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Autore: FairyQueen_Titania    13/03/2013    2 recensioni
Berlino 1999 è lo scenario in cui si muovono i personaggi di questa storia.
Sono persone, indossano maschere, recitano trame, fanno ciò che lo spettatore si aspetta da loro.
Sono giovani che collidono tra di loro come particelle impazzite alla ricerca di se stesse.
Gilbert si ricorda di un muro di cemento e mattoni che lo divideva dal fratello. Dietro il suo egocentrismo asfissiante nasconde ricordi sbiaditi e un affetto sproporzionato per il fratello minore.
Antonio rischia la sua vita più per orgoglio e spirito d' avventura che per vero altruismo, quasi fosse alla ricerca incessante di un' eccitazione distruttiva che gli tocchi l' anima. Il suo sorriso nasconde solo le ombre del suo carattere.
Francis vive di rendita e si gode i piaceri della vita, la sua esistenza senza scopo a un certo punto sarà fatta di tante piccole cose da realizzare.
La vita di queste tre persone si intreccerà inevitabilmente con quella di altre e i loro equilibri già precari verranno lentamente meno.
(NOTA: Vago poliziesco, germancest in quantità da definire, triangoli, non per tutti i personaggi credo ci sarà il lieto fine.
PAIRING VARI tra cui: Spamano, FruK, TurGre, NedIce, PruAus, GerIta ecc...)
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bad Friends Trio, Inghilterra/Arthur Kirkland, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ONLY HOPE

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Capitolo 1
Colazione per tre


Inverno 1999, Berlino.

Berlino alle cinque del mattino era una città piuttosto silenziosa, probabilmente come tutte le città del mondo a quell' ora. La giornata si prospettava grigia e nuvolosa. Il cielo era nero e soffocante e prometteva una pioggia che di certo non sarebbe tardata ad arrivare.
Gilbert afffondò il viso nella sciarpa e strinse le spalle cercando di infilare meglio le mani guantate nelle tasche del giubbotto. Si moriva di freddo. Sbadigliò sonoramente domandandosi il perchè suo padre gli avesse lasciato un' eredità così gravosa. Morendo il vecchio Fritz gli aveva mollato il bar che aveva aperto in età avanzata e un piccolo appartamento. Non sarebbe stato un problema se le due cose gli fossero appartenute interamente. Peccato che così non fosse.
Era passato davanti alla East Side Gallery[1] osservando con la coda dell' occhio il muro colorato. Finalmente era caduto, pensare che non erano poi passati così tanti anni, in fondo.
 Era stata dura con quel muro che spaccava il suo mondo a metà. Aveva creduto che il suo paese fosse ormai irrimediabilmente diviso in due, per sempre. Che non avrebbe più rivisto Ludwig.
Girò il volto stizzito dall' altro lato camminando ancora per un po' fino ad arrivare di fronte al locale. Alzò la saracinesca che si sollevò con un fastidioso cigolio. Entrò richiudendosi la porta a vetri alle spalle, fermò a chiave e accese le luci. Era ancora presto per aprire e poi doveva ancora preparare un paio di cose prima dell' apertura.

Antonio parcheggiò l' auto sul lato opposto rispetto al Beethoven. Arrivando aveva notato la saracinesca alzata. Rimase un altro po' in macchina, non si sentiva ancora pronto ad abbandonare il calduccio dell' abitacolo per l' aria fredda del mattino. Aumentò un po' la radio giusto per avere un po' di compagnia.
Non appena la voce del dj fu interrotta dalle notizie mattutine cambiò immediatamente stazione. Non aveva voglia di sentire una voce fredda annunciare notizie deprimenti già di prima mattina. Già l' orario non era dei più allegri, figurarsi.
Le note di "If you had my love" di Jennifer Lopez[2] riempirono l' abitacolo. La canzone era stata un tormentone per tutta l' estate, Antonio, che girava spesso in auto, l' aveva ascoltata spesso. Fosse stata una canzone strappalacrime avrebbe cambiato di nuovo stazione.
L' iberico prese il pacchetto di sigarette che giaceva sul sedile di fianco e ne accese una, chiuse gli occhi aspirando una boccata di fumo e appoggiandosi meglio al sedile.

