui tutti si accorgeranno che ero diverso.

 

-Connor? 
La voce di Marie mi destò dal dormi veglia. Aprii gli occhi velocemente, e gettai uno sguardo verso di lei.
-Sono sveglio. 
-E' mattina. 
Cercai di muovere le mie povere ossa indolenzite, nel frattempo Marie era già scesa a terra con un balzo. Tutto il mio corpo iniziò a gridare vendetta, sintomo del posto e della posizione orribile in cui avevo dormito. Nel momento in cui alzai un braccio, sentii almeno quattro ossa scricchiolare. Afferrai lo zaino, che Marie aveva lasciato nel suo ramo.
-Dovresti essere più concentrata. E ricordarti di quello che lasci in giro. Non siamo nella nostra cabina! 
Mi guardò, i suoi occhi scintillarono. Storse un po' le labbra, in segno di pentimento. Io non potei fare a meno di sorridere. Presi un lungo respiro, continuando a guardare la zona. C'erano tantissimi alberi, per non parlare della vegetazione. Solo in quel momento, riuscii ad intravedere il mare; Si trovava all'incirca a quattro chilometri di distanza dalla nostra posizione.
-Ti muovi a scendere da li, che ho fame? 
-Stai zitta, solo un attimo. 
Il silenzio calò tutt'intorno. Chiusi gli occhi, per cercare di concentrarmi su ciò che sentivo; Uccelli che cantavano. Il vento che muoveva le foglie degli alberi, il fruscio dell'erba. Un rametto che si spezza.
-DANNAZIONE. 
La  cosa che stava nascosta fra i cespugli sentì la mia imprecazione forte e chiara. Tanto che, nel mentre saltai per raggiungere Marie, un coltello volò nella nostra direzione; Più che altro, in direzione dello stomaco di mia sorella. Per sua fortuna, le atterrai davanti. Per mia fortuna, invece, senza neanche accorgermene, stavo tenendo lo zaino davanti a me. Il coltello affondò dentro lo zaino, andando a trafiggere almeno due panini. Sentii urlare Marie per lo spavento preso, intanto io guardai il coltello che aveva quasi rischiato di trafiggermi come uno spiedino; Era il coltello che avevo lasciato alla cornucopia.
-MARK, CLARISSE, SO CHE SIETE LI. 
Urlai. Due figli di Ares, forti, potenti. Quasi sicuramente Mark si era alleato con Clarisse; Di chi puoi fidarti di più, se non del tuo stesso fratello?
Dai cespugli, sbucarono fuori entrambi. I loro vestiti erano pieni di graffi, scuciture, e macchie di sangue ben evidenti. Entrambi stavano sorridendo, e di certo non avevo fatto alcuna battuta. Entrambi avevano uno zaino a testa in spalla; Mark nella mano destra stringeva in una presa ferrea una spada con il manico in bronzo, la quale lama luccicava sotto la luce diretta del sole. Doveva essere affilatissima.
Clarisse si passò la lingua sulle labbra, non capii esattamente se quel gesto stava a significare che ci avrebbe mangiati o cosa. In compenso aveva con se un'arsenale di coltelli, e la cosa non mi piaceva affatto.
-Marie, l'arco.
Sussurai. Continuai a usare lo zaino come scudo, non avevo un'altra arma a mia portata.
-Hai visto, Mark? Due prede facili. 
