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Autore: GinkoKite    16/03/2013    0 recensioni
Capitolo 9 - La sfida della volpe e del leone
Una donna al centro della villa e di alcuni cuori, eppure gli sguardi che si intrecciano all'interno dell'Etoile non sono più casti come un tempo, anzi, si fanno pian piano più audaci.
I giorni si sosseguono tra intrighi e maliziose conversazioni, mentre due cavalieri si lanciano una sfida all'ultimo "sangue" per conquistare Isabeau, oppure solo per rivelare i suoi segreti...
Genere: Romantico, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya; i riferimenti a personaggi storici ed eventi sono frutto di ricerche e riflessioni più o meno personali.
 

Capitolo 8 - Il sangue non è in grado di trasformare il bianco in rosso


Elizaveta stava ricamando di fronte al camino della sala comune, attendendo l'arrivo di Isabeau e delle bambine per la consueta lettura serale: era un appuntamento piacevole da rispettare e spesso aveva visto anche gli altri “adulti” occupare un posto per ascoltare un buon racconto; forse era la voce di sua cugina ad essere così magnetica, oppure il languore del momento, ma restava il fatto che lei non era mai mancata.Fece in tempo a completare il disegno di uno splendido giglio prima che entrasse nella camera il folto gruppo di fanciulle poste sotto la loro custodia, tutte intente, ora, ad ammucchiare cuscini sul grande tappeto persiano, attendendo l'arrivo della padrona di casa: Isabeau, infatti, non arrivava mai in anticipo né in ritardo, lei era perfettamente puntuale, fin al punto di giungere ammantata in scialli bianchi per ripararsi dal freddo e con un libro già tra le mani, pronta a soddisfare il bisogno di storie di tutti loro.
– Mademoiselle Isabeau, che cosa ci narrate oggi? - chiese una delle più piccole (forse era stata Claire a parlare, ma in quella massa di boccoli biondi e gote arrossate era difficile distingue una voce), sedute tutte quante ai piedi della cugina.
– Oggi non leggerò un libro, mie care, ma vi racconterò una storia che ho personalmente inventato. - rispose la bionda dama, alzando lo sguardo smeraldino su Elizaveta, la quale aveva interrotto il ricamo e la fissava ora con apprensione. - Tanto tempo fa in una terra lontana, viveva la bellissima Dama Bianca... -
Elizaveta sospirò: si era preoccupata inutilmente di chissà quali storie, mentre la cugina avrebbe riportato alla luce quella triste fiaba. La prima volta che l'avevano sentita narrare, entrambe erano solo delle bambine e la madre di Isabeau era morta da circa un anno: il padre, in compenso, aveva già trovato il tempo per risposarsi con una nobildonna (sua amante da chissà quante lune), la quale gli aveva dato alla luce un secondo figlio maschio, ahi lui fragile come una porcellana.
Ma allora non erano loro preoccupazioni: come bambine avevano in mente solo di occupare il loro tempo senza infastidire in alcun modo la servitù della casa; era un assolato pomeriggio di maggio nel quale loro giocavano festosamente sotto lo sguardo vigile e attento del fratello maggiore della cugina, quando l'anziana tata le venne a richiamare in casa, non sapevano per qual motivo, carica di ansie e con la paura in volto.
Fu nel salone di casa, mentre ad Isabeau venivano pettinati accuratamente i capelli, che la donna iniziò a narrare quella triste, ma terribilmente bella storia.

< ...La Dama Bianca abitava in uno splendido castello al di là dei boschi di rovi d'oriente: sola con le sue dame, aveva dato alla luce uno splendido bambino e cullandolo e riempiendolo d'amore, attendeva il ritorno del suo amato re. Purtroppo, nei boschi abitava anche la terribile Dama Nera, una donna tanto bella quanto crudele, la quale aveva partorito, anche lei, in quei giorni una bellissima bambina, figlia dello stesso re che però non avrebbe mai più rivisto nel suo talamo.
Scontenta della sua amara sorte, ed invidiosa della Dama Bianca, progettò un piano nero per distruggere la sua rivale e il frutto sventurato del proprio grembo: “Perchè presentare al mio re una gracile neonata quando la Dama Bianca ha potuto avere un forte maschio? Le ucciderò entrambe e la mia stirpe, d'ora in poi, sarà solo maschile...”
> Le due bambine ascoltavano silenziose quella fiaba e la tata, con tono ancor più mesto e la voce tremante tornò a narrare. < Così nella notte di plenilunio che seguì che piani, la Dama Nera avvolse in tetri panni la sua creatura e si recò al silenzioso castello della rivale: riuscì a penetrare nelle sue stanze e si abbatté feroce, come falco sulla preda, con un pugnale avvelenato o (?) ripetutamente il petto ancora carico di amore della Dama Bianca tra i pianti ed i vagiti degli infanti; prima che potessero arrivare le donne di compagnia della bella regina, anche la bambina doveva essere sacrificata alle nere tenebre per completare così il macabro rituale. Ma, ahi lei, prima che potesse ferire mortalmente la piccola, l'alba la colse e un lugubre lamento la spaventò ancor più della possibilità di esser scoperta. Abbandonato il pugnale e recuperato il maschio dalla sua preziosa culla, la Dama Nera fuggì e... >

