Siamo uguali, Troy Bolton.

Santo cielo, ma è possibile che tu non te ne sia ancora accorto?

Ormai dovresti esserci arrivato, non è affatto così difficile da capire. Se tu non avessi degli amici come quelli che hai l’avresti già capito. E invece no. Loro ti perdonano, basta che tu vada da loro con quegli occhi da cane bastonato pentito di ciò che ha fatto e Gabriella torna tra le tue braccia, Chad ti chiama fratello, Taylor ti sorride scrollando le spalle e Zeke ti dà un’amichevole pacca sulla spalla.

Eppure, io vedo la verità. Perché noi due siamo uguali.

Non è vero che ti dispiace. Sono idiozie, cretinate, bugie che racconti non solo agli altri ma anche a te stesso, ed è questa la cosa più grave.

Ci ho provato anch’io e… beh, questo conferma quanto siamo uguali.

Si. Anch’io ho chiesto scusa, all’inizio. Anch’io ho provato a convincermi di non essere esibizionista, egocentrica o egoista. Per circa cinque secondi. Poi sono tornata ad essere me stessa.

Non c’è scampo, Troy Bolton. Puoi fingere, ma non riuscirai a cambiarti. Siamo uguali.

Ho visto l’espressione di Gabriella al terzo appuntamento mancato. È venuta a prendersela con me, ha detto che era colpa mia. Non lo capisci che era con te che era arrabbiata? Dava la colpa a me perché urlarmi contro è così facile, ormai… ci è abituata. Urlare contro di te invece sarebbe stato come ammettere che la colpa non è mia, per una volta. Oh, lo sa anche lei che sono stata io a dare il via. Ma se tu non avessi accettato di ballare, non avrei potuto trascinarti in pista, per usare una metafora particolarmente adatta a me. Tu sei entrato nel gioco, Troy Bolton, di tua spontanea volontà.

Ho visto l’espressione di Chad. No, non quando non sei andato a giocare a baseball e Ryan ha preso il tuo posto. Eravamo a pranzo con quei tizi, gli amici di mio padre, ricordi? Stavi spiegando a un importante giocatore di basket… o forse era un manager, che ne so… comunque gli stavi spiegando qualcosa sul baseball. Chad ha posato un hamburger sul tavolo e se ne stava andando. L’hai fermato, e lui credeva che gli avresti presentato quel famoso tizio. Non hai nemmeno notato la sua faccia quando hai detto "Anche il formaggio sull’hamburger", vero?

Lo vedi che non mi sbaglio? Siamo uguali.

Ci piace avere gente intorno, siamo felici di poter avere degli amici. Ma se abbiamo la possibilità di arrivare in cima, non guardiamo più in faccia a nessuno. Con le unghie e con i denti lottiamo, sgomitando per primeggiare.

Non sapevi che avresti cantato con Gabriella, ieri sera. Hai accettato di salire sul palco con me, quando Ryan te l’ha chiesto, e non mentire, non è per me che l’hai fatto. Sapevi che c’erano degli sponsor a guardare, e sei salito sul palco.

C’è una cosa che ci distingue, in effetti. Tu sei molto più bravo a mascherare le tue azioni egoiste dietro a una falsa ingenuità. Ma io non ho mai voluto essere un’ipocrita. Io, almeno, mi mostro per quello che sono. Io lo ammetto: sono disposta a qualunque cosa pur di raggiungere il mio sogno.

Bene, continua così. Và avanti a fingere. Ma, prima o poi, tutti vedranno dietro quella maschera di falsa integrità, e allora capirai.

Capirai che siamo uguali, e verrai da me.

E sai una cosa? Non sono certa che ti accoglierò a braccia aperte.

Non sono Gabriella. Sono Sharpay Evans, e io ti vedo, Troy Bolton.

Vedo quello che sei.

E sono disposta a perdonare te quanto sono disposta a perdonare me stessa.

Molto poco.