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Autore: mahidevran    14/03/2013    1 recensioni
[KyoSaya]
Poi fu come ripiombare in uno stato di coscienza dopo il sonno profondo, bruscamente. Le ricordò la sensazione di star cadendo che molte volte aveva provato mentre dormiva e che con violenza l’aveva portata a svegliarsi. Anche quella volta aprì gli occhi, sperando che si fosse trattato solo di un brutto sogno. [...]
Non si era trattato di un incubo, eppure non desiderò più che lo fosse quando, col capo sulle ginocchia di Sayaka, riuscì a guardarla negli occhi per un’ultima volta.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Homura Akemi, Kyoko Sakura, Madoka Kaname, Mami Tomoe, Sayaka Miki | Coppie: Kyoko/Sayaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I grandi occhi azzurri della Puella Magi blu erano fissi sulla figura rossa poco lontana da lei.
Kyouko non capiva cosa avesse da guardare proprio in quel momento, ma mai le avrebbe chiesto di guardare altrove. Erano così profondi e dolci, così schietti e disarmanti che pure in quello scenario di morte e distruzione non potevano far altro che infonderle il coraggio necessario a non precipitare nel baratro della disperazione.
Si sentiva di nuovo stupida ripensando alla prima volta che incrociò quello sguardo, e a quanto scioccamente avesse scambiato la scintilla di audacia e determinazione nel proteggere coloro che amava, con l’ostinazione di una ragazzina immatura che aveva appena visto andare in pezzi il suo primo sciocco sogno d’amore. Quanto si era sbagliata su Sayaka.
Rimuginare su quella recente e odiosa consapevolezza adesso la faceva bollire di rabbia poiché nulla al mondo le avrebbe ridato il tempo perduto, e la fine appariva sempre più orribilmente vicina, mentre il blu e il rosso delle loro “anime imbottigliate” veniva inghiottito dal nero.

Che hai da guardare? — sbottò, per mettere bruscamente fine almeno ai propri timori che influenzavano inevitabilmente anche i pensieri, rendendoli proprio come non riusciva a sopportarli: sconclusionati ed eccessivamente tragici.

Ansimava. I segni della battaglia non ancora conclusa erano presenti su tutto il corpo. L’altra sorrise, come se non aspettasse altro che quella domanda. Kyouko, per quanto imprevedibile ed impulsiva, non era più un mistero. Come non lo erano i suoi pensieri di quel particolare momento; stava chiaramente cercando qualcuno o qualcosa a cui rivolgere la propria rabbia, qualcuno a cui attribuire la colpa di tutto.
Le sue guance diventavano rosse quasi quanto i capelli quando non manifestava fisicamente l’ira.

Pensi che valga ancora la pena di combattere? — alzò la testolina ricoperta di capelli blu e corti verso l’irriconoscibile cielo nero, non senza provare un’acuta fitta di dolore al collo.

Non so te, ma io non voglio ancora morire. Non voglio che sia la fine. — Diede le spalle all’altra per guardare ancora una volta verso il proprio destino. Questo aveva le sembianze di un enorme tendone da circo, spaventoso e grottesco, da cui spuntava fuori ogni sorta di famiglio danzante, e che lentamente e indisturbati radevano al suolo la città.

Kyouko sogghignò, lasciando scorgere oltre le labbra sporche di sangue i suoi peculiari e aguzzi canini.
Sayaka non poteva guardarla negli occhi da quella posizione, ma credette di aver inteso un “Che miserevole destino, però” dal modo in cui aveva sputato delle gocce di sangue sul terreno ricoperto di macerie.
Sayaka, dal canto suo, non si sentiva affatto morire. Riusciva ancora ad avvertire il dolore delle ferite, si sentiva ancora legata a quella vita, per quanto miserabile, e vedeva chiaramente i motivi per cui aveva rinunciato alla sua anima, come se le fossero stati marchiati a fuoco dietro le palpebre.
Anzi, se la sua anima non si fosse già tinta di un blu scuro come il cielo notturno, avrebbe potuto combattere ancora.

Siamo rimaste da sole. — riprese, dunque, senza tuttavia tradire alcuna emozione nella voce.

Kyouko non riusciva a comprenderla bene quanto invece sembrava fare lei.
Perché aveva tutta l’aria di essere felice, pur rimanendo consapevole di ciò che le attendeva? L’ultima precisazione, che purtroppo corrispondeva alla pura verità, non faceva altro che confonderla ulteriormente.
E innervosirla, come facevano tutte le cose che non riusciva a comprendere ma che non poteva distruggere.