Elizaveta non aveva potuto sentire, a suo tempo, il termine della fiaba e sembrava che, come allora, qualcuno le impedisse di godersi quella meravigliosa opportunità: infatti sulla porta era comparso qualcuno di ben più terribile di un demone, orco o bestia che dir si voglia, ed ora questi la “invitava” ad uscire dalla stanza.
– Che cosa vuoi, Wieldshmitt? - chiese lei dopo essersi chiusa alle spalle la pesante porta del salone.
– Abbiamo un problema. - iniziò lui anticipando ogni sua domanda con un semplice gesto, tendendole così una pergamena rovinata dal pessimo tempo invernale. - Viene da Wien: ti stanno cercando. -
La ragazza sgranò gli occhi davanti alle poche parole tracciate su quel foglio, presa dalla paura e dallo sconforto, preda di terribili ricordi:
– Non ti facevo così spietata, mein Eliz-! - aveva accennato il prussiano prima di bloccarsi, imbarazzato, di fronte ai brividi e alle lacrime della donna. - Ehi... -
– Tu non puoi capire! S-Se mi trovano mi portano al patibolo! - ribatté lei con la voce rotta dal pianto.
– Beh mi sembra naturale se contiamo il fatto che hai ucciso tuo marito, così, a cuor leggero. - l'apostrofò lui, incerto non tanto sulle parole da usare quanto sul da farsi.
La bella castana si coprì il volto ormai rigato di lacrime con le mani arrossate, incapace di fermarle:
– Cosa devo fare...? - mugolò tra un singhiozzo e l'altro, prima che le braccia forti, e così calde se vi rifletteva, dell'uomo l'avvolgessero con pacata e strana tenerezza.
– Non ti preoccupare: stasera ne parlerò io ad Isabeau e vedremo di fare qualsiasi cosa per proteggerti. - disse lui, soffocando le parole e l'imbarazzo nei suoi soffici capelli.
Elizaveta non sapeva cosa fare né cosa dire: in quel momento voleva solo restare lì ad accarezzare la giacca di spessa stoffa nera di Gilbert e ascoltare le sue parole rassicuranti, fino a ritrovarsi, presa dalle emozioni, a dire cose stupide.
– Grazie, per quello che stai facendo. - disse lei con scarsa convinzione, fino a che il suo volto non venne sollevato e incontrò lo sguardo carminio dell'albino.
– Non mi faccio spaventare da qualche guardia ungherese, né tanto meno da una pazza assassina così seducente... - le rispose lui prima di rubarle un bacio che venne, suo malgrado, velocemente allontanato.
– Io, no, non... Non posso. - disse lei ritraendosi e coprendo le labbra caste con le mani tremanti. - Mi dispiace. - concluse prima di correre verso le scale del piano superiore, coperta dal chiacchericcio delle bambine che rientravano nelle loro stanze per dedicarsi alle braccia di Morfeo.
Gilbert, sorpreso da un dire, e un fare, sì deciso, rimase immobile assaporando nella propria mente il dolce e acre sapore di quelle labbra, il verde dei suoi occhi e la paura su quella pelle: rientrato nel salone principale, trovò Isabeau ad attenderlo, quasi sapesse che dovevano discutere di importanti questioni e questo fecero per gran parte della serata, richiamando anche altri due importanti compari, Antonio e il nuovo venuto Francis, il quale sembrava aver legato bene con lo spagnolo, e, straordinariamente, il vecchio lupo inglese, in ansia per la padrona di casa, quando invece era la cugina ad attendere uno spiacevole destino; alla fine fu solo una lunga chiacchierata fatta di infinite raccomandazioni accompagnate da alcuni bicchieri di liquore, fino a che la notte pesante li sorprese prima di cadere in discorsi fin troppo privati che il prussiano si premurò di narrare solo agli amici nelle loro stanze mentre chiedeva asilo per un po' di riposo in loro compagnia e conforto per la susfortuna di essere stato respinto.


Note dell'autrice

Salve a tutti! Vi sono mancata? u.u Questo capitolo è il cantiere dall'ottobre dell'anno passato, ma sono riuscita, ahimè, a completarlo solo recentemente!
Ringrazio ancora tutti voi lettori che mi seguite, a tutti gli audaci che commentano e a coloro che silenziosamente pensano a come proseguirà questo racconto ^^ Ormai i segreti dei protagonisti sono stati quasi totalmente svelati: potete immaginare il seguito della storia?

A presto miei cari!

xXx

  
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