-Sorella, possiamo darci una mossa? Non voglio farli stare a piagnucolare come gli altri quattro. Riscattiamo il nome di Ares e poi andiamo a cercare i tre fortunelli. 
Riuscivo a sentire la corda dell'arco di Marie tendersi sempre di più. Mi irrigidii, il mio corpo sembrò trasformarsi in pezzi di ghiaccio, e farsi sempre più pesante. Per un secondo mi balenò in testa l'idea che non sarei riuscito a proteggere Marie. 
-Sta' dietro di me.-Sibilai.
-Così non riesco a scoccare le frecce, Connor! 
-STA' DIETRO DI ME. 
Nei pochi secondi in cui urlai quella semplice frase, Clarisse lanciò uno dei suoi coltelli, e mi trafisse la coscia. Caddi in un tonfo, sul manto erboso, e lanciai un urlo agghiacciante. Sentii i muscoli rivoltarsi contro quel coltello, ogni parte del mio corpo avrebbe voluto espellerlo. Eppure il dolore che esso mi provocò, mi impedì di compiere qualsiasi gesto.
-CONNOR!- Marie lasciò andare l'arco, e si abbassò su di me. Cosa del tutto sbagliata, quando hai due nemici davanti, pronti ad ucciderti in qualsiasi momento.
-PRENDI QUEL DANNATO ARCO, IMBECILLE.
Non so cosa mi fece parlare, se la rabbia che stavo provando verso me stesso o il dolore di quella ferita che sgorgava sangue, sentii solo un'ondata di calore pervadermi tutto il corpo. Mia sorella non diede retta alle mie parole, e cercò di trascinarmi via da li, prendendomi di peso. 
-LASCIAMI ANDARE. 
Iniziai a dimenarmi, volevo che lei prendesse il suo arco e scappasse via. Non mollò la presa, e dai suoi occhi iniziarono a sgorgare lacrime di dolore e paura. Scosse la testa ripetutamente, sembrava davvero disperata.
-Io non ti lascio qui. 
Nel frattempo, Mark e Clarisse si misero a ridere di gusto. Clarisse si scostò una ciocca di capelli dal viso, e Mark la guardò.
-Questi figli di Ermes. E' così facile metterli sotto torchio. 
-Tutto questo è patetico. Disonorate vostro padre. 
-Clarisse, pensaci tu. 
Clarisse prese un altro dei suoi coltelli, mirando alla mia testa. Chiusi gli occhi, aspettando che arrivasse un dolore più grande di quello che mi stava divorando la gamba. Passarono diversi secondi, e il silenzio che si era creato fu spezzato da un grido femminile. Ma non era quello di Marie.
Aprii gli occhi, in tempo per vedere Clarisse trafitta da quattro frecce, e Mark che si precipitò ad aiutarla. Guardai Marie, che stava ancora incollata a me, e il suo arco poco più avanti. Dalla foresta comparvero altre frecce, tre frecce. Trafissero la schiena di Mark in un secondo. Due colpi di cannone. I due semidei non erano più in grado di proseguire.
Lasciai andare il respiro che stavo trattenendo, e cercai di muovere la gamba, senza successo. Dall'ombra degli alberi, vidi sbucare un viso dai lineamenti dolci, i capelli biondi che le ricadevano fluenti sulle spalle. Un arco fra le mani, i vestiti perfettamente puliti, il viso non aveva nessuna macchia di sporco, e non aveva nemmeno un capello fuori posto: Aurora, figlia di Atena, cacciatrice di Artemide.
-Gran brutta ferita, figlio di Ermes. 
