Theraphosidae
Theraphosidae
( θήρα, thèra,
cioè animale selvatico, bestia e φός, phòs, cioè luce)
Aomine stringe i denti, un mugugno
gutturale che sorge incerto dalla sua gola, e la sua schiena si inarca
facendogli sbattere la nuca contro il muro. Ringhia, contrae le mani a
graffiare ogni centimetro di pelle che riescono a raggiungere, stringe le
ginocchia contro le sue anche; e Shoichi sogghigna contro il suo collo,
smettendo di suggere la carne tiepida, restando ad ascoltare come il basso
rombo del sue sangue pulsante nelle vene si faccia più cupo, più sordo, più intenso
ad ogni moto delle sue mani, ad ogni minima stretta sul suo membro.È inebriante, osservare Daiki
cedere al piacere, il fuoco dei suoi occhi blu sciogliersi piano nel languore
del suo corpo e accendersi di bisogno e desiderio. È interessante vedere
il suo corpo incendiarsi sotto le sue dita, ardere di un fuoco intenso e
passionale. È intrigante ascoltare i suoi respiri farsi rotti e incostanti, gli
ansiti farsi man mano più acuti e gutturali. Perché Daiki è così bello, simile
a un’animale selvaggio privo di catene e di padrone, mentre scivola inesorabile
nella tela intessuta appositamente per lui soltanto, soccombendo a un dolce
veleno fatto di carezze, morsi indiscreti, un piacere arcano che lo avvolge nelle
sue spire. Imayoshi sa dove toccarlo, sa dove sfiorarlo appena e sa dove
premere, conosce ogni angolo e piega del suo corpo, ogni muscolo, ogni tendine;
e sa come farlo gemere, come farlo godere, come soddisfare i suoi bisogni e sa
come ridurlo ad boccheggiare frasi sconnesse contro un muro squallido, le sue
mani addosso e il corpo umido.E come previsto, Aomine è scosso
da un tremito nuovo, che lo scuote in ogni fibra; impreca, lo insulta, gli
strattona i capelli, ma Imayoshi non se ne cura, si concentra su di lui, sul
suo viso, sul suo sguardo, in cerca dello spasmo finale, del deliquio, dell’abbandono,
della vittoria. Si rimepie la bocca del suo sapore, tacitando ogni altra
protesta e suono, e poi lo spinge a terra, senza cerimonie. È ora di assaporare
pienamente la sua preda.
Theraphosidae: nome scientifico della famiglia
delle tarantole.