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Autore: Road_sama    16/03/2013    3 recensioni
[Fanfic sospesa fino a che non mi tornerà l'ispirazione giusta. Chiedo scusa a tutti i lettori che aspettano un aggiornamento da un bel po' di mesi, ma ho troppe cose per la testa in questo periodo. Spero di riprendere in mano la fic presto.]
Questa è la prima long fic in questo fandom quindi fatemi sapere cosa mettere a posto!
I Perfect Maker sono una piccola band europea, arrivata in California da poco per fare una serie di concerti. Non sanno ancora cosa vuol dire essere delle star e non sanno nemmeno cosa possono diventare i Paparazzi per loro. Sarà proprio questa piccola avventura ad insegnarglielo e a cambiarli per sempre.
Buona Lettura!
/UsUk//GerIta//Spamano//Franada//PruHun//accenni AusHun/InghilterraxIrlanda/
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Muhahaha! Si, lo so sono perfida! Non ci posso fare niente u.u Dovevo fare la seconda parte! Ora posso dire di aver fatto un bel fluff per Antonio e Lovino! Si, potete odiarmi :’) Spero vi piaccia :) Buona Lettura :)
 
 
Niente è mai per caso! Parte 2
 
                                                                                
                                                                                                     IV
 

Verona è una bella città. Piena di vicoletti accoglienti e di vecchi monumenti.
Nonostante quella fosse una città settentrionale c’era la stessa afa del meridione. Le cicale spedivano urli strazianti e il sole era cocente. Tutto sembrava quasi immobile se non fosse stato per i nuovi arrivati.
Tutti i componenti della squadra si guardavano intorno con gli occhi luccicanti.
-Ehi Lovi! Che te ne pare? Ti immagini sta sera quanta gente ci sarà??- esclamò Antonio al settimo cielo. L’italiano gli schioccò un’occhiata di fuoco.
-Sta sera bisogna riposarsi perché domani mattina abbiamo la prima del torneo. Non mi sembra un compito troppo difficile.- disse Lovino con stizza.
-Dai Lovi! Perché fai sempre il serio? Vedrai, ti porto io in un bar che mi hanno consigliato e ti farò conoscere belle ragazze, fidati!- l’italiano si voltò di nuovo verso Antonio e solo in quel momento si accorse della vicinanza tra i loro visi. Si staccò di scatto da lui e arrossì involontariamente.
-Sei pazzo Antonio?! Sta sera tutti staranno in albergo. Non si discute!
Ma così non fu.
 
-Barista! Per favore, un boccale di birra a tutti i miei amici grazie!- urlò lo spagnolo. Lovino sospirò. Sapeva fin dall’inizio che non avrebbe mai potuto impedire ai suoi compagni di andare a far baldoria ma, almeno ci aveva tentato. L’unica cosa che si chiedeva era perché quell’idiota di uno spagnolo dovesse sempre fare casino! Perché doveva influenzare così tanto tutti? Ma, quello che più irritava Lovino del comportamento di Antonio era come lo faceva. Il suo maledetto modo di fare, quel maledetto sorriso che aveva sempre stampato in faccia. Tutto di lui lo irritava da morire. Ma forse, irritare non è il verbo giusto, sarebbe meglio dire che tutto quello gli piaceva follemente.
-Forza…hic…Lovi…hic, bevi anche tu hic!- cercò di comunicare lo spagnolo.
-E dopo chi vi riporta in albergo? Non vi reggete neanche in piedi tra poco!- osservò l’italiano.
-Hic, non siamo degli incapaci, hic…riusciamo a reggerci...hic benissimo in piedi…hic.- ribatté Antonio.
-Non dire cavolate, Antonio, sei talmente ubriaco che domani non ti ricorderai nulla.- borbottò l’italiano con noncuranza.
-Ti dico che io…hic…sto bene e…- lo spagnolo si era alzato e stava rischiando di battere la testa contro il bancone ma, Lovino riuscì a prevedere la caduta dell’altro lo afferrò da sotto le braccia come se fosse un grande orsacchiotto di peluche. L’italiano sentì l’altro sospirare rumorosamente. Antonio strinse le braccia intorno al collo di Lovino e lasciò ricadere la testa sulla sua spalla. Lovino si irrigidì come un bastoncino. Non sapeva come reagire a quel contatto. Le uniche persone che lo avevano abbracciate negli ultimi dieci anni erano stati sua mamma e suo fratello ma, mai un “amico” o meglio, mai Antonio.
-Stavo cadendo…hic- mormorò il moro.
-E tu…hic…mi hai salvato.- lo spagnolo sciolse l’abbraccio e fissò Lovino negli occhi molto intensamente. Il castano si stupì della serietà con cui l’altro lo stava guardando ma, non osò dire nulla.
-Hic…grazie!- lo spagnolo ritornò allegro e sorridendo, schioccò un rumoroso bacio sull’angolo della bocca all’italiano. Lovino diventò dello stesso colore dei pomodori poi, lasciò cadere Antonio per terra.
-Ok, torni in albergo da solo.- farfugliò l’italiano prima di uscire dal locale.
 