La sua voce gelida mi trafisse come avrebbe potuto fare uno dei coltelli di Clarisse. Nessun segno di sorriso, sulle labbra. L'espressione del suo viso era esattamente come il tono della sua voce: Freddo e impenetrabile.
-Hai intenzione di attaccarci? 
La voce di Marie invece era tutto l'opposto. Le tremava, mentre si appostò al mio fianco, per controllare la ferita del coltello. Aurora scosse la testa, disinteressata, quasi annoiata, oserei dire.
-Non sono queste le mie intenzioni. Non attacco qualcuno che non è in grado di difendersi. La mia signora non approverebbe un gesto così vigliacco. 
Ringraziai Atena e la sua lealtà in battaglia, e insieme a lei, Artemide.
-Come mai hai ferito loro, in compenso?- Chiese Marie, con una punta di curiosità nella voce. Un'overcraft raggiunse i due figli di Ares, due satiri li prelevarono. All'interno, potei intravedere Dioniso lanciare uno sguardo complice ad Aurora, come se dicesse: 'Hai fatto la cosa giusta'. L'overcraft scoparì, silenzioso come era arrivato.
-Due figli di Ares se la prendono con due figli di Ermes, e uno di loro è pure disarmato. Questo è davvero un sinonimo di riprovevole vigliaccheria. 
Si girò, dandoci la schiena, e indicò un punto in mezzo agli alberi.
-Laggiù ho trovato un lago. Pulisci la ferita di Connor. Ricordatevi, questo è solo un favore che vi faccio ora. Verrò a cercarvi non appena avrò messo fuori gioco i figli dei pezzi grossi. 
Iniziò a correre, mi accorsi che nonostante stesse correndo, la figlia di Atena non produceva alcun suono. Un brivido mi percorse tutto il corpo, fino a raggiungere la ferita stessa. Delle parole del genere non te le scordi mai. Perfino ora, mi rendo conto che mi sono aggrappato alle parole di Aurora, e le ho portate con me fin dentro la mia tomba. Lei sarebbe sicuramente stata una di quelle persone che avrei tanto desiderato conoscere meglio, ma non ho mai potuto farlo.
-Ce la fai a camminare?- Marie in qualche modo riuscì a farmi alzare, e mi passò una mano intorno alla vita. Io annuii, e con una mano estrassi il coltello dalla carne. Mi morsi un labbro, talmente forte che sentii il sapore metallico del sangue scorrermi in bocca.
-Dio, Connor, mi dispiace da morire. E' tutta colpa mia. 
Le lacrime continuarono a scendere dal volto pallido di Marie. Ogni suo singhiozzo mi fece sentire una fitta al cuore, tanto che per qualche secondo non pensai alla mia coscia. Non volevo vederla piangere.
-Non è niente, davvero. Hai sentito il dovere di farlo. Non sono arrabbiato con te, ehi. Guardami. 
Con una mano, girai il suo viso verso di me, e feci uno dei miei sorrisi più allegri.  Non piangere, non sono ancora fuori gioco. 
La sentì stringere di più la presa sul mio fianco. Fece un mezzo sorriso, che mi rincuorò.
-Ti pulirò quella ferita. 
Raccolse l'arco e lo zaino, e andammo nella direzione che la cacciatrice ci aveva indicato.
-Un giorno, voglio essere come te
-Non sono come sembro. Sei perfetta così, come sei.