Sentiva nostalgia di casa, la Spagna ora gli sembrava lontana anni luce, i raggi del sole che lo svegliavano delicatamente la mattina solo un ricordo lontano, così come gli anni nella Legione[3]
Fino a qualche anno prima aborriva le sigarette e invece ora era diventato un fumatore incallito. Prima o poi avrebbe dovuto smettere. Se lo diceva sempre, con poca convinzione in verità, e non lo faceva mai. La sigaretta era quasi finita, si fece coraggio e spense lo stereo, spense il mozzicone terminato e scese dall' auto scura.  Suo padre, un ufficiale dell' esercito spagnolo, lo aveva spedito in Germania dopo un incidente sul lavoro, per così dire, poi grazie alle sue conoscenze il generale Felipe Fernandez Carriedo era riuscito a fargli ottenere un buon posto nella polizia berlinese.
Antonio attraversò la strada e bussò contro il vetro del locale. Dopo qualche minuto Gilbert gli venne ad aprire.
-Sei sempre il mio primo cliente- lo apostrofò il tedesco con un mezzo ghigno.
Antonio rispose con un sorriso:- Che mi offri?
-La lista dei tuoi debiti in questo locale è più lunga del Nibelungenlied[4]- gli ricordò l' altro andando dietro al bancone
Antonio rise:- A fine mese pago tutto
Gilbert gli credette, dello spagnolo si fidava, era un buon cliente e pagava sempre. E poi era anche uno dei suoi migliori amici.
-I cornetti comunque non sono ancora arrivati- lo avvisò mettendo su il caffè.
Antonio vide un camioncino bianco fermarsi proprio davanti al locale e si alzò per andare ad aprire la porta:- Eccoli! Sono proprio fortunato, Gil!
-Tch... che culo- borbottò l' albino
Antonio aiutò Gilbert e il ragazzo delle consegne a portare dentro il cibo, poi i due amici si sedettero ad un tavolo per fare colazione insieme.
Da quando aveva rilevato l' attività paterna capitava spesso che Antonio gli telefonasse la sera prima per avvisarlo che la mattina dopo sarebbe passato all' apertura per mangiare insieme.
Era un rituale piacevole ed era un peccato che quello sfaticato di Francis non potesse partecipare, fra i tre infatti era quello che dormiva sempre fino a tardi.
-Hai finito il turno?- domandò Gilbert inzuppando un biscotto nel caffè
Antonio fece un cenno negativo col capo.
-Ma da quando cazzo sei in piedi?!
-Uhm- lo spagnolo ci pensò su qualche secondo- undici ore, credo.
-E che aspetti ad andartene a letto?
-Passo in centrale e poi vado. Devo compilare un paio di scartoffie.
Gilbert sospirò rendendosi conto che la loro vita era piuttosto triste. Avevano degli orari e dei ritmi di vita che sembravano completamente diversi rispetto a quelli del resto del mondo, interagivano con la gente in maniera apparentemente fluida e spensierata. Agli occhi di tutti sembrava che quel trio così caotico e rumoroso potesse conquistare il mondo e che il mondo gli girasse attorno, calamitato dalla loro voglia di vivere. Le cose non erano così semplici in realtà. La gente sembrava fermarsi sempre a quell' apparenza così spensierata e superficiale definendo Francis un pervertito, Gilbert un egocentrico e Antonio uno stupido sempre allegro. Niente di più falso.
Loro vivevano dentro il mondo e allo stesso tempo se ne isolavano guardando la gente intorno a loro come si fa con un bel film, con uno spettacolo teatrale, da semplici spettatori un po' disincantati e pretenziosi. A volte salivano sul palco recitando la loro parte sulla scena del mondo. Quando il sipario calava, si spegnavano le luci e loro tornavano ad essere persone più che personaggi. Non è che Gilbert non fosse un egocentrico, o Francis un dongiovanni e Antonio un ragazzo sorridente, però sulla scena tendevano a calcare la mano su questi aspetti, forzandoli per fare applaudire il loro pubblico.
-L' austriaco?- chiese Antonio dopo un po'
-Quel damerino dorme! Con la scusa di questi cazzo di concerti non apre mai questo fottuto bar e a me, a ME, magnifica creatura, tocca alzarmi sempre alle luci dell' alba! Ma un giorno ti giuro che l' ammazzo nel sonno, lo strozzo, l' avveleno!
Antonio rise di gusto:- E' ardito fare certe affermazioni davanti a un poliziotto.
Gilbert masticò un pezzo di cornetto, lo ingoiò sbrigativamente e fissò l' amico per poi dire:
- Probabilmente mi aiuteresti nel crimine, kesesese
-Aiutarti a commettere un omicidio no!- replicò Antonio con enfasi stupita. Lo spagnolo sollevò la tazza di caffè annusandolo e con più calma continuò- ma non direi mai niente. Se tu, per esempio, facessi qualcosa di sbagliato, non credo che ti denuncerei.
Gilbert sorrise:- Come se non lo sapessi.
-Ovviamente- ridacchiò Antonio facendogli l' occhiolino- questo è un trattamento di favore che riservo solo ai miei due migliori amici.
-A proposito...- disse Gilbert aguzzando lo sguardo verso l' ingresso. Antonio lo vide alzarsi e lo seguì con lo sguardo mentre si dirigeva alla porta. Francis fece la sua entrata mettendosi una mano sulla fronte.
-E tu che diavolo ci fai qua?- domandò Gilbert stupito
Francis lo precedette all' interno del locale verso il tavolo:- Ho un mal di testa assurdo. Non credevo che alzarsi così presto avesse degli effetti talmente deleteri. Gil, mi fai un cappuccino? Me lo devi sai?
-E perchè di grazia?
-Antonio mi ha convinto a fare colazione con voi. E' stato così insistente...
L' interessato ridacchiò, Gilbert guardò il francese prima di chiedere sospettoso:- Che ti ha promesso in cambio?
-Ah- Francis si mise una mano sulla fronte con fare teatrale- è questo che pensi di me?
-Limoneremo sul divano di casa sua per un paio d' ore- rispose l' iberico tranquillo.
Gilbert scosse la testa ghignando di fronte a un Francis scandalizzato che si lamentò:- Che brutto termine, mon cher! Ci baceremo e ci toccheremo appassionatamente bruciati dal fuoco sacro della passione. E' un atto d' amour, un' espressione del nostro affetto e dei nostri sentimenti! E ora datemi da mangiare.
I tre terminarono la colazione parlando del più e del meno, non avevano molto tempo, Gilbert doveva aprire il locale e Antonio stava morendo di sonno. Francis si era domandato affranto come poter passare una giornata che si prospettava veramente lunga, soprattuto dopo essersi alzato così presto. Alla fine aveva optato per fare da cameriere al bar del tedesco, con la gente ci sapeva fare piuttosto bene.

