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Autore: Lachelle Winchester    16/03/2013    2 recensioni
La vita dei Winchester è una caccia a cui non c'è mai fine e la maggior parte delle volte non si riesce a vedere una via di fuga. Per questo ad un certo punto trovare l'amore per un cacciatore significa più di quanto significhi per una persona qualsiasi: saranno capaci di decidere in che direzione deve andare la loro vita?
Revisione completa
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Esiste il lieto fine per un cacciatore?'
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11-L'angelo del Signore 

Kansas

Erano passati tre mesi da quando erano arrivati in quella casa. I Winchester ci stavano facendo l'abitudine ad avere una vita quasi normale anche se sapevano di dover ancora liberarsi della spada di Rocone prima di tornare a cacciare. Emma era diventata parte della famiglia e con Sam stava bene ma ignorava ancora molte cose sui Winchester e su sua sorella. Tutto aveva trovato un proprio equilibrio in quella casa, anche se fuori sembrava cominciare a scatenarsi una nuova apocalisse: temperature climatiche ingestibili, stormi di uccelli che volavano da un emisfero all'altro. Anche Sam cominciava a mostrare un certo interesse per Emma, ma questa volta cercò di andarci con i piedi piombo. Spesso faceva lo stesso sogno: sognava di stare ad un circo, un pagliaccio gli si avvicinava ma non aveva paura perché qualcuno gli teneva la mano; ogni notte però si aggiungeva un particolare e la donna che gli teneva la mano sembrava sempre più assomigliare ad Emma. Castiel aveva trovato un incantesimo per uccidere Rocone che « In teoria doveva funzionare. », ma più che fiducia nella traduzione di Sam era l'autostima che stava migliorando; nei mesi precedenti avrebbe detto « Sono certo che non funzionerà. », quindi c'erano stati degli ottimi miglioramenti. Dean aveva cominciato ad avere un rapporto pacifico con Kevin, ma nell'ultimo periodo era impegnato ad osservare Lachelle, appostato dietro le scale o alla porta.

Un giorno, dopo aver pranzato, era appostato dietro al divano quando Sam inciampò tra i suoi piedi. Lo zittì e lo tirò giù strattonandolo.
« Che stai facendo? » chiese l'uomo alto, che a stento riusciva a nascondere i lunghi capelli dietro un cuscino.
« Shh, Lachelle è da un'ora ferma sulla stessa pentola. » lo zittì lui, fulminandolo con gli occhi.
Era molto preoccupato perché quello non erano l'unico atteggiamento strano che aveva notato.
« Allora vai ad aiutarla. » suggerì Sam, chiedendosi se il fratello esagerasse o se fosse realmente così stupido.
« Non è questo. E' sempre pensierosa, distratta più del solito. Ha la mente da qualche altra parte e non c'entra con gli hobbit e tutto il resto. » cominciò a spiegargli guardandolo. Lo scrutò lentamente poi vide che il fratello indossava il cappotto. « Ma stai uscendo? » gli chiese.
« Castiel vuole consultare altri angeli per sapere qualcosa su quella formula. » rispose vagamente, mentre cercava di alzarsi ma il fratello lo tirò di nuovo giù. « Dobbiamo solo informarci su quest'incantesimo. » lo rassicurò, aspettandosi di dover insistere perché si sarebbe cominciato a preoccupare.
Uscì dalla porta e Dean lo vide allontanarsi con l'Impala dalla finestra, nascosto dietro la tenda. Poi una mano gli accarezzò la spalla e si voltò di scatto.
« Hei! » si rivolse a Lachelle, che probabilmente aveva sentito tutto perché gli suggerì di stare calmo.
« Puoi sempre prendere in prestito l'auto di un vicino. » aggiunse facendogli l'occhiolino.
« Cosa? Perché? » finse di non capire, ma la donna lo anticipò. « So che vuoi andare a controllarlo. ».
« Io mi fido di lui, » disse rassegnato. « è di quello che c'è lì fuori che non mi fido. Kevin esce alle 2 da scuola, vero? » continuò.
In tutti quegli anni non aveva mai accettato che Sam fosse cresciuto e si sentiva sempre in dovere di proteggerlo, come gli aveva insegnato il padre.
« Sei davvero prudente ad avviarti prima, però non farti vedere da Sam. » gli consigliò dolcemente prima di tornare in cucina.
Udì un « Non seguo Sam. » in lontananza, ma lo conosceva benissimo e sapeva che l'avrebbe fatto.