 

Raggiungemmo il lago in quella che sembrava mezz'ora, ma non posso darlo come dato di fatto, considerando che ero troppo concentrato sul dolore che la ferita mi stava provocando. Persi sangue lungo tutto il tragitto, e imprecai contro le emorragie. Marie mi lasciò andare dolcemente a sedere sull'erba, e mi aiutò a togliermi i pantaloni. Non ci fu imbarazzo, eravamo fratelli, mi aveva visto tante di quelle volte in boxer, e mi prendeva pure un giro, qualche volta. Lei aprì lo zaino, io esaminai la ferita: Era un gran brutto taglio, molto profondo. 
-Aspettami qui un attimo, per favore. 

Io feci come mi chiese, e restai fermo dov'ero. Non era ancora infetto, per mia fortuna, ma faceva un male cane. Se mi concentro bene, riesco ancora a sentire quel dolore. Marie andò al lago, e riempì una bottiglia d'acqua. Tornò da me, e la versò sopra la mia ferita, per pulirla. Mi morsi la lingua.
-Non ti preoccupare, sarai come nuovo. 
Prelevò dallo zaino il disinfettante, e mi guardò allarmata. -Connor.. Questo farà davvero male. 
-.. Vai. 
Lei iniziò a versare il disinfettante sul taglio, e dalla bocca mi uscirono dei gemiti di dolore. Mi sembrò che tutta la gamba stesse bruciando sopra un gira arrosto. Per un momento riuscii a compatire quei poveri maiali che facevamo alla brace. Tamponò il taglio con delle bende superflue, e mi diede l'acqua da bere. Io non opposi resistenza, e bevvi tutta l'acqua all'interno della bottiglia. Alla fine del suo lavoro, mi fasciò la coscia con le bende, le quali fermò con una delle due forcine per capelli. Mi aiutò a rimettermi i pantaloni, poi tirò un sospiro di sollievo.
-Va meglio? - Mi domandò, scrutandomi con occhi pieni di speranza.
-Decisamente. Grazie. Mangiamo qualcosa? 
-Stavo aspettando solo che me lo chiedessi, ho una fame da lupi. 
Tirò fuori dallo zaino due panini, e estrasse il coltello che aveva tirato Mark.
-Questo può tornarti utile 
Mi porse il coltello e il panino. Io mi limitai ad appoggiare il coltello vicino a me; ne avevo abbastanza di quei dannati cosi. Mangiammo in tranquillità, poi riempimmo entrambe le bottiglie dell'acqua del lago. Un'acqua cristallina e pulita. Gli uccelli canticchiavano le loro melodie, avrei potuto giurare di aver sentito il verso di uno scoiattolo. Sicuramente, se ci fosse stato un silenzio tombale, mi sarei preoccupato cento volte di più.
-Non farmi più preoccupare in quel modo! 
Guardai Marie, che a malapena riusciva a parlare, tanto era piena la sua bocca. Riuscii a malapena a capire quello che disse, perché il suo discorso mi sembrava tutto un  bububububu . Mi misi a ridere, per quanto fosse drammatica la situazione in generale, dovevo pur trovare un lato positivo in tutto quel casino. Anche lei si aggiunse alla mia risata. Marie stava bene. Io stavo bene, più o meno. E stavamo ridendo, come a casa.
-Ti voglio bene, Marie 
Le accarezzai la testa. Tenevo di più alla vita delle mie sorelle e dei miei fratelli più che alla mia. Le cadde il panino di mano, all'improvviso. I suoi occhi si fecero più lucidi, e mi si buttò letteralmente addosso. Iniziò a piangere, di nuovo.
-Che ho fatto di male?  Le accarezzai la schiena, intanto lei non si fece alcuno scrupolo ad inzupparmi la camicia.
-Non provare più a spaventarmi in quel modo! 
Doveva essere un effetto a scoppio ritardato. Io appoggiai il mento sulla sua testolina rossa.
-Ti chiedo scusa. 
Restammo abbracciati per un po'. Due fratellastri, che avrebbero sacrificato ogni cosa l'uno per l'altra. Legati dal sangue, e dalla sorte. Darei tutto ciò che ho, per poterla abbracciare ancora, come quel giorno.
Un altro colpo di cannone.
-Hai sentito? 
-Si. Sarà per Aurora? 
Scossi la testa, non troppo convinto.
-E' tardi, puoi aiutarmi a salire sopra quell'albero? 
Si stava già facendo buio.

 

 

 Come stop your crying, It will be alright. Just take my hand, hold it tight; I will protect you from all around you. I will be here, don't you cry.
-You'll be in my heart, Phil collins.

 

