Fanfic su attori > Alex Pettyfer
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Autore: Violette97    13/03/2013    1 recensioni
Violette, una ragazza di 16 anni, intelligente e per questo prima della classe deve affrontare le diverse situazioni del mondo adolescenziale. Si è sempre fatta delle paranoie, ma con l'arrivo di qualcuno, queste paranoie svaniranno lentamente. Ma svanite le paranoie la sua vita sarà ancora più difficile.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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CHAPTER THREE.

Dopo aver chiamato circa 45 volte Stacy e averle lasciato altrettanti messaggi sul cellulare, intuisco che non mi voglia parlare. 

Mi sento in colpa, ma in fondo non sto facendo niente di male, non ci sto mica uscendo insieme gli sto solo dando delle stupide ripetizioni. É alquanto infantile comportarsi così, o che almeno me lo dicesse in faccia quello che prova. 

Sono le 15:30, tra mezz'ora arriverà Alex e ho una strana sensazione allo stomaco, mai provata prima. 

"Nonna, mi puoi dare qualche medicina o qualsiasi cosa che mi faccia passare questo terribile mal di pancia?".

" No, tesoro! Non le hanno ancora inventate le medicine per le farfalle nello stomaco.Quel ragazzo che deve venire come si chiama?Richard? É per lui che stai così." Disse lei.

Scoppiai in una fragorosa risata.

" Ma che farfalle e farfalle nonna. Intanto si chiama Alex e non Richard e secondo, semmai mi fa venire i vermi nello stomaco e non le farfalle!"

" Ma come sei acida tesoro, che ti avrà mai fatto quel ragazzo?"

" Lasciamo perdere nonna, non puoi capire. E comunque non ho le farfalle nello stomaco!" Dissi io con tono agitato.

" Va bene tesoro, ma non ti scaldare così tanto che poi ti ammali sul serio!". Non le risposi, preferii salire nella mia stanza a leggere un libro ormai di cui avevo scordato anche l'esistenza. C'era qualcosa che non riusciva a farmi concentrare, ogni frase di quel libro la leggevo almeno 4 volte prima che arrivasse ad avere un senso logico per il mio cervello, quel dolore alla pancia era insopportabile, mi vennero mille dubbi. E se avessi veramente le cosiddette "farfalle nello stomaco" ? Al solo pensiero che io potessi provare anche il più piccolo sentimento per quell'essere arrogante mi faceva venire la nausea. 

Erano le 16:00 ed era tempo di lasciar perdere tutti i miei dubbi e timori e di andare ad aprire alla porta perché avevano suonato! Scesi di corsa le scale e, prima di aprire la porta, mi controllai allo specchio solo per vedere se avessi un aspetto decente.

" E poi non ti importa niente di quel Richard eh?" Disse mia nonna dal salotto che mi vide specchiare.

" Alex nonna, ALEX! E ti ribadisco che non provo niente."

" Alex, Richard, cosa cambia? bah" Disse lei prima di ritornare a guardare la televisione e commentare tutto ciò che vedeva.

Aprii la porta e rimasi sorpresa della figura che mi trovai davanti, non era Alex. Era una ragazza, era la mia migliore amica Stacy con in mano i libri di chimica. Ma guarda un po' che casualità!

" Stacy ciaaaao, che ci fai qui?" Dissi io con tono sorpreso e fintamente contento.

" Anche io ho bisogno di alcune ripetizioni di chimica, e so che tu non rifiuterai, vero?"

" Ma veramente stavo aspettando…" Non mi fece nemmeno finire la frase che entrò in casa, salì le scale e se ne andò nella mia stanza.

Non sapevo cosa fare e cosa pensare. Dovevo essere arrabbiata perché si era presentata in quel modo a casa mia o essere contenta perché mi rivolgeva ancora la parola? Dovevo dirle che sapevo che lei aveva una bella B in chimica e che, quindi, non aveva bisogno di ripetizioni o dovevo far finta di niente? Ero sempre più confusa, ma anche stavolta dovevo rimandare le mie confusioni e dubbi perché suonarono di nuovo alla porta.

Questa volta era Alex.

" Ciao Violette." Disse con il suo tono di voce caldo e leggermente attraente.

" Ciao Alex." Dissi io un po' rimbambita a guardare i suoi occhi.

Salimmo le scale e, arrivati nella mia stanza Alex disse : " Ah, c'è pure lei?" riferendosi a Stacy.

In fondo in fondo stavo godendo per quella frase.

" Sì, anche lei ha bisogno di ripetizioni a quanto pare." Dissi guardando lei.

" Ciao Alex" Disse lei facendo gli occhi a cuoricino ad Alex e buttandoglisi, praticamente, addosso. 

" Ciao…" Disse lui guardando me in modo imbarazzato, imbarazzato perché non ricordava il nome di lei. 2-0 per me!

"Stacy, mi chiamo Stacy. Non è così difficile da ricordare!" Disse Stacy con un tono dispiaciuto e amareggiato.