Quando Dean e Kevin tornarono a casa, Sam e Cass erano in camera a studiare l'incantesimo. Il bambino aveva trascinato lo zaino sporco per tutto il salotto e Lachelle cercò di pulire al meglio, ma tra quello che non sapeva fare e l'inspiegabile stanchezza che la tormentava, ci impiegò molto tempo.
« Posso colorare fuori in giardino? » chiese il bambino, anticipando la zia e informandola che non pioveva. Dopo aver promesso di limitarsi a colorare sul foglio, la donna gli diede il permesso e lui uscì fuori saltellando e tirando un vaso di vetro a terra.
« Secondo me avete qualche gene scoordinato in comune. » Dean cominciò a prendere in giro la propria donna, ricordando tutte le cose che rompeva solo guardandole. « Ci penso io a ripulire i disastri di Junior Healy, tu perché non ti riposi un po'? » le consigliò.
Lei alzò le spalle. « Sto bene, è solo un periodo strano e credo che mi manchi la caccia, ma non ho bisogno di riposare. Davvero. » cercò di convincere entrambi. « Sai, stare qui tutto il giorno senza aiutare gli altri, mi sento inutile. » aggiunse mentre svuotava lo zaino azzurro e macchiato di Kevin.
« Che ne dici di prenderci una giornata da soli? Andiamo da qualche parte, non stancante naturalmente, così stiamo insieme io e te? Lasciamo per un po' che i Robinson se la cavino da soli. » propose lui per farla stare meglio, ma la cacciatrice lo guardò accigliata, non capiva perché insistesse con la storia della stanchezza.
« Va bene. Pensavo mi proponessi di cacciare insieme, ma anche quest'idea non è male. » ripose sorridendo.
Prese a salire a fatica le scale, per posare il cambio della divisa che aveva preparato nello zaino quella mattina; forse si stava solo impressionando ma davvero si sentiva stanca.
« Cacciare? Nelle tue condizioni? Non te lo permetterei. » la rimbeccò Dean che la seguiva passo passo. « Per Kevin, dobbiamo occuparci di lui. » aggiunse in fretta.
Lachelle stava piegando la divisa di Kevin, lo fissò e lo baciò, poi si lasciò cadere sul letto del bambino, col braccio sotto il mento. Dean si stese accanto a lei a la fissò.
« Ma ti senti bene, Dean? » gli chiese lei, guardando la sua espressione pensierosa.
Dean non aveva il coraggio di chiederle se fosse incinta.
« Dici che Kevin starà progettando la distruzione della casa? » chiese accarezzandole il viso delicatamente.
« Non lo so, ma mi gira tanto la testa. » rispose lei massaggiandosi le tempie con la punta delle dita.
Il fatto che le girasse la testa preoccupò ancora di più il cacciatore, così cambiò discorso.
« Sai che l'altra volta ho beccato Kevin a vedere un film porno? » improvvisò al momento.
« Cosa? E non gli hai detto niente? » sbottò la donna sgranando gli occhi.
Dean la rassicurò.  « Certo che si, mi esercito a fare il padre responsabile. » disse e si rese conto di quanto stesse correndo; neanche sapeva se Lachelle aspettasse un bambino e già si vedeva padre. Anche se la cosa lo spaventava un po', in realtà lo desiderava tanto.
« E sentiamo, cosa gli avresti detto? » chiese lei preoccupata.
« Che questi sono film che si guardano solo alla presenza di un adulto, » spiegò lui serenamente. « così gli ho fatto compagnia.» aggiunse in tono beffardo.
« Non ci posso credere, ma sei un irresponsabile! » sbraitò lei sconvolta, ma Dean si mise a ridere.
« Stavo solo scherzando. Kevin è un bravo ragazzo, sa il fatto suo e protegge la sua famiglia. Sarei fiero di avere un figlio come lui. » aggiunse rievocando il tema della paternità.
Lachelle lo fissò curiosa e lo baciò ancora ,avvicinandosi e poggiando il proprio petto sul suo ma in quel momento Kevin entrò dalla porta.
« Kevin! » la donna saltò quasi gridando dopo essersi resa conto di quanto fosse stata poco prudente. « Ehm..ah...stavo misurando la febbre a Dean. » cercò di giustificarsi.
« Zia, ci sono due signori giù che ti vogliono. » le rispose lui tranquillo ma lei tornò a giustificarsi.