Antonio arrivò in centrale di buon umore. Era contento che anche Francis si fosse unito alla colazione delle cinque. Ringraziava il cielo per avergli donato due amici così speciali altrimenti era sicuro che non ce l' avrebbe mai fatta.
Si sedette sulla scrivania deciso a compilare i suoi rapporti nel minor tempo possibile. Era un lavoro noioso ma andava fatto. Guardò con interesse la scrivania di fronte alla sua e le pile di fogli sul tavolo.
Sorrise.
Prese il suo lavoro mattutino e lo posò con garbo e circospezione sull' altro tavolo.
-Non ci provare, Carriedo
Antonio si girò sobbalzando. Era stato colto sul fatto.
-Riprendidi il tuo fottuto lavoro.
-E' anche il tuo, tecnicamente- replicò lo spagnolo sedendosi con un tonfo e iniziando a far girare la sedia su se stessa.
-Smettila, mi stai facendo venire il mal di testa- replicò il collega
-Sadiq...- sospirò il ragazzo- almeno tu hai dormito prima di entrare in servizio
Il turco sghignazzò:- E chi te l' ha detto? Non è possibile che io abbia fatto del sesso selvaggio? E comunque questa volta tocca a te compilare il rapporto, non fare storie e lavora.
Antonio si riprese i fogli che l' altro gli tendeva. Sadiq era il suo compagno, sul lavoro ovviamente, e facevano squadra insieme da poco più di un anno, condividevano l' auto di servizio, le missioni e le ore di sonno perse dietro a qualche caso. Non potevano dirsi propriamente affiatati ma neppure distanti. Certo spesso battibeccavano e provavano a fregarsi a vicenda ma nel complesso erano efficienti e coordinati. Erano una coppia strana, non li si poteva definire altrimenti.
-Bene- concluse poco dopo il turco alzandosi- io- sottolineò compiaciuto- me ne vado a dormire. Buon lavoro, Carriedo.
Antonio borbottò un insulto all' indirizzo del collega.

Francis arrivò a casa a pomeriggio inoltrato. Aveva aiutato Gilbert al locale per tutto il giorno. Non pensava che potesse essere così faticoso. Quel locale lavorava parecchio e il francese pensò che fosse un bene.
Francis non lavorava, non aveva particolari hobby, niente di significativo da fare per tutto il giorno. La gente dopo averlo conosciuto si stupiva di questo stile di vita, a volte ne rimaneva affascinata, pensava quanto potesse essere bello essere liberi, fare ciò che si voleva e quando si voleva, vivere senza orari e senza tempo. In realtà la sua vita era incredibilmente vuota, non c' era nulla che avesse un significato per lui, che scandisse le sue giornate. Non aveva famiglia, nè un lavoro, nè un hobby che durasse più di una settimana.
Gli piaceva cucinare. Amava cucinare ma non poteva farlo solo per sè. Forse era per questo motivo che organizzava spesso cene e pranzi nella sua casa assieme a Gilbert e ad Antonio. Si sentiva utile in quei momenti, si sentiva utile e parte di qualcosa tutte le volte che poteva occuparsi di loro in qualche modo, che fosse preparargli da mangiare o aiutare Gil al locale o portare un cambio ad Antonio tutte le volte che non poteva tornare a casa.
I ragazzi erano l' unico significato della sua vita, gli unici che gli riempivano la vita facendolo sentire parte di una famiglia e sapeva che per loro era lo stesso. Sarebbe stato impossibile immaginarsi divisi, impossibile immaginarsi l' assenza anche solo di uno di loro.
Il resto erano solo avventure, personaggi secondari, comparse fugaci nella sua vita e lui lo era in quella degli altri.
Si spogliò deciso più che mai a godersi un bagno rilassante, poi sarebbe andato a dormire. Aveva bisogno di sonno affinchè la sua pelle fosse sempre bella e rilassata, inoltre lo aspettava una serata piacevole in qualche locale alla moda.
Si immerse nella vasca piena d' acqua e chiuse gli occhi rilassandosi. Dopo qualche minuto ridacchiò. Forse quel giorno era iniziata una brillante carriera da cameriere per lui. Aveva visto un ragazzo... appetitoso.
Il ragazzo in questione era completamente fuori dai classici canoni di bellezza, specie da quelli che di solito lui ricercava.
Tanto per iniziare era inglese e scorbutico. Per qualche motivo Francis non era mai andato molto d' accordo con i pochi inglesi conosciuti ma con questo si era decisamente superato.
Poi il suo aspetto non era per nulla curato, anzi. Aveva delle enormi sopracciglia e un pessimo gusto nel vestire, inoltre quel giorno il suo umore doveva essere decisamente sotto le scarpe, ben calpestato.
Tuttavia era interessante. Lo attirava, gli era piaciuto subito punzecchiarlo, gli era piaciuto il modo in cui l' altro reagiva.
-Ah- sospirò il francese- sei così carino Angleterre.









CIAO, spero che questa storia vi piaccia. Sarà più seria rispetto a "Bad Touch Trio" ma i protagonisti saranno sempre loro, i nostri magnifici tre. Spero che apprezzerete questo mio esperimento di fic più matura, diciamo. Scusate per eventuali errori =/
Sottolineo che non sono mai stata a Berlino quindi scusate per i miei eventuali strafalcioni.
NOTE:
[1] L' EAST SIDE GALLERY è pezzo piuttosto lungo di muro di Berlino rimasto in piedi nella sua originale posizione. Sopra ci sono un sacco di murales.
[2] IF YOU HAD MY LOVE: E' il singolo di debutto di Jennifer Lopez, l' ho scelto proprio per la sua popolarità durante l' estate del '99.
[3] LEGIONE: Ci si riferisce alla legione spagnola, unità militare scelta dell' esercito spagnolo. Per maggiorni info andate qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Legione_spagnola
[4] NIBELUNGENLIED: In italiano è "Il canto dei Nibelunghi", poema epico tedesco composto nel XIII secolo e di circa 8.000 versi.

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