" Allora ragazzi iniziamo? O non finiremo più. " Dissi io.

E dopo che gli altri due mi diedero il consenso iniziai a spiegare, come meglio potevo, la mia amata chimica.

Passai un'ora e mezza a spiegare quella, ormai diventata anche per me, odiosa chimica. Mi sembrava di parlare a due muri, perché Stacy non fece altro che guardare Alex con i suoi soliti occhi a cuoricino e Alex non faceva altro che guardare un punto fisso del muro.

Non so per quale grazia divina ma a Stacy squillò il telefono, era sua mamma che le obbligava di tornare a casa perché avevano egli ospiti a casa. Dopo averla congedata io e Alex restammo soli.

Era ancora perso nei suoi pensieri allora non mi rimase altro che dire:

" ALEX , SVEGLIA!"Stavo urlando, perché lui non mi stava dando retta e, dopo un'ora e mezza, direi che ero stanca e infastidita. Alex fece un sussulto e poi si girò di scatto verso di me.

"Che c'è?" Disse lui con il suo tono da " non colpevole".

" C'è che è da un'ora e mezza che parlo con te e tu hai la testa tra le nuvole. Scommetto che non hai capito nemmeno una parola di ciò che ho detto."Ero infastidita, avevo perso un'ora e mezzo del mio tempo, certo non che avessi di meglio da fare però…

" Hey, stai calma. Mi sono distratto solo un attimo!"

" Solo un attimo? Ma se non hai fatto altro che guardare il muro per tutto il tempo, non riesci ad accettare nemmeno l'impegno che ci sto mettendo per aiutarti!".

" Sei solo una bambina, non fai altro che lamentarti."

" Io sarei la bambina? "

" Sì, sei una bambina che ha solo paura e che quando i suoi genitori non sono in casa fa venire la sua nonnina per proteggersi." 

Mi girava la testa, una marea di ricordi mi affiorarono in testa. Quel maledetto incidente, che sognavo ogni notte.

Avevo le lacrime agli occhi, ma ebbi la forza stampargli 5 dita in faccia e di dirgli " Il bambino sei tu che parli senza sapere. I miei genitori sono morti entrambi, quando io avevo 4 anni. Sei un essere così subdolo e meschino."

Il suo sguardo da cattivo diventò dispiaciuto. Mi aveva ferito, e questo lo aveva capito ma questo non toglie il fatto che è un essere schifoso.

" Mi dispiace, Violette, io non sapevo, non…immaginavo…" Disse lui balbettando…

"Vattene, e non mi rivolgere mai più la parola." 

Lui, avendo capito di aver sbagliato, prese le sue cose e se ne andò in fretta e furia. Appena lo vidi uscire dalla mia stanza scoppiai in lacrime, erano lacrime amare e piene di dolore. Avevo sempre i visi dei miei genitori impressi nella mente, un ricordo che non se ne andrà mai.

 

 

 

Il giorno dopo non andai a scuola, e mia nonna capì il perché. Passai tutto il giorno a piangere, ogni cosa che facevo, guardavo o sentivo mi ricordava il giorno dell'incidente. Nemmeno mia nonna riuscì a calmarmi.

Erano le 18:00 del pomeriggio quando mi arrivò un messaggio sul cellulare da un numero che non avevo memorizzato:

"Mi dispiace Viol, non volevo offenderti in quella maniera, non potevo mai immaginare che ti fosse capitata una cosa così tremenda. 

Ti prego di perdonarmi anche perché in un certo senso anche io ho passato quello che hai passato tu e so cosa si prova.

P.S. tra mezz'ora passo a prenderti per andare a fare un giro,

ALEX". 

Se si aspetta anche solo minimamente che io lo possa perdonare così facilmente si sbaglia di grosso. E poi tutta questa dolcezza e tutto questo interessa di scusarmi con me da dove gli sono spuntati? E poi perché tutto così velocemente?

Nonostante mi feci le mie solite mille domande, per non so quale motivo decisi di prepararmi.

Indossai i miei soliti jeans, una camicia con una giacchetta, nera e le mie solite converse. I capelli sempre e lisci, che cadevano sulla schiena e il mio solito filo di mascara.

Alle 18:30 puntuale, suonarono alla porta ed aprì mia nonna.

"Violette, c'è il tuo ragazzo qui per te"

Grazie della bellissima figura di merda nonna, pensai tra me e me.

"Non è il mio fidanzato!" Gridai io mentre scendevo le scale, e dopo averle dato un bacio in guancia e aver tirato un'occhiataccia a lui entrammo in macchina e ci dirigemmo verso il centro della città.

 

 

 

 

 

 

Sono contenta che almeno una di voi abbia recensito, sono contenta anche per ciò che ha scritto! Spero che questo capitolo vi piaccia e vi prometto che il prossimo sarà ancora più bello.

Recensite, recensite e non dimenticate di recensire!! :) 

  
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