-Connor?-  Sentii picchiettarmi su una spalla. Il mio viso si contorse in un'espressione poco amichevole, sebbene tenessi sempre gli occhi chiusi. Borbottai qualcosa che doveva sembrare come un  'Altri cinque minuti' . Storsi il naso.
-Dobbiamo andare, svegliati!-  Marie mi pizzicò il braccio. Io spalancai gli occhi all'improvviso, agitai le braccia.
-Sono sveglio, sono sveglio!-  Mi stropicciai gli occhi con forza, per poi scuotere energicamente il capo.
-Sono lieta che tu sia sveglio. Dai, ti aiuto a scendere. 
Mi sentii un peso, un peso enorme nei confronti di Marie. Rallentavo parecchio il suo passo, e ora non potevo nemmeno più arrampicarmi sugli alberi in modo decente. Ad un certo punto, ricordo che fui perfino tentato di chiederle di proseguire da sola; sicuramente se la sarebbe cavata meglio. Però, c'erano due contraddizioni: L'avrei lasciata senza la mia protezione, e lei non mi avrebbe proprio lasciato nel bel mezzo del bosco da solo. Bevemmo tutta l'acqua che il nostro corpo potesse trattenere, così che non avessimo sentito il bisogno di bere per un po'. Ricaricammo d'acqua le nostre bottiglie vuote, e poi ripartimmo.
-Marie, io purtroppo mi sono addormentato subito, ieri notte.. -Feci una pausa, e presi un respiro. Lei mi guardò. L'odore di salsedine si fece sempre più forte ed intenso, il mare doveva essere vicino.
-Hai per caso visto chi è stato messo fuori gioco, ieri? 
Di certo, mi sarebbe servita questa informazione, insomma. Sapere quale dei tuoi quattro avversari più letali era  caduto poteva rincuorare entrambi.
-Clare.. Insomma, adesso possiamo contare sul fatto che non moriremo affogati 
Rise. Una di quelle sue risate sincere e contagiose. Risi anche io, entrambi non potevamo fare a meno di attaccarci le risate a vicenda. Cosa è un figlio di Ermes, se non può ridere?
Arrivammo in spiaggia, il caldo si stava facendo insopportabile. Nonostante avessi bevuto almeno due litri d'acqua, sentivo la gola secca. La lingua prosciugata. Il sudore che stavo perdendo era quasi paragonabile all'acqua che mi ero scolato.
-Dobbiamo spostarci da qui, tornare nella foresta. Mi sto sciogliendo. 
-Ce la fai a camminare un altro po'? 
Annuii, non troppo convinto. La gamba mi provocava un dolore orribile, ma qualsiasi dolore era sicuramente migliore di quel caldo afoso. A malapena riuscivamo a respirare. Forse, nella foresta, all'ombra di un albero.. Tutto sarebbe stato migliore. L'unico problema? Improvvisamente, una saetta ci si piazzò davanti ai piedi, bruciando la sabbia.

 

 

 If life ain't just a joke, then, why are we laughing? If life ain't just a joke, then, why am I dead?
-Dead, My Chemical Romance.

 