                                                           
                                                                                                   V
 

-Antonio! Muoviti, abbiamo la partita!- Lovino stava cercando di buttare giù dal letto quel che rimaneva dello spagnolo. Infatti, il moro era pallido e aveva due grosse occhiaie a circondargli gli occhi.
-Che ore sono?- domandò il moro alzandosi a sedere.
-Sono le otto.-
-Oddio. A che ora è la partita?- chiese stropicciandosi gli occhi lo spagnolo.
-Alle nove in campo.- affermò l’italiano andando a raccattare qualcosa dal bagno.
-Cazzo. Cos’è successo ieri sera? La testa mi scoppia.-
-Hai fato l’imbecille come al solito e ti sei ubriacato.- Lovino gli porse una pastiglia e un bicchiere d’acqua.
-Che roba è? Non mi vorrai mica drogare, vero?- Antonio fece un sorrisetto malizioso.
-E’ un aspirina, idiota. Per me potresti giocare anche senza quella tua testa ma, voglio vincere e non saranno certo le tue bravate a fermarmi.- L’italiano incrociò le braccia al petto e assunse un’aria di superiorità. Antonio scoppiò a ridere e dopo aver ingerito il farmaco si avvicinò all’amico scompigliandoli i capelli.
-Quanto mi piaci quando fai il duro!- ridacchiò.
-C-Che cos’hai detto??!- chiese l’altro diventando rosso fino alla punta dei capelli. Antonio non rispose, per ora, andava bene così.
 
Ogni volta, finita la partita era la stessa storia. Veronesi impazzite che chiedevano di tutto ad Antonio e feste, feste in qualsiasi posto. E ogni sera Lovino non faceva altro che osservare Antonio. Non sapeva perché ma, quella sua faccia si era impossessata della sua mente e dei suoi pensieri. Ogni volta che lo spagnolo ci provava con qualcuno o semplicemente prendeva sottobraccio i suoi compagni di squadra, qualcosa si rompeva dentro a Lovino. Non sopportava vedere le sue attenzioni su qualcun altro che non fosse lui. Quanto lo irritava!
                                                                         
                                                                             
                                                                                                VI


Troppo velocemente trascorsero quei giorni e ben presto si ritrovarono in finale. Quella piccola squadretta meridionale si ritrovava in finale contro il Verona. Sarebbe stata una partita dura ed estenuante visto che entrambe le squadre godevano di una notevole fama.
 Antonio attraversava la stanza a grandi falcate. Era ormai da tempo che faceva avanti e indietro per il nervosismo. Si arrestò di colpo attirando l’attenzione dei suoi compagni di squadra.
-Non vi voglio dirvi bugie. Questa partita sarà difficile e non so se riusciremo a vincere.- cominciò con tono solenne.
-Posso dirvi soltanto che appena entreremo in quel campo dovremo dare il massimo, ognuno di voi. Lo so che siamo stanchi perché è pur sempre la fine dell’anno ma, oggi, voglio il massimo. Se perderemo, sapremo di averci provato e potremo migliorarci ritornando più forti. Sarebbe bello anche vincere al primo colpo, ovviamente.- ridacchiò lo spagnolo per alleggerire la tensione. -Ricordatevi che non stiamo giocando contro delle magliette ma, con dei ragazzi come noi, quindi, compagni miei, spacchiamo tutto e vinciamola!- vi fu un urlo e poi, si fiondarono tutti in campo.
-Come sono andato Lovi?- chiese il moro sorridendo.
-I miei discorsi erano più minacciosi, infatti i miei vincevano sempre.- sbuffò l’italiano.
-Però…penso che vada bene anche questo, Capitano.- Lovino arrossì leggermente.
Antonio rimase sorpreso, per un attimo, poi, gli sorrise e lo prese sottobraccio.
-Ah! Ti ho sentito mi hai chiamato capitano!!!-
-Posso ritirare tutto idiota.-
Come previsto dallo spagnolo, la partita non fu per niente semplice e fin dal primo minuto dovettero ricorrere a tutte le loro energie. Ma questo non stava bastando. Qualcuno, non stava dando il massimo. Senza nemmeno accorgersene il primo tempo si concluse con un parziale di 1-0 per il Verona.
Antonio era furente. Prese per il colletto Lovino e lo trascinò negli spogliatoi.
-Hei! Ma che ti prende?- urlò lo spagnolo. Lovino barcollò fino al muro. La testa gli faceva male e le guance gli andavano a fuoco.
-Io n-non…- sussurrò l’italiano. Veramente non sapeva cosa gli stava succedendo. Non gli era mai capitato di giocare così male in tutta la sua vita.
-Vedi  di svegliarti perché per colpa della tua testa tra le nuvole stiamo perdendo!- Antonio si passò una mano tra i capelli.
Un momento di silenzio.
-E’ colpa tua e del tuo modo di fare!- sbottò Lovino. Lo spagnolo lo guardò stupito.
-Si, è inutile che fai quella faccia sorpresa!- l’italiano abbassò la testa. –il fatto è che quando ti guardo vedo solo te e mi viene un nodo allo stomaco che non mi fa muore. Per tutta la durata della partita non ho fatto altro che pensare al tuo sorriso e che non potrò mai averti con me perché ogni sera ti cerchi qualcuno di diverso.- Antonio rimase senza parole. L’italiano alzò la testa per cercare i suoi occhi.
-Che cos’ho capitano? Dimmi, io veramente, non so che fare. Io…io voglio vincerla questa partita.- mormorò.
-Penso che tu sia innamorato.- disse avvicinandosi piano, Antonio.
-Innamorarmi? E di chi?- lo spagnolo posò la mano sulla nuca dell’altro.
-Di me.- il moro unì le sue labbra a quelle dell’altro senza dire una parola. Lovino arrossì.
-Che stupido.-
  
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