Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: Alessandra S    14/03/2013    1 recensioni
Chiusi la chiamata e mi lasciai sfuggire un pesante sospiro.
Mi sdrai, poggiai la testa al sottile cuscino del divano e chiusi gli occhi, avvolsi le braccia attorno al mio corpo e mi cullai, dondolandomi piano e ritmicamente fino a quando tutta la malinconia non abbandonò il mio corpo lasciando solo qualche piccola lacrima scappata al mio controllo.
In fondo andava bene così, solo amici era sempre meglio di non averlo per niente.
In fondo andava bene così, vedere il suo sorriso di sfuggita perché rivolto a un'altra era sempre meglio che non vederlo.
In fondo andava bene così, vedere i suoi occhi azzurri illuminarsi quando parlava di lei e non di me era sempre meglio che non vederli affatto.
In fondo andava bene così.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cause I need this hole gone.

 

Dedicata a F.
Scusa se questa volta ho deciso di scrivere la nostra storia, ma sei la mia più grande ispirazione, la mia più grande gioia, il mio più grande dolore.
Grazie per darmi ogni giorno ciò che non voglio ma di cui ho bisogno: solo amicizia.
PS. mi sono presa la libertà di immaginare un nostro ipotetico futuro (che ovviamente non accadrà) spero non ti dia fastidio.

 

The reason I hold on,
'cause I need this hole gone.
Not really sure how to feel about it,
something in the way you move
makes me feel like I can't live without you,
it takes me all the way.
I want you to
stay.

 

«Allora cosa vuoi fare ? Usciamo giovedì ? C'è un nuovo film e voglio assolutamente vederlo !» dissi felice verso il microfono del telefono .
Immaginai me e Conor immersi nel buio della sala di proiezione, seduti vicini, scomodi sulle poltrone rosse leggermente sfondate, il collo un po' affossato tra le spalle e le mani che si sfiorano sul bracciolo di feltro morbido.
Un sorriso genuino si fece largo tra le mie labbra e illuminò il mio volto.
«No, mi dispiace, magari un'altra volta. E' che giovedì Mary-Jane torna da Londra e usciamo insieme» potei percepire il rossore allargarsi sulle sue guance e farsi beffe di me e del mio cuore che, con un tonfo, era sprofondato all'interno della mia cassa toracica, nascondendosi bene tra i polmoni per leccarsi le ferite.
Mary-Jane, già, me ne ero totalmente dimenticata.
Mi era totalmente passata di mente quella ragazza castana, i capelli appena alle spalle, dalla carnagione olivastra e il sorriso più largo che avessi mai visto.
Mi era totalmente passata di mente quella ragazza un po' bruttina, ma che Conor amava con tutto il suo cuore, tanto da lasciare sempre me in disparte. Una misera riserva che entra in gioco solo quando il giocatore principale lascia il campo e si allontana per un po'.
«Ah, ok, nessun problema» risposi, cercando di tirare le labbra per far suonare la mia voce allegra nonostante tutto.
Chiusi la chiamata e mi lasciai sfuggire un pesante sospiro.
Mi sdrai, poggiai la testa al sottile cuscino del divano e chiusi gli occhi, avvolsi le braccia attorno al mio corpo e mi cullai, dondolandomi piano e ritmicamente fino a quando tutta la malinconia non abbandonò il mio corpo lasciando solo qualche piccola lacrima scappata al mio controllo.
In fondo andava bene così, solo amici era sempre meglio di non averlo per niente.
In fondo andava bene così, vedere il suo sorriso di sfuggita perché rivolto a un'altra era sempre meglio che non vederlo.
In fondo andava bene così, vedere i suoi occhi azzurri illuminarsi quando parlava di lei e non di me era sempre meglio che non vederli affatto.
In fondo andava bene così.
Mi alzai lentamente e mi diressi in cucina, presi una sedia dal tavolo e la avvicinai alla credenza, aprii l'armadietto più in alto e presi l'ultima tavoletta di cioccolata che c'era.
Scesi e mi rannicchiai di nuovo sul divano, accesi MTV e scartai il mio antidepressivo naturale e ne addentai un quadratino.
Quando sentii il sapore dolce e familiare sciogliersi sulla lingua e stendersi sulle papille gustative sospirai e sorrisi.
«Fanculo la dieta, tanto vado in palestra» sussurrai mentre masticavo avida.