-Marie, Connor.. Niente di personale. 
Jason e Nico di Angelo. Mi domandai se questa pazzia avrebbe mai avuto fine. Certo, potevo ammettere io stesso, che eravamo due prede più facili di Aurora, contando che io ero pure ferito alla gamba. Avrei potuto scommettere anche l'altra gamba che avevano stretto un'alleanza con Clare. Allora le opzioni erano due: O i due semidei le avevano infilato un'imboscata, magari ferendola nel sonno, oppure Aurora li aveva scovati e aveva fatto in tempo a mettere fuori uso solo Clare. Dai vestiti strappati, il sudore sulla pelle e il fiatone, si poteva benissimo intuire che avevano tagliato la corda per sfuggire alla cacciatrice, e ci avevano incontrati per puro caso. Nonostante ciò, avevano comunque avuto un colpo di fortuna.
-Hai intenzione di arrostirci, Jason? 
Chiesi, con una punta di ironia e sarcasmo nel tono di voce. Forse provocarlo con qualche stupida battutina e costringerlo a parlare un po' di più, ci avrebbe fatto prendere un po' di tempo per pensare a qualcosa. O per pregare Artemide e chiedere che la sua cacciatrice infilzasse entrambi come aveva fatto con Clarisse e Mark. Ma forse era un po' troppo, da chiedere.
-Forse si, forse no. Io mi voglio occupare di Marie, non mi va di giocare con lo Stoll.- Siamo sicuri che quei due erano quegli amici che ridevano alle mie battute al campo? Quei due con con cui avevo fatto un sacco di scherzi ai figli di Demetra e Afrodite? Possibile che vincere questo dannato gioco, fosse più importante di qualsiasi amicizia o fratellanza? E poi, solo per compiacere dei genitori che non avevamo mai l'occasione di vedere. Sacrificare tutto.. Ancora oggi, sono convinto che non avrei mai potuto alzare un'arma contro qualcuno dei miei compagni, se non per difendere Marie. Se dovessi tornare a vivere quell'inferno, senza i miei fratelli, sarei ancora dell'idea di trovarmi un cespuglio e nascondermi al suo interno fino alla fine. Oppure aspettare che qualche Dio si stanchi di vedermi poco attivo, e mi arrostisca il culo fino a mandarmi fuori gioco. Qualcuno può pensare che io sia pazzo, ma credo soltanto di essere fedeli ai veri valori che la vita mi aveva donato: Amicizia, famiglia, amore. La guerra era solo un'orribile incubo; Facile addormentarsi e sognare, difficile dimenticarlo del tutto.
-Non ti permettere di toccare Marie. 
Sibilai, parandomi davanti a lei. Marie mi mise una mano sulla spalla, e cercò di scostarmi.
-Dobbiamo combattere, Connor. Non possiamo restarne illesi, se combatti solo tu. 
Sapevo benissimo che aveva ragione, ma non volevo ammetterlo. Dovevo proteggerla, punto e basta.
-Che carino, Connor. Ma qui ci sarà un solo vincitore, e non sarà un figlio di Ermes. 
Nico sorrise. Quasi mi fece paura, tanto assomigliava a suo padre, Ade. Allungò le mani verso di noi, una indirizzata a Marie, e l'altra puntata verso di me; la sabbia intorno a noi iniziò ad aprirsi in due, separandomi da Marie. Non so quante parolacce urlai in quel momento, ma dovevano essere davvero tante. E poco carine. Si aprì un buco, sotto i miei piedi, e iniziai ad affondare. La sabbia mi entrò dentro i pantaloni, i granelli si intrufolarono sotto le bende che coprivano il taglio, e non potei trattenere un gemito di dolore. Sabbia dentro una ferita ancora aperta. Il dolore poteva essere paragonato a quel proverbio,  Sei come il sale su una ferita aperta . Cercai qualcosa su cui aggrapparmi, ma intorno a me c'era solo sabbia. Non potevo aggrapparmi alla sabbia. Mi ritrovai affondato fino alla vita, e il panico mi mangiò vivo. Jason stava schioccando le dita, provocando piccole scosse elettriche. Solo in quel momento mi resi conto di ciò che volevano fare: Intrappolarmi dentro la sabbia, affinché Jason potesse arrostirmi. Forse dovevo evitare di fare quella battuta.
Lanciai uno sguardo verso Marie, Nico era più concentrato su di me che su di lei, però gli squarci si stavano aprendo anche sotto mia sorella. Riusciva ad evitarli, grazie alla sua agilità, ma avevo paura che Nico si stancasse e le sguinzagliasse contro qualche zombie. Potevano uscire quei cosi, dalla sabbia? Non volevo saperlo.
-Marie, l'arco! 
-Non ce la faccio, dannazione! 
Aveva ragione, a furia di saltare e cercare di evitare quelle maledette crepe, riusciva a star ferma, e senza un minimo di stabilità e di mira, non si può utilizzare un arco. Iniziai a pregare mio padre di salvarla, almeno lei. L'unica cosa che mi venne in mente di fare, un gesto disperato, fu quello di gridare.

-AURORAAAAAAA! 

