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Autore: Ai_chan4869    01/10/2007    9 recensioni
... il viso dell’uomo assunse uno sguardo di puro e semplice terrore. Qualcosa spinse improvvisamente Jen in avanti, Jethro la prese quasi all’ultimo secondo prima che cadesse a terra e la strinse a se... Sembrava un dejàvù... il sangue... la sparatoria... la terrazza...
Genere: Romantico, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NCIS

NCIS

 

Oo_- Flash back -_oO

 

whaaaa!! ^O^ buon giorno!!! è la prima fic che faccio su di un telefilm^^ che emozione… ^//////^ spero che sia interessante…

 

 

- Chapter one -

 

            Sempre complicazioni  

 

 

Erano passate le sette di sera, quando il buio della notte cominciò, col suo leggero velo oscuro, a coprire la città.

Al terzo piano di un palazzo, in uno dei tanti uffici dell’ NCIS, una figura osservava questo avvenimento con aria turbata e a braccia conserte. Il vivavoce richiamò la sua attenzione << è arrivato, lo faccio entrare? >> si sedette alla scrivania per rispondere << si grazie Cinthya ora puoi pure andare…>>

La porta si aprì ed un fascio di luce penetrò nella stanza ormai buia.

Un uomo sul metro e ottanta, dai capelli corti grigi e dagli occhi Azzurri varcò la soglia.

<< voleva vedermi direttore? >> La donna accese la lampada accanto a lei <> rimase in silenzio a pensare tra sé e sé

 

_____________________ flash back _____________________

 

 

<< alle ore 13.oo del giorno 19 dicembre 2006, il detenuto numero 75429032 Christofer Dustfire incarcerato per omicidio di primo grado, Ë stato temporaneamente rilasciato perchè affetto da cancro. Sotto stretta sorveglianza Ë stato trasferito all’ospedale di Betesda dove alle 16.3o si sono perse le tracce. Due Marines e uno dei cinque giudici che lo condannarono sono stati assassinati. Ora le chiedo di mettere una delle sue migliori squadre a nostra disposizione per indagare. Ci troviamo in una grave situazione: il fuggitivo in questione Ë un ex soldato, capace di uccidere a sangue freddo come gi‡ successo. Ha giurato davanti hai magistrati in aula di tribunale subito dopo la sua condanna, di vendicarsi di colore che lo hanno arrestato, ma soprattutto di chi ha ucciso suo fratello. Se accetta, sappia che non le Ë consentito rivelare a terzi quest’informazione. In particolar modo all’agente speciale Leroy Gethro Gibbs poiché coinvolto emotivamente. >>

 

 

_____________________ fine flash back _____________________

 

 

<< Jen? Io stavo per tornare a casa… se non hai nulla da dirmi la mia presenza qui Ë inutile, Ë stata una giornata pesante e mi piacerebbe fare una doccia fresca e riposare >> aspettò una risposta, era sicuro che lo avrebbe fatto, come per tutte quelle volte che l’aveva provocata. Ma nulla. I suoi occhi verdi e penetranti lo osservavano e continuavano a farlo. A quel punto si alzò ed uscì. Non riusciva ancora a sopportare il peso del suo sguardo, ogni volta che la guardava le immagini di un passato lontano, ormai irraggiungibile, gli scorrevano davanti portando con se una vena di malinconia.

Jen si alzò qualche istante dopo per seguirlo, non poteva non dirgli niente, se lo avesse scoperto da solo chissà cos’avrebbe potuto fare. Con uno scatto bloccò le porte semichiuse dell’ascensore che si riaprirono ed entrò.

Passò qualche secondo di silenzio poi:<< Scusa per prima, ero soprappensiero >> mentre lo diceva,guardava il pannello grigio dritto davanti a sé << l’avevo notato…>> rispose Jethro cercando a sua volta di non incrociare il suo sguardo.

<< di cosa dovevi parlarmi? >> si voltò e guardandolo decisa disse: <> si bloccò di nuovo, era difficile dare una simile notizia proprio a lui.

Si, lui, il suo vecchio partner quando lavorava ancora come agente, l’uomo che aveva amato, che, per quanto cercasse di dimenticare e di rifiutare tutti quei sentimenti che provava quando gli parlava o gli stava accanto come ora, non riusciva ad allontanare dalla sua mente e dai suoi pensieri.

Fermò l’ascensore.

Ora era davanti a lui con le spalle rivolte alla parete: << stammi a sentire, in silenzio… non dire nulla fino a quando non avrò finito ok? >> la osservò sorpreso poi fece un cenno di consenso.

Si sentiva inquieto, c’era qualcosa di anomalo nel suo comportamento.

La sua insicurezza nel parlare, la non reazione alla sua provocazione erano tutti sintomi che lo preoccupavano.

 

 

_____________________ flash back _____________________

 

 

<< posso capire il motivo per cui non glielo dovrei dire, ma lui Ë proprio il capo della mia migliore squadra, cosa dovrei fare? Mettere al corrente gli altri membri del gruppo riguardo lo stato delle cose, ed estraniare lui dal tutto? >>

<< si >>

<< non mi sembra onesto nei riguardi di Je… dell’agente Gibbs. A mio parere dovrebbe essere anche lui informato >>

<< in questo preciso istante non stiamo parlando di cosa sia giusto o meno per Gibbs. » un ordine. Accettando la mia richiesta Ë obbligata a seguire le nostre regole. >>

 

 

 

_____________________ fine flash back _____________________

 

<< lo so che hai avuto una pessima giornata e non vorrei trattenerti oltre, ma devo informarti di una questione urgente e che non ho intenzione di nasconderti. in questo momento Non sono pi_ il tuo direttore… ma solo un’amica che ti sta dicendo di ascoltarla >>

 

 

_____________________ flash back _____________________

 

 

<< quali vantaggi avrei? >>

<< nessuno >>

<< accetto solo se potrò personalmente informare Jethro. Sappia che lo farò stasera stessa. In qualunque caso >>

<< non c’Ë nulla che posso fare per farle cambiare idea, vero? >>

<< no >>

<< sa quello che rischia se disubbidisce ad un ordine? Sa che potrebbe venir degradata e tornare a lavorare sul campo? » disposta a sacrificare la sua carriera per quell’uomo? >>

<< credo solo nei miei princìpi >>

<< … io l’ho avvertita. Star‡ a lei decidere… >>

 

_____________________ fine flash back _____________________

 

 

 

<< promettimi solo una cosa… che non farai nulla di avventato e che prima di fare qualunque cosa me ne parlerai >>

lo sguardo della donna era diventato deciso, serio. Cominciò senza interruzioni a spiegare l’accaduto, mantenendo un tono calmo e pacato. Quando ebbe finito calò per un’istante il silenzio; ci voleva qualche attimo per assorbire la notizia. Poi, dapprima con voce pacata e in seguito pi_ alterata :<< perché me lo stai dicendo? Conoscendomi sai quello che potrei fare e pur sapendolo mi stai chiedendo di non fare nulla?! Di stare a guardare!! >> << lo so, ma conoscendoti, so anche che non ti sarebbe piaciuto se te l’avessi tenuto nascosto!! O sbaglio?! >> Gibbs chiuse gli occhi e sfregandoseli con la mano fece un respiro profondo, poi riaprendoli incrociò lo sguardo di Jen e le si avvicinò. << stai calmo… >> << come puoi dirmi di rimanere calmo! >> picchiò le mani contro la parete dietro Jenny. Era furioso. Se la stava prendendo con lei perché in quel momento, non sapeva su chi poter sfogare la sua rabbia

Tirò ancora un pugno. Questa volta si fece male. Jen era in silenzio. Non riusciva a parlare, qualunque cosa avesse detto sapeva bene che non sarebbe servita a nulla.

Era cosÏ vicino. Sentiva il suo respiro sul collo, la mano destra sulla parete le sfiorava i capelli, mentre quella sinistra, era ancora stretta a pugno dove aveva creato un piccolo solco sul pannello dall’alluminio.

Il cuore e il respiro accelerarono, si sentiva la gola secca, il viso caldo come se avesse la febbre.

Il silenzio era tale da poter sentire i granelli di polvere cadere a terra. << continueremo questo discorso nel mio ufficio domani. Vai a casa e.. >> << non dirmi quello che devo fare Jenny. >> lo disse con freddezza guardandola con il solito sguardo duro alla Gibbs. << va bene, Jethro >> l’ascensore ripartì. Le porte si aprirono. Tony fece per entrare, ma si bloccò e sogghignando osservò i due in quella posizione alquanto ambigua. << capo… direttore… >> Gibbs, voltandosi lentamente e fulminandolo con lo sguardo sapendo perfettamente ciò che stava pensando:<< cosa stai facendo ancora qui, Dinozzo? >> << quello che fa lei capo! Vado a casa dopo il lavoro! >> mise un piede in ascensore, ma gli venne rivolto un altro sguardo inceneritore << capito, scendo a piedi… sa, avevo proprio deciso di… >> gli si chiusero le porte in faccia. << dimagrire >>.

Jethro rivoltandosi verso Jen << sei in macchina? >> << no. Ë a riparare… >>

<> << fastidio? perchè dovrebbe? >> << non saprei… di solito cerchi di tenere le distanze >> << ho le mie buone ragioni per farlo >> Gibbs sorridendo: << paura? >> << no… voglio solo tener ben distaccata la vita privata dal lavoro, non facendomi influenzare su quello che potrebbero essere i miei stati d’animo, e di conseguenza trattare tutti nello stesso modo. Compreso te >> << ah, ora sono uno come tutti gli altri >> << lo sei sempre stato… >> << anche quando… >> << basta Jethro, quei tempi non torneranno più, fattene una ragione >>.

Uscirono e si diressero verso la macchina. A metà strada rincontrarono Tony. << chi non muore si rivede! vero capo!? >> << Dinozzo… domani mattina vorresti arrivare a lavoro con le tue gambe giusto? >> << certamente… >> << e allora… da bravo, vai e non fiatare >> salirono in macchina e se ne andarono. << non ti sembra di essere stato un po’ duro? >> non rispose stette zitto per tutto il tragitto. Jen si appoggiò con la testa al sedile, fissò il suo riflesso nel vetro pensando che forse era lei quella che avrebbe dovuto dimenticare, o forse sarebbe stato meglio smetterla di negare l’evidenza?

Si voltò, osservò Gibbs domandandosi un’altra volta se avesse sbagliato ad accettare la promozione, ma come per tutte le altre, non aveva una risposta. Tornò a guardare fuori dal finestrino. Le tenebre ormai erano calate sulla città, Washington di notte risplendeva delle luci artificiali create dal genio dell’uomo, il traffico scorreva regolare e ogni tanto il suono di un’ambulanza irrompeva tra il rimbombo dei motori.

Il volto serio di Jethro al volante creava un’ atmosfera densa e pesante, quasi irrespirabile. Entrambi con la loro mente rivivevano scene di molti anni prima che avevano creato ferite non ancora rimarginate e dolorose.

La macchina si fermò. Erano arrivati. Jen, era arrivata. Nell’aria quella sera c’era qualcosa di strano, qualcosa di anormale, lo sentiva chiaramente. Qualcosa non andava, era il suo istinto, il suo cosiddetto… sesto senso a dirglielo.

Jen fece per aprire la portiera, ma Gibbs la bloccò. << cosa stai facendo? >> << non lo so.. ricordi quella sensazione che ho avuto a Parigi? Ecco ce l’ho ora... >> la donna l’osservò stupita << ora smettila, ti ho detto che potevi accompagnarmi, perciò io ora scenderò dalla macchina ed entrerò in casa mia e me ne andrò a dormire. Questo Ë quello che farai anche te quando te ne sarai andato. Ora buona notte Jethro, a domani. >> uscì, attraversò la strada, cercò le chiavi in borsa e aprì la porta. << JEN! >> la donna si girò, Gibbs era fuori dall’auto. Aveva il fiatone, come se avesse fatto una gara di corsa su uno di quei campi rossi di atletica leggera. Jenny si voltò e fece inconsapevolmente un passo verso di lui. La porta le si chiuse alle spalle. In quel momento il viso dell’uomo assunse uno sguardo di puro e semplice terrore. Qualcosa spinse improvvisamente Jen in avanti, Jethro la prese quasi all’ultimo secondo prima che cadesse a terra e la strinse a se, ma perse l’equilibrio ed entrambi caddero rotolando su se stessi…

 

 

 

To Be CoNtInUeD…

 

  
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