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Autore: _Angelique_    14/03/2013    0 recensioni
A tutti capita di innamorarsi perdutamente di qualcuno... proprio come capita alla protagonista di questa storia.
Simona è una ragazza come tante, una che fa la ribelle per uscire dalla massa, per sentirsi diversa dalle altre, ma sa che, in fondo, lei è proprio come le sue odiate "amiche".
Andrea è la migliore amica di Simona. Andrea è una persona che non crede più a nulla, che non è più capace di vedere le cose belle.
E poi c'è lui, l'amore di Simona; un ragazzo tanto bello quanto poco sensibile e cattivo.
Riuscirà Andrea a riportare la sua amica non i piedi per terra oppure Simona le insegnerà che l'amore esiste ed è meraviglioso?
Purtroppo, però, una delle due ragazze nasconde un segreto...
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono le 3 di notte e piove come non mai; l'acqua picchia violentemente contro le finestre della mia stanza mentre io, con fare poco allegro, mi accingo ad accendere l'ennesima sigaretta.
-Non dovresti fumare- mi ripete continuamente Andrea mentre, a sua volta, si accende la quinta della serata -Non ti fa bene. Sei troppo piccola-
Oh...piccola è un termine veramente esagerato e stupido. Esiste veramente una definizione di “piccola”? Secondo me è un po' come dire “Dammene poco”, sì, ma poco quanto? Poco non è una quantità e piccola non ha un vero e proprio significato... non in questo contesto.
-Andrea, smettila...hai la mia età- Rispondo con un filo di voce mentre lei si sdraia sul mio letto, immersa tra la miriade di pupazzi di cui non voglio sbarazzarmi.
Una volta ci avevo provato, li avevo messi in un sacco nero di quelli brutti, quelli dove non puoi vedere più niente dato che sono troppo scuri, poi lo avevo infilato nell'armadio... Ho retto meno di tre giorni. Il letto era troppo vuoto.
Lei sbadiglia, le passo il posacenere mentre fisso uno dei tanti pupazzi, seduta dalla mia postazione -Quello- inizio a dire con la mia vocina che sembra non aver forza per uscire -Me lo ha regalato lui..-
Lei lo prende tra le mani, lo scruta come se fosse un' enigma da risolvere... e lei ama gli enigmi!
Lo lancia nell'angolo del letto, ride, poi mi guarda con cattiveria: -Buttalo via. Lui non c'è più-.
Non è vero, lui c'è. Lui è presente nella mia testa, in quel pupazzo buttato all'angolo senza pietà, in quei ricordi che non sbiadiscono neanche dopo 2 anni passati a non vederci. Lui c'è e ci sarà sempre.
Non le rispondo, mi alzo dal pavimento e afferro il pupazzo per poi sistemarlo sulla scrivania, vicino al pc.
Andrea odia il mio attaccamento agli oggetti, ha cercato più volte di farmi capire che sono cose stupide e di cui dovrei sbarazzarmi. Andrea dice che non servono certe cose per ricordare una persona...a lei bastano i ricordi.
Andrea è Andrea. Una ragazza strana, una di quelle che vive nel suo mondo, una che parla in modo pacato, che ti entra in testa, che sorride raramente e che, quando lo fa, ti trasmette una sensazione bellissima.
E io? Io sono una di quelle che vive di videogiochi, di oggetti comprati su internet, di anime e film subbati in italiano... una di quelle che cerca di sorridere sempre anche se non ci riesce.
Io sono così. Sono quella ragazza che attira l'attenzione perché è strana, perché ascolta la musica che nessuno conosce, una di quelle che si veste in modo particolare solo per essere fuori dalla massa informe di comuni esseri viventi chiamati “uomini”.
Sono una che lotta, lotta persino contro se stessa...Andrea no, lei lotta solo contro il mio attaccamento agli oggetti. Andrea lotta contro di me.
Io e lei ci conosciamo da sempre, sognavamo di poter vivere insieme e di poter vedere l'altra felice.
Ma ora è andata a finire che non sogniamo... non più.
Siamo realiste.
-Credo di amarlo ancora- sbuffo appena finisco di pronunciare questa parola. Aspiro la sigaretta, il fumo mi riempie la bocca e la gola, lo butto fuori senza neanche aspirare pienamente quella sostanza nociva quanto l'amore. Lei neanche mi guarda mentre me ne torno al mio angolino vicino alla finestra, butta la testa all'indietro e sospira. Dice che non dovrei parlare dell'amore, dice di non crederci, dice di aver sofferto fin troppo.
-Sono passati troppi anni, magari lui è felice con un'altra bella ragazza, magari si è dimenticato di te...di voi- si porta la sigaretta alla bocca con un movimento lento, quasi calcolato.
Potrebbe essere vero ciò che dice, ma scuoto nervosamente la testa. Butto la cenere nel piccolo contenitore di legno chiaro.
Io e lui eravamo troppo belli per poterci dividere e dimenticare. Nella mia testa spero che lui si ricordi di ciò che abbiamo passato, della nostra prima volta e di quelle a venire, di quando andavamo al parco e mi teneva la mano, di quando mi baciava e poi sussurrava dolci parole, di quando mi ha detto che sarebbe stato per sempre, che niente ci avrebbe diviso, che eravamo noi e basta..io e lui.
Spero che si ricordi di quando, al telefono, piansi quella notte, dei messaggi dolci, colmi di tristezza e amore, che gli mandai nelle successive settimane.
Mi auguro che si ricordi tutti i “vaffanculo” detti prima dei “ti amo”, di tutti quei nomignoli dolci, di tutti qui “vita mia” e dei “facciamo l'amore ora. Qui.”.
Spero che si ricordi di quanto male mi ha fatto e, spero, che gli si ritorca tutto!
-In fondo... eravamo stupidi, io e lui- spiego senza troppi problemi -Credevamo di essere grandi, di poter aver un bel futuro insieme, di essere meglio di quelle coppiette che vedevamo per strada, ma non eravamo proprio nulla. Eravamo polvere, sogni infranti, parole buttate a caso. Eravamo fatti di “ti amo” falsi. Ma eravamo...- mi blocco, lei mi lancia un occhiataccia.
-ERAVATE! Brava. Non siete più niente e siete solo stati sofferenza l'uno per l'altra-
Spegne la sigaretta, si alza e mi accarezza la testa assicurandomi che troverò di meglio, ma ora non voglio trovare nessuno. Non mi fido di nessuno. Il suo telefono vibra, lo ignora e si inginocchia davanti a me -Vi siete amati tanto, vero? Anzi... lo hai amato tanto, eh? Avresti veramente venduto l'anima per lui, non è così?-
Annuisco. Lo avrei veramente fatto e lo farei anche ora, anche solo per vederlo 5 minuti, per dirgli “Ciao, mi sei mancato, ma ora scusa... devo morire e posso farlo senza rimpianti” e finire tutto con uno stupido “ti amo”.
Si alza, mi porge la mano e mi invita ad andare a letto con lei.
Questa notte dorme qui...
Questa notte non dormirò abbracciata al pupazzo che mi ha regalato lui.
Questa non non dormirò con ciò che eravamo.


 

  
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