« Si arrivo, stavo misurando la febbre a Dean. » ripeté.
« Lo so, lo so. » rispose Kevin, che si sentiva uno stupido a sentire due volte la stessa frase. Si girò, chiuse la porta ed uscì.
Dean rise e le parlò nell'orecchio mentre scendevano le scale.  « Lo sa, lo sa. » continuava imperterrito.
« Smettila!» lo rimbeccò lei, ancora imbarazzata.
« Ha le idee molto chiare, il ragazzo. » continuò lui petulante; era impossibile da fermare quando si metteva in testa di prendere in giro qualcuno. « Credo proprio che non gli farebbe male guardare un be... » continuò divertito ma lei gli lanciò un'occhiata fulminante.
« Dean, sai che sei... » cercò di trovare qualche aggettivo, ma questa volta non poteva rimproverarlo di niente; aveva ragione, non era stata attenta e questa cosa succedeva sempre più spesso.
« Irresponsabile? Io scherzo, ma tu... » cominciò di nuovo, facendole l'occhiolino mentre arrivavano al piano di sotto. « Sei tu che gli dai cattivi esempi. Cosa racconterà a scuola? Come sua zia misura la febbre al fidanzato? » continuò senza fermarsi.
Lachelle non vedeva l'ora di scendere anche l'ultimo gradino per toglierselo dalle orecchie; sapeva benissimo che aveva ragione ma era troppo assillante.
« Smettila che già mi sento in imbarazzo, ti prego. » lo supplicò un'ultima volta e lui annuì col capo.

Alla porta c'erano due uomini magrolini dagli occhi neri che tenevano Emma in ostaggio. Lachelle si paralizzò a quella visione e si sentì quasi mancare. Dean se ne accorse e le prese la mano per rassicurarla; se davvero era incinta non doveva spaventarsi né fare sforzi pericolosi.
« Finalmente i Winchester. Vi siete nascosti bene.» li salutò uno dei due demoni con la solita aria arrogante.
« Non abbiamo tempo. » lo interruppe l'altro, che teneva stretta Emma con la lama di un pugnale sulla gola. « Dateci la spada, liberateci da questa maledetta trappola e vi lasceremo andare. » inveì frettolosamente; evidentemente il tempo che gli avevano dato i loro superiori era poco.
« Lachelle, che sta succedendo? » chiese la sorella minore spaventata.
La voce le tremava e gli occhi le brillavano per le lacrime; non era abituata a questo genere di scene, a stento le aveva viste nei film. Il primo demone alzò il tappeto che mostrò la trappola disegnata dai cacciatori per proteggersi e a quella visione Emma sbiancò totalmente.
« Di che spada parlano? E chi sono? Li conoscete? » continuava a chiedere nervosa, ma non faceva altro che mandare la sorella nel panico; non che avesse paura di due insulsi demoni da quattro soldi ma si chiedeva come avrebbe potuto giustificare tutto questo alla sorella.
Emma cominciò ad ansimare senza ricevere risposte e il demone che le puntava il coltello al collo le mollò uno schiaffo per zittirla ma la cacciatrice aveva ogni muscolo contratto e non riuscì ad emettere un sospiro di sollievo neanche quando Castiel comparì dietro la schiena dei due demoni e li uccise.
« Castiel! » urlò la donna spaventata contro colui che l'aveva appena salvata. « Dio mio, ditemi che è un incubo. Castiel ha ucciso... »cominciò a parlare ma si interruppe; si sentiva male, pensava di star sognando ed era l'incubo peggiore che avesse mai fatto.
Tutto le sembrava così soprannaturale e solo in quel momento si rese conto che non conosceva il vero nome di Cass; aveva dato per scontato che quello fosse un sopranome.
« Ma tu come ti chiami? » chiese in modo del tutto spontaneo, guardando l'uomo col trench che gli avevano presentato come zio dei due Winchester.
« Jimmy, zio Jimmy...Jimmy, Jim. Puoi chiamarlo come vuoi. » improvvisò Dean; poteva comprendere bene come si sentisse Lachelle ma non sapeva cosa dire o fare per non peggiorare la situazione.
Come se non bastasse, in quel momento un'auto si fermò avanti alla porta d'entrata e un'anziana signora si mise a gridare.
« Chi è stato? Cosa avete combinato alla mia casa? » si sentì echeggiare per il cortile, e quando Emma cominciò con una lunga serie di domande che assillavano Lachelle, i sensi della cacciatrice non furono più sotto il suo controllo e svenne.