Urlai talmente forte che mi fecero male le corde vocali. Urlai ancora, e ancora, e ancora. Gridai con tutto il fiato che avevo in corpo. Di certo, non era un'idea brillante, forse trovandomi mezzo seppellito, alla cacciatrice poteva venire in mente di scoccare una freccia sulla mia testa, ma non sapevo che altro fare. Avevo solo paura.
-STA ZITTO. -Urlò Jason. Ma non fece in tempo a finire di urlare, quando la mano che Nico aveva puntato verso di me, venne trafitta da una freccia, e il figlio di Ade urlò a sua volta.
-Possibile che debbo sempre ritrovarmi a salvarti il posteriore, Stoll? 
La cacciatrice fece la sua entrata, sbuffando. Si spostò una ciocca bionda dal viso, e tornò ad impugnare l'arco, pronta a scoccare una seconda freccia. La sabbia smise di muoversi sotto di me e Marie, a quel punto potei uscire da quella trappola, anche se a fatica.
-Maledetta figlia di Atena!-  Jason iniziò a scagliare saette a destra e a manca verso Aurora, la quale riuscii ad evitarle tutte. Nico intanto estrasse la freccia dal palmo della sua mano, e urlò di nuovo.
-Ti devo un favore! - Dissi, alla cacciatrice. Jason dopo un po', non ebbe più acqua in corpo per produrre l'elettricità. Si fermò, con il fiatone e fradicio di sudore. Aurora mi lanciò uno sguardo, uno sguardo duro e tremendo.
-Due favori. Figlio di Ermes, diciamoci la verità; Ci può essere un solo vincitore, e io devo portare onore alla mia signora, Artemide.- Puntò l'arco verso di me, e il fiato mi venne a mancare.
-Se non è adesso, è comunque dopo.-Guardai Marie. Nico Di Angelo si era talmente infuriato che aveva davvero chiamato quei mostri dall'oltretomba; Il cielo si riempì di nubi nere, l'aria era pesante e densa, il mare in tempesta, e la terra si spaccò in due nuovamente. Dalla terra iniziarono a venire fuori dei cadaveri, o almeno, lo sembravano. Tutti puntarono addosso a mia sorella.
-Ti prego, fammi andare ad aiutarla. 
Il mio sguardo si fece implorante. Dovevo far appello a ogni singola parte buona di Aurora, per farmi lasciare andare da Marie. Intanto, per quante frecce tirasse, ognuno di quei cosi si rialzava senza alcun problema. Ma non era un po' come barare? I figli dei pezzi grossi avevano dei super poteri che potevano ucciderti, e noi, figli degli dei minori, dovevamo stare buoni e zitti a guardare?
-No.- La corda del suo arco si tese sempre di più. Gli zombie circondarono Marie.
-CONNOR, AIUTAMI, TI PREGO! 
Mi misi le mani fra i capelli, quasi mi venne voglia di strapparli tutti. Mia sorella aveva paura, riuscivo a sentirla piangere. E io non ero li, a proteggerla.
-Ti supplico, tu aiuteresti un'altra cacciatrice. Io te lo lascerei fare. Sono le tue sorelle. Ti prego. 
Strinsi i pugni, e sentii le lacrime pungermi gli occhi. Strinsi i denti. Ci furono due secondi di silenzio fra noi, poi lei abbassò l'arco.
-Vai. 
Fu tutto ciò che disse. Le mie gambe si mossero da sole. Iniziai a correre, pensando solo a quei brutti cosi che volevano fare del male a mia sorella. Non badai a nient'altro, finché non sentii qualcosa trafiggermi il petto. Le mie gambe si fecero molli, la mia bocca si riempì di sangue. Un dolore atroce mi percorse ogni centimetro del corpo. Caddi a terra. Si dice che quando muori, il tuo cervello resta attivo per qualche altro minuto; Il mio cervello restò acceso, il tempo di vedere gli zombie cadere a terra come se fossero stati di carta pesta. Marie urlò il mio nome, e sentii più dolore in quell'urlo che in tutti quelli che avevo sentito fino adesso, provocati da ferite di guerra. Nico di Angelo corse verso di me, e sentii urlare anche lui. Però non urlò il mio nome. Se ben ricordo, urlò:
-JASON, CHE COSA HAI FATTO?! 
In seguito, l'oscurità mi inghiottì.


Non seppi più niente dei miei compagni. Non seppi più niente dei giochi. Non ebbi più notizie dei miei fratelli. Tornai alle ceneri che mi avevano forgiato. Questa è la storia di come sono morto.

- Connor Stoll.

 

 We're damned after all, through fortune and flame we fall, and if you can stay, then I'll show you the way to return from the ashes you call. We all carry on, when our brothers in arms are gone, so raise your glass high, for tomorrow we die, and return from the ashes you call.
-Mama, My Chemical
Romance

  
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