 

«Com'è andata giovedì con Mary-Jane ?» gli chiesi mentre la classe si riempiva lentamente di persone assonnate e svogliate.
«Bene, abbiamo fatto una passeggiata lungo la spiaggia, abbiamo camminato tanto a lungo che ci siamo persi – esclamò ridendo – è stato bellissimo, c'eravamo solo noi, il mare e il vento. Abbiamo chiacchierato per tutto il tempo. Mi ha raccontato di Londra, mi ha detto che è bellissima e che un giorno ci andremo insieme» un sorriso smagliante adornava il suo viso facendolo apparire ancora più bello di quanto non fosse, e quando vidi quel sorriso un nodo acido si creò all'altezza della gola mentre un pugno invisibile mi arrivò proprio al centro dello stomaco.
Dopo il dolore alla pancia sentii il solito sfarfallio che agitava i miei organi.
Tirai le labbra nel consueto, falsissimo, sorriso e ritornai al mio posto.
Avevo voglia di stringerlo tra le braccia, di sentire il suo calore mischiarsi col mio, di sentire le sue labbra sfiorare il mio collo, e invece lui era di un'altra.

 

Ehy, t'interessa ancora quel film che mi dicevi ? Dovremmo sbrigarci ad andare a vederlo, perché missà che tra un po' lo tolgono dalle sale ;)” sorrisi mentre leggevo e sentii il mio cuore andare a mille.
“Ehy, sisi, m'interessa ancora. Che ne dici di sabato ?” inviai la risposta e misi il cellulare in tasca sperando che accettasse.

 

«Vuoi i pop corn ?» mi chiese Conor sorridendo e porgendomi il mio biglietto.
«Certo che voglio i pop corn» risposi indignata, i pop corn ci andavano sempre, erano essenziali !
Sentii la sua risata cristallina riempire l'aria e lo vidi allontanarsi per andare a comprare la scatola grande, quella da tenere in mezzo e da cui mangiare insieme, come piaceva a me.
«Da sbrigati, che il film sta per iniziare» disse avvicinandosi di nuovo a me con un mega bicchierone di pop corn tra le braccia.
Ci dirigemmo verso la sala e, dopo aver cercato i nostri posti a tentoni, al buio, ed averli trovati, ci sedemmo.
«Che film è ?» mi chiese curioso.
«Un horror !» «Ma tu odi gli horror !» «Ma in questo c'è Daniel Radclife ! E poi tu mi terrai la manina, vero ?» sussurrai voltandomi verso di lui e facendo la faccia più dolce che riuscii.
«Certo che ti terrò la manina» rispose sorridendo e afferrando la mia mano sinistra e tenendola salda.
Quando le sue dita incrociarono le mie il mio cuore iniziò a battere irregolarmente e io mi accasciai nella mia poltrona, in silenzio, aspettando che la proiezione iniziasse.
Sentivo le farfalle che sbattevano le loro alette ovunque all'interno della mia pancia e il rossore farsi sempre più scuro sulle mie guance, benedissi il buio tra me e me e cercai di calmare l'uragano che si era scatenato dentro di me.

 

Quando uscimmo io tremavo come una foglia e Conor mi teneva stretta cercando di consolarmi.
«Dai Margaret, sono tutte balle, non esistono veramente quelle cose... fantasmi e compagnia bella... tutto inventato !» «Lo so... ma... sembrava così... reale !» affondai il viso nel suo petto e trovai un calore confortante e delle braccia pronte a consolarmi.
«Dai, non avere paura. Dormirai stanotte o andrai dalla mamma ?» mi chiese ridacchiando, prendendomi in giro.
«Ah ah – risi ironicamente – come sei simpatico Conor» «Oh, suvvia !» esclamò scocciato, ma vedevo il senso di colpa farsi largo nei suoi occhi.
«Si, ridi pure, tanto non sei tu quello che stanotte non dormirà» sbuffò spazientito e dispiaciuto e mi strinse ancora di più «Vuoi dormire da me stanotte ?».
Staccai il viso dal suo corpo e lo fissai negli occhi «Mary non s'ingelosirà ?» «Be', occhio non vede cuore non duole, no ?» rispose facendomi l'occhiolino.

 