La mente della Puella Magi rossa corse immediatamente nella direzione più pericolosa e letale per una Soul Gem in quelle condizioni. Pensò a Mami, che fino alla fine aveva combattuto ed era morta in una maniera che solo ricordare gli provocava orrore. Da quando si erano dette addio aveva sempre temuto che la senpai avrebbe fatto una brutta fine, e ormai si chiedeva se non fosse giunto il momento per lei di regolare i conti in sospeso, soccombendo alla stessa sorte.
Scacciò subito questo pensiero funesto, poiché le leggende e le dottrine sul destino delle anime dopo la morte la terrorizzavano ancora, sebbene fossero passati parecchi anni da quando aveva sentito suo padre parlarne per l’ultima volta, il quale dall’altare ammoniva coloro che rischiavano di perdere un tesoro così prezioso come l’anima. La paura fu rimpiazzata dall’odio e dalla rabbia non appena il viso diafano e inespressivo di Akemi Homura apparve nella sua mente.
A quella sembrava interessare solamente Madoka Kaname, che con loro e le streghe non aveva nulla a che vedere. Con lei era fuggita, lasciandole in balia di un nemico più forte di loro senza pensarci due volte, indifferente al corpo senza vita di Mami riverso ai suoi piedi e agli strepiti della stessa Madoka, che la implorava di aiutare le altre.
Cominciò a considerare l’idea di arrendersi alla strega di Walpurgis, lasciarsi distruggere e lasciarla distruggere finché avesse voluto, così almeno quel flagello che appariva immortale sarebbe arrivato anche a Madoka e Akemi e, nella migliore delle ipotesi, non avrebbe risparmiato neppure loro.
Subito dopo le sembrò l’unica cosa da fare. La Soul Gem era diventata più scura del sangue, e la sentiva sempre più lontana dal proprio controllo man mano che i battiti del cuore mortale si facevano più lenti e sordi. La fine doveva essere arrivata anche per lei e adesso credeva di vedere Mami che l’attendeva oltre una spessa coltre di nebbia rossa, che andava lentamente disperdendosi insieme ai propri sensi.

Poi fu come ripiombare in uno stato di coscienza dopo il sonno profondo, bruscamente. Le ricordò la sensazione di star cadendo che molte volte aveva provato mentre dormiva e che con violenza l’aveva portata a svegliarsi. Anche quella volta aprì gli occhi, sperando che si fosse trattato solo di un brutto sogno.
La vista annebbiata non le permise di distinguere subito tutti i dettagli dell’immagine che aveva davanti, ma oltre la cortina offuscata aveva distinto due pupille dal bagliore inconfondibile. Le sue dita fredde e malridotte l’avevano salvata proprio quando stava per trasformarsi in un mostro, e ancora asciugavano instancabilmente le lacrime che le rigavano il viso sporco e macchiato di sangue.
Non si era trattato di un incubo, eppure non desiderò più che lo fosse quando, col capo sulle ginocchia di Sayaka, riuscì a guardarla negli occhi per un’ultima volta.

Dannazione. C’è mancato poco che mi addormentassi, eh? — persino parlare era doloroso ormai, eppure Kyouko forzò una risatina che le lacerò il petto, solamente per sdrammatizzare, cosa che con Sayaka era sempre stata inutile e in quel momento più che mai.

Non malediremo nessuno, Kyouko. Non diventeremo delle streghe. — le sussurrò, mentre le accarezzava il viso delicatamente. L’altra sorrise malinconica, senza riuscire a fermare le lacrime.
— Allora spariremo senza lasciare traccia? — Sayaka annuì, lasciando che le lacrime che sgorgavano adesso dai propri occhi cadessero a bagnare anche le guance di Kyouko.

Prima di andare, — l’abitudine di Kyouko di sminuire sempre la reale gravità dei fatti la faceva ancora sorridere
Voglio che tu sappia che mi dispiace, Sayaka. Non ti dimenticherò, neanche fra un milione di anni.

La Puella Magi dalla Soul Gem blu accennò ad un sorriso che la costrinse ad assaporare le sue stesse lacrime

Questo non è un addio, okay? Ci rincontreremo, un giorno, e cercherai ancora di uccidermi.

Le labbra di Kyouko si ritrassero, nel vano tentativo di trattenere un gemito di pianto. Il suo sguardo tuttavia, non sembrava lasciar adito a dubbi. “Facciamolo”.
Sayaka dovette ricorrere a tutta la determinazione di cui andava tanto fiera; estrasse dal fodero logoro la spada e con le ultime forze che le rimanevano, vibrò il colpo che mandò in frantumi le Soul Gem, nello stesso fatale istante.

   
 
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