RUN AWAY

Stava scappando, di nuovo, nonostante avesse promesso a sé stesso di non farlo mai più.

A New York pensava di aver trovato tutto ciò di cui aveva bisogno: un lavoro, una casa, una famiglia. Aveva deciso che non avrebbe più lasciato quel posto, qualsiasi cosa sarebbe successo, lo aveva giurato a sé stesso, ma alla fine era stato troppo vigliacco e quando aveva visto i Federali pronti a prenderlo aveva tagliato la corda.

Era stato talmente bravo che aveva mentito anche a sé stesso. Dopo tutto lui era Neal Caffrey, il truffatore.

-Si pregano i gentili passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza.- annunciò una sorridente hostess interrompendo per un attimo le sue riflessioni.

Iniziarono il decollo, lo skyline di New York gli sembrava più bello che mai. Quella città gli sarebbe mancata più di qualsiasi altro posto.

Sapeva che quello era un addio; non avrebbe rivisto mai più il panorama da casa sua o sentito il rumoroso traffico mattutino. Gli sarebbero mancati tutti: June, Daiana, Jones, Elizabeth.

Peter. Sapeva che non l'avrebbe più cercato, era troppo professionale. Forse si sarebbe semplicemente trovato un altro consulente e dimenticato di lui, ma Neal non avrebbe mai potuto dimenticarsi dei due anni trascorsi alla White Collar.

Si era quasi sentito una persona normale e Peter era diventato come più che un collega per lui e anche più che un semplice amico, era diventato come un padre per lui e di questo Neal non gli sarebbe mai stato grato abbastanza.

New York si fece sempre più piccola sotto di lui fino a scomparire. Sospirò rassegnato.

-Neal, tutto bene?- chiese Mozzie.

Scosse la testa, Neal Caffrey era rimasto da qualche parte parecchie miglia più in basso.

Adesso era tempo di nascondersi e di cambiare identità, di nuovo.

***

Peter Bruke guardava le stelle dalla finestra della cucina di casa sua.

Era arrabbiato (con sé stesso, con Kramer, con Neal), stanco, frustrato, preoccupato (per Neal, ovviamente) e non riusciva a chiudere occhio, così era sceso in cucina per non svegliare Elizabeth.

Un migliaio di domande gli affollavano la testa: dov'era Neal in quel momento? Sarebbe riuscito a nascondersi? E Mozzie? Stavano bene? Avrebbero ricominciato una nuova vita?

Non se lo sarebbe mai perdonato se gli fosse successo qualcosa di male.

Era successo tutto così in fretta che non aveva neanche avuto il tempo di dirgli addio, gli sarebbe mancato Neal, come rivale, ma soprattutto come amico.

La foto di loro due in smoking faceva bella mostra di sé da una mensola. La perse in mano ricordando tutte le loro missioni con nostalgia.

-Non riesci a dormire, caro?- chiese Elizabeth entrando in cucina.

-Ho solo troppi pensieri per la testa... tu vai pure a letto, ti raggiungo subito.-

La moglie gli lanciò un'occhiata comprensiva ed uscì.

Peter tornò a fissare il cielo stellato.

-Cerca di non cacciarti nei guai.- sussurrò, anche se sapeva benissimo che quando ti chiami Neal Caffrey sono i guai che cercano te.



Stupide note d'autrice che non legge mai nessuno:
Premetto che questa è la prima fiction che scrivo su White Collar, quindi non denuciatemi all'Ufficio Obbrobri Insensati.
In questo periodo WC (oddio, scritto così sembra un brutta cosa!) mi ha preso un sacco.
A parte il piccolo particolare che ho già organizzato le nozze mie e di Neal, chiunque abbia inventato quel telefilm è un genio! Ogni singola cosa è perfetta *-*
Tornando a parlare della MIA storia... ho cercato di entrare nella mente di Neal durante il decollo dell'aereo e la parte finale su Peter mi è uscita da sè.
Io loro due non me li ci vedo proprio insieme (senza offendere nessuno che li shippa) sono troppo teneri come amici :3
Ooook. Queste note sono senza senso è un po' bimbomikiose, sarà perchè stasera sono felice.
Non abituatevi.
Ah, sì! Grazie a chiunque legga/recensisca/preferisca/eccetera,eccetera questa storia <3
Tamar