«Conor, esci dal bagno. ORA !» urlai rivolta alla porta dei servizi di casa Maynard.
«Un po' di pazienza, ho quasi finito !» «Ma che dovevi fare ? Prepararti per andare a ballare ? Stiamo andando a dormire, mica usciamo !» «Io ho una certa classe anche quando dormo» rispose Conor uscendo dal bagno e facendomi entrare.
«Ehy, Marge, dormi con me o vuoi la brandina ?».
Espirai forte cercando di non svenire al pensiero di dormire così vicina a lui.
«No, niente brandina, non voglio fartela tirare fuori, va bene con te !» «Ok, ma non tirare tutta la coperta !» esclamò, io sorrisi e uscii dopo essermi lavata i denti e sistemata.
Conor si girò e si sdraiò sul suo letto, che mi sembrava più stretto del solito.
«Ce la faremo a stare insieme sul tuo letto ?» chiesi dubbiosa «Sì, io e Mary ci stiamo, su vieni, sdraiati !» disse alzando le coperte e facendomi segno di accomodarmi.
Cercai di deglutire per mandare via il nodo acido che mi si era creato in gola e gli istinti omicidi a sentire “Mary”, appena mi fui calmata un poco mi sdraiai vicino a Conor che subito m'intrappolò tra le sue braccia e spense la luce senza lasciarmi il tempo di abituarmi alla sua presa dolce e calda.
«Così non farai gl'incubi» sussurrò dolcemente vicino al mio orecchio e il suo respiro caldo mi fece ribollire il sangue nelle vene, e per la seconda volta fui grata al buio per nascondere il mio rossore.
Piano mi girai, cercando di non fargli troppo male, stavamo stretti sul letto a una piazza, ma andava bene così.
Appena mi fermai Conor posò la sua mano esattamente sul mio cuore, lì dove sentivo oramai da tempo quell'enorme buco che mi accompagnava tutti i giorni, tutto il giorno.
Se solo avessi avuto il suo amore, sono sicura, tutto quel dolore sarebbe scomparso.
«Il tuo cuore batte all'impazzata...» sussurrò malizioso nella notte.
«Sì, è vero» constatai, tanto era inutile negarlo, sentivo i miei battiti rimbombarmi forte nelle orecchie.
«Come mai ? Hai paura ?» chiese, e nel momento in cui fece quella domanda capii che sapeva già la risposta, e allora iniziai davvero ad avere paura.
«No».
«Come mai allora ?» «Prova a indovinare...» buttai lì, sperando che credesse fosse l'effetto del film di paura.
«Invece che dirtelo, magari, potrei mostrartelo» ora avevo una paura nera.
«Con questo buio la vedo dura ma ok, prova a mostrarmelo» e appena finii di parlare sentii le sue labbra scontrarsi con le mie e iniziare a baciarle, prima piano, e poi con sempre maggiore voglia d'amore.
Rimasi paralizzata, rimasi impietrita con la testa sul suo petto, le sue labbra sulle mie e gli occhi spalancati.
Non riuscivo a capire più niente, mi sentivo sospesa in una bolla silenziosa e piena di felicità.
Appena realizzai ciò che stava succedendo chiusi piano gli occhi e schiusi le labbra che ora sapevano non solo di me, ma anche di lui.
Sentii i fuochi d'artificio esplodermi nel cuore e illuminare i miei occhi, sentii la felicità irradiarsi come luce dell'alba dentro di me.
Ma poi un pensiero oscurò tutto, un solo nome che ebbe la forza di spegnere anche la più piccola scintilla di felicità.
Mary.
Spinsi via Conor e accesi la luce.
«Conor...» sussurrai felice e allibita allo stesso tempo, guardandolo nei suoi occhi azzurri che si erano trasformati in due scintille maliziose.
«Che c'è, Marge ?» «Mary...» «Come ti ho già detto: occhio non vede cuore non duole...» «No» «Cosa no ?» «Cosa vuoi da me Conor ?» l'unica risposta che mi diede fu un colpo rauco di gola, poi il silenzio.
Ripetei la domanda «Cosa vuoi da me Conor ?» «... non lo so – rispose con voce fievole – è che quando sono con te sto bene, sono felice, e vorrei che il tempo si fermasse. E poi... e poi Marge, sei così bella... con Mary non è così, con Mary non è come con te. Con lei non sento quella voglia di proteggerla da tutto e da tutti, con lei non sento quella voglia di amarla... amarla in tutti i sensi capisci ?» disse roteando gli occhi.
Ridacchiai «Capisco che sei un porco...» sospirai sedendomi e abbassando gli occhi.
«Con lei, Marge, con Mary non è come con te. Tu mi fai venire voglia di vivere, di amare, tu sei uragano, Marge, e allo stesso tempo sei riparo dalla tempesta. Sei il mio rimedio a tutto.» sorrisi piano, cercai di nascondere le mie labbra che si stavano allargando eccessivamente, cercai di far passare inosservata la mia felicità.
«Allora perché stai con Mary e non con me ?» «... volevo vedere se ti saresti ingelosita...» «E sei andato avanti otto mesi senza vedere quanto io stessi morendo dentro...» «Scusa, mi dispiace. Sono un cretino alle volte» «Sì, lo sei».
Dissi coricandomi di nuovo e coprendomi con il piumone.
Lo senti farsi più vicino, sentii le sue mani prendere le mie guance e accarezzarle e poi le sue labbra sfiorare le mie.
«No» dissi dolcemente, spingendolo via.
«Perché ?» «Perché è sbagliato» «Cosa è sbagliato ?» «Tu stai ancora con Mary, lascia lei e potrai avere me» lo vidi sorridere e annuire «Domani, domani le dirò tutto».
Detto questo spense la luce, mi tirò a sé, e ricominciammo a dormire.

   
 
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