Quando rinvenne, si trovava nel sottoscala con Emma che parlava fitto fitto con la donna di prima, che scoprì chiamarsi Muriel, la vera proprietaria della casa che stavano distruggendo, a giudicare dai rumori di vetri infranti. Era una donna bassa, dalla corporatura robusta, dalla testa più grossa rispetto al corpo, in totale contrasto con la figura snella di Emma. Lachelle non riusciva a capire cosa stessero dicendo, si strofinò gli occhi e si mise a sedere, per poi trovarsi con il viso di Muriel che la guardava curiosa; era molto particolare e dato che non si stava lamentando di loro e non stava minacciando di chiamare la polizia, doveva anche essere una donna buona. Indossava un vestito succinto rosa, "alla Dolores Umbridge" pensò Lachelle, come il fiocco che raccoglieva i corti capelli rossi quasi arancioni. Il viso era paffuto, come i polsi e le dita e aveva due enormi occhioni di un verde simile a quello di Dean, ma spento dalla vecchiaia che traspariva appena tra le pochissime rughe sul viso molto curato. La cacciatrice si massaggiava gli occhi, poi le tempie e respirava a fatica ma pian piano riprese conoscenza.
« Kevin? » chiese ricordandosi di volta in volta come aveva lasciato la situazione prima di svenire. « Cass, Dean e Sam? » continuò ricordando i due demoni alla porta.
« Kevin è con Sam al sicuro, lontano da qui e se per Cass intendi Jimmy... » il suo tono aveva tutta l'aria di essere un ammonimento. « è di là con Dean. ».
Aveva la mente offuscata dai pensieri e cominciava a sospettare che la sorelle si fosse messa in un brutto guaio ma si ricordò del favore che le aveva chiesto Dean di proteggerla e prendersi cura di lei: promessa inutile visto che la sorella era già in piedi che si precipitava a soccorrere i due amici in lotta con altri uomini. Da dietro le pareti si udivano altri rumori di vetri infranti e di tanto in tanto qualche lamento, poi una voce distinta che gridava « Figlio di puttana! » e ancora altri lamenti. Dean era bloccato da un demone mentre un altro gli stava tirando un pugno nello stomaco; quando vide arrivare Lachelle sfruttò l'effetto sorpresa per dare un calcio a uno dei due demoni e dar modo a Castiel di liberarsi dagli altri demoni che gli stavano riempendo la faccia di pugni.
« Vai di là, è pericoloso per te » la avvertì ma la cacciatrice piantò il coltello di Ruby,che aveva recuperato da terra,dritto nel petto del demone. Gli altri scomparirono all'istante,nello stesso momento in cui un ombra gigantesca,rigonfia e pelosa comparì alla porta;ma il suo proprietario era un uomo,magro e senza baffi dalla voce seria,che nonostante la gravità della situazione provocava una risata che dovettero trattenere perché qualcosa diceva loro che quell'uomo era Rocone.

« Buona fera buona fera, » si annunciò con fare misterioso, « perché non è ziorno ma è fera. ».
Con uno schiocco della dita il sole si levò tra le nuvole e cedette il posto alla luna. L'uomo elegantissimo prese a misurare il salotto distrutto a grandi passi, con portamento altrettanto elegante. « Fiete voi i temuti Winzefter? Mi dicono che avete qualcofa che mi appartiene. » continuò lui con molta calma. Castiel toccò la tasca del trench ma nessuno se ne accorse perché con un altro schiocco delle dita Rocone portò loro tre in una specie di sotterraneo, ma non era proprio un sotterraneo; c'erano delle enormi finestre che affacciavano su un grande spazio vuoto, decorate con diamanti di ogni forma e colore. Le pareti erano spesse e scure e circondavano una grande sala, che sarebbe stata vuota se non ci fossero state due enormi sedie lunghe quanto due torri, di pelle rossa e dorata. Lachelle sentì qualcosa solleticarle le narici e starnutì. In quell'istante Rocone la osservò, guardandola fisso negli occhi.
« Aliénor! » esclamò sorpreso; sembrava aver perso quella calma e quella sicurezza che aveva dimostrato fino a quel momento. « Fei qui per uzzidermi ancora una volta? Quante volte un uomo deve foffrire per l'amore della propria donna? Anche fe fei la dea più bella di fempre. » disse avvicinandosi a Lachelle, che provava l'irresistibile ed inspiegabile voglia di imitare la sua voce ma allo stesso tempo lo guardava accigliata.
« Mi dispiace. » improvvisò, cercando di girare la situazione a loro favore; a quanto sembrava, l'aveva scambiata per la donna che ama o che ha amato.
« Non ferve dire niente. » disse scuotendo la testa lentamente.
Era incredibilmente raffinato in ogni gesto che faceva. « Quando uzziderò Luzifero farò il nuovo padrone di quefto mondo e tu farai la mia regina. » promise in tono solenne.
Le accarezzò la guancia e le baciò la mano; senz'altro era un vero e proprio gentleman. Da tanta raffinatezza però, l'atmosfera venne portata ad uno stile opposto, unico ed inconfondibile.
« Figlio di puttana. Allontanati da lei! » gridò Dean.
Lachelle si voltò a guardarlo e si rese conto perché, per quanto apprezzasse il portamento di Rocone, amasse Dean. Rocone, senza neanche guardarlo, lo scaraventò per aria: senza quella formula era impossibile tenergli testa. Oltre a Sam, l'unico che la conosceva era Castiel, ma non sarebbe riuscito a dirla, si sentiva troppo inferiore, troppo inutile. La donna sapeva che era l'unica che avrebbe potuto convincerlo e doveva parlarci; tutto ciò che poteva fare era sfruttare questa nuova personalità, Aliénor. Cercò di concentrarsi senza farsi prendere dal panico: Rocone era innamorato al punto tale da non importarsene se l'aveva ucciso già una volta, quindi diede per scontato che avrebbe esaudito ogni suo desiderio, eccetto se gli avesse chiesto di parlare con l'angelo per trovare un modo per ucciderlo. L'unica soluzione che le venne in mente fu parlare, tanto da rintontirlo.
« Volevo chiederti scusa per quello che ho fatto; » disse cercando di essere credibile e domandandosi al tempo stesso cosa gli avesse fatto questa Aliénor. « Ho sbagliato, io ti chiedo scusa, per tutto. » riprese e si voltò a guardare Castiel, che sembrava molto nervoso. « A volte facciamo degli sbagli, ma questo non ci rende inferiori. Siamo tutti nati con un compito e non importa se gli altri credono o meno in noi, l'importante è che ci crediamo noi. » disse convinta, senza distogliere lo sguardo dagli occhi vitrei dell'angelo, che cercava in sé stesso un motivo per essere fiero di quello che era.
« Fei fempre più faggia. » la appoggiò Rocone, che non aveva la minima idea di cosa stesse dicendo.
« Io credo sempre nelle persone che amo e so che non mi deluderanno mai, fino a che continueranno a provare, a combattere per quello in cui credono. » la voce di Lachelle era dolce e il cuore le batteva forte; voleva fare di tutto per far capire quanto tenesse a lui.
La voce di Dean interruppe di nuovo l'atmosfera che si era creata, la gamba gli sanguinava e non riusciva a muoverla bene.
« Castiel e che cavolo, non voglio morire per un angelo con problemi di autostima! » sbottò lui, deciso a concludere il caso prima di morire dissanguato. « Uccidi questo maledetto figlio di puttana, come hai sempre fatto. Sei un angelo del Signore, no? Sei stato tu a salvarmi dall'Inferno, a far aprire gli occhi a mezzo paradiso? Allora che hai da lamentarti? ».
Le sue parole erano molti più efficaci di quelle della cacciatrice, molto più dirette.
Rocone si girò verso di lui, Lachelle gli piantò il pugnale dritto nello stomaco, ma senza risultato. Qualcosa però stava cambiando; la figura di Rocone aveva un contorno blu che non proveniva dalla luce delle finestre: l'uomo si stava lentamente trasformando in un cane grigio e bianco. Castiel stava recitando l'incantesimo e lanciò la spada a Lachelle visto che Dean non riusciva proprio a muoversi. Per prenderla dovette strisciare, dopo aver perso l'equilibrio, ma quando finì dritto nel cuore di Rocone, il dio e la sua spada esplosero in milioni di piccoli frammenti, piccoli come sabbia dorata e prima di dissolversi nell'aria, formarono il volto di un cane, poi caddero a terra. La donna si avvicinò piano a Dean e guardò l'angelo, fiera di lui.
« Sei stato bravo, Cass. Ora però devi continuare il tuo lavoro. » aggiunse prima di addormentarsi senza forze sulla spalla di Dean.